11. "La tua autostima è più alta dell'inquinamento in Cina"
▶️Post Malone & Swae Lee, Sunflower
Adone
«L'intera umanità passerà dei tempi bui», mormoro guardando fuori dalla finestra. «Grazie a me», aggiungo.
«Come se fosse una novità», risponde Freddie con aria annoiata. Inclino il capo verso di lui, ma è così impegnato ad armeggiare con quel maledetto tablet che non osa nemmeno alzare lo sguardo.
«Hai ragione, ma la situazione si fa più rischiosa tra gli umani, dato che cammino tra di loro», alzo un sopracciglio ma Freddie sembra ancora totalmente disinteressato alle mie parole.
«È sempre stata rischiosa», risponde distrattamente.
«Potrei fare avvenire una catastrofe, tipo... La terza guerra mondiale? Per me sarebbe come uno di quei film che guardano loro sul nostro mondo, buffo no?», continuo a chiedere. Freddie sbuffa sonoramente e mi acciglio.
«Ho perso, cazzo!», esclama continuando ad armeggiare con il tablet.
«Che ne dici di un'epidemia?», suggerisco.
«Banale», risponde lui. «Ci ha già pensato Apollo un sacco di volte. Sarebbe ripetitivo punire l'umanità di nuovo», finalmente si degna di alzare lo sguardo da quell'aggeggio tecnologico.
«Pandemia?», insisto.
«Asclepio troverebbe la cura, perché quando Apollo fa l'irresponsabile ci pensiamo noi figli a rimediare ai suoi danni», mi fulmina con lo sguardo.
«Ovviamente», borbotto. «Stavo soltanto chiedendo. Gli umani sono già in pericolo con me intorno, figuriamoci se ho bisogno di una malattia per renderli ancora più sfigati», giro di nuovo lo sguardo verso la finestra.
«Ti vedo frustrato», si piega verso di me sul divano, appoggiando le braccia sul bracciolo.
«Non lo sono», mento per mantenere intatta la mia compostezza.
«No, non lo sei», ribatte. «E comunque sei un pessimo studente», mi rimprovera come se fosse mio padre. Anzi, nemmeno Zeus ha tutto questo riguardo per me.
«I tuoi rimproveri hanno un qualcosa di emozionante», gli dico sedendomi sul davanzale della finestra e incrociando le braccia al petto.
«Smettila, tu non provi emozioni», un cipiglio prende forma sul suo viso e i suoi occhi azzurri mi scrutano con curiosità, come se cercassero di trovare qualche dettaglio nascosto.
«Dunque, perché sarei uno studente pessimo?», gli chiedo sollevando un sopracciglio.
Freddie sbuffa e rimane con lo sguardo puntato sul soffitto. Probabilmente sta mentalmente chiedendo aiuto a suo padre.
«Perché so quello che hai combinato e so dei tuoi interventi non richiesti. Cosa non hai capito della frase "Comportati normalmente"?».
Increspo le labbra in una smorfia e distolgo lo sguardo. «Non mi piace quel ragazzo».
«Quale ragazzo?», domanda.
«Dick Simpson», pronuncio il suo nome come se mi fosse andato qualcosa di traverso.
«Il pene di Homer Simpson?», chiede ingenuamente.
«No, imbecille. Il ragazzo di cui è innamorata persa Nikita», gli spiego.
«Ah», dice scioccato. «Nome curioso».
«Chi è Homer Simpson?», gli chiedo.
«Ah, giusto. È un personaggio di una sitcom animata. Aggiungila alla lista delle cose che dovrai vedere», mi fa cenno di darmi una mossa.
«La lista l'hai fatta tu», gli ricordo.
«Giusto, giusto», riprende il tablet in mano e inizia a scrivere. «Devi guardare anche Friends».
«Non voglio amici», ribatto.
«Ovviamente no, ma come sempre non capisci niente».
«Una malattia solo per Dick», insisto. «La malattia della stupidità esiste?», insisto sorridendo.
Freddie scuote la testa, ma accenna un sorriso. «È americano, non aspettarti che sia davvero intelligente», e ora che mi dà la conferma mi tranquillizzo.
«Va bene, scherzi a parte, dovremmo andare a comprare quella cosa mi ha fatto assaggiare Nikita. Caffè, meraviglioso!», scendo giù dal davanzale e sento Freddie scoppiare a ridere.
«Sei in procinto di diventare caffè-dipendente?», mi domanda alzandosi anche lui.
«No, ma ieri mi ha portato a bere il caffè e ho scoperto che è buono quasi quanto la cioccolata calda. E adesso voglio una scorta di quella roba», vado a prendere il cappotto ma Freddie rimane imbambolato a fissarmi.
«Devi sapere reagire meglio alle cose che non conosci. Per esempio, se ti piacerà avere un criceto come animale da compagnia, non significa che la tua vita diventerà come quella di Hamtaro e i piccoli criceti, hai capito?», l'esasperazione sul suo viso mi fa capire che la pazienza nei miei confronti è quasi esaurita.
«Non ho capito una parola di quello che hai detto, Freddie. Ma andiamo a comprare anche un criceto, perché adesso sono curioso», Freddie alza le braccia in alto spazientito e poi le lascia ricadere lungo i fianchi, sbuffando sonoramente e mormorando "Fulminami, Zeus".
Adesso che ha nominato i fulmini, mi chiedo se sia al corrente dell'evoluzione di mio padre elettricista e del disastro che è successo a scuola. Dato che non l'ha nominato, ovviamente non lo farò nemmeno io. Meglio evitare, altrimenti potrebbe defenestrarmi.
Usciamo di casa e andiamo verso il supermercato più vicino. Più guardo la gente fermarsi per strada a parlare, nonostante stiano visibilmente morendo di freddo, più penso a quanto siano strani e chiacchieroni questi umani.
Mi fanno pensare un po' a mio fratello, Edonis, che semina gioia di qua e di là nel mondo. Di solito lo fa in seguito alle disgrazie procurate da me. Uno rompe e l'altro ripara, funziona più o meno così.
«Sul tuo nuovo cellulare ho scaricato Spotify, così puoi ascoltare musica quando ti annoi», mi dice il mio amico mentre camminiamo uno accanto all'altro.
«Perché secondo te io mi annoio sempre? Non fai altro che dirmi "Guarda questa serie quando ti annoi", "Ascolta musica quando ti annoi", "Impara a cucinare quando ti annoi", devo rammentarti che in realtà sono sempre impegnato a portare sfiga alle persone, dunque sono sempre attivo», gli faccio l'occhiolino.
«Non commento solo perché è nella tua natura», dice guardandomi con la coda dell'occhio.
«Fai bene, io non commento tutte le volte in cui ti metti a cantare, mandando da Ade la poca pazienza che ho. Ogni volta che ti sento, per qualche motivo stupido, faccio lasciare qualche coppia nel mondo. Solo così posso superare la voglia di farmi fulminare da mio padre che mi trasmetti con le tue canzoni», Freddie non ha colto molto bene il mio sarcasmo, ma è la verità. Be', sempre meglio che sentire suo padre strimpellare la chitarra o qualsiasi altro strumento fingendo che sia Freddie. L'altro Freddie, insomma.
Entriamo nel supermercato e mi fermo a guardare tutti gli scaffali pieni di roba. Roba strana di cui normalmente potrei farne a meno. Ma chi sono io per rinunciare alle delizie umane?
Freddie prende un carrello e mi precede.
Dieci minuti più tardi sono ancora qui, ad un passo dal salire nel carrello e farmi trascinare dal mio amico, perché mi sono stancato. Ho scoperto che non mi piace fare la spesa, cosa che Freddie non condivide per niente, visto che fino a poco fa si è messo quasi ad esultare davanti ad un pacco di biscotti al cioccolato, gridando "Li mangiavo da piccolo". Quindi la mia spesa è diventata la sua spesa.
Dopo aver sbuffato per l'ennesima volta, mi fermo in mezzo al corridoio tra due scaffali e strizzo gli occhi, osservando attentamente la ragazza davanti a me. «Ma guarda un po', la sfiga involontaria», dico tra me e me sorridendo. Vado verso di lei, ma appena mi nota alza lo sguardo e infila il foglietto che ha tra le mani nella tasca del giubbotto.
«Perché la sfiga mi sta sempre attaccato al culo?», chiede inespressiva.
«Mi permetta di dissentire, signorina risucchiatrice-di emozioni-umane, le mie mani non sono appoggiate sulla sua graziosa pesca. Tuttavia, non mi dispiacerebbe affatto», la prendo in giro.
«Mi hai appena paragonata a un dissennatore?», mi chiede di punto in bianco e mi giro per vedere dov'è finito Freddie, perché ho assolutamente bisogno di una traduzione di quello che ha detto.
Non sapendo cosa dire, rispondo semplicemente: «Sì, animali fantastici come te».
«Ora mi stai dando dell'animale?», le sue narici si allargano.
«Con quei capelli sembri un leone, in effetti», ridacchio, ma lei mette le mani sui fianchi, sicuramente pronta ad insultarmi.
«Adone!», Freddie il salvatore salva la situazione di nuovo e mi raggiunge con il carrello ormai strapieno.
«Wow, quanta roba... », commenta Nikita. «Dovete fare il caffè per mezza città?», ride.
«No, quella è la mia spesa», metto subito in chiaro.
Freddie dice qualcosa tra sé e sé, poi interviene: «Lì sui monti non è facilmente reperibile il caffè, e adesso ha paura che rimanga senza».
«Ah, giusto! Lui e le capre», mi ricorda Nikita, anche se avrei preferito cancellare totalmente dalla mia mente la descrizione orribile che Freddie ha fatto riguardo me.
«Sì, le capre», dice Freddie, facendole l'occhiolino, quasi come se stesse flirtando.
«Che stai facendo?», gli chiedo, ma non risponde. Nel frattempo Nikita cerca di afferrare una confezione di merendine dallo scaffale, ma non ci arriva, così la prendo io per lei.
«Grazie», dice stranamente imbarazzata.
«Figurati», rispondo. E mentre le sorrido cordialmente un'altra confezione cade dallo scaffale e piomba sulla sua testa.
«Non poteva cadere in testa a te?», chiede divertita mentre la raccoglie da terra e me la passa per rimetterla al suo posto.
«No, sarebbe autolesionismo», alzo gli occhi al cielo.
«Sì, come dici tu», smuove una mano per zittirmi. «Ciao, Freddie! È stato un piacere rivederti», poi prende il suo carrello e va verso la cassa.
«Non mi ha salutato», bisbiglio mentre la guardo allontanarsi.
«Le hai fatto cadere una confezione di merendine in testa», mi ricorda il mio amico.
«Mi viene naturale», mi giustifico.
«A lei forse viene naturale non considerarti», prende le sue parti.
«Ti preferisco quando entri in modalità Alicia Keys sotto la doccia», detto ciò ci avviamo anche noi alla cassa. Siamo giusto dietro Nikita, che in questo momento probabilmente pensa davvero che la stia seguendo.
«Chi si rivede», dice con zero entusiasmo. Sorrido e annuisco, perché non ho nemmeno voglia di aprire bocca a questo punto.
Mette le sue cose nei sacchetti e Freddie chiede: «Sei da sola? Abiti vicino? Ce la fai a portare tutti i sacchetti?».
Mi giro lentamente verso di lui, perché la sua improvvisa preoccupazione mi rende confuso.
«No, sono sola, ma ce la farò. Non è la prima volta», risponde sorridendogli. Perché a lui sorride?
«Allora Adone ti darà una mano», esclama prontamente il mio amico.
«Eh?», chiedo io.
«Non serve», risponde lei.
«Certo che sì! Sarà un piacere per lui. Io non posso, perché devo portare la nostra roba a casa», le spiega educatamente.
«E io gli devo dare una mano», intervengo.
«Mai chiesto il tuo aiuto», ci tiene a ricordarmelo lei.
«Adone», Freddie pronuncia il mio nome con un colpo di tosse.
«Va bene, ho capito», dico e vado a prendere i sacchetti andando poi dritto verso le porte scorrevoli. Nikita mi segue correndo dietro di me e afferrandomi subito dopo per il braccio.
«Non devi aiutarmi. Passami la spesa», dice e io le passo le buste, ma le cammino accanto perché al momento non voglio ferire il suo orgoglio, cederà da sola quando non si sentirà più le dita delle mani.
«Ce la fai?», chiedo trattenendo il sorriso.
«Ovvio che sì! Sono forte», afferma sicura di sé. E infatti camminiamo per un po' con lei che fa finta di avere davvero la forza di portare tutta la roba da sola. Dopo un po' ci fermiamo e mette le buste per terra, fa un bel respiro e dice: «Sto solo facendo una pausa», e subito dopo riprende le buste e ripartiamo. E fa la stessa cosa altre due volte, quindi le prendo i sacchetti dalle mani e li porto io.
«Ce la stavo facendo, comunque», dice orgogliosa.
«Certo, cammini cinque minuti e ti fermi altri dieci, ovvio che ce la faresti così. Per ora di cena forse arriveresti a casa», rido di gusto ma lei mi dà una gomitata.
Nessuno dei due ha intenzione di aprire una conversazione, quindi camminiamo in silenzio finché non riconosco finalmente il posto e la sua casa. Mi fa cenno di fermarmi, ma ovviamente non l'ascolto e attraverso la strada, andando verso la sua abitazione.
Quando sono vicino, la porta si spalanca e un ragazzo grida: «Ehi, Nikiriccia, pensavo fossi morta».
Mi fermo davanti a lui e poi guardo lei. «Nikiriccia?», le chiedo. «Mi piace».
«No, non ti piace. Grazie per l'aiuto, ora puoi andare», risponde sempre con la solita delicatezza.
«E tu chi saresti?», chiede il ragazzo.
«Il magnifico-», faccio per dire.
«Lorenzo?», scoppia a ridere e Nikita lo imita.
«Il magnifico, glorioso e inimitabile Adone», mi presento.
«La tua autostima è più alta dell'inquinamento in Cina», mi dice lui, guardandomi interdetto. «Sono suo fratello, comunque».
«Oh, ho indossato i tuoi pantaloni», gli faccio sapere, ricordando il mio primo incontro con Nikita.
«Aspetta, cosa?», grida. «Intendi i miei pantaloni preferiti?».
«Adone, ci vediamo domani a scuola», interviene Nikita spingendomi via e mimando "Vai, ora".
«Dove pensi di andare?», continua a dire suo fratello. «Entra, voglio conoscere la persona con la quale condivido i pantaloni». Nikita sta per collassare, e suo fratello sembra voglia farmi fuori ma allo stesso tempo appare simpatico, quindi mi trovo in mezzo a loro due, e penso che tra poco manderò a fuoco la loro casa perché sta salendo la tensione.
«Dài, entra! Mi fa piacere conoscere il ragazzo di Nikita, è strano che ne abbia trovato uno», dice suo fratello facendomi segno di entrare.
Mentre varco la soglia dico: «Non sono il suo ragazzo».
«No, infatti mi sembrava strano», mi dà una pacca sulla schiena ridendo sguaiatamente alle mie spalle.
«Quando mia sorella finalmente troverà un ragazzo che sarà in grado di sopportarla, probabilmente andrà ad accendere un cero alla Madonna», mi conduce verso il salotto e mi fa cenno di sedermi sul divano.
«Madonna è una vostra amica?», chiedo prendendo posto. Entrambi smettono di parlare e mi fissano senza battere ciglio.
«Sì, e Gesù è nostro fratello», mormora Nikita.
«Conoscerò anche lui a breve?», chiedo sempre più curioso. Mi fissano di nuovo come se avessi due teste.
Suo fratello scoppia a ridere e dice: «Mi piace questo tipo, è divertente. Io sono Bryce, comunque», si siede accanto a me e aggiunge: «Dimmi un po', ti piace Spiderman?».
«Non mi piacciono gli umani, figurati se mi piacciono gli insetti con sembianze umane. A stento riesco a sopportare il minotauro, hai presente?», dico.
Bryce mi afferra per la spalla e la scuote violentemente mentre ride a crepapelle. «Ma dove l'hai trovato, questo? Al circo?», chiede a sua sorella.
«No, l'unico clown qui sono io adesso», borbotta sconsolata e poi abbandona il salotto. Adesso sono costretto a rimanere qui seduto insieme a questa figura umana destabilizzante e pregare che la mia pazienza divina non vada agli inferi.
Ciao ragazzi ❤️ come state? Come state vivendo la quarantena? Cosa pensate di questa situazione?
Mi dispiace molto per la situazione in cui si trova il nostro paese, ma speriamo che tutto finisca presto e che la gente stia bene. So che è dura per alcuni, ma una volta finito tutto questo potremmo respirare nuovamente come prima e riprendere le nostre vecchie abitudini.
Restate a casa. ❤️
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