Una partenza discutibile
Due giorni dopo, riconoscevo che il sito di incontri si era rivelato una buona idea.
Tolto il mio profilo dalla pagina principale del sito, finalmente i messaggi porno erano diminuiti. Adesso mi contattavano uomini che sapevano presentarsi bene, sulla media dei cinque contatti promettenti giornalieri.
Di questi soltanto tre avevano le caratteristiche del Principe: MicioMacho, TuttoGrande81, Yendel30.
Tutti risiedevano in zona ed erano perfetti per un appuntamento senza impegno.
Ritenevo di avere fatto abbastanza con quel sistema. Era giunto il momento di incontrarsi.
Ah, non ho dimenticato MoltoPaziente. La sintonia delle nostre lunghezze d’onda era perfetta, ma lui ancora non completava le sue informazioni personali. La sua simpatia mi impediva di cestinarlo come perdita di tempo e proseguivamo la nostra amicizia epistolare-informatica.
Alla proposta di vederci in un pub per bere qualcosa e verificare se di persona la nostra compatibilità era buona come su internet, MicioMacho rispose con entusiasmo.
Non feci salti di gioia. Dei tre era il meno favorito. Le sue risposte arrivavano sempre con molto ritardo, forse perché chattava a tutto spiano con altre?
Le sue domande parevano copiate da una lista su ‘non far cadere la conversazione’.
Nondimeno, ero decisa ad avere un incontro prima di mettere il veto, specialmente perché TuttoGrande81 sparì. Smise di rispondere. Ore e ore a chattare e lui sparisce.
Immagino fosse uno già sistemato, che si divertiva ad avere flirt online ma non volesse mai renderli reali.
Yendel30 invece nicchiò. Strano, perché era sempre stato spumeggiante. A suo dire preferiva continuare a scriverci per un po’ prima di vederci. Le sue precedenti esperienze, mi dissi, dovevano esser state disastrose.
MoltoPaziente rimase deluso quando gli dissi dell’incontro programmato con MicioMacho.
Allora sei proprio convinta? Questo tipo mi sa di noioso. Sembra vecchio.
Ha trentacinque anni, di te invece non so neppure se sei maggiorenne, risposi.
Lo sono, lo sono.
Allora perché non mi dici quanti anni hai?
Non mi va.
Continui a ripetere che ti piaccio, ma se ti chiedo cosa fai, dove lavori, cos’hai studiato, cambi argomento. Non sarai un ricercato?
Ma va là! Hai troppa fantasia!
Quella volta non imbastii nessuna risposta. Dopo un po’ scrisse lui: FloraFauna, mi sembra che tu tieni troppo a cose poco importanti. Perché una storia dove lui è più basso di lei non potrebbe funzionare? O se lui guadagna meno?
Anch’io la pensavo così, poi mi sono stati aperti gli occhi. Il fatto che tu continui a parlarne mi fa pensare che sei più basso di me e guadagni meno.
O forse sono un giocatore di pallacanestro ricco sfondato che cerca una donna in grado di amarlo per quello che è.
Touchè. Ma non cambio idea. Stasera incontro MicioMacho.
Va bene. Ma incrocerò le dita perché sia un fallimento d’uscita.
Brutto gufo!
Le nostre conversazioni, tutte improntate allo scherzoso, bastavano per tirarmi su di morale e farmi dimenticare quanto volessi solo trascinarmi su un letto. Per dormire, non per altro.
Una piccola parte di me sperava di trovare MicioMacho noioso di persona quanto risultava per scritto, così da scaricarlo velocemente e senza dubbi.
Forse, rendendosi conto di quanto ero determinata a proseguire, MoltoPaziente si sarebbe spaventato alla prospettiva di perdermi e si sarebbe finalmente mostrato per quello che era.
Nella mia situazione, solo una natura eccezionalmente flemmatica non avrebbe nutrito aspettative esagerate.
Noioso o no, stavo per relazionarmi dal vivo con un individuo che tra mille fotografie aveva scelto la mia per avviare una conversazione con la prospettiva di organizzare un appuntamento romantico.
Mi sentivo lusingata.
Il mio orgoglio si era alzato di una tacca! Curare l’aspetto era la soluzione alle difficoltà relazionali! Sarebbe stata la prima di diverse uscite all’insegna del divertimento, dove sarei stata trattata come una principessa!
*
Così potei veder scalpellare la mia autostima di un altro paio di centimetri.
Naturalmente la tacca di recente acquisizione nell’orgoglio saltò via trascinando con sé un paio di compari.
L’esperienza nel bagno non mi aveva insegnato proprio nulla.
Mai nutrire la benchè minima fiducia nel genere umano, e dopo quella sera, potei aggiungere a questo profondo pensiero filosofico: specialmente quello di natura internauta!
*
D’accordo, non ero pazza di MicioMacho, dubitavo che di persona mi avrebbe scatenato il Grande Amore in petto, ma quello era il mio rientro nel circuito degli appuntamenti ed ero decisa a far si che fosse eccezionale.
Sappiamo tutti che non è affatto facile.
Una prima uscita è un tour de force fisico condito con notevole stress psicologico.
La gioia dell’invito ricevuto è un istante effimero, mentre il rimpallo dei sentimenti tra l’angosciato e il terrorizzato dura ore.
Tra le varie fonti di sofferenza interiore, due quesiti. Di che parlare? Ma, ancora più terrificante, di che cosa non parlare?
Che tu sia interessato o meno all’altra persona, vuoi lasciare dietro di te la miglior impressione possibile, il che significa non tanto cosa dire per piacere, ma cosa non dire per non farlo scappare a gambe levate.
Considerando che non sapevo quasi nulla di MicioMacho e che quella era la prima volta che ci vedevamo realmente, l’impresa si presentava ardua come scalare a mani nude un grattacielo.
I soli argomenti sicuri in simili casi sono il tempo, i cambiamenti climatici che sconvolgono il tempo e i disagi che crea il tempo (bello o brutto che sia).
I primi appuntamenti sono orribili.
Potendo, li salterei a piè pari e passerei alla fase successiva. Quando sentite qualcuna parlare di quanto le manchi l’eccitazione della prima uscita con un uomo, verificate la sua identità.
Di solito è una casalinga annoiata dalla facilità della propria vita i cui ricordi sono stati manipolati da lunghe ore trascorse guardando film di Jennifer Aniston, dove c’è un armadio pieno di bei vestiti, il cavaliere in attesa è sempre bello e pazzo della protagonista e questa è misteriosamente sempre magra, curatissima, colpi di sole appena fatti e piena di energie, sebbene nessuno ti spieghi come sia possibile visto che come regola base è una giornalista rampante o una dirigente d’alto livello che si lagna di non avere mai un minuto libero.
Nella realtà, oltre alla scocciatura di doverti mettere in tiro al massimo dopo una giornata piena d’impegni, vivi la tensione parlo/di cosa non parlo? consapevole che l’argomento più innocuo può nascondere una bomba a orologeria.
Sapete qual è il momento più bello?
Quando questa tensione passa, subentra il relax dato dalla certezza di piacergli e dalla consapevolezza che lui ti piace. Sai che richiamerà, che sarà felice di restare a casa con te invece di proporti un giro dei locali, che nessuno dei due sarà teso quando guarderete la televisione mangiando pop corn dalla stessa ciotola.
Credo che quella sera la vera eccitazione non fosse derivata da MicioMacho, ma da me.
Perché quando non ti metti in tiro per un po’ e poi torni a farlo ti vedi molto più bella di quanto credi possibile.
Sapete quanto puoi sembrare bella se ti senti bella? È come se irradiassi luce e la gente non può fare a meno di guardarti ammirata.
Mi sentivo così, seduta al pub in attesa del mio uomo. Luminosa, splendente.
Nonostante fossi sola al tavolo uomini e ragazzi mi guardavano non con la pietà per una zitella che cerca di affogare nell’alcool la propria solitudine o fare un rimorchio dell’ultim’ora.
No, i loro sguardi dicevano: quella creatura così luminosa sta certo aspettando un fortunato mortale.
Potevo scommettere che se MicioMacho tardava, un paio degli uomini al bancone avrebbero cercato di abbordarmi.
Sapendo com’è finita, avrei dovuto incoraggiarli e andarmene sottobraccio anche al più scalcinato tra i presenti. Ci avrei comunque guadagnato.
Come darvi un’idea della catastrofe che state per leggere?
Immaginate di aver messo in forno un pollo con le patate. Avete spennellato d’olio la teglia, la carne e la verdura, cosparso generosamente di rosmarino e sale, regolato attentamente la temperatura.
Trascorso il tempo di cottura aprite il forno e invece di trovare quello che sarebbe lecito aspettarsi, pollo e patate ben cotti, dorati e succulenti, scoprite di avere per le mani una scatoletta di tonno. Per di più di una sottomarca. Scaduta da tre anni.
La sorpresa che provai vedendo MicioMacho fu pari, se non superiore, a quella che provereste assistendo alla mutazione pollo/scatoletta.
La delusione fu sicuramente maggiore. MicioMacho toccava a stento il metro e sessantacinque, semi-calvo, sui cinquantacinque e oltre, occhialetti, pancia sporgente.
Paolo Panelli in età avanzata.
Mi venne spontaneo chiedermi se in simili casi è possibile sporgere denuncia per frode.
Non potevo neppure sbagliarmi, perché c’era il segno di riconoscimento concordato: il Corriere della Sera in mano.
Avrei dovuto battermela, invece, piena di sacrosanta indignazione e con la tenue speranza che quello fosse il padre di MicioMacho venuto ad avvertirmi che il figlio era in ospedale reduce da un gravissimo incidente, lo guardai avvicinarsi.
“MicioMacho?” con la freddezza che c’era nella mia voce si sarebbe potuto solidificare un lago.
Lui ebbe il buon senso di arrossire “Ehm, FloraFauna?” distrusse così le mie speranze che ci fosse stato un qualche scambio di persona
“Accomodati.”, gli feci cenno maledicendo la buona educazione insegnatami da mia madre, perché in realtà volevo solo andarmene. Ero giustamente furibonda, e una persona consapevole di essere furibonda dovrebbe sempre mollare tutto e isolarsi finchè non c’è più pericolo che la sua rabbia faccia vittime.
Invece resistetti alla tentazione, guardando con invidia la gente giovane e sciccosa che dal chiedersi come fosse possibile che fossi lì da sola era passata al domandarsi come mai fossi andata lì con mio padre.
“Sei diverso dalla fotografia, MicioMacho.” esordii, meravigliandomi di riuscire a proferir parola.
“Si, ehm, quella fotografia è di mio figlio.” confessò prontamente. Che altro avrebbe potuto fare? Come credeva che avrei reagito davanti a quella evidente presa in giro?
“Allora hai mentito anche quando hai detto di non avere figli.” a parte la cittadinanza, credo fosse tutto falso, sul suo profilo.
“Io… io ho dovuto farlo.” il viso gli si accartocciò. Si era preparato una bella recita per intenerirmi. “Ci sono donne così superficiali! Non danno un minimo di valore alla maturità, all’esperienza. Vogliono solo giovani e bellocci senza niente da dire. Tu non sei una di queste, no?”
Si, avrei voluto ribattere. Non nego che una donna giovane possa innamorarsi di un sessantenne, ma questa è un’altra storia. Ti sei spacciato per un altro e ora con una storiella politically correct speri che ci passi sopra.
Mi sentivo protagonista di una brutta puntata di Catfish.
Era abbastanza ovvia la reazione che si aspettava: la mia negazione di inseguire dettagli come l’aspetto esteriore, proseguire la serata come nulla fosse ribadendo che per le persone intelligenti l’età è un dettaglio irrilevante e vedere cosa accadeva se riusciva a farmi ubriacare.
Un mucchio di donne preferisce vivere un appuntamento controvoglia pur di dimostrare di non essere superficiale, finendo poi incastrate in conoscenze che sono rotture di scatole.
Io no. Mi ero aspettata tanto da quell’appuntamento, ed era stata solo una colossale fregatura. L’avrei picchiato.
“Sono una donna a cui non piace esser presa in giro.” mi limitai a dire, glaciale.
“Non ti ho presa in giro. Tu hai parlato con me, hai accettato di vederti con me. Sono sempre io.” replicò, esibendo un sorrisetto da Ora-ti-insegno-io-com’è-la-storia.
“La persona con cui chattavo non mi piaceva abbastanza da accettare la sua offerta di pagarmi una cena in un bel ristorante, perché non volevo sentirmi vincolata. Ho proposto questo pub perché ritenevo giusto incontrarci almeno una volta. Figurati quanto sono bendisposta adesso.” dissi, lapidaria “Così, solo per saperlo, quante volte hai fatto questo giochetto?”
“Sempre. Cioè…” si rese conto di aver parlato troppo “Io… tu non sai quant’è dura. Ho divorziato a cinquant’anni perché credevo ci fossero un mucchio di possibilità per un uomo single e con un buon lavoro. Invece non è così. Roba davvero deprimente.” non provai un minimo di dolore per la sua espressione affranta.
Per di più, mentre parlava del divorzio, qualunque possibile emozione diversa dalla rabbia prese il volo. Svanite con la consapevolezza di quanto stavo ascoltando.
Se l’era cercata. Non aveva accennato a problemi coniugali, solo alla fantasia di poter avere più di quanto aveva in casa da trent’anni.
“Io vorrei essere onesto, ma finchè mettevo la verità sul mio profilo le ragazze non rispondevano nemmeno. Volevano contattarmi solo donne vecchie e grasse. Ti pare che uno si libera di una moglie fatta cosa e così per ritrovarsi con una compagna uguale?” credo che l’emerito coglione si aspettasse parole di conforto, consolatorie per le sue disgrazie.
Ma il gioco gli era mai riuscito? Solo in tal caso avrei capito perché usava quel comportamento.
Ero sinceramente disgustata e consapevole che se restavo lì un altro secondo, gli avrei urlato addosso o lanciato contro qualcosa.
Me ne andai senza proferir verbo, perché sarebbe stato uno di quelli accompagnati da gestacci.
E comunque ero troppo scioccata e piena d’indignazione dalla scoperta che le persone rimangono sempre ferme all’età mentale dei quindicenni: eternamente convinte di meritare più di quanto valgono loro stesse.
La sua voce mi inseguì, facendo girare diverse teste nel locale.
“Si, beh… vattene anche tu! Ne trovo mille meglio di te! Io ho ancora tanti anni. Voi galline siete troppo vecchie anche per farci il brodo!” non so ancora perché non sono tornata indietro per vomitargli addosso quel che pensavo di lui.
A casa stappai una birra, la tracannai tutta d’un fiato e presi la lista del Principe Azzurro. Tirai una riga su:
Iscrizione a non meno di due siti per incontri. E li visiti ogni giorno!
Studiai febbrilmente le altre voci e decapitai:
4) Introiti superiori ai tuoi.
Da qualche parte dovevo pur cominciare. Con quei parametri di ricerca mi giocavo troppi pretendenti.
La rete andava allargata.
L’unica cosa che rendeva tronfio e sicuro di sé MicioMacho era proprio un lavoro ben retribuito.
Un guadagno alla pari poteva bastare. Meglio calare le aspettative.
Andai a dormire mandando al diavolo la manutenzione di bellezza, ma non prima di aver scritto a MoltoPaziente, e per buona misura anche a Yendel30, temendo per la prima volta che il trenta non indicasse l’età, ma l’anno di nascita.
Se hai più di cinquant’anni, un figlio, sei calvo, panciuto, divorziato e coglione, evita di scrivermi ancora perché ho già dato stasera.
Prima di infilarmi sotto le coperte controllai e trovai ad aspettarmi il seguente messaggio:
Dio mio, sono un mago!
Un secondo dopo aggiunse: però mi spiace se hai avuto una brutta serata.
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