30. "Recitazione pessima"
▶️Trevor Daniel & Selena Gomez, Past Life
Adone
Innegabile il fatto che avrei desiderato con tutto me stesso che il rapporto tra me e Nikita – di qualsiasi tipo esso sia adesso– si intensificasse a tal punto da permettermi di vedere le stelle nei suoi occhi per la felicità. Ma, certamente, non mi sarei mai aspettato che al ritorno a scuola l'avrei vista al bar impegnata a ridere e scherzare con un ragazzo.
Chi sarebbe quello lì? Sto per caso iniziando a perdere punti con lei? Si è già annoiata?
Non sono un dio geloso, proprio per niente, ma è la prima volta che la vedo così presa da una conversazione.
Eppure ho una brutta sensazione. Non una di quelle che mi fanno suonare il campanellino d'allarme "Attenzione, ti consiglio di tenere gli occhi aperti", ma è più un "Attenzione, pericolo in arrivo, grosso come un titano". E io di solito non sbaglio mai.
Con questi libri inutili sotto il braccio, mi dirigo verso di loro e quando sono vicino li poso con un tonfo sul tavolo, e poi sorrido a trentadue denti a Nikita. «Buongiorno, Noodle».
Lei frena il suo attacco di ridarella e mi rivolge uno di quei sorrisi che sanno tanto di complicità.
Sembra intenta a rispondere, ma i miei occhi si posano involontariamente sul tizio accanto a lei. E ho un'improvvisa voglia di buttare qualcuno nel tartaro, di nuovo. L'umano continua a sorridere e mi guarda quasi come se volesse dire "Sparisci, mi stai rovinando il vano tentativo di flirtare con la tua donna”.
«Ti piacerebbe», gli do una pacca sulla spalla e lui si scansa, lanciandomi un'occhiata di fuoco.
«Ehi, Adone! Lui è il mio nuovo compagno del corso di recitazione. Si chiama Adam», me lo presenta. Lui alza il mento in cenno di saluto.
«Non pensare che lei sia la tua Eva», metto in chiaro, ricordando alcuni brandelli della lezione di religione.
«Sei simpatico», mi dice lui, scoppiando a ridere. Mi consola il fatto che in confronto a me appare come uno che ha da poco scoperto come tonificare i muscoli. E io davvero mi sento minacciato da questo essere, che tra un paio d'anni cesserà d'esistere?
Inizio a ridere anche io come se avessi gli spasmi, Nikita aggrotta le sopracciglia e mi fissa confusa. «Tutto bene?», mima con le labbra.
Prendo i libri e stringo la mascella, posando in seguito lo sguardo su Adam.
«Ho l'impressione che il tuo amico mi odi», dice a Nikita in un sussurro, ma purtroppo l'ho sentito benissimo.
«Ottima osservazione», borbotto.
«Lui non odia nessuno, fidati di me! È la persona più comprensiva e amorevole del mondo», il modo in cui mi descrive Nikita per poco non mi fa venire voglia di prendere il tridente di
Poseidone e ficcarlo negli occhi a qualcuno.
«Che stucchevole descrizione», dico scioccato. Nikita si gira a rallentatore verso di me.
«Per fortuna adesso siamo amici. Averti intorno sarà uno spasso», ha l'audacia di dire una cosa simile a Nikita. Perché mai dovrebbe pronunciare una simile affermazione, se fino ad ora ho parlato quasi sempre io?
Faccio un respiro profondo e cerco di contenere l'ira che arde nel mio petto.
Nikita fa oscillare lo sguardo tra me e Adam. E notando l'espressione di quest'ultimo dubito altamente che lui voglia soltanto essere suo amico.
«Prendi qualcosa anche tu, Adone?», mi chiede Adam.
«Mi limito a prenderle la mano e andare via», afferro la mano di Nikita, ma anziché assecondarmi lei mi fa avvicinare e sibila al mio orecchio: «Che diavolo stai facendo? Ti comporti da maleducato con lui».
«Ma a me non interessa essere educato», rispondo.
«Comportati bene, Adone», minaccia guardandomi male.
«Ti va se lavoriamo alla storia insieme?», le chiede ed ecco che esplodo.
«E il prossimo passo sarà quello di chiederle la mano o cosa?»
Nikita inizia a ridere subdolamente, mi stringe la mano con tutta la forza che ha nel corpo ed esclama con una strana euforia: «Ma quanto è simpatico oggi! Si è svegliato proprio bene».
«Sì, ho notato. Se non mi volete nel vostro gruppo di amici, non mi offendo», alza le mani in segno di resa.
«Ma no!», dice Nikita.
«Va bene, stanne fuori», affermo io, stringendomi nelle spalle.
«Adam, ci vediamo dopo. Dobbiamo scappare», Nikita mi prende per mano e mi trascina fuori.
Mentre ci allontaniamo, dalla sua gola fuoriesce un ringhio rabbioso. «Ma che hai oggi? Sei geloso?», chiede, mettendo le mani sui fianchi.
«Io? Geloso? Ma cosa te lo fa pensare?», smuovo una mano davanti al viso, sbuffando.
Mi soffermo un attimo sulla sua domanda e faccio una smorfia.
«Sì, tu. Sei geloso?», continua a chiedere.
«Ti sembro geloso, Nikita?», la guardo negli occhi.
«Sì, talmente tanto che se potessi farlo esplodere sotto il tuo sguardo, lo faresti», questa è un'accusa grave.
«Perché con lui ridi e con me ti comporti così? La prima volta volevi addirittura uccidermi», le ricordo.
«Sì, sei decisamente geloso», sorride dolcemente e si avvicina a me, posando la mano sulla mia guancia.
«A me piaci solo tu», mi dice.
Rimango in silenzio e fisso un punto indefinito intorno a noi.
«Ti andrebbe di assistere alle prove di recitazione di un'opera scritta da una nostra compagna? Ci sono anche io, ho una parte importante», apre le braccia, come se fosse un invito.
«Oh, bene. E che parte farai?», le chiedo mentre ci dirigiamo verso l'entrata della scuola.
«La serva», risponde e per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva.
«Avevi detto importante».
«L'anno scorso sono stata scelta per interpretare il cane della padrona, ho fatto progressi», mi dà una pacca sul braccio e mi fa strada verso l'aula di recitazione, ma prima lasciamo i libri nei rispettivi armadietti.
«Vai a sederti lì in fondo», mi indica una fila e faccio come dice, anche se i miei occhi la seguono imperterriti.
Nikita sparisce dalla mia vista e poi ritorna vestita da serva. Sorrido e mi rilasso, guardandola mentre si prepara ad interpretare la sua parte.
Il sorriso muore sul mio volto nel momento in cui vedo Adam affiancarla, vestito allo stesso modo. Fa il servo anche lui? Oh, ma che coincidenza!
Guardo la ragazza seduta alla mia destra e mi piego verso di lei, chiedendo: «Senti, che devono fare Nikita e Adam?»
«La storia è ambientata nel medioevo. Il servo si innamora di Nikita, ma la padrona è innamorata del servo, quindi è un amore tormentato da entrambe le parti», mi spiega brevemente.
«Amore tormentato», ripeto a voce alta. «E per caso finisce con la tragica morte di lui?»
«Da quel che ricordo, no».
«E allora che amore tormentato sarebbe questo?», chiedo, riportando l'attenzione su Nikita e il suo nuovo amico.
Iniziano a recitare e per i primi due minuti riesco a seguirli, dopodiché non riesco più a contenere il fastidio e prorompo in una manifestazione di sdegno: «Recitazione pessima», grido non appena Adam sale sul palco.
«Ma non ha ancora iniziato a parlare», tiene ad informarmi la ragazza accanto a me.
«Non vedi il suo pessimo portamento? È rigido, gli occhi non fanno altro che guizzare da una parte all'altra, come se fosse irrequieto e al contempo cercasse di apparire sicuro di sé».
La ragazza inarca un sopracciglio e arriccia leggermente il naso. «Ma tu che ne sai di recitazione? Sei nuovo?».
«Nel corso degli anni ho visto persone recitare, ho un occhio molto critico, so quello che sto dicendo», rimango sulle mie, con la mascella serrata.
«È stato scelto non appena si è aggiunto al gruppo. La professoressa ha visto in lui del potenziale», tiene a sottolineare.
«Lo stesso potenziale che ha visto in Nikita?», chiedo, allungando le gambe in avanti e incrociando le braccia al petto.
«Se ti ritieni così bravo e interessato, perché non partecipi anche tu? Così magari la smetti di osservare tutti con fare giudicante», mi lancia un'occhiata fulminea e mi acciglio, non capendo il suo rapido cambio d'umore.
Decido di restare in silenzio ad osservare lo svolgimento dell'atto, e posso affermare con certezza che Nikita non è per niente dedita alla recitazione. Per gli dei, nonostante il suo visibile impegno, non basta.
Fisso la sua bocca che si muove, le mani che gesticolano e le espressioni buffe che fa quando la professoressa la rimprovera. Forse si sta rendendo conto finalmente di aver sbagliato a seguire la sua vecchia cotta in questa temeraria avventura. Temo proprio che lei sia la protagonista della storia sbagliata.
Colpisco lo schienale con la testa e fisso il soffitto, estraniandomi per un attimo.
Sto davvero assistendo a tutto questo.
Com'è possibile che con lui abbia già stretto amicizia? E non ci sarebbe nulla di male in tutto ciò, se quello lì non continuasse a guardarla con occhi attraversati da uno strano bagliore. Forse lo stesso identico bagliore che lei ha notato in me.
Mi alzo, travolto da un'ondata di inspiegabile fastidio, e vado verso la porta, fermandomi per un attimo e notando come le mani di lui accarezzino dolcemente la pelle perfetta della donna a cui adesso sono ineluttabilmente legato.
Non avevo davvero preso in considerazione l'arrivo di una terza persona pronta a introdursi quasi con fare impercettibile all'interno del nodo formato tra le nostre anime.
Chiudo la porta alle mie spalle e vado verso il bagno, dal quale in seguito mi teletrasporto sull'isola di Delos, in prossimità del porto. Guardo l'orizzonte e sospiro quando sento una presenza alle mie spalle. Sollevo l'angolo sinistro della bocca e infilo le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Ma guardati, sembri proprio alla ricerca della tua pace interiore, proprio come un vero umano», mi schernisce Artemide.
La guardo obliquamente e dico: «Spero non ti disturbi la mia presenza qui».
«So benissimo che Apollo ti ospita un po' ovunque, io non porto alcun tipo di rancore nei tuoi riguardi, dunque no, non mi disturba la tua presenza».
Sospiro e scuoto il capo, tentando vanamente di tirare fuori gli stupidi pensieri che popolano la mia testa.
«Stai iniziando a comprendere la difficoltà che comporta vivere tra gli umani, non è così? Tu non sei pronto a giurare sullo Stige e non sei pronto ad accettare una realtà che non ti appartiene».
«Se giurassi, gli altri mi lascerebbero in pace?», chiedo, Artemide mi affianca.
«Un giuramento è un giuramento, Adone. Chiunque osi disobbedire verrà brutalmente punito. Ma se fossi così propenso a farlo, lo faresti con la speranza di poter vivere felice qui, con lei? O lo faresti soltanto per liberarti dai fini reconditi degli dei?».
«La tua domanda mi fa molto riflettere, Artemide», le sorrido.
Lei ride di gusto. «Sei il dio più giovane tra di noi. Sei paragonabile ad un giovanotto mondano. Ed è per questo che non hai ancora la capacità di mettere un freno ai sentimenti e tornare indietro, sui tuoi stessi passi.»
Mi passo una mano tra i capelli e mi avvicino di più a lei, posando una mano sulle sua spalle e sfiorando con le dita la cinghia della sua faretra.
«Freddie aveva cercato di farmi ragionare. Invano», faccio schioccare la lingua contro il palato e Artemide solleva lo sguardo verso di me.
«Zeus ha in mano il suo fulmine, ma tu hai la capacità di muovere stelle e pianeti, se solo tu lo desiderassi. Non porti dentro di te soltanto la voglia di seminare dispiaceri, ma hai parte del mondo qui», indica la punta del mio indice. «Lo tieni sospeso, spinto da un inspiegabile desiderio di farlo girare a tuo piacimento. Eppure non lo fai, Adone. E un'umana come quella ragazza non capirà mai il tuo vero valore, mi rammarica ricordartelo».
Artemide sparisce nel nulla e prima che lo faccia anche io, mi piego e sfioro l'acqua con le dita. In quale casino infernale mi sono lanciato? E davvero ho pensato che sarei stato in pace con me stesso e mi sarei sentito accettato grazie ad un'umana riccioluta e maldestra?
Ritorno a scuola e cammino lungo il corridoio, incrociando per caso lo sguardo di Nikita mentre esce dall'aula di recitazione. Solleva la mano con aria allegra e mi saluta, poi si incammina verso di me.
«Dov'eri sparito? Ti stavi annoiando?», chiede, ma per la prima volta non so come rispondere e mi limito a stringermi nelle spalle.
Mi rendo conto di quanto la sua presenza nella mia vita mi abbia reso in realtà in parte vulnerabile. Di quanto io abbia cercato disperatamente di essere accettato da qualcuno.
«Stasera andiamo al luna park, ti va di unirti a noi?», domanda, cambiando discorso.
«Luna park?», chiedo, sbarrando gli occhi.
«Hai ancora molto da vedere», mi colpisce il petto scherzosamente e ride.
«Già», sussurro, Nikita si insospettisce.
«Tutto bene?», domanda, afferrandomi la mano.
«Tu davvero pensi di essere in grado di accettare la mia vera natura?», le domando e scatta all'indietro, lanciandomi uno sguardo tagliente.
«Ho donato parte della mia anima all'uomo che mi ha portato sfiga, non è forse già una risposta?», mi lascia con la domanda e lei va via, quasi furiosa. Mi giro verso di lei e rido mentre becco i suoi occhi su di me, curiosi e impazienti di incontrare i miei. Mi mancava quel suo strano modo di arrabbiarsi con me e sfuggire al mio sguardo intenso.
«Ma che devo fare?», chiedo a me stesso, appoggiandomi all'armadietto. Non sono uno stupido liceale. Non è il mio posto, questo.
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