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18. "La tua amica continua a scrivermi"

▶️Banners, Start a riot

Nikita

Mentirei se dicessi di non aver controllato le notifiche del cellulare con incommensurabile trepidazione, per vedere se per puro caso fosse spuntato un messaggio da parte di Adone all'improvviso.

Ieri non si è fatto vedere a scuola, o almeno io non l'ho visto, e ammetto di aver cercato un paio di volte il suo numero tra i contatti, desiderosa di scrivergli, solo per controllare che stesse bene, nulla di più.

Non mi ha scritto né per le ricette né mi ha mandato le foto di Leonida. Sembra sia scomparso nel nulla d'un tratto.

Mi sto rendendo ridicola, lo so. E poi, perché mai dovrebbe importarmi qualcosa di lui, tanto da attendere un suo messaggio in questo modo?

Ruoto gli occhi al cielo e continuo a mettermi lo smalto alle unghie dei piedi. Il cellulare squilla all'improvviso e per poco non mi viene un colpo al cuore. Mi affretto ad afferrarlo ma leggo il nome di Cleo sullo schermo e ci rimango un po' male.

«Non riuscirai a crederci. Mai, mai, mai», urla non appena rispondo.

«Non sono molto in vena di gossip, Cleo», bofonchio riappoggiando il piede sulla scrivania e continuando a mettermi lo smalto.

«Ieri sera ho incontrato Adone», grida e per poco non mi cade la mascella.

«Come?», chiedo, battendo piano le palpebre.

«Dunque, ieri pomeriggio gli ho scritto su Instagram», inizia a raccontare ed è come se mi avesse tirato un mattone in testa.

«Oh...», mormoro.

«E scrivendoci siamo arrivati a parlare di uscite e di conoscerci meglio, e indovina un po'? L'ho invitato ad una festa e lui si è fatto realmente vedere!», continua a urlare con euforia.

Finisco di mettermi lo smalto e appoggio il gomito sulla scrivania, guardando la finestra con la stessa espressione di Grumpy Cat.

«È fantastico», dico con voce priva di emozione.

«Non sembri molto felice», ribatte lei.

«Ho perso il mio smalto preferito, non posso essere felice», prendo lo smalto e lo lancio fuori dalla finestra.

«Comunque, quel ragazzo è veramente un dio, ha conquistato già metà scuola, ti rendi conto?», chiede. No, non riesco a pensare a lui mentre è a una festa. Non riesco proprio ad immaginarlo. E dov'è finito il "Ti scrivo per le ricette"? Avrebbe dovuto specificare entro quanti secoli mi avrebbe scritto.

«E cosa avete fatto?», domando con curiosità. In realtà, se Cleo fosse qui, probabilmente vedrebbe il livore ben impresso sul mio viso.

«Oh, niente di che. Abbiamo ballato, o almeno penso ci abbia provato, poi l'ho fatto accidentalmente ubriacare», scoppia a ridere.

«Accidentalmente?», sgrano gli occhi. Non penso che Adone sia un amante dell'alcool; non riesco nemmeno ad immaginarmelo ubriaco.

«Sì, non sapevo non fosse in grado di reggere l'alcool. Anzi, forse è astemio... Comunque, era ubriaco marcio, poi ho chiamato il suo amico ed è andato via. Però si è divertito», continua a ridere.
Immagino quanto...  A quest'ora avrà un dopo sbornia terribile.

«Quindi vi siete divertiti?», le chiedo prendendo un altro smalto tra le dita.

«Non penso che se lo ricordi ora, visto il suo terribile stato di ieri sera, ma mi sono giocata la carta del ballo di coppia», appena lo dice anche il secondo smalto vola dalla finestra.

«N-non è che ti sei strusciata, o qualcosa di simile, su di lui, vero?», ormai mi sta uscendo il fumo dalle orecchie.

«Oh, sì! Però era troppo ubriaco per fare altro, ma penso che il mio sedere contro il suo pacco se lo ricorderà a breve. Entro la fine dell'anno riuscirò ad infilarmi nel suo letto». Rimango in silenzio. Non so cosa dire.

«Non capita tutti i giorni di farsi un figo del genere», aggiunge divertita.

«Già. Devo andare, mio fratello si sta strozzando con un pezzo di mela», le dico e riattacco. Qualcuno dovrà cancellarmi dalla mente l'immagine di loro due che ballano e lei che si struscia sul suo cazzo. Perché a me non capita questa fortuna con Dick? Sempre restando in tema di peni...

Emetto uno sbuffo e mi prendo la testa tra le mani. Guardo di nuovo lo schermo del cellulare e faccio una smorfia. Adone è un traditore. Anzi no, l'idiota sono io. Ma mi sento tremendamente offesa, perché mi sono offerta a conoscerlo meglio per prima e pensavo fossimo amici, quindi perché non mi scrive? Forse aspetta che lo faccia io? O magari non gli importa nulla di me, in fondo adesso sta stringendo amicizia con Cleo.
Dio, sembro proprio infantile.

Mollo il cellulare e mi alzo dalla sedia, dirigendomi verso la porta con aria amareggiata. Il cellulare squilla di nuovo e mi blocco, girandomi lentamente. L'amarezza viene spazzata via in un nanosecondo e corro verso la scrivania, inciampando in una scarpa e cadendo a terra, ma allungo la mano sulla scrivania e riesco a prendere il cellulare giusto in tempo. «Pronto?», dico ancora stesa a terra.

«Sto venendo a casa tua, mi sembrava giusto avvisarti, così non mi darai più dello stalker», appena sento la sua voce iniziano a fischiarmi le orecchie.

«Adone?», dico io.

«Sì, per caso la mia voce assomiglia a quella di quel coglione?», chiede serio e gonfio le guance.

«No, ma perché stai venendo da me?», chiedo e sento il campanello suonare. «Per caso sei giù?»,  riattacca e rimango immobile a fissare il suo nome. L'ha fatto davvero? Scuoto la testa e corro al piano di sotto, catapultandomi verso la porta, cercando di sembrare naturale.

Rimango appoggiata allo stipite e dico: «Ehilà, di solito la gente avvisa ancora prima di partire non di certo quando è già davanti a casa mia».

Adone assottiglia lo sguardo e mi fissa confuso. I suoi capelli sono tutti spettinati, indossa solo una felpa bordeaux con una scritta gialla sul davanti e un paio di jeans slavati. Ma non sente freddo? Sembra si sia appena svegliato.

«Però ho avvisato», sorride, passandosi una mano tra i capelli. Vorrei chiedergli subito di ieri sera, ma non voglio sembrare impicciona. Non sono nemmeno gli affari miei, dopotutto.

Mi sposto di lato e lo faccio entrare. «Sei da sola?», domanda.

«I miei sono stati invitati a pranzo da alcuni amici e ancora non sono tornati, probabilmente torneranno per cena, e Bryce è uscito per i fatti suoi perché non riesce a stare chiuso in casa», gli dico chiudendo la porta alle mie spalle.

«Ah, ti ho portato una cosa», mormora tirando fuori dalla tasca della felpa il criceto. «Leonida».

Lo prendo tra le mani e gli accarezzo la testa. «Cavolo, è ancora vivo per fortuna», gli rivolgo uno sguardo divertito. «Strano, il suo pelo lo ricordavo più chiaro», lo fisso accigliata. «Ed è pure ingrassato».

Adone si schiarisce la gola. «Te l'ho detto che era in buone mani».

«Grazie, devo andare a metterlo nella sua gabbia. Aspettami qui». Salgo subito al piano di sopra e rimetto Leonida al suo posto.

Rimango in cima alle scale non appena vedo Adone aspettarmi giù con lo sguardo puntato su di me, l'angolo della bocca incurvato verso l'alto.

«Vuoi qualcosa da mangiare o da bere?», gli chiedo raggiungendolo. Si stringe nelle spalle e gli faccio cenno di seguirmi in cucina. Si siede sulla sedia e appoggia i gomiti sul tavolo. Prendo del succo di frutta, due bicchieri e delle patatine e poi mi siedo davanti a lui.

«Gusto peperoncino, sono buone», dico versando le patatine in una ciotola. Lui ne afferra una e la assaggia; inarca lentamente le sopracciglia e poi ne prende un'altra. Bene, almeno gli piacciono.

«Come va?», gli chiedo non sapendo in quale altro modo fare conversazione con lui.

«Bene», risponde. Breve conversazione intensa. Avrebbe dovuto dirmi "Bene, ieri mi sono divertito, a te come va?".  Mangiamo in silenzio quando all'improvviso sento il suo cellulare trillare. Lo posa sul tavolo e apre la notifica, sorridendo.

Non vorrei pensare male, ma questa situazione inizia ad essere strana. Per quale motivo è venuto da me, se non ha nemmeno intenzione di parlarmi normalmente?

Si alza un secondo e viene verso di me, abbassandosi sulle ginocchia per guardarmi in faccia. Forse se la smettesse di fare questi gesti all'improvviso, io non mi sentirei così a disagio.
«Sei silenziosa», constata.

«Sei venuto a casa mia a caso e nemmeno mi parli, sei tu quello silenzioso, amico», gli dico lanciandogli uno sguardo eloquente.

«Oh, sì. Ieri ho passato la serata più strana della mia vita», inizia a raccontare e spalanco poco a poco gli occhi, incuriosita. Si rimette al suo posto e io, con la stupida scusa di afferrare un tovagliolo, mi piego verso di lui e sbircio verso lo schermo del suo cellulare. È una chat di Instagram.

Adone piega il capo per osservarmi e si avvicina di più, finché le nostre facce non sono a pochi centimetri di distanza. «Ti sei incantata?», domanda guardandomi negli occhi.

Mi tiro di colpo indietro e sento le orecchie prendere fuoco. Dio, mi ha beccata in pieno.

«Pensavo ad altro», mento, fingendo un sorriso.

«Ieri sera sono andato ad una specie di festa. Mi ha invitato la tua amica, pensavo fosse carino conoscere meglio il vostro mondo. È molto... particolare il vostro modo di divertirvi», ride e beve un sorso di succo.

«Oh, non pensavo che fossi tipo da feste e roba così», mormoro giocherellando con il braccialetto che ho al polso.

«E cosa te l'ha fatto pensare?», domanda con voce bassa.

«Sembri sempre come se provenissi da un altro universo, Adone», alzo gli occhi al cielo.

«Be', mi sono divertito. Pensavo che saresti venuta anche tu», mi guarda da sotto le ciglia e faccio spallucce, dicendo: «Non sapevo nemmeno che ci fosse una festa e nessuno mi ha invitata».

«Perché ti devono invitare?», chiede.

«Perché non posso presentarmi ad una festa a caso, senza l'invito. Mi sentirei a disagio», spiego.

«E tu rubagli la festa, allora», esclama divertito.

«Non penso funzioni così, ma lascia perdere».

Inizia ad armeggiare di nuovo con il cellulare e trattengo uno sbuffo. «Vedo che inizia a piacerti la tecnologia», la butto sul ridere.

«Non è così male come pensavo», risponde senza alzare lo sguardo dallo schermo. In questo momento avrei voglia di prendergli il cellulare e lanciarlo fuori dalla finestra.

«Non è carino parlare con me e messaggiare nel frattempo», mi lascio sfuggire, mordendomi subito la lingua. Sono proprio idiota! Mi alzo e vado verso il frigo. Non voglio che percepisca il mio inspiegabile fastidio; non saprei nemmeno come giustificarmi.

«Scusami, è che la tua amica continua a scrivermi. Mi manda queste immagini buffe, guarda», mi volto e lui gira lo schermo verso di me. Mi avvicino per guardare meglio e spalanco la bocca. Cleo gli sta mandando i meme! Era una cosa nostra, questa.

«Vedo che siete diventati amici», sorrido quando in realtà vorrei soltanto gridare.

«È simpatica. Le ho detto che sono da te», dice alzandosi in piedi e venendo verso di me. Indietreggio nuovamente verso il frigo finché non mi ritrovo con la schiena appoggiata ad esso.
«Non ti mangio, tranquilla», ride a bassa voce. «Volevo solo mostrarti quello che ha scritto».

Mi mordo il labbro e leggo l'ultimo messaggio che gli ha inviato.

“Prendi Niki e venite da me, urgentemente".

E perché non l'ha scritto a me?

Adone si passa la mano sulla guancia. «Non so nemmeno dove abita».

«Non puoi uscire così, fa freddo fuori», borbotto e poi vado a prendere uno dei giubbotti di Bryce. Prima o poi mi ucciderà. Adone lo indossa e fa una smorfia. «È un po' stretto, ma va bene».

«È tutto quello che ho», mi limito a dire e poi mi metto le scarpe e prendo il cappotto. Usciamo di casa in un silenzio religioso e camminiamo a piedi uno accanto all'altro.

«Sembri arrabbiata», mormora guardandomi con la coda dell'occhio.

«Non lo sono», cerco di rassicurarlo. In realtà sono delusa, forse perché mi aspettavo che lui facesse progressi con me, mica con la mia migliore amica! Sono stata la prima ad averlo incontrato. So che non è una stupida gara, però...

«Ne sei sicura?», insiste.

«Sì, va tutto bene», smuovo una mano davanti al viso e gli faccio cenno di lasciare perdere.
Non ci rivolgiamo più la parola finché non arriviamo a casa di Cleo. L'ho visto più volte aprire la bocca per dire qualcosa, ma ha preferito restare zitto.

Cleo ci apre la porta e ci accoglie con un ampio sorriso. Si è pure fatta più carina del solito. Io capisco quando la mia migliore amica cerca di fare colpo, perché io ho già provato a fare questo con Dick. Scuoto la testa e poi fingo un sorriso. «Grazie per il messaggio», le lancio la frecciatina.

«Scusa, tanto eravate insieme», si giustifica. Entriamo e sentiamo uno schiamazzo nel salotto. Non siamo da soli? Cleo mi fa l'occhiolino e poi spinge verso gli altri, ma poi mi blocco. Cosa ci fa Dick, qui?

«Nikita, ciao!», esclama non appena mi vede.

«E lui chi cavolo l'ha invitato?», bofonchia Adone alle mie spalle. Gli tiro una gomitata e sibilo: «Non provare a rovinare tutto».

«Sai che di solito andiamo ogni anno in montagna per un paio di giorni, quindi penso sia carino se il gruppo si allargasse», spiega con tono allusivo, facendo un cenno del capo verso Dick. Accanto a lui c'è anche Evelyn, l'altra ragazza del corso di recitazione e c'è anche Freddie, il quale non appena mi vede alza una mano per salutarmi.

«Mi spieghi cosa ci fai qui?», dice Adone su un tono d'accusa.

«L'ho chiamato io! Avevo il suo numero, sai, ieri sera sono stata io a chiamarlo con il tuo telefono, poi ci siamo scambiati i numeri», si intromette Cleo, cercando di fare chiarezza.

Adone le lancia uno sguardo omicida e fa un respiro profondo, cercando di contenere la rabbia.

Sto per andare a sedermi sul divano, accanto a Freddie, ma Cleo grida: «Ehi, Freddie, vieni qui un secondo!», quindi adesso sono costretta a sedermi accanto a Dick. Avanzo, leggermente in imbarazzo, e prendo posto accanto a lui, ma vicino a me si siede Adone.

«È stato gentile da parte sua», mi dice Dick, riferendosi a Cleo.

Sorrido. «Già, è sempre lei a organizzare le uscite», Dick ricambia il sorriso. «Ad Adone piace la montagna, quindi siamo tutti a posto», aggiungo. Solo qualche secondo dopo mi rendo conto che l'ultima frase non c'entra nulla con il resto del discorso. Mi giro per guardare Adone, lui sta cercando di nascondere il sorriso dietro il palmo della mano.

«Sì, certo. In fondo, ho vissuto sulle montagne, no?», mi dà corda e poi scuote la testa divertito.

«A me non fa impazzire la montagna, ma penso che ci divertiremo», commenta Dick, poi allunga il braccio sulle mie spalle e io perdo un battito. Racchiudo le mani a pugno sulle cosce e inizio a battere il piede velocemente.

Adone appoggia la mano sopra la mia e avvicina la bocca al mio orecchio: «Non essere nervosa. Quello lì non merita nemmeno di sentire la tua ansia».

«Stai zitto», dico tra i denti.

«Ragazzi», Cleo ritorna da noi con un'agenda tra le mani. «Le vacanze inizieranno tra due giorni, il ventitré, potremmo passare la vigilia insieme, il natale con la famiglia, e dopo il natale possiamo andare tre giorni in montagna, cosa ve ne pare?», dice guardandoci uno ad uno, aspettando le nostre risposte.

«Per me va bene», dico.

«Anche per noi va bene», aggiunge Freddie.

«Io in realtà-», fa per dire Dick, ma ci giriamo verso di lui e lo guardiamo male. «Nessun problema!».

«Bene! Adesso non ci resta che trovare un passaggio. Uno dei nostri genitori potrebbe accompagnarci, oppure se uno di voi ha la patente e la macchina...», lascia la frase in sospeso.

«Staremo nel tuo chalet o dobbiamo affittarne uno?», domando. Molte volte abbiamo soggiornato nel suo chalet e sono state poche le volte in cui abbiamo cambiato location.
«Certo! Chi diavolo ha i soldi per affittare un chalet durante le feste natalizie?», esclama con aria ovvia.

«Io», borbotta Adone. Freddie gli fa cenno di tenere la bocca chiusa, poi si copre la faccia con una mano.

«Ah, sì? Penso sia molto più accogliente il mio chalet. Sai, ci sentiremo come se fossimo in famiglia, il calore, il divertimento...», afferma con aria sognante.

«Sì, va bene così», si affretta a dire Freddie.  «Possiamo prendere la mia macchina», aggiunge.

«Allora siamo a posto!», Cleo batte le mani, contenta. «Guardiamo un film?», chiede.

Dick appoggia la mano sulla mia coscia involontariamente e i miei occhi si spostano velocemente sulla sua mano e poi su quella di Adone, ancora appoggiata sopra la mia.

«Fammi spazio, voglio stare io vicino a Niki», Cleo mi salva, facendo alzare Adone.

«Ma io sto bene qui», ribatte lui.

«Starai meglio accanto al tuo amico», gli fa l'occhiolino. «Oppure puoi tenermi in braccio».

«Ma ci sono le poltrone libere», Adone le indica con la mano.

«Dio», farfuglia lei.

«Un po' da stupidi provare a fregare un dio, in effetti», dice lui, ma si alza lo stesso e si allontana, sedendosi su una delle poltrone.

«Ehi, posso parlarti un secondo?», sussurra Dick al mio orecchio. Sono così emozionata che non riesco più a parlare ma annuisco e mi alzo, andando in disparte. Cleo batte le mani e alza il pollice in su. Ci allontaniamo e mi siedo sul davanzale della finestra, lui resta in piedi davanti a me.

«Stavo pensando, dato che l'ultima volta ti è andata un po' male la presentazione della tua storia, non è che vorresti un aiuto?», si indica, muovendo su e giù le sopracciglia.
Oh, pensavo mi parlasse di tutt'altro, non di certo di quella stupida storia. Ma ogni scusa è buona per stare con lui, quindi dico: «Certo, sarebbe fantastico!», sorrido a trentadue denti.

Appoggia la mano sulla mia spalla e si avvicina ancora di più. «Ce la farai. Per iniziare, potresti modificare leggermente la trama. Cioè, andiamo! Dio della sfiga?», scoppia a ridere.

«Cosa c'è di male?», chiedo, sbarrando gli occhi. Oltre la sua spalla vedo Adone intento a guardarci; non ci toglie gli occhi di dosso e sembra anche parecchio infastidito.

«È... Non so, un po' troppo fantasy. È banale, capisci? Devi saper attirare il pubblico», spalanca le braccia per un attimo, poi quando fa per avvicinarsi ancora di più, inciampa nei suoi stessi piedi e cade in avanti, battendo il naso sul davanzale, quasi tra le mie gambe.

«Oddio», grido scendendo giù e prendendogli il viso tra le mani. «Ti sei fatto male?», gli chiedo.

«Sto bene», risponde tastando la zona dolorante, poi mi sorride e mi toglie lentamente una mano dalla sua guancia. Ci guardiamo negli occhi e mi affretto a togliere anche l'altra. «S-scusa, è stato l'istinto», spiego.

«Non è un problema», mi scompiglia i capelli, ma dato che sono sono ricci, un dito rimane impigliato tra i capelli e mi tira accidentalmente una ciocca, facendomi gridare.

«Scusami, non volevo», mi guarda intontito e ritira lentamente la mano. Mi massaggio la testa e sorrido imbarazzata. Perché deve andare sempre tutto così male?

«Che strano», ride a disagio, toccandosi la nuca.

«Già. Cose che capitano».

«Okay, allora», allunga la mano e mi sposta i capelli sull'altra spalla. «Così sei più bella».
Prima che mi volti le spalle, mi sorride e va a sedersi sul divano. Io probabilmente sono diventata rossa in viso perché sento le mie guance andare a fuoco. Cleo mi sorride con aria complice e mi mordo così forte il labbro fino a sentirlo bruciare.
Vado ad aprire la porta che dà sul balcone e dico: «Prendo una boccata d'aria».

Mi avvicino alla balaustra in marmo e appoggia i gomiti su di essa, sorridendo come una scema.
Sento qualcuno dietro di me e poi scorgo con la coda dell'occhio Adone. Appoggia anche lui i gomiti sulla balaustra e si piega in avanti, guardando il paesaggio.

Il vento soffia lentamente tra i nostri capelli e li spettina ancora di più. Mi sposto una ciocca dietro l'orecchio e continuo a fissarlo. A quanto pare non ha intenzione di aprire bocca.

Restiamo in silenzio, ma dopo un po' inizio a tremare. Vorrei rientrare, ma lascerei Adone da solo. Mi abbraccio da sola e lui solleva lo sguardo verso il cielo. La luna si riflette su di noi ed è come se con la sua luce alimentasse il luccichio negli occhi di Adone. Gira lentamente lo sguardo verso di me e sussulto non appena vedo il colore che hanno assunto. I suoi occhi sono diventati così grigi che è come se la luna si fosse frammentata dentro di essi. Si mette il cappuccio della felpa e punta di nuovo il suo sguardo verso il cielo, contraendo la mascella.

Automaticamente sollevo la mano per tracciare i lineamenti rigidi del suo viso, ma mi blocco, anche se lui mi becca e me l'afferra prima che io l'abbassi del tutto.

«Hai freddo, ma non sei ancora rientrata. Perché?», mi chiede, la sua voce è bassa.

«Pensavo... Cioè», balbetto mentre il suo sguardo rimane puntato nel mio. «Mi sembrava brutto lasciarti da solo».

I muscoli del suo viso iniziano a rilassarsi e un sorriso piccolo prende vita sulle labbra, evidenziandone la fossetta sul mento.

«Dovrebbe essere un problema, restare da solo?», domanda. La sua mano mi accarezza il gomito poi scende lentamente fino alla mia mano, tracciando un cerchio immaginario sul dorso.

«No. Cioè, se ti piace restare da solo, io vado».

Adone scoppia a ridere e io inizio a battere i denti per il freddo. Mi attira di colpo a sé e mi stringe tra le sue braccia, facendo affondare il mio viso nel suo petto, il suo profumo mi impregna le narici. Poco dopo scoppio a ridere e lui appoggia il mento sulla mia testa, dicendo: «Per gli dei, tremi come se mio padre ti avesse fulminata».

«Tuo padre, l'elettricista?», chiedo ridendo.

Si tira indietro per guardarmi negli occhi senza staccare le braccia dal mio corpo e sorride, dicendo: «Proprio lui».

«Avete finito?», Cleo spunta sul balcone, con un'espressione scocciata.

«Sì», diciamo all'unisono. Ci stacchiamo e mi mordo il labbro per non sorridere come una perfetta idiota, poi mi dirigo verso Cleo, la quale per poco non mi fulmina con lo sguardo.
“Scusa", mimo con le labbra, lei alza gli occhi al cielo.

«Cosa avete fatto là fuori? Si muore di freddo», dice Evelyn, facendo vacillare lo sguardo tra me e Adone.

«Ti sembra che io voglia raccontarti gli affari miei?», replica Adone, con la solita delicatezza.

«Adone», lo riprende Freddie.

Mi siedo sul divano e Dick mi passa il suo plaid, mettendolo sulle mie gambe.
«Ci stavamo preparando per il film», mi informa. Tiro su le ginocchia e mi riscaldo. Adone prende posto dov'era prima e mi sorride, poi vedo Cleo andare verso di lui e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Lui ridacchia e lei pure.
Distolgo lo sguardo e mi stringo il plaid addosso, rivolgendo lo sguardo verso Dick e sorridendogli timidamente.

Grazie mille per il supporto mostratomi nel capitolo precedente e scusate le mie insicurezze a volte ❤️ sono molto felice che vi piaccia e sapere cosa ne pensate mi aiuta a non perdere la fiducia in me stessa ahaha buona domenica a tutti, spero stiate tutti bene, vi mando un abbraccio 💕

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