29. "Agápi mou"
▶️ Bastille & Alessia Cara, Another place
Nikita
Non sono abituata a tutto questo. No, proprio per niente! Adone non fa altro che osservarmi con i suoi occhi meravigliosamente azzurri e luminosi.
Forse non c'è nemmeno bisogno di usare le parole in questo momento, perché il suo sguardo sta parlando al suo posto. In quelle iridi, dove si riflettono le sue emozioni più profonde che non ha il coraggio di spiegare, vedo quello che prova per me e mi perdo in quel mare di sentimenti che a volte mi tiene a galla e altre volte cerca di farmi affogare.
Mi stacco da Adone e ispeziono la stanza in cui ci troviamo, cercando di mandare via la sensazione di disagio che sto provando.
«Dove siamo?», gli chiedo, incuriosita.
«Qualche hotel a caso», dice facendo spallucce. A caso non direi proprio, dato che dall'arredamento deduco sia almeno da quattro o cinque stelle. Mi avvicino alla finestra e guardo fuori, posando le mani sul vetro appannato.
Adone mi raggiunge e rivolge lo sguardo verso le montagne innevate.
«Se vuoi restare qui a guardare il sole mentre sorge, a me va bene finché sono con te», dice senza guardarmi. Lo sento deglutire e la mia mano trova la sua, facendo poi intrecciare le nostre dita.
«Lo so, ma non voglio soltanto vedere sorgere il sole insieme a te», sussurro alzando lo sguardo.
«Mi sento un po' osservato. In realtà preferirei non vedere né il sole né la luna», ride, ma non capisco la sua affermazione.
«Apollo è il dio del sole e Artemide è associata alla luna. Sono gemelli», spiega e adesso mi è tutto più chiaro. Tiro le tende e dico: «Fanculo il sole, allora».
Spalanca gli occhi e si bagna le labbra con la lingua, dopodiché posa le dita sulla mia guancia. «Sei così perfetta».
«No, non lo sono». Vorrei svellere con forza questa sensazione di ansia che pervade il mio corpo, ma quando incontro i suoi occhi e il suo sguardo mi sento così in pace con me stessa, che non riesco a pensare a nient'altro.
Mi sollevo e gli cingo il collo con le mie braccia, esili in confronto alle sue. Forse non abbiamo bisogno del sole, o della luna, o di qualsiasi altra cosa ad illuminarci le giornate. Da quando è apparso nella mia vita non ha fatto altro che fare sorgere in me domande e sorrisi che spesso tendevo a nascondere da lui, ma non sa che ha dato proprio lui un tocco di luce alla mia noiosa vita.
Sento il suo respiro caldo scalfire gli argini del mio volto, il suo naso sfiora delicatamente il mio. Entrambi non vediamo l'ora di metterci le mani addosso, eppure tentenniamo, lasciando a malapena che le nostre labbra si sfiorino come petali di rosa che vengono accarezzati dolcemente.
Questo istante di dolcezza e sguardi intensi dura poco, perché quando le nostre labbra si incastrano, mi si mozza il respiro e il braccio di Adone scivola intorno alla mia vita, attirandomi di più a sé e baciandomi più forte.
La sua bocca famelica divora la mia come se fosse la cosa che più brama al mondo. Le sue mani scendono sui miei fianchi e poi sui miei glutei, li stringe e spinge il mio bacino contro il suo.
«Sai, se non vuoi, posso capire», dice con affanno tra un bacio e l'altro.
«Ti ho fatto capire questo?», chiedo.
«No, ma-», non lo lascio finire perché incollo nuovamente la bocca alla sua e le sue braccia mi sollevano, offrendomi la possibilità di intrecciare le mie gambe alla sua vita. Di fronte al suo portamento fiero e fisico nerboruto mi sento come se fossi leggera come una piuma cullata da un soffio di vento.
Le sue mani navigano e perlustrano curiose la mia schiena, finché poi non mi fa sedere sul davanzale della finestra e si abbassa, iniziando a darmi una serie di baci languidi sulla coscia, fino ad arrivare con la bocca ai lacci del vestito. I suoi occhi ardenti mi fissano per un istante e la sua bocca s'incurva in un delizioso sorriso malizioso. Con un po' di difficoltà, riesce a sciogliere entrambi i lacci ai lati del vestito e poi le sue mani accarezzano la mia pelle, sollevando il vestito fino alla vita. Mentre la sua bocca raggiunge nuovamente la mia, con l'altra mano apre la cerniera del vestito e mi aiuta a toglierlo, rimanendo così in intimo e con indosso ancora le scarpe.
«Scusa se non indosso intimo coordinato di Victoria's secret», dico sorridendo imbarazzata.
«Non mi interessa niente dei segreti di Victoria, mi interessano i tuoi», pronuncia, e con una mossa fluida sgancia il reggiseno e sorride contro le mie labbra. È un modo interessante e originale per dirmi che non gli importa nulla dell'intimo coordinato e che sto dando troppa importanza a cose irrilevanti?
Si tira un attimo indietro e infila un dito sotto una bretella del reggiseno, facendola scivolare lentamente lungo il braccio. Prima l'una e poi l'altra, sempre delicatamente. Me lo tolgo del tutto e rimango col busto scoperto davanti a lui, e purtroppo non è nemmeno la prima volta che mi vede così. Come potrei dimenticare il momento in cui lui e Leonida hanno steso su di me un velo intriso di umiliazione?
I suoi occhi brillano con ferocia e mentre il suo pollice accarezza il mio capezzolo non osa staccare lo sguardo dal mio, come se volesse imprimere nella sua mente ogni mia azione, ogni mio suono. Piego il collo all'indietro e sospiro, invitandolo ad appoggiare la bocca sulla guancia fino a scendere sulla gola e poi sul mio petto.
Un calore incredibile attraversa il mio corpo e allungo la mani verso la sua camicia per sbottonargliela. Vedendomi in difficoltà, se la toglie lui come un fulmine e sorride. I miei occhi fissano il suo petto marmoreo e piatto, i suoi bicipiti che flettono quando mi solleva per farmi sdraiare sul letto e il suo addome senza nemmeno un millimetro di grasso. È un dio greco, dopotutto.
Gli sbottono i jeans e se li toglie in fretta e furia, posizionandosi nuovamente sopra di me. Le sue labbra umide tracciano un sentiero delicato a partire dal mio petto al ventre. Infila le mani sotto l'elastico delle mutande e le fa scivolare lungo le cosce, gettandole poi sul pavimento. Rimane inginocchiato in mezzo alle mie gambe e mi osserva.
«Non lo dire ad Afrodite, ma dovresti essere tu la dea della bellezza», sussurra e le sue dita accarezzano la mia gamba fino ad arrivare all'inguine. Il suo indice scende nuovamente, fermandosi sul punto dove provo piacere.
Occhi vitrei di desiderio si incastrano per la millesima volta ai miei e schiudo le labbra quando la sua lingua gira intorno al mio capezzolo. Con la mano afferra l'altro seno e me lo stringe mentre la sua bocca mi fa provare cose che quell'altro cretino con cui ho perso la verginità non ha voluto nemmeno farmi sentire. Dio mio, è proprio quello che ho sempre desiderato: mani audaci sul mio corpo in grado di farmi toccare il cielo con un dito e pronte a farmi sentire come se non fossi fatta di cristallo. La sua bocca sul mio corpo, sul mio punto più sensibile, le sue mani che stringono le mie cosce e la sua lingua che mi manda in un'altra dimensione, facendomi dimenticare di tutto il resto.
Quando sto per venire si ferma e si toglie le mutande, mi aggrappo alle sue braccia possenti. Lui afferra la mia gamba, se la mette intorno alla vita e mi penetra in un colpo solo, facendomi chiudere gli occhi e schiudere le labbra, lasciando fuoriuscire un piccolo gemito.
Mi bacia con veemenza, con desiderio. Continua a muoversi dentro di me, ad accarezzarmi e a baciarmi come nessuno ha mai fatto in vita mia. Questo dovrei scriverlo nella storia che dovrò consegnare alla professoressa? C'era una volta una sfigata... Non così tanto sfigata.
Quando finiamo crolla accanto a me e allunga il braccio per stringermi e farmi avvicinare di più a sé.
«Adesso forse ho voglia di vedere il sole», sussurro contro la sua guancia.
Fa una breve risate e si alza per scostare le tende. Si rimette accanto a me e appoggio la testa sul suo petto. Mentre i raggi del sole illuminano la stanza e i lineamenti del suo viso, penso a quanto sia stato bello.
Forse gli sto affidando il cuore tra queste lenzuola, in una camera d'albergo che non abbiamo nemmeno prenotato, e sto lasciando che i sentimenti abbiano il comando su di me, ma so per certo che non provo rimorso.
Forse è ancora presto per dire ti amo, ma nonostante io lo senta forte nel petto, questo sentimento che mi schiaccia e mi infiamma allo stesso tempo, decido di restare in silenzio. In fondo, se l'amore distrugge e ricostruisce tutto dall'inizio, magari ci fortificherà anche abbastanza da poter resistere ai suoi colpi duri.
«Agápi mou», bisbiglia tra i miei capelli, dandomi un bacio sulla fronte e poi chiudo gli occhi, crollando in un sonno profondo.
Ehilà, finalmente è successo 👀👀👀 eravate pronti? Ve lo aspettavate?
Spero vi sia piaciuto e scusate l'orario, ma solo adesso ho finito di scrivere ❤️ alla prossima
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