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Dandelions

'A coloro che hanno amato. E che hanno sofferto nel farlo.

A coloro che amano, ed a chi ancora deve provare il brivido dell'essere innamorarti.

A chi sogna, ed aspetta.''

"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il piccolo principe.

Non avrei mai pensato di tornare a raccontare questa storia. La loro storia. Non sono solita narrare due volte la stessa fiaba, ma c'è una cosa che ho imparato.
Ognuna di esse ha due versioni.

Abbiamo conosciuto la prima, quella sull'amore che si tramuta in tragedia.

Ma cos'è accaduto dopo?
...

Charles non aveva mai superato quella notte; era in constante bilico, divorato dai sensi di colpa.

Perché infondo era così, o almeno per lui. Era solamente sua la colpa, non avrebbe mai dovuto lasciarla ma farla rimanere un'ultima notte, ed ora non sarebbero in quella situazione;avrebbe fatto in modo di mantenere salda la promessa.

La loro promessa, quella ritrovarsi in futuro così d'amarsi ancora, forse più di prima.

Ma ora quella promessa non esiste più, perché non c'è più futuro.

Non aveva mai detto a nessuno la verità su quella notte, non aveva detto che era colpa sua. Non era riuscito a dire una singola parola riguardo a quella sera, nemmeno quando i genitori di lei sull'orlo delle lacrime gli avevano urlato contro, chiedendogli perché lei quella sera non fosse con lui. Ci provò a dire la verità, ma sussurrò un semplice 'non lo so'

Solo Melanie sapeva tutto, eppure non disse mai nulla. Si limitò a guardarlo, ed a riservargli un sorriso compassionevole.

Durante il funerale se ne restò in disparte, vestito elegante in un angolo di quella vecchia chiesa. Poteva giurare di aver ripetuto il requiem parola per parola, non era la prima volta che perdeva qualcuno che amava. Era quasi diventata una filastrocca per lui.

Una filastrocca che nessuno dovrebbe mai cantare

Era da poco iniziato gennaio, il mondiale si era concluso da poco più di un mese con Verstappen campione del mondo.

Da quel momento, Charles si era chiuso in sé stesso, lasciando solo pochi l'onere di un sorriso. Passava la maggior parte del suo tempo davanti a quella lapide, sperando di poter aggiungere del tempo in quella data.

Patetico come la vita di una persona, possa essere rinchiusa in un semplice trattino.

Un trattino, che andava a riassumere l'intera vita di una persona. Un trattino, che aveva visto troppe volte, vicino al nome di chi amava.

Era come se la vita e la morte, stessero giocando a carte col suo destino; e quest'ultimo, fosse sempre deciso dalla morte.

Fu proprio lì che la sua vita, almeno in parte, cambiò.

Era una triste, fredda mattina di gennaio. Come al solito, Charles era giunto nel giardino dei morti, portando con sé degli astri azzurri. Non aveva fatto niente, se non pianto osservando la sua foto; non aveva parlato, perché lo trovava inutile. Non sapeva che dirle, ogni parola sembrava futile.

E mentre era immerso nei suoi ricordi, una farfalla dalle ali color azzurro, la stessa sfumatura degli occhi di lei, gli si posò sulla spalla e con le sue ali gli sfiorò una guancia, come a posargli un piccolo e flebile bacio.

L'osservò con la coda dell'occhio, provando a non spaventarla. Guardarla lo affascinava; le sfumature delle sue ali, lo rendevano calmo.

Forse perché, rivedeva in esse gli occhi di lei.

<<È una Menelaus.>>

Quella voce lo fece sobbalzare, si voltò di scatto verso di essa, gli occhi si sgranarono dallo stupore quando si posarono sulla figura alle spalle.

Schiuse le labbra, avrebbe voluto dire qualcosa, ma era troppo concentrato su quella figura, per riuscire pronunciare qualcosa di senso compiuto.

Lei sorrise timidamente, sentendosi in soggezione di quello sguardo, si sistemò gli occhiali sul naso.

<<La farfalla. Il nome scientifico è Morpho Menelaus, di solito sono rare in queste zone>> affermò lei, indicando un punto impreciso verso di lui.

Charles si era completamente dimenticato della farfalla, quella ragazza l'aveva incantato fin dal primo momento.

Era così familiare... così simile a lei.

Si voltò piano, pensando che oramai di quella farfalla non ce ne fosse più traccia. Ma si rese conto del contrario, quando la trovò ancora appoggiata sulla sua spalla.

<<È davvero bella>> mormorò piano, senza staccare gli occhi da essa.
<<Già. Scusami per prima, non volevo spaventarti>>

Charles annuì in risposta e si voltò a guardarla.

Gli occhi azzurri, nascosti sotto un paio di occhiali, lo scrutavano curiosa. I capelli castani, erano raccolti invece in una coda di cavallo scomposta.

<<Era la tua ragazza?>>
La voce di lei, lo risvegliò nuovamente dai suoi stessi pensieri, che per la prima volta dopo mesi non riguardavano quell'amore oramai andato.

Charles la guardò confuso, non aveva capito una singola parola ciò che aveva detto.

<<Lei, era la tua ragazza? >> disse nuovamente la ragazza, avvicinandosi a lui ed indicando con un cenno del capo la lapide.

Gli occhi di Charles, saettarono nuovamente su quel pezzo di marmo.

Le labbra si sigillarono in una linea retta, per poi aprirsi in un sorriso amaro mentre una lacrima solcava sulla sua guancia.

Contro ogni sua prospettiva, si ritrovò ad annuire.
Non aveva mai parlato di lei al passato, nemmeno al suo terapista, perché mai avrebbe dovuto iniziare ora?

<<Era bellissima>> continuò lei, inginocchiandosi accanto a lui.
<<Già, lo era. Era la più bella fra tutte.>>
<<Posso chiederti come... >>
<<Incidente...ha perso il controllo dell'auto ed è andata fuori strada>>
<<Mi dispiace.>>
<<Anche a me. >> mormorò piano, ma lei lo sentì comunque.

Lo guardò confusa, ma non ebbe il coraggio di far altre domande. Ma Charles, colse nel suo sguardo la curiosità, ed oramai aveva già iniziato a parlare tanto valeva raccontare tutta la storia.

<<Avevamo litigato quella sera. In realtà, nell'ultimo periodo prima dell'incidente, non facevamo altro. Quella sera, avevo leggermente superato il limite e lei s'ne è andata...ha avuto l'incidente per causa mia. Avrei dovuto fermarla, provare a chiarire o semplicemente a capirla. Ma invece l'ho lasciata andare e l'ho persa per sempre... >> un singhiozzo, spezzò quel discorso insensato, facendo iniziare così un pianto disperato.

Pianse per un bel po', facendosi consolare da quell'estranea.

<<E tu?>> domandò lui, cercando di sviare il discorso, così da potersi riprendere.

Stavolta toccò a lei guardarlo confusa.

<<Perché sei qui? Qual è la tua storia sconosciuta?>> domandò nuovamente lui, voltandosi a guardarla.

Il rossore del pianto, fece risaltare maggiormente il colore dei suoi occhi.

<<Ho perso il mio ragazzo un mese fa. Siamo stati insieme anni, siamo praticamente cresciuti insieme. Posso capire quel dolore e quel senso di colpa che ti porti sai? Anche io e lui litigavamo spesso, ma provavamo ad andare avanti. Ed a ricostruire il rotto, finché un infarto non me l'ha portato via. D'allora, vengo qui appena mi è possibile. Gli porto un mazzo di rose, i fiori che mi portava appena poteva, provo a recuperare il tempo che abbiamo perso litigando. Vorrei non essere uscita quel giorno, forse avrei potuto chiamare un'ambulanza e lui sarebbe ancora qui>> la voce di lei si spezzò, proprio come quella di Charles poco prima.

Quest'ultimo, le accarezzò la schiena provando a consolarla.

<<Non è colpa tua, non potevi saperlo.>>
<<Ma nemmeno tua, neppure tu potevi saperlo. Eppure sei qui, a crogiolarti nei sensi di colpa.>> sbottò lei, scansandosi da lui così da poterlo guardare bene in faccia.

<<Invece lo è, i-io l'ho tradita, se non l'avessi fatto, se avessi fatto qualcosa per farla rimanere, ora lei sarebbe qui... >> mormorò lui.
<<O forse no. Non si può sfuggire dalla morte.>>

Il silenzio crollò su di loro, rotto solamente dal rumore delle foglie, che si muovevano col vento.

<<L'amavi molto, non è così?>> sussurrò lei, puntando lo sguardo ovunque, tranne che sul diretto interessato.
<<Da morire. L'amo ancora tutt'ora, non credo di riuscire ad amare di nuovo. Lei era... è l'unica. >>

Se avesse mai trovato le parole adatte, lui avrebbe racchiuso la loro storia in delle pagine, creando un libro e raccontando una macabra favola, che era tutt'altro che frutto della fantasia. Avrebbe intrappolato il loro amore, rendendolo immortale.
Ma parole, per descrivere tali emozioni, ancora non sono state create.

<<Sai, da piccola amavo i denti di leone... >> iniziò lei, un po' titubante <<Li trovavo così carini, lì in mezzo a tutta quell'erba loro sbocciavano. Poi una persona mi ha detto: per quanto belli possano essere, rimangono sempre delle erbacce. Non farti ingannare dall'apparenza, non è tutto come sembra>> continuò, per poi essere interrotta dal ragazzo di fianco a lei.

<<Con questo che vorresti insinuare?>> disse lui a denti stretti, mentre sentiva una strana sensazione pervadergli il corpo.

<< Vorrei solo farti capire che ciò che tu vedi speciale ora, forse non è la corretta scelta. Forse, la tua ragazza era solo il tuo dente di leone; e con questo non voglio insinuare che lei sia stata un errore, ma bensì una distrazione sulla tua strada. Hai amato il tuo dente di leone, ma al primo soffio di vento è volato via. E ne incontrerai altri così, finché non troverai la tua rosa. O il tuo astro. Nella nostra vita, tendiamo a tener con sé, la prima cosa che ai nostri occhi risulti unica. Forse, per paura di rimanere soli, o senza quel qualcosa di speciale. Ma alla fine, ci rendiamo conto che era solo un cumulo di niente o semplicemente l'ennesima distrazione. Abbiamo tenuto stretto qualcosa, l'abbiamo rincorso ed aspettato, per poi ritrovarsi senza il nulla. È davvero questo quello che vuoi?>> domandò lei, guardandolo per la prima volta da quando aveva iniziato quel discorso.

Charles la guardò stupito, cercava di trovare qualcosa di sbagliato in quelle parole, ma per lui risultarono più che veritiere.

<<E sei lei, fosse stata la mia rosa? Se per sbaglio, un dente di leone me l'avesse portata via, facendomi distrarre? >> chiese con voce tremante.

<<Non sarebbe andata via. Sai, la rosa ha aspettato per anni che il suo principe la trovasse, nonostante le difficoltà lui è riuscito a star con lei alla fine. >>
Lui annuì piano, si passò le mani tra i capelli. Si voltò a guardarla, ma lei aveva lo sguardo dritto fronte sé, come se fosse immersa nei più cupi ricordi.

<<E tu? L'amavi? Non hai paura che lui fosse soltanto il tuo dente di leone.>>
Lei si voltò a guardarlo, Charles notò che suoi occhi erano velati dalle lacrime.

<<L'amavo. Eccome, se l'amavo.>> lo guardò negli occhi, sì morse il labbro inferiore come se fosse tentata di dire altro, ma poi scosse la testa e continuò: <<so benissimo che lui non era la mia rosa. Ma continuo a venire qui, perché ho la constante paura di annegare nei miei sensi di colpa. Ed ho paura di dimenticarmi di lui. Ma sì va avanti, perché prima o poi arriverà quella rosa. >> pronunciò queste parole, con amara tristezza e malinconia. E poi s'alzo, allontanandosi da lui. << Si è fatto tardi, mi dispiace ma devo andare. >> si passò le mani sulle guance, asciugando le lacrime. <<È stato bello parlare con te. >> detto ciò, si allontanò sempre di più da lui.

Charles si alzò di scatto, con gesto repentino afferrò il braccio di lei. Ma lo sguardo di della ragazza, gli fece cambiare idea <<Scusa, io non so perché l'ho fatto...>> lasciò andare il braccio, si allontanò di qualche passo ed infilò le mani nella tasca del pantalone.

<<N-non preoccupati. È tutto ok>>

Gli occhi azzurri di lei, lo scrutavano il suo viso da cima a fondo come se volesse catturarne ogni dettaglio. Ritornò su i suoi passi, ma la voce di lui lo bloccò nuovamente.

<<Come ti chiami?>>
La ragazza si voltò a guardarlo, accennando un sorriso timido
<<Maëlys, ma alcuni mi chiamano Maë. E tu?>>

Charles si sentì morire, quel nome gli faceva uno strano effetto. Ma bastò guardare la ragazza di fronte a lui, per tornare tranquillo.

<<Charles, ma alcune persone mi chiamano Charlie>>
<<Va bene, ci si vede in giro, Charlie>>

Charles sorrise, per la prima volta dopo mesi non si sentì forzato nel farlo.

<< Un'ultima cosa, la Morpho Menelaus è conosciuta anche per un altro motivo. L'azzurro delle sue ali, per molti, rappresenta l'amore. Forse, è per questo che non ti ha mai abbandonato. >>disse lei, indicando la farfalla ancora posata sulla spalla del giovane, poi se ne andò sparendo nel nulla così come arrivata.

Fu in quel momento che la farfalla spiccò il volo, seguendo le orme che quella misteriosa ragazza aveva lasciato dietro di sé.

La nostra avventura giunge al termine, così come la loro storia.

Mi piacerebbe dirvi che si sono rincontrarti, che col tempo hanno iniziato ad amarsi. E che lui, abbia iniziato ad amare ancora. Ma purtroppo non è così, non si sono mai più rivisti, nonostante lui l'abbia cercata non l'ha mai trovata. Però, quell'incontro gli ha cambiato la vita, dandogli un senso in più per andare avanti.

Oggi corre ancora, ed ogni vittoria la dedica a lei. Il suo piccolo dente di leone.

Gli capita spesso di vedere quella farfalla azzurra. E tutte le volte, torna a chiedersi, se sia la stessa di quel giorno, ma poi si ricorda che la loro vita è più breve di battito di ciglia, ed abbandona quel pensiero.

Sta ancora cercando la sua rosa, ma sono sicura che presto la troverà.

Infondo è la vita.

Un interminabile giro di alti e bassi, momenti amari e dolci. È una strada infinita, alla continua ricerca di qualcosa che ci renda davvero felici.

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