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Una sgradevole appendice

Il primo, disastroso tentativo di ricostruirmi una vita privata, mi fece perdere fiducia nelle chat, ma non le abbandonai.

Se ci fosse stato un altro modo, uno qualunque, per conoscere uomini papabili durante gli orari di lavoro, avrei lasciato perdere, ma in attesa di scoprilo, non mi restava altra scelta.

O quasi. La mia seconda occasione si presentò come un dono del cielo.

“Ti ho organizzato un appuntamento galante.” disse la voce al telefono.
“Buongiorno a te, con chi parlo?” ribattei, subito sul chi vive e rimpiangendo una volta di più che il telefono in ufficio non avesse l’identificatore di chiamata.

“Sono Daniela!”
“Ma che hai alla voce?”
“L’asilo di mia figlia è peggio di un ritrovo per untori di peste bubbonica.” belò la voce roca “Il mese scorso la varicella. Adesso l’epidemia d’influenza. Quattrocento euro mensili di retta per tenerla a casa malata venti giorni su trenta.”

Non dire una parola sull’asilo, pensai, non farlo o t’inchioderà per due ore sulle problematiche della lista d’attesa per gli asili pubblici.

Le madri parlerebbero a oltranza di cose come istruzione, alimentazione biologica, zuccheri raffinati, costo della vita.

Daniela era nel pieno della fase “Pago fior di tasse e riservano i posti negli asili pubblici ai figli degli zingari così devo scucire altri soldi per pagarne uno privato a mia figlia”.

“Dicevi di un appuntamento?” chiesi frettolosamente.
“Si! Ho questo cugino di quinto grado. Alto, lavora in banca. Gli ho fatto vedere una tua fotografia e ha detto che gli piacerebbe conoscerti.”
“Quale fotografia?”
“Halloween.” ammise.

“Ero vestita da odalisca!” protestai, pensando che tra tutte le belle immagini che aveva di me, aveva scelto quella che mi faceva sembrare una sgualdrina.

Il costume era molto, molto scosciato. Non volevo fare la preziosa, ma vedendomi conciata in quel modo, il candidato avrebbe anche potuto credere che fossi una di quelle che ci sta subito.

“Non questo Halloween. Quello di due anni fa.”
La zucca! Il travestimento da zucca! Enorme, tonda, arancione.
Dubitai del buon gusto del tizio che aveva deciso d’incontrarmi dopo avermi vista abbigliata a mo’ di ortaggio. Era meno inquietante figurarmelo come maniaco.

“Allora? Ci stai?”
Un tempo avrei detto che ci avrei pensato, nicchiando finchè si sarebbe dimenticata dell’invito.

Non potevo più permettermelo.

“Andata. Organizza tu.”
Dopo l’esperienza MicioMacho ritenevo di aver esaurito la mia scorta di sfiga con gli uomini, perciò non feci ulteriori indagini dimenticando una regola base degli appuntamenti combinati dagli amici: sono benintenzionati ma anche opportunisti.

                                                     *
  Dedicai ancora più attenzione al mio abbigliamento, per quella serata.

Questa volta non c’erano dubbi sull’identità del mio potenziale principe.

Daniela garantiva età, istruzione e reddito. Per di più, tramite il profilo di lei avevo sbirciato quello di lui su Facebook, ed era niente male.

Nessuna brutta sorpresa come trent’anni e cinquanta chili in più dei dichiarati poteva attendermi al Bere Milano.

Dovevo giocarmela bene fin dall’inizio.

Saverio era alto, piuttosto attraente e in ottima forma. Bere Milano è uno di quei locali alla moda, frequentato da brooker e giovani dediti al rampantismo. Musica non troppo alta, ambiente scintillante, venti euro ad alcolico.

Sarei stata debitamente impressionata e anche grata a Daniela per aver pensato di organizzare quell’uscita, se non fosse stata per l’appendice a fianco di Saverio, che lo fece precipitare da un otto pieno a uno zero spaccato già al momento delle presentazioni.

“Sandra?” mi individuò all’ingresso del Bere Milano, avanzando sorridendo nella piccola folla davanti al locale.
“Si, Saverio, giusto? Molto piacere.” benchè determinata ero anche vagamente imbarazzata, come tutti quando ci viene organizzata un’uscita di natura sentimentale. Ma sembrava promettente, finchè…

“Piacere mio! Daniela aveva ragione, sei davvero bella.” mi strinse calorosamente la mano e credevo di aver trovato l’uomo che poteva fare al caso mio quando aggiunse “Vieni, ho prenotato un tavolo per tre.” prima che potessi chiedere spiegazioni mi presentò la già citata appendice, che attendeva tranquillamente a pochi passi di distanza.

L’appendice era sua madre.

Ancora non lo comprendevo, ma Daniela con quell’appuntamento stava cercando di rifilarmi un cugino affetto da un grave complesso d’Edipo.

A mio merito, credo di essere rimasta apertamente sbalordita solo per un paio di secondi prima di riavermi e stringere al rallentatore la mano alla donna di mezz’età con la faccia amichevole di un bulldog che punta un osso.

Pretendere di meglio sarebbe da ipocriti. Ma chi mai si porta la mamma a un appuntamento combinato?

Completamente a disagio, senza sapere come uscire velocemente da quella situazione e un pochino speranzosa che fosse una candid camera, seguii Saverio dentro Bere Milano dove aveva prenotato il tavolo.

Procedeva tenendo sottobraccio la madre e al momento opportuno le scostò la sedia per farla accomodare mentre io dovetti fare da sola.

La mia mente non smetteva di pensare “Potrei scappare dalla porta sul retro o fingere di andare al bagno. Ma il problema è Daniela, lei è il legame tra me e questo pazzo. E va bene, la ucciderò, così avrò la mia vendetta e lui non potrà rintacciarmi…” tutti gli astanti ci osservavano incuriositi.

In quella marea di trentenni griffati, mezzi ubriachi e dediti al consumismo, che ci faceva una famigliola della domenica? Più che altro, come osavamo portare in mezzo a loro una donna ultracinquantenne che disturbava l’immagine del locale, ricordando loro le proprie famiglie mentre erano intenti a procurarsi piaceri che queste non avrebbero approvato?

Era come se fossimo illuminati da un potente faro che ci marchiava quali diversi del locale.

“Daniela ci ha parlato bene di te.” esordì la madre, parlando a voce leggermente alta per sovrastare la musica pop.
“Come?” chiesi, sporgendomi sul tavolo per sentire meglio “Ah, davvero?” invece a me non ha detto niente di voi e voglio ringraziarla di questo. Uccidendola.

“Si, ma preferisco verificare di persona come sono le ragazze di mio figlio. Sai, è un ottimo partito, non hai idea di quante fannullone gli ronzano attorno per i suoi soldi.” Saverio sorrideva compiaciuto e io volevo solo ribattere

“Si? Bene, io sono una di loro. Buttatemi fuori dalla vostra vita!” pensai amaramente.

“È un vero ragazzo d’oro, così attaccato alla famiglia!” sua madre lo guardò, io lo guardai, e mi chiesi che tipo di educazione potesse rendere un uomo schiavo della madre.

Intuivo, da come pendeva dalle sue labbra, che se per qualche motivo tra noi fosse nato qualcosa, sarei sempre stata relegata al secondo posto nella lista delle sue priorità umane.

“Dio mio, ma come si può capire che è un tipo così? Uno che si porta la mamma dietro quando vede una donna? Sembra così a posto, così normale.”

“Ma veniamo alla cose importanti. Daniela ci ha detto che lavora in proprio.” proseguì la madre senza che da lui uscisse una sola parola. Chiaramente, avrebbe diretto lei l’appuntamento.

“Ehm, si.” non riuscivo proprio a essere brillante. Ero troppo scioccata.
“E hai trent’anni.”
Stavo per rispondere “Ehm,si.” quando intravidi la perfetta via di fuga.

Era così ovvio! Bastava non farmi approvare da mammina e il mammone sarebbe sparito dalla mia esistenza, permettendomi di andare al bancone e scolarmi la vodka liscia di cui sentivo un estremo bisogno.

“Eh, già.” dissi perciò con un entusiasmo che nessun altro manifesterebbe mai per un simile traguardo. Perlomeno da quando penicillina e antibiotici hanno alzato l'aspettativa di vita media  sopra i quarant'anni.

“Come mai non ti sei ancora sistemata?”
L’odiatissima domanda! Ero tentata di buttarle lì la verità: bisogna essere in due per sistemarsi, chiedilo anche all’altra mia metà. E quando la trovi fammi un fischio, così posso scaricarvi!

Purtroppo non si può mai dire la verità, ma una volta tanto potevo essere quasi del tutto sincera.

“Negli ultimi anni mi sono dedicata completamente al lavoro. Non è uno scherzo mettere in piedi un’attività, e adesso che è avviata voglio occuparmi anche di latri aspetti della mia vita.”
“La trovo una cosa ottima. Davvero ottima. Tutte queste ragazze che smaniano di sistemarsi per paura di restare sole e alla fine prendono il primo che passa… finiscono per avere tutte due o tre separazioni alle spalle. Davvero molto sensato aspettare.” fu il commento della donna, che mi lasciò un po’ perplessa.

In base alla mia esperienza, per una della sua età, una della mia non ancora sposata dovrebbe fare pellegrinaggi a Lourdes pregando di trovar marito.

“Figli?” domandò a bruciapelo.
“Non ne ho.”
“Intendo, ne vuoi?”
Intravedendo la risposta che mi avrebbe sicuramente bollata come non desiderabile, dissi con sicurezza “No, i bambini non mi piacciono.” tastai la sedia per trovare la tracolla della borsetta, sicura che entro pochi minuti la serata sarebbe stata interrotta quando…

“Bene! Finalmente una ragazza che non è ossessionata dalla maternità!”
Passi l’approvazione per essere una…zitella…ma quale donna approverebbe una potenziale partner del figlio che le dice di non voler figli? Forse credeva scherzassi. Bene avrei rincarato la dose.

“Più che ossessionata, disgustata.” aggiunsi “Sono sicura di non volere figli.”
“Non si può mai dire.” liquidò così la mia affermazione “E quali sono i tuoi hobby?”

Sacrifici umani “Shopping.” affermai, traendo ispirazione a piene mani dalla origliata conversazione delle Quartini alla festa di fidanzamento “Adoro comprare vestiti, ma anche i trattamenti estetici hanno la loro importanza.” una volta tanto, guardandomi, la gente avrebbe potuto credere che ero quel tipo di persona.

Capelli tagliati da poco, trucco accurato, abito coordinato agli accessori. Ero uno schianto, del tutto sprecato in quella serata “Per questo il mio conto è sempre in rosso.” fu la botta finale.
La faccia da bulldog si sciolse in un sorriso “Meno male! Sentito, Saverio? Non c’è pericolo che questa ragazza si lasci andare appena mettete su casa insieme! Non sai che sollievo, cara. Non vorrei mai che la donna del mio bambino fosse una di quelle che in pochi anni diventano sciatte, e visto che non vuoi figli, non c’è neanche il pericolo che diventi grassa!”

Solo un cretino integrale a quel punto non avrebbe subdorato qualcosa. Insomma, quello della suocera è il ruolo familiare che ispira più odio, in Italia, e non può essere solo un caso.

Daniela detesta così tanto la sua che ha cercato di farle una macumba!

Si sprecano storie dove le suocere sono state cause di emicranie di natura nervosa, divorzi, omicidi. La donna davanti a me era un tale concentrato di approvazione da farmi paura!

A quel punto notai la sua espressione, che mi raggelò. Diceva più o meno “Non mi sfuggirai, carina.” e compresi. Quella donna non voleva proteggere il figlio dalle opportuniste… voleva accasarlo a ogni costo!

Notando la mia presa di coscienza, propose “Saverio, il cameriere ancora non si vede, perché non vai a prenderci da bere?” lui, obbediente, si alzò e dopo averci chiesto cosa volessi, sparì nella calca.

“A noi due” non ero sicura del problema del ragazzo per volergli trovare una donna a qualsiasi costo, probabilmente indossava i reggicalze materni, ma ero certa di non essere disposta a diventare la vittima sacrificale.
“Senta, signora… mi sembrate davvero due brave persone, ma non credo che potrebbe funz…”
“Ma non fare la scema.” m’interruppe “Hai trent’anni, no? Non fare la difficile e prenditelo. Non credere di poter trovare tanto di meglio in giro.”
L’aggressività della sua esposizione mi tappò la bocca.

“E poi non è solo il suo lavoro, sai? Il padre gli ha lasciato tre condominii, tre! Andiamo, facci un pensiero.”

Lottavo per liberarmi dalla sua presa sul braccio, come per impedirmi di tagliare la corda.

Cosa che effettivamente meditavo di fare “Senta… no, guardi, non credo che siamo fatti l’uno per l’altra.”
Sbuffò “Uno per l’altra? Alla tua età hai ancora di questi pensieri?” quella si che era la suocera di cui tutti si lagnano in continuazione. Invadente, senza tatto, carogna.

“Si, ce li ho, scusi tanto se questo non le fa piacere.” mormorai, sarcastica.
“Delle tue scuse non me ne faccio niente. A me serve che tu ora gli dici che ti piace tanto e vuoi rivederlo e io gli dirò che mi piaci tanto e vi rivedrete e tutto andrà bene.” c’era una luce folle nei suoi occhi.

“No!” sbottai “E sa perché? Perché chiaramente lei è così possessiva che l’ha reso dipendente dalla sua opinione e io non voglio passare la vita con un burattino manovrato da mia suocera!”

“Ti capisco, ma tu prova a capire me!” rantolò quella mentre riuscivo a liberarmi della presa, e allora s’attaccò alla borsetta “Suo padre è morto da due anni. Due anni, capisci?”
“Mi dispiace, ma questo cosa…”

“Due anni! E ancora non sono riuscita a rifarmi una vita perché lui mi è sempre alle costole!”
Non era una madre protettiva, né una che desiderava così tanto un nipotino da spingere il figlio verso una ragazza che neanche le piaceva tanto.

Era una vedova in voglia di essere allegra che cercava di sbarazzarsi di quella palla al piede del figlio!

“Due anni!” ripeteva “Io devo liberarmi di lui adesso, comprendi? Ho voglia di viaggiare, di divertirmi, di sesso!”

“Perché non prova con le straniere? Per un permesso di soggiorno una che lo sposa lo trova di sicuro.” suggerii, nel panico. Stavo forzandole la presa sulla borsetta, solo un altro piccolo sforzo e avrei potuto andarmene. Ero indifferente alle occhiate stupite delle altre persone.

“Perché quelle sono furbe e quando divorziano ti portano via tutto. Invece un’italiana se ne torna a casa sua con quattro castagne secche in tasca.” disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Non può avere uovo e gallina, la sua libertà o i soldi. Ah!” esultai, strappandole la borsetta dagli artigli e indietreggiando nel locale dove tutti, tutti, ci stavano guardando, ma per fortuna la musica gli aveva impedito di sentire quel che stavamo dicendo in quella pantomima.

“Buona serata e mi scusi con suo figlio ma devo proprio andare!” sono scappata a razzo e mi sono calmata solo dopo essermi chiusa in casa a doppia mandata.

12) Amante della famiglia

Zac! In quell’occasione ho cancellato questa voce dell’identikit del principe, per ovvie ragioni.

Va bene voler bene alla famiglia, ma piuttosto che un uomo incapace di distaccarsi dalle gonne materne preferisco uno che non le parla da dieci anni.

Un rispettoso della famiglia può bastare.

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