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27. "Essere un dio ha i suoi vantaggi"

▶️Marina, About love

Nikita

Non sono riuscita a chiudere occhio, per diverse ragioni.
Probabilmente anche il soffitto adesso mi starà odiando, perché l'ho fissato talmente tante volte come se avesse potuto darmi qualche consiglio.
La verità è che mi sono messa a ridere un paio di volte; probabilmente sto rasentando davvero la follia, o ci manca davvero poco.

Tutto ciò che è successo è surreale, non esiste. Perché a me? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?
Non ho mai sentito parlare di divinità greche, a parte a scuola qualche volta. Mi basta il nostro signore, a cui non è che io sia comunque troppo interessata o legata.

Perfino Bryce sa qualcosa in più rispetto a me e questo mi fa sentire tremendamente idiota.
E lui l'ha presa come se fosse una strana scena comica da mettere in atto durante la recita scolastica.

Certo, ha un po' di cultura, ma sicuramente il suo cervello non è davvero nel suo corpo, altrimenti non mi spiego la sua totale mancanza di serietà ieri notte. Ha scambiato tutta quella situazione strana per un film e lui era il commentatore. Tra Adone e mio fratello probabilmente io sarò quella che subirà più danni a livello psicologico. Mio fratello sembra sempre su un pianeta tutto suo e Adone proviene seriamente da un mondo tutto suo.

Rabbrividisco al pensiero e soffoco nuovamente una risata amara. Mia madre per poco non ha avuto un mancamento quando stamattina ho attraversato il corridoio con le mani nelle tasche del cappotto e sono uscita a farmi una passeggiata. L'ho perfino sentita gridare "Perché questa ragazza non avvisa mai?". Il che è buffo, perché io avviso sempre... O forse no.
Il mio umore è così a terra che non ho dato nemmeno il buongiorno, ma sono uscita perché, oltre alla mia famiglia confusa, c'è Cleo che vuole incontrarmi, quindi sono pronta alla sua sfuriata e alla sua lunga lista di domande, alle quali non avrò nemmeno una misera risposta. Anzi, non sono sicura di volerle dire la verità su Adone. Ancora non ho realizzato io le sue parole, quindi sicuramente Cleo la prenderebbe peggio di me. Lei non ha tutte le rotelle al posto giusto, inoltre a volte ama forse un po' troppo spettegolare e non vorrei che la notizia si propagasse in giro per la città. Sarei, più o meno, vista come la pazza di Burlington.

Mi siedo al mio solito posto - quando disponibile, ovviamente - e faccio cenno a Michael di avvicinarsi.
Appena mi vede mi regala uno di quei sorrisi cordiali che mettono sempre di buonumore e mi raggiunge.
«Cosa ti porto oggi, tesoro? Hai un aspetto quasi funereo», mi dice in tono scherzoso.

«Be', sì, tecnicamente sto facendo pratica per il funerale», rispondo a mia volta.
Michael cambia espressione e il suo sorriso svanisce lentamente. «Tutto bene, cara? Di quale funerale parli?», appoggia una mano sulla mia spalla ma arriccio il naso e abbasso il capo.

«È morto il mio umore e nei prossimi giorni probabilmente si decomporrà direttamente», sdrammatizzo e lui finalmente torna a sorridere. «Prendo la solita cioccolata calda, e sarei davvero felice se mi portassi una di quelle strane brioche al cioccolato bianco e granella di nocciole che fate qui».

Guardo il posto libero davanti a me e sospiro profondamente. Sto pensando alla prima volta che ho portato Adone qui e ha chiesto l'ambrosia. Che idiota.

Scuoto la testa, cercando di toglierlo dalla mente e rimango sola a riflettere. Quel posto verrà occupato da Cleo a breve e Adone non ci sarà più nella mia testa. Mi rifiuto di fare volare i miei pensieri da lui; non so nemmeno in quale parte dell'universo sia adesso.

Quando Michael mi porta l'ordine, giusto qualche minuto dopo arriva Cleo con un'espressione omicida sul viso. Getta la sua borsa ai piedi della sedia e si siede con poca grazia, incrociando le braccia sul tavolino. Deduco sia molto calma e propensa ad ascoltare quello che ho da dire.

Deglutisco e faccio per aprire bocca per dire qualcosa, ma in realtà mando giù un sorso di cioccolata calda.
«Spero non ti bruci la gola», dice in tono acido mentre mi fissa dritto negli occhi.

«Ci è mancato poco in realtà», rido nervosamente, ma lei non è in vena di battutine idiote.

Faccio un profondo respiro, questa volta determinata a spiegare come stanno le cose, ma mi anticipa, e anche parecchio adirata.
«Sai cosa? Io non sopporto più questo tuo atteggiamento. Siamo migliori amiche, Nikita! Cazzo, sei sparita con Adone, ma ti rendi conto? Ci hai mollato lì come dei cretini e voi siete andati chissà dove a fare gli uccellini innamorati», ecco, come sempre parte per la tangente e non mi lascia parlare, nonostante dentro di lei lo voglia.

«Veramente io-», faccio per dire ma mi interrompe con un brusco gesto della mano.

«No! Mi hai delusa veramente tanto. Che ti costava dirmi che sei innamorata di lui? L'avrei capito, sai? Perché montare tutto questo teatrino per niente?», sbuffa come una bambina e gira lo sguardo tagliente verso la finestra.

«È perché...», guardo la rabbia che in questo momento indurisce il suo volto e decido di inventarmi qualcosa. Sto sbagliando, lo so, ma devo. «Io e lui abbiamo litigato, quindi abbiamo trovato un passaggio e siamo tornati a casa. Scusami, le cose ci sono sfuggite di mano».

Vedo lo scetticismo plasmare il suo sguardo e piano piano gira la testa verso di me, con un sopracciglio alzato. «Cavolo, siete già passati ai litigi, quindi è seria la cosa? Perché diavolo non me l'hai detto?», continua a chiedere, come se fosse davvero soltanto colpa mia.

«L'ho capito troppo tardi anche io a quanto pare», sussurro con aria amareggiata. «Inoltre, se non erro, Adone ti ha fatto capire benissimo le sue intenzioni verso di me. Perché hai insistito così tanto? Ti sei resa quasi ridicola agli occhi di tutti», pronuncio l'ultima frase con timore.

«È un figo. Lo sai che vado solo dietro ai ragazzi fighi. Desidero ancora infilarmi nel suo letto», la sua brutale onestà mi lascia per un attimo perplessa. «Ma se la mia migliore amica è innamorata di lui, allora faccio un passo indietro», solleva le mani come se volesse dire "Io mi tiro fuori".

«Gli altri cosa hanno detto?», domando, iniziando a mangiare la mia brioche.

«Dick è andato su tutte le furie. Freddie anche, per non so quale ragione. Evelyn ha sghignazzato tutto il tempo come una matta. E io ho rotto un paio di piatti una volta tornati allo chalet», mi fulmina con lo sguardo e sento l'imbarazzo investirmi. Se soltanto sapesse cosa diavolo è successo in realtà.

«Scusami, Cleo. So che ultimamente le cose sono state strane tra di noi, ma-»

«Per colpa di un ragazzo», ci tiene a specificare.

«Più o meno», sospiro.

«È così. Comunque, dicevi?», finalmente si toglie il giubbotto e si passa una mano tra i capelli biondi; le punte adesso sono più scolorite, quindi probabilmente non vede l'ora di tingersele di nuovo di rosa.

«Pensavo che sarebbe stato diverso... Divertente. Pensavo che ci saremmo fatti una bella vacanza», adesso il mio tono è così triste che non sembro nemmeno io.

«Sei triste? È tristezza quella che sento?», si piega di colpo verso di me e spalanca la bocca. «Ecco perché hai pure smesso di mandarmi meme stupidi. Non sei più tu», grida e poi mi dà una sberla sulla fronte. Sì, esattamente, una sberla!

«Ahìa, ma che cazzo!», mi lamento toccando la zona dolorante.

«Te lo sei meritata. E poi, a me mancano quei meme che mandi sempre. Che, tra l'altro, non fanno per niente ridere».

Sorrido. «Ma tu ridi lo stesso».

«Soltanto perché sei tu», si stringe nelle spalle e restiamo per un momento in silenzio a fissarci. Poi ci allunghiamo l'una verso l'altra e ci abbracciamo forte.
«Scusa», diciamo all'unisono. «Sei una cretina», pronunciamo.

«Non sarai triste anncora per molto. Se in montagna non è andata bene, allora il capodanno qui sarà uno sballo! Promesso», mi strizza l'occhio e mi rimetto composta.

«Mi ubriacherò così tanto da dimenticare il mio nome», esclamo e ci battiamo il cinque.
L'unica cosa normale che potrei fare adesso per sentirmi di nuovo ancora la stessa Nikita, è questa.
Probabilmente Adone direbbe che sono così umana e patetica. Ecco, sto di nuovo pensando a lui.

Non potrei nemmeno sfogarmi davvero con Cleo. Non mi spiego tante cose... Per Dick ho avuto una cotta che adesso reputo inspiegabile. Non ho mai avuto una vera interazione con lui, una vera conversazione, un vero rapporto.
E per Adone, be', per lui sono il suo rozzo essere umano.

«Oh, dai! Non ci pensare», Cleo mi riporta con i piedi per terra. «A lui, intendo. So che stai pensando a lui, altrimenti non saresti così giù. È un cretino, ripeti con me», mi prende le mani e mi guarda attentamente dicendo: «Se non è qui a riparare il danno che ha fatto, allora non ci tiene abbastanza. Quindi, fanculo lui! È un cretino, uno stronzo, è uguale a tutti gli altri. Vedi? Anche io pensavo fosse diverso». Il suo tentativo di farmi stare meglio devo dire che non funziona nemmeno per sbaglio.

Annuisco e sorrido, sperando la smetta subito di parlare di lui. E invece continua: «La Nikita che conoscevo io avrebbe ripetuto la frase con me. Tu chi sei?». Lascia le mie mani con aria offesa.

Be', Adone mi ha mentito. Anzi, no. Lui è stato sincero sin dal primo giorno, poi ha deciso di fingersi umano. Ma sì, certo che una parte della colpa gli appartiene!

«Hai ragione. È stato uno stronzo», dico a denti stretti.

«Vedi? Non ti merita per niente! Ripeti: Io merito il meglio e lui non lo è».

«Esattamente. Non ripeto perché mi scoccia, ma sì», dico. In realtà non voglio buttargli merda addosso. Ovviamente merito il meglio, ma se invece fosse davvero lui? Cleo dice sempre che merito di più. Ma qual è questo "di più", se nemmeno una divinità greca ne è all'altezza? Mi sono innamorata della sfiga. Che ironico!
E io devo sbarazzarmi di Adone. Gli farò vedere che non ha tutto questo potere su di me. Stringo i denti e incrocio le braccia al petto, come se gli stessi dichiarando guerra mentalmente.

***

Ho passato gli ultimi giorni ad aiutare mia madre a pulire la casa, ho buttato tutte le cose vecchie che non mi servivano più e tra gli scatoloni vecchi che papà ha messo nel garage ho trovato una collana carina che apparteneva a mia madre, quindi l'ho tenuta per me.
Come previsto, Adone non si è più fatto sentire o vedere.

Mi piacerebbe dire che l'ho già cancellato dalla mia mente e che sto molto molto bene, ma la verità è che nemmeno Bryce mi ha reso le cose facili. Ha continuato a chiedere di lui, curioso di sapere di più sulle sue origini.
Perfino adesso, che sono pronta per recarmi alla festa di capodanno, continua a farmi domande stupide.

«Guarda che se c'è anche Adone e non me lo vuoi dire, va bene. Non serve mentire, posso capire», dice in tono accusatorio.

«Ti ho già detto che non ci vediamo e parliamo più. Adesso piantala», gli do una spallata e vado verso la sua macchina.

«Allora perché ti sei messa così in tiro stasera? Cioè, so che è capodanno, ma tu di solito alle feste andresti vestita da strega o da qualche strano personaggio, perché ti piace fare confondere gli altri. E stasera invece sei sexy e mi fa schifo dirlo, ma sei davvero bella», mi guarda dall'alto verso il basso confuso.

«Grazie per il complimento, ora muoviti», entro e chiudo con forza lo sportello. Probabilmente se esercitassi un po' di forza in più lo sportello finirebbe per staccarsi. Spero un giorno possa cambiare questa macchina che sembra sia sopravvissuta ad una pioggia di meteoriti.

«Per una volta mi ruberai la scena», dice Bryce passandosi teatralmente una mano tra i capelli. Scuoto la testa e rido.

«È davvero un peccato che lui non ti possa vedere, sai?», e questa è l'ultima cosa che dice fino a quando non arriviamo alla festa. E per fortuna sa quando deve tacere.

Quando scendiamo dalla macchina e andiamo verso la casa di qualche sconosciuto figlio di papà che conosce Cleo, Bryce mi prende a braccetto, assicurandosi che io non scivoli e mi rompa il femore.

«Se finisco per sballarmi, io non ti conosco, tu non mi conosci. Va bene?», dice, puntandomi il dito sul petto.

«Ci puoi contare, sfigato. Non trascinarmi nelle tue situazioni imbarazzanti, mi bastano le mie», dico, dopodiché entriamo e veniamo subito investiti da un calore quasi insopportabile e un'aria irrespirabile.

Corpi sudati che si muovono davanti a noi, risate che per poco non sovrastano la musica e un casino al quale non ero più così tanto abituata.

Bene, il peggio è passato, ma penso di avere subito bisogno di bere qualcosa per stare meglio. In fondo, l'intento è proprio questo: stare bene.

Afferro un bicchiere di champagne e me lo porto subito alle labbra.
Qualcuno picchietta le dita sulla mia spalla e mi giro.
«Ciao, felice di rivederti», grida Dick e per poco non gli sputo lo champagne in faccia.

Mando giù il sorso e dico: «Sì, felicissimo, immagino».

«Cleo mi ha spiegato. Siamo a posto», dice, facendomi l'occhiolino. Rimango a fissarlo confusamente. Chissà cosa gli ha detto in realtà Cleo.

«Dov'è Evelyn?», chiedo ma lui si stringe nelle spalle.

«Da quando siamo tornati non l'ho più vista».

Guardo la faccia di Dick e, per quanto lui sia carino, non riesco a capire perché io sia andata dietro ad uno che non mi ha calcolato di striscio per un bel po' di tempo. Gli do le spalle con una smorfia sul viso e afferro un altro bicchiere di champagne.

«Vedo che sei in vena di divertirti», dice ridendo. Offro un bicchiere anche a lui ed esclamo: «Prendi esempio. Ti servirà per dopo, quando probabilmente vedrai mio fratello sballato insieme a qualche suo amico».

«È davvero così male?».

«Dipende dal suo umore, ma di solito gli viene voglia di fare biscotti. Speriamo non sia questo il caso», alzo il bicchiere e poi mando giù il contenuto in un sorso solo.

«Bella collana. Si abbina al tuo look sexy e quasi aggressivo», il suo sguardo scende sulle mie gambe nude e analizza il vestito succinto in ecopelle con i lacci laterali che indosso. Probabilmente è la cosa più sexy che io abbia mai indossato nella mia intera vita e, in tutta sincerità, appena mi sono guardata allo specchio perfino a me è venuta voglia di togliermelo di dosso, per motivi ben ovvi. Così potrei sembrare una di quelle modelle che si vedono sulle riviste, con l'unica eccezione che sono povera e non ho soldi per comprarmi reggiseni sexy di Victoria's secret. Motivo per cui spero nessuno mi tolga questo vestito, altrimenti potrebbe restare leggermente deluso dal mio intimo.

Dick sventola una mano davanti al mio viso, come se il mio vestito gli avesse fatto venire voglia di fare conversazione con me tutto ad un tratto, quando per tutti gli altri anni sono stata invisibile per lui. Sospiro e gli metto una mano sulla spalla, dicendo in tono inespressivo: «Il sentimento è morto. E sei stato tu a ucciderlo». Gli passo un altro bicchiere di champagne e poi mi allontano.

Vedo Cleo appartata in un angolo del salotto insieme ad un ragazzo e alzo la mano per salutarla. Lei fa un cenno con la testa verso il tizio che le sta palpeggiando il sedere, quindi recepisco il messaggio.

«Sorella», grida Bryce alle mie spalle. Mi giro e spinge un ragazzo verso di me, esclamando: «Lui è Charles, se a mezzanotte non sarai sfigata, puoi baciare lui».

«Ti sei già fumato qualcosa?», chiedo sbarrando gli occhi.

«No, ti stavo prendendo in giro», scoppia a ridere e si allontana con Charles. Sono proprio uno scherzo della natura... E lui dovrebbe smetterla di ricordarmi quanto io sia sfigata. Perché continua a ripeterlo?

Gioco con la collana che ho al collo e poi stringo i denti e decido di raggiungere la calca e ballare, lasciando Adone fuori dalla mia mente.

Non so per quanto tempo abbia ballato, ma sono sfinita e la mia vecchia cotta ha deciso di non darmi tregua oggi.

«Sai, posso accettare la tua ormai non-più- cotta, ma potremmo divertirci per una notte», dice Dick con parecchia audacia. Adesso intende seguirmi per tutta la serata?

«Preferisco che un transatlantico mi prenda dritto in faccia», rispondo gaiamente.

Probabilmente confuso dal mio stato euforico, si avvicina di più e si piega, dicendo: «Sei seria? Cioè, seria nel senso di seria seria? O sei soltanto ubriaca?»

«Ubriaca e seria», mostro il pollice in su.

«Impossibile».

«Dick, non sono più interessata nemmeno a fingermi interessata a te», cerco di addolcire il tono.

«Ma ti prego!», alza gli occhi al cielo. «Sono intelligente e forse anche abbastanza bello se una come te si è presa una cotta per me».

«È un modo strano per dirmi che sono uno schianto?», sorrido come se avessi una paresi.

«No, io lo sono», punta gli indici su se stesso.

«Preferisco farmi la lavanda gastrica piuttosto che fare sesso con te stasera». E scappo di nuovo, salendo al piano di sopra. La prossima volta che lo beccherò in giro mi butterò a terra e mi fingerò morta come un opossum.

Man mano che salgo le scale, un tizio ubriaco marcio sorride sghembo e grida: «Sto sprecando la mia serata e ho un cazzo nei pantaloni. Tu, io, sopra?».

«Pensa che i miei occhi vorrebbero trapassarti il cervello con un laser, se solo potessero», detto ciò, mi allontano e rimango nel corridoio, con le braccia appoggiate alla ringhiera; guardo giù e vedo gli altri divertirsi. Mentre i miei occhi vagano per la stanza mi blocco all'improvviso con lo sguardo puntato sulla porta.

Le luci vengono spente e spiragli di luce di diversi colori si riversano sulla figura che sta lì ferma, senza muovere un muscolo. Chiudo gli occhi, ma quando li riapro lui non c'è più. Sono così andata che me lo sto addirittura immaginando qui.

Mi giro per andare in bagno ma con la coda dell'occhio lo scorgo di nuovo tra le altre persone. Gli occhi azzurri come fari che brillano in una notte tempestosa sono puntati verso di me.

«Ma basta!», dico a me stessa, chiudendomi poi in bagno. «Adesso ho la conferma: sono pazza».

«O forse no», dice lui, facendomi sussultare. Mi appiattisco contro la porta, mentre lui è seduto sul bordo della vasca, con le braccia appoggiate sulle ginocchia, il mento tra le mani e lo sguardo più sexy che io abbia mai visto in un ragazzo.

«Dio, perdonami per i miei pensieri impuri», dico a voce alta.

«Perdonata e giustificata», risponde lui, sollevando l'angolo della bocca in un sorriso malizioso. L'unica cosa che vorrei fare adesso e passargli la mano tra i capelli, piegargli la testa e baciarlo voracemente.

«Bella camicia», dico, guardando le sue maniche arrotolate e le vene sulle braccia.

«Bel vestito», inclina la testa per guardarlo meglio. «Sei bella sempre».

E per un semplice complimento mi sento andare fuoco. Detto dalla persona giusta mi colpisce in modo diverso, più intenso. È più speciale.

«Sei stato invitato? O invocato?», rido, lanciandogli una frecciatina.

«Nessuna delle due», fa spallucce.

«Eppure ti sei messo in tiro. Per un Dio che non festeggia come gli umani, sembri abbastanza umano stasera».

Lui si alza in piedi e infila una mano nella tasca dei jeans neri, per poi appoggiarsi con la spalla al muro e fissarmi intensamente.
«Mi incolpi per averti resa la sfigata più grande del mondo, quindi volevo avere qualcosa per incolpare te. Mi hai reso il dio greco più umano di sempre», sorride e io gli fisso quella dannata fossetta, che vorrei tanto premere per spegnerlo di nuovo.

«Vorresti dire che siamo pari?», chiedo, alzando un sopracciglio.

«Per niente. Mi piace essere umano per te».

«Ma non lo sei, Adone. Tu non lo sarai mai», gli ricordo.

«Stiamo parlando chiusi dentro un bagno, se questo non è abbastanza umano per te...», si guarda intorno e fa una smorfia.

«Perché sei qui?», sussurro, rilassando le spalle. Un blando soffio caldo scivola sul mio collo quando me lo ritrovo all'improvviso davanti con la testa piegata e la sua bocca che sfiora il mio orecchio.

«Perché la mia sfigata dev'essere sfigata a mezzanotte», dice e batto le ciglia, confusa.

«Eh?».

«Sarai così sfigata che bacerai proprio il dio della sfiga», trattiene un sorriso e mi guarda negli occhi, mentre le sue nocche scendono sulla pelle calda e liscia del mio viso.

Come un lampo, le parole di Bryce rimbombano nella mia mente. Sfigata. Sfigata. Sfigata.

«Dimmi che Bryce non sapeva niente», incrocio le braccia al petto, con finta stizza.

«Bryce è il mio secondo umano preferito», risponde invece. Ovviamente, avrei dovuto aspettarmelo da parte sua!

Adone sorride e i suoi occhi scendono sulla mia scollatura, dopodiché allunga la mano e prende il ciondolo della collana tra le mani. «Bella. Te l'ha regalata qualcuno?», chiede ridendo.

«No. L'ho trovata tra le vecchie cose di mia madre».

«Ti sta bene».

«Grazie», rispondo guardandolo altrove.

«Sei imbarazzata», constata.

«Adone, sarò molto sincera con te», dico, ma qualcuno bussa alla porta, gridando: «Devo pisciare, cazzo».

«E allora fattela addosso e sparisci», ringhio.

«Apri la porta», continua a gridare, afferrando la maniglia.

«Se non ti levi, ti aprirò il cranio», tiro un colpo nella porta e lo sento borbottare qualcosa e poi finalmente se ne va.

«Stavo dicendo, tu mi piaci, e so che ti piaccio anche io. Ma tu sei un Dio e io sono un'umana, e come umana sarei destinata a vivere con una maledizione accanto. Sei la sfiga fatta persona, per carità», rido nervosamente. «Sarei infelice».

«Lo sei stata fino ad ora? Da quando mi hai conosciuto non hai fatto altro che lamentarti di quanto tu sia sfigata per quanto riguarda Dick e per quanto riguarda la tua innata sbadataggine», adesso è lui a parlare. «So quando portare sfiga e a chi portare sfiga», il suo sguardo è molto vicino al mio. «E sì, ti ho portato sfiga un paio di volte e non mi pento, altrimenti non sarei qui adesso e non sarei nemmeno innamorato di una ragazza che in questo istante mi tratta come mi trattano tutti gli altri del mio mondo».

«Ma tu sei un dio!».

«Se tu sei innamorata di un dio, allora io perché non posso essere innamorato di un'umana?», chiede estremamente serio, la voce bassa e profonda.

«Perché la vita è imprevedibile e per noi umani lo è ancora di più».

«Se non ti piacessi potrei capire, ma tu mi piaci e io piaccio a te».

«Rinunceresti ad essere un dio per me? Se fosse possibile, lo faresti?», chiedo, ormai i nostri nasi si toccano.

«No», risponde subito. «Non rinuncio a chi sono per un'umana. Non rinuncio a me stesso», scuote la testa, ma io sorrido.

«Non ti stavo testando, sciocco», rido. «Nemmeno io rinuncerei a me stessa. Ma potrei mettere da parte qualcos'altro».

«Tu mi fai confondere, Nikita Hillman», mi prende il mento tra le dita. «Freddie mi ha costretto a guardare film romantici per sapere come approcciarmi ad un'umana, ma tu sei diversa. Tu sei la protagonista dei film mentali che mi faccio quando penso a te».

«Cavolo, se sei arrivato a farti film mentali, allora stai diventando davvero umano», appoggio la mano sulla sua guancia.

«Volevo imparare a comportarmi bene con un'umana, ma tu mi stai insegnando a comportarmi bene solo con te. Nei film non mi mi dicono come devo trattare una ragazza che mi punta contro un fucile la prima volta che mi vede», adesso il suo respiro caldo si infrange contro il mio volto, e chiudo gli occhi, afferrandolo per il collo e spingendo la sua bocca contro la mia.

Sono passata dall'avere una cotta per un nerd a baciare un dio in un bagno ad una festa di Capodanno. Probabilmente non sono davvero così sfigata, ma forse mi piace essere la sua sfigata. Per adesso.

Mi chiedo quanta pratica abbia fatto durante i secoli della sua esistenza per baciare così bene... Dio, suona così strano, ma avrà baciato così tante dee che io dovrei essere semplicemente insignificante ai suoi occhi.

Spinge il suo bacino contro il mio mentre mi tiene intrappolata contro la porta e le sue mani scendono avidamente sui miei fianchi fino alle cosce. «Ti toglierei questo vestito adesso, ma non usciremmo più da qui dentro», mormora contro le mie labbra.

«Sei ingiusto», dico con affanno, ruotando gli occhi al cielo.

«Alzerai gli occhi al cielo per un motivo diverso, ma sempre per colpa mia», mi stuzzica, dopodiché mi ritrovo con il vestito alzato fino alla vita e le sue dita si infilano dentro l'elastico delle mutande.

«Intendi davvero...?», dico, colta di sorpresa.

«Ricordati cosa stavi per fare quando eri sopra di me in montagna», ghigna mentre preme le labbra sopra il mio ombelico.

«Oh», dico.

«Oh», risponde e poi la nostra complicità si unisce e alzo gli occhi al cielo perché la sua bocca è incredibilmente audace e sexy, talvolta insopportabile, ma sa decisamente come farsi perdonare.

Quando usciamo dal bagno, entrambi con l'aspetto di due che hanno appena finito di scalare una montagna, rimaniamo in disparte mentre gli altri si stanno preparando per il conto alla rovescia.

«Il resto te lo do dopo», dice Adone al mio orecchio.

«Mi ucciderai», replico, con ancora le gambe molli.

«Tu a me, Noodle», mi tira un riccio e lo guardo mentre si passa la lingua sulle labbra. Lo ha fatto apposta.

Abbasso lo sguardo sul cavallo dei suoi jeans e mi schiarisco la gola.
«Mi darai il resto anche tu, dopo. Mi sono accontentato», alza le braccia con fare innocente.

Non ci uniamo agli altri, ma restiamo appoggiati al muro, spalla contro spalla, mentre sentiamo gli altri gridare: «Quattro, tre, due-» e all'ultimo secondo mi ritrovo all'improvviso sul tetto della villa, con le sue braccia a tenermi stretta, sotto una pioggia di fuochi d'artificio e la neve che scende lentamente mentre le nostre labbra di congiungono in un bacio dolce e intenso, e quasi inaspettato.

«Essere un dio ha i suoi vantaggi», dice sorridendo.

«Ho notato», affondo nel suo abbraccio e mi chiedo se questo sia l'inizio di qualcosa di nuovo oppure la fine.

Ehilà, ecco il nuovo capitolo 🥺😻 spero vi sia piaciuto ❤️ pensieri? 😂
Lasciate una stellina o un commento, alla prossima 🤍 capitolo lungo per farmi perdonare 😂

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