La sorpresa nella torta
“Non mi convince.” Claudio scuote il capo e solo un cieco non noterebbe il vigore che ci mette, o il suo sguardo torvo.
“Fattene una ragione. Sembra che l’uomo perfetto esista.” lo rimbecca Sofia.
Il mio ufficio sembra sempre più il luogo di raduno di noi tre comari. Claudio mi ha portato il cioccolatino del buon mattino (glassa all’arancia rivestita di fondente) e Sofia aveva una domanda sull’ordine dei pancake, ma io so che morivano entrambi dalla voglia di conoscere l’esito del mio appuntamento.
Credo che sotto sotto la mia socia sia delusa.
La trafila di appuntamenti catastrofici è stata una divertente distrazione dalla routine quotidiana e le sarebbe piaciuta qualche altra chicca su cui fantasticare durante le lunghe ore di lavoro davanti ai forni, oppure per tirarsi su il morale a cena con i suoi e un nuovo pretendente dal pedigree tanto impeccabile quanto noioso.
“Invece no. Nessuno è perfetto. Si tratta di trovare chi ha difetti che si appaiano perfettamente ai nostri.”
“Lui non è perfetto. Il suo senso dell’umorismo non mi esalta. Visto che il mio difetto è una dissacrante vena umoristica-sarcastica, i nostri difetti si compensano e… et-voilà!” non è granchè come difesa del mio nascente rapporto, ma almeno ho fatto sentire la mia voce.
“È subdolo invitare fuori una persona dopo averle buttato lì un progetto che potrebbe fare una grandiosa pubblicità al suo lavoro. Che ne sai di aver accettato il suo invito perché ti piace o perché avevi paura che non proponesse più la pasticceria come location?”
“Ma l’hai visto? Non ha certo bisogno di ricorrere a ricatti per non ricevere dei due di picche!” esclama stupefatta Sofia per tanta sospettosità.
“Ed è un vero gentiluomo. Abbiamo deciso di comune accordo che proprio per evitare qualunque forma di pressione, se le riprese saranno fatte qui ci frequenteremo solo in forma platonica finchè non ci saranno più rapporti di lavoro tra noi.” non aggiungo che alla fine della proposta Antonello ha parlato dei rischi connessi a una nostra relazione fisica durante le riprese, se dei suoi colleghi in cerca di occasioni per scavalcarlo l’avessero scoperto.
Claudio sembra aver ingoiato un limone.
Sta annaspando cercando altri motivi per denigrare Antonello, ma non è un compito facile.
Anch’io trovo snervante tanta perfezione.
La proposta della frequentazione platonica per correttezza professionale mi ha rovinato la sensazione di vittoria.
Non che fossi impaziente di andarci a letto. Beh, in parte si; è un uomo decisamente attraente, come ho già detto e ripetuto, ma sono una sostenitrice dell’aspettare un certo numero di appuntamenti (dato variabile a seconda dell’attrazione che provo) e soprattutto, mi piace dire no in un paio in un paio di occasioni prima di cedere.
Mi ha fatta sentire come se lo stessi braccando, ruolo che di solito spetta a noi donne!
Questo non lo dirò mai a nessuno.
“A proposito di perfezione, come va la tua perfetta cugina? Alle prove dei vestiti hai avuto il coraggio di darle della ragazzaccia?”
Il cambio d’argomento da parte di Sofia non potrebbe essere più gradito.
Mi lancio in un dettagliato resoconto di quanto mi è stato confessato nello spogliatoio.
Man mano che proseguo, i due si allungano sulla scrivania per non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola.
“Non si può dire che non si dia da fare.” commenta Sofia, dopo che si sono guardati velocemente negli occhi pensando la medesima parola che non dicono a voce alta per rispetto verso me.
“Io ho una domanda.” alza la mano Claudio “Se questo matrimonio salterà, significa che non ti servirà più un Principe da sfoggiare, e smetterai di vederlo?”
Quest’osservazione è un colpo. Il matrimonio di Lisa doveva essere il momento della mia rivincita.
Perdere quella straordinaria passerella mi spiacerebbe molto. Dopo tutta la fatica che sto facendo…
“Che razza di sciocchezza!” tuona Sofia “Solo l’ultima delle stupide si lascerebbe scappare un partito come quello che ha per le mani dopo aver frugato in mezzo a tante scartine.”
Già, è vero. Il mio obiettivo era sfoggiare il Principe Azzurro davanti all’intero parentado facendo diventare verdi d’invidia tutte le pettegole maldicenti invitate.
Ma che sto dicendo? Il mio obiettivo era ed è trovare la persona giusta con cui sistemarmi, un uomo privo di complessi, con molti pregi, senza bagagli emotivi e fisici ingombranti.
Ho trovato una persona così promettente che solo una pazza faticherebbe a innamorarsene.
Non devo avere dubbi e procedere con il resto della mia vita: sposarmi, godermi la vita matrimoniale per un anno, fare un paio di figli da crescere in una villetta a due piani in qualche sobborgo residenziale, e dopo aver raggiunto quell’età in cui è lecito lasciarsi un po’ andare, non avrò più nulla da chiedere per essere completamente soddisfatta.
Felice! Volevo dire felice!
“In realtà ve ne ho parlato per chiedervi cosa fareste voi sapendo quel che so. Dovrei parlarne agli zii, dirlo allo sposo, oppure farmi i fatti miei e lasciare che si porti avanti questa specie di farsa matrimoniale?” stanno spendendo un sacco di soldi per questi preparativi.
Se fossi sicura che Lisa manderà tutto all’aria l’anticiperei solo per evitare agli zii un inutile tracollo finanziario.
Sofia “Tesoro, io con qualche scusa radunerei insieme le famiglie e i testimoni, organizzerei una bella cenetta e appena saranno tutti presenti e seduti a tavola direi: gente, Lisa e il testimone se la fanno sotto gli occhi di tutti. C’è la vie.”
“Ma brava! Così dopo la rissa furibonda tra sposo e testimone, che succederà mentre la mancata suocera cercherà di cavare gli occhi a Lisa, tutti ce l’avranno con Sandra, colpevole di averli brutalmente strappati alle loro illusioni.”
Gli zii non mi parlerebbero più e per tutta la vita mi sentirò colpevole di aver rovinato quella che poteva essere la grande occasione di Lisa. Dimenticando che è stata lei in primis a rovinare tutto.
“Tu cosa faresti?” chiede lei, provocatoria.
Claudio si sporge ancora di più sulla scrivania, mi fissa negli occhi e mi avvicino automaticamente a lui per ascoltare.
“Io non direi niente neanche sotto tortura!” sibila in modo ben cadenzato.
Questo è quello che avevo bisogno di sentire!
“Perché rischiare la pelle quando esistono le lettere anonime?” prosegue “Se la situazione lo richiederà, fai scrivere un messaggio a uno di noi, così nessuno riconoscerà la tua calligrafia, e manderai allo sposo una bella letterina.”
Geniale. Non lo ripeterò mai abbastanza: questo ragazzo è la mia ancora di salvezza.
Non smetto di sorridergli neanche per un secondo. Non capisco perché sembra tanto rattristato.
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“Pronto?” rispondo al telefono, lievemente seccata perché stavo per andarmene a casa dopo una giornata molto stressante.
Oggi è passato Singulfo, forse il nostro miglior cliente.
Organizza feste faraoniche in piena campagna, ed essendo nato ricco è molto ignorante sul reale costo della vita, quindi scuce senza batter ciglio qualunque cifra gli si chieda.
Per questo motivo tollero i suoi improvvisi cambi di idea sul tema delle feste, che ci costringe a ripartire daccapo nella preparazione dei banchetti quando i lavori sono già in fase avanzata.
“Pronto? Parlo con la proprietaria della pasticceria che è appena stata scelta per girarci alcune scene della serie televisiva Carabiniere Cormano?”
Tutto il malumore sottopelle causato da Singulfo e dalla sua decisione di rinunciare ai letti di pesce sistemati su alzatine realizzate in sculture di ghiaccio perché durante le prove generali si sono squagliate gocciolando acqua sulle pregiate tovaglia di lino egiziano (eventualità che gli avevo predetto ma che ha ostinatamente ignorato e che ora mi costringe a setacciare i fornitori che possono cedermi alzatine di cristallo), svanisce.
“No!” esclamo, sedendomi per la pausa di svenire.
“Oh, si. Congratulazioni, entro due mesi le vostre cucine diventeranno un set televisivo.”
“Ommioddio, non so che dire. Grazie!” la mente parte verso le infinite possibilità che ci porterà quest’occasione.
Pubblicità, relazioni esterne, il plauso del comitato dei piccoli commercianti.
“Sono io a doverti ringraziare. Il regista si è complimentato per il mio occhio. Entrato nel progetto all’ultimo minuto, rimpatriato da tre giorni e gli trovo la location che cercava da mesi. Così ha detto davanti ai responsabili. Hai rinsaldato la mia fama di grande osservatore.” la sua soddisfazione è lampante, trapela da ogni parola “Sai cosa gli ha fatto approvare il tuo negozio alla prima occhiata? Il pavimento in mattonelle bruno-dorate. È l’esatta sfumatura descritta nei romanzi.”
Non posso trattenere una risata.
“La cosa ti diverte?”
“Si, perché quando ci siamo trasferite in questo stabile, siamo state molto indecise se fosse meglio mantenere quel pavimento nelle cucine o sostituirlo.” ma non voglio certo confessarti che sono rimaste solo perché non volevamo spendere altri soldi “Era un tipo di pavimentazione in voga negli anni cinquanta, oggi si usano piastrelle più grandi e chiare, perché si nota meno la polvere o le impronte di scarpe.”
“Infatti trovare quei pavimenti è diventata un’impresa. Il regista è maniacalmente fissato con i dettagli, vuole che corrispondano il più fedelmente possibile ai libri, perciò stava già pensando di creare in un magazzino una finta cucina ideale dove girare le scene iniziali. Sai, servono per la prima puntata, quando i pivelli della sede di Cormano decidono di festeggiare la prima giornata di lavoro e si riuniscono nel locale della madre di Viverni, la Locanda delle Driadi, ma è già stato tutto pulito dopo la chiusura e per non sporcare festeggiano nelle cucine anziché ai tavoli, mangiando la torta direttamente con le forchette appollaiati su sgabelli tutt’intorno alle isole di cottura.”
“Saremo la Locanda delle Driadi?” come ho potuto non pensare a quella scena? Mi sembra di avere quelle righe sotto gli occhi, la madre di Viverni che sgrida quegli uomini adulti diventati carabinieri in servizio perché non sporchino il suo pavimento bruno appena lucidato e rimangano sugli sgabelli…
“In una giornata avranno girato tutto il materiale necessario, ma ne chiediamo almeno tre per fare materiale da poter usare in caso venga approvata una seconda serie.” prosegue Antonello, preso dalla spiegazione.
Discutiamo delle date in cui si avvererà il grande progetto perché non prenda incarichi che rendano indispensabile l’uso di quella stanza durante le riprese. Con due mesi di tempo, è facile accordarci.
“Molto bene. Domani ti faranno visita i nostri contrattisti. Con questo, direi che non c’è altro da dire sul lavoro, no?” chiede. In effetti la telefonata potrebbe concludersi qui e sarei già più che contenta. Ma non credo sia nelle nostre intenzioni.
“Un po’ di dispiace che vi abbiamo scelte.” confessa “Saremmo stati liberi di frequentarci. Ora mi toccherà rispettare quanto ti ho proposto solo ieri sera e non provarci seriamente finchè non ci saranno più legami lavorativi tra noi.” quanto è dolce!
“Ma mi consolo pensando che può essere molto più eccitante in queste condizioni. Non ti sembra? Quando ci vedremo avremo l’impressione di fare qualcosa di proibito.”
Non posso confessargli che per me non c’è nulla di eccitante.
Quando nei film i protagonisti nascondono le relazioni per tutelare i propri interessi ne ricavo sempre l’avvilente sensazione che tengono più ad altre cose che al loro legame.
Va bene così. Sarebbe noioso frequentare qualcuno che la pensa esattamente come me su ogni cosa.
“Quindi non ci rivedremo se non dopo le riprese?” indago.
“Neanche per sogno! Nessuno potrà accusarci di niente se a fine serata ce ne andiamo per due strade diverse. Approfittiamone per conoscerci con calma. Ti va di andare a vedere un film, questo sabato?”
“Certo!” rispondo, felice.
Io amo andare al cinema. Chissà se riesco a portarlo in quello del quartiere, dotato di una sola sala e con il fascino retrò dei vecchi cinematografi.
Lo preferisco ai grandi multisala perché penso che i miei soldi fanno molto più comodo ai piccoli esercizi che a loro.
“Temevo non fossi il tipo da cinema. Sai, per deformazione professionale.” dico.
“Per fortuna riesco ancora a godere il piacere di guardare un film senza farmi ossessionare dai dettagli tecnici, o da chi l’ha prodotto o chi è stato il responsabile del casting.” beato te, vorrei dirgli.
Io non riesco nemmeno a cenare in un ristorante in compagnia di un uomo affascinante senza analizzare la qualità del cibo, valutando sapore e quantità in rapporto con il prezzo richiesto.
“Deve essere merito di queste grandiose multisala. Tutto è fatto per distrarci. Musica nei corridoi, grandi locandine, vastissima scelta di snack, poltrone imbottite. Le trovo così rilassanti. Posti dove ti coccolano.”
Qualcosa mi dice che non è fatto per il cinema di quartiere che tanto amo, dove ci sono solo pop corn al sale venduti in sacchettini di carta, bibite in lattina e la moquette ha bruciature di sigaretta risalenti al 1974.
Neanche il particolare che passare la serata lì costi la metà che in un multisala gli sembrerebbe un valido motivo per provarlo.
“Sabato ci saranno in programmazione i successi di inizio anno. Hai visto il film su Steve Jobs? Ne ho sentito meraviglie.”
Al che deduco che vuoi vederlo. Peccato che dopo una settimana di lavoro preferirei qualcosa di totalmente disimpegnato alla biografia di un geniale self made man diventato miliardario con l’informatica che, lo sappiamo tutti, morirà di cancro.
Ho sentito di risate garantite sull’ultimo film di Zalone, ma il buon senso mi urla che mister perfezione non gradisca il divertimento boccaccesco, quindi avanti con Steve Jobs.
“Non l’ho ancora visto, ma dicono sia molto interessante…”
“Fantastico. Prenoto i biglietti. Sarà molto divertente.”
*
Le sorprese non si trovano soltanto nelle uova di Pasqua.
In determinate occasioni si preparano torte con lo scopo di inserirvi dentro piccole sorprese per i convitati.
Quando ero piccola a volte durante le gite organizzate per i bambini veniva portato un grosso dolce e bisognava fare molta attenzione nel mangiare la propria fetta, perché da qualche parte nell’impasto era stato nascosto un pupazzino di porcellana.
A chi fosse toccato in sorte sarebbe spettato l’onore di diventare il re della giornata.
Per dei bambini era un ruolo ambitissimo, e lo fu finchè non apparve sulla scena una madre capace di contagiare tutte le altre con la paura che ci strozzassimo ingoiando per sbaglio il pupazzetto.
Il gioco venne eliminato, e non ho mai più mangiato una fetta di torta con tanto entusiasmo e aspettativa come quando speravo di trovarci dentro la mia nomina a regina.
Tutto questo per dire che i piaceri della vita possono derivare da piccole cose capaci di solleticare i nostri grandi sogni.
Trovare in un dolce un pupazzetto delle dimensioni di un uovo può farti credere di essere la sovrana del tuo piccolo mondo.
Scoprire che nel freezer è rimasto un gelato mentre credevi fossero finiti, è esaltante.
Infilare tre semafori verdi mentre guidi verso casa a fine giornata è un regalo divino.
Scoprire che Yendel è una donna ti fa toccare il cielo con un dito.
Avete capito benissimo.
Yendel-è-una-donna.
Il tizio con cui chatto da tempo è una donna, non un uomo.
Una settimana fa questa scoperta mi avrebbe devastata.
Essere presa in giro così, e tutte quelle ore a scrivere al computer sprecate… sono rimaste sprecate ma non provo più la rabbia che mi avrebbe colta solo sette giorni fa.
Adesso ho la forza data dal frequentare un uomo perfetto che mi permette di ridere di un simile inganno.
Dovete sapere che presa la decisione di frequentare Antonello con lo scopo di innamorarmene alla follia, restavano in sospeso i miei contatti di chat: MoltoPaziente e Yendel.
Il primo voleva incontrarmi ma io ho sempre rifiutato perché non mi ha mai fornito neanche un accenno dei suoi dati personali e temevo si rivelasse un altro MicioMacho.
Gli ho mandato un messaggio informandolo che non sono più sul mercato e mi sembra disonesto continuare a messaggiare con lui, quindi non gli avrei più scritto.
“Non è un buon motivo per smettere di aspettarti. Io resto qui.” è stata la risposta.
Detesto la sua inflessibilità nel non rivelare nulla di sé, perché se sapessi chi è, dopo aver letto quel messaggio mi sarei precipitata a casa sua portandogli in dono fiori, cioccolatini e pregandolo di non cambiare mai.
Pensiero decisamente inadatto a una donna che si è messa sulla strada dell’impegno sentimentale.
Non è una grande ironia del destino che il profilo più completo, Yendel, si sia rivelato il vero sbaglio?
Ha mentito sull’unica cosa in cui tutti gli altri erano stati onesti: il sesso.
“Mi spiace molto di questa brutta sorpresa. Devo dire che la stai prendendo bene.” Yendel è bruna e piccolina, molto femminile.
Nel pub diversi uomini la guardano di sottecchi. Quello che le lesbiche sono donne mascoline, deve essere solo uno stereotipo televisivo.
Questa è la prima che frequento e mi fa sentire grossolana come una patata davanti a una campanula.
“Mi riesce difficile arrabbiarmi ora che sto frequentando qualcuno. Come ti ho scritto nella mail, anche se accettavo l’invito era solo per una forma di rispetto dopo esserci scritti… scritte, così a lungo. Così mi è molto più facile non sentirmi in colpa per averti fatto perdere del tempo perché… perché…” tentenno, e lei finisce al mio posto.
“Perché non sei lesbica e mi sarebbe andata buca in ogni caso? Tranquilla, non mi offendo.” beve un sorso di tequila sunrise “Il torto è mio. Sapevo che era sbagliato ma ho voluto lo stesso fingere di essere un uomo. Volevo provare la sensazione di flirtare con qualcuna che mi desse corda, invece di trovare porte sbattute in faccia.”
“Hai pensato che ti sbatterebbero meno porte in faccia se ci provassi con altre lesbiche e non con donne che nei profili si dichiarano etero?” suggerisco, solidale.
Fa spallucce “Di solito è così, ma quando mi sono iscritta a quel sito ero molto amareggiata. Avevo incontrato la mia ex e la sua nuova convivente, una specie di feto tanto è giovane. Ero single da un pezzo, nessuna che conoscevo mi interessava, e per quell’istante in cui dovevo selezionare il sesso, ho voluto essere un uomo.” indica l’interno del pub “Per loro è così facile. Ci possono provare con tutte.”
“Credo che gli vada buca nell’ottanta per cento dei casi.” la rincuoro.
“Però possono provarci. Non sono scartati a priore, e se va male, possono restare nei paraggi perché un giorno la ragazza potrebbe cambiare idea. Ma non succede mai se c’è di mezzo la barriera dell’orientamento sessuale. Non sai cosa significa essere attratti da una persona che non ti considererà mai niente di più che una persona. Si, cioè, che non proverà mai per te dell’attrazione, nemmeno per un secondo.”
Questo posso controbatterlo “Credimi, è la storia della mia vita.”
Sgrana gli occhioni “Davvero?”
“Da tre anni i miei sogni erotici sono popolati solo da un mio sottoposto, uno che vedo tutti i giorni. Ed è gay.” confesso.
“Che sfortuna.” facciamo cin coi bicchieri, unite dalla nostra comune disgrazia.
“Certe volte vorrei mettere voi etero su un’isola lontana, così non potrei vedere persone che non posso avere.” sospira.
“Lo stesso, ma sull’isola metterei voi gay.” ribatto.
“Ehi, gay sono gli uomini. Io sono lesbica. Fa’attenzione, ci teniamo molto a questa differenziazione che voi etero sembrate non cogliere.”
“Scusa.”
“Credevo che qualcuna mi avrebbe smascherato. Ho scelto un nome abbastanza noto di un film dove una ragazza si fingeva un uomo, ma nessuna ha fatto il collegamento.”
“Yendel? Mai sentito.” per quanto mi sforzi, non mi ricorda nulla.
“Era un musical con Barbra Streisand.”
“Ma quello era Yentl!” esclamo.
Corruga la fronte “Sicura?”
“Non posso confonderlo. Quel film mi sarebbe piaciuto se non fosse stato intervallato da tutte quelle canzoni.” i musical non sono il mio genere preferito da guardare al cinema.
“Questo spiega perché nessuno ha fatto battute inerenti al film.” comprende lei. Ci guardiamo e ridiamo. È davvero una scena surreale.
“Ma come hanno reagito le altre quando ti hanno vista?” muoio di curiosità. A me è quasi venuto un colpo. Credevo fosse uno scherzo.
“Tu sei l’unica che ho incontrato.” confessa.
“Davvero?” ne sono stupita.
“Non sono scema. So che molte avrebbero una crisi isterica o farebbero una scenata di rabbia perché si sentirebbero ingannate. Non ho mai avuto l’intenzione di incontrarle. Di solito chatto, mi diverto online, e se iniziano a pressare per incontrarci, smetto di rispondere. Dopo un po’ rinunciano a scrivermi e ricomincio con un profilo diverso. Diciamo che mi prendo la parte migliore delle relazioni online.” sorseggia ancora la sua tequila “Con te è stato diverso. Eri così divertente che non riuscivo a smettere di scriverti. Mi sei sembrata ragionevole, alla fine ho deciso di invitarti. Ho sperato che ci fosse una speranza.”
Non posso non sentirmi lusingata. Lesbica o no è una persona che ha apprezzato i miei messaggi, ha basato la sua scelta non sul mio aspetto ma su quanto dico.
Peccato che non sia un uomo.
O che io non sia lesbica.
“Per essere amiche, si.”
“Sono piena di amiche. Voglio una ragazza.” è lapidaria nell’esprimere il suo pensiero.
Una persona in cerca d’amore non può permettersi il lusso di lasciare porte socchiuse nella sua anima.
Tutto deve essere netto, ben definito.
“Allora non ci saranno altre serate. Sono etero.” le faccio notare. Questo non sembra smontarla.
“Ma hai mai baciato una donna?” chiede a bruciapelo.
“No.” ammetto.
“Allora come fai a essere sicura che non ti piacerebbe? Forse sei convinta di essere etero solo perché la società ti vuole così.”
L’insinuazione cade nel vuoto “Sai, credo che se un etero ti chiedesse ti baciarlo per provarti che non sei lesbica ma il tuo atteggiamento è solo una ribellione al conformismo, lo prenderesti a schiaffi.” rimesto il mio drink con la cannuccia, attendendo una reazione.
“Io ho baciato degli uomini.” mi rivela “Al liceo. Due compagni, per provarmi che non sentivo niente per loro. Dopo ho completamente accettato quello che sono.”
È così trionfante nel dirlo che dà l’idea di sentirsi un su tutt’altro livello rispetto a noialtri che procediamo nella vita senza aver mai voluto sperimentare la sponda opposta, magari celando la segreta paura che ci piaccia.
Sofia aveva ragione. Non so perdere.
Quando fiuto una sfida mi lancio lancia in resta, non capisco più niente.
Sapete che vi dico? È la mia ultima occasione.
Se, incrocio le dita, Antonello è quello giusto, tra un paio di mesi la nostra relazione platonica approderà al livello successivo e anche un bacio con una donna mi sembrerebbe un tradimento, proprio come se baciassi un uomo.
Voglio farlo prima che non possa più sentirmi autorizzata a farlo, e poter dire di essere etero con tanto di prova certificata.
Probabilmente non la penserei così se non avessi bevuto due vodka di seguito, ma mi sembra un‘idea eccellente. Non c’è nulla di male.
“D’accordo.” la provoco “Andiamo in bagno e se non c’è nessuno, baciamoci.”
È sbalordita che abbia accettato “Sul serio?”
“Che c’è? Paura di scoprirti etero?”
Ride “Neanche un po’”
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