10. "Adone Sfiga? In divinità e ossa"
▶️ Billie Eilish, Bad Guy
Nikita
È stupido soffermarsi sulle cose che ci vengono dette con cattiveria, giusto? Normalmente una persona farebbe finta di niente. Tranne le povere anime ipersensibili, che nella maggior parte dei casi ci rimuginano sopra finché non scoppiano a piangere e iniziano a odiare loro stesse e il mondo circostante.
Allora io perché da un'ora ormai non faccio altro che pensare a quello che mi ha detto Adone, che da adesso non è più un adone per me? Sono forse sensibile? No, non è possibile. Io sono sempre stata forte e non ho mai dato peso alle parole degli altri. Figuriamoci se quel brutto cretino riuscirà a buttarmi giù con le sue frasi.
Alzo gli occhi al cielo mentalmente, perché so di aver detto una stronzata. Nella mia testa, ma l'ho comunque detta. Quel ragazzo non smetterebbe di essere bello nemmeno se si facesse il bagno nel fango. Probabilmente anche il fango si farebbe da parte.
Mi fermo davanti all'aula e faccio una smorfia di disgusto. Quel cretino mi ha ferito e io sto qui a pensare a quanto sia bello?
Sospiro e scuoto la testa, completamente sconsolata. Ecco, in momenti del genere mi chiedo dove sia finita la parte menefreghista di me, pronta a prendere a calci nel sedere la me piagnucolona.
Ma non posso di certo fare i salti di gioia in questo momento; sapere che il ragazzo che mi piace probabilmente non sarà mai mio, mi spezza il cuore.
Sì, insomma, l'amore quando non è ricambiato fa schifo. Mi chiedo dove sia il senso di tutto questo... Che senso ha pensare costantemente ad una persona che a malapena mi saluta quando mi becca nel corridoio? Domanda stupida. In qualche modo mi ha stregato e adesso ci vorrebbe soltanto una formula di disincanto.
«Stai bloccando il passaggio», mi dice proprio lui alle mie spalle, cogliendomi di sorpresa.
Il cervello si spegne e il cuore galoppa come impazzito. Mi giro verso Dick e metto su un sorriso a trentadue denti. «Ehi... Amico», appoggio il gomito contro lo stipite della porta e continuo a fissarlo.
Lui, visibilmente confuso e a disagio, sorride come se qualcuno gli stesse puntando una pistola alla testa, e poi mi dà una pacca sulla spalla dicendo: «Ciao, amica», e ci tiene a rimarcare quello che sono io per lui, più di quanto io non abbia provato a convincere me stessa che sia così. Nel mio caso non posso definirmi nemmeno amica... Proprio il nulla.
Rimaniamo a fissarci per un paio di secondi, senza dire niente. Insomma, io vorrei dirgli tante cose, tipo che quel maglione giallo che ha addosso fa schifo, ma in qualche strano modo riesce a farmelo piacere lo stesso.
«Quindi... Devo prenderti in braccio?», scoppia a ridere e io ammiro il suo sguardo luminoso.
«Se proprio ci tieni», gli faccio l'occhiolino e lui continua a ridere, affermando: «Sei decisamente la ragazza più simpatica che io abbia mai conosciuto».
E dopo questa sua affermazione la mia famiglia probabilmente mi troverà direttamente in reparto rianimazione.
Ho sentito bene, giusto? Non ha mai incontrato una ragazza simpatica come me. Quindi gli piaccio, oppure gli piacerò.
«Bene, andiamo a sederci?», chiede avvicinandosi e dandomi un colpetto sulla punta del naso.
«Prima mi dovrai raccogliere da terra», dico incantata, ma lui non capisce come al suo solito e ride e basta.
Va a sedersi e io, con un sorriso stupido sulle labbra, vado a prendere posto accanto a lui. La classe inizia a riempirsi e io sono ancora completamente rapita dalla sua presenza accanto a me.
Quando gira lo sguardo verso di me, esclamo: «Il muro è così bianco!».
«Già, ci vorrebbe un colore più allegro», mi dà ragione e io tocco il cielo con un dito.
Appoggio le braccia sul banco e poi nascondo il volto tra di esse, continuando a sorridere come una perfetta idiota.
«Quindi è questa l'aula di religione?», chiede Adone e mi metto nuovamente composta alla velocità della luce. Diamine, mi ero dimenticata che alla terza ora saremmo stati insieme.
«Sì, è questa», risponde educatamente una ragazza.
Adone avanza con la stessa espressione di uno che ha appena vinto un milione di dollari.
Sembra stia cercando qualcuno con lo sguardo, perché inizialmente appare un po' smarrito.
Poi i nostri sguardi si incrociano e lui sorride, venendo verso di me.
Io invece avrei voglia di lanciargli un banco addosso. Prima sputa parole velenose contro di me e poi fa finta di niente?
Fa che non si sieda accanto a me.
E lui viene a sedersi proprio qui. E a quanto pare non intende per niente togliersi il sorriso dalle labbra. Appoggia il gomito sul banco, si sorregge la testa e mi guarda. E no, non mi sta piacendo per niente il modo in cui mi sta osservando.
«Ciao, Adone», gli dice Dick in tono gentile.
«Piacere di vederti, organo su due piedi», risponde lui ridendo alla sua stessa battuta. Lo fulmino con lo sguardo e lui fa spallucce. «Scherzavo, Dick», ma appena pronuncia il suo nome scoppia a ridere di nuovo.
«Sei proprio uno stronzo», gli dico, incrociando le braccia al petto, con aria offesa. E sì, me la prendo perché sta parlando male del ragazzo che mi piace.
«Ah, davvero?», chiede con un ghigno. Annuisco.
All'improvviso avvicina il suo banco al mio fino ad unirli e io lo guardo scioccata. «Che stai facendo? Ho bisogno di spazio, vai più in là», cerco di spingerlo via.
«Mi piace quando ti parlo da vicino così posso vedere perfino la ricrescita dei tuoi baffetti», mi punzecchia, spostando anche la sedia accanto alla mia. Si mette composto, ma io sto cercando di nascondermi la bocca dietro il palmo della mano. In che senso ho i baffetti? Ecco perché odio stare così vicino alla gente! Non devono osservare le mie imperfezioni.
«Ehi, non è chissà cosa, anche a me ricresce la barba, guarda», indica il suo volto, ma lui proprio non capisce niente...
«Non è carino dire una cosa così ad una ragazza... le ragazze sono insicure», gli dico, distogliendo lo sguardo dal suo.
«E perché? Anche io ho i peli», insiste e sento Dick ridere accanto a me.
«Amico, le ragazze sono più belle quando sono lisce. Hanno una pelle fantastica», interviene l'amore della mia vita.
«Sì, ma voi siete umani e gli umani hanno tanti difetti», ribatte Adone, ma nel vedere la mia espressione corrucciata aggiunge: «Difetti di cui a me non importa molto, anzi li trovo buffi».
«Ti prego, taci», mi nascondo la faccia dietro le mani.
«Sei complicata, Nikita», dice Adone e sbircio tra le dita verso di lui.
«No, non lo sono», controbatto.
«Pronti per la lezione di oggi?». Per fortuna la professoressa mette a zittire Adone.
«E finalmente parliamo di me!», esclama lui con aria fiera.
Va bene, forse non riuscirà a stare zitto.
«Come, scusa?», chiede la professoressa.
«Cos'è? Si parla di Dio?», chiede Adone.
«Sì», confermo.
«E quindi si parla di me! Chiedetemi pure tutto quello che volete, a partire dalla mia non desiderata nascita al mio essere divenuto il dio più odiato dell'Olimpo al momento», e lo dice con così tanta tranquillità, che tutta la classe si gira verso di lui confusa.
«Smettila, sembri pazzo», sibilo. «Qui si parla del nostro Dio».
«E io cosa ho che non va?», sussurra avvicinando la testa alla mia.
«Adone... Sfiga?», chiede la professoressa, con una strana smorfia sul viso mentre legge il suo nome.
«In divinità e ossa», risponde lui gonfiando il petto. Gli do una gomitata per farlo smettere.
«Smettila di colpirmi se non vuoi finire nel regno di Ade», dice a denti stretti mentre cerca di rimanere sorridente.
«Nuovo alunno che darà problemi, vedo», afferma la professoressa, ma Adone sembra immediatamente colpito.
«Come fate a capirlo così in fretta? Sono la sfiga, vorrei ben vedere...», dice in tono cantilenante, ribadendo per la millesima volta che è la Sfiga. Ma come fa ad essere una persona?
«Senti, io non ti credo», bisbiglio e lui alza un sopracciglio, facendosi più vicino.
«In che senso?».
«Che hai rotto con questa storia della sfiga. Non è una persona», gli dico.
«Be', ti sbagli. Non è una persona, è un dio, infatti», ridacchia, poi i suoi occhi trovano i miei e ci fissiamo finché non sento le mie guance prendere fuoco, quindi distolgo velocemente l'attenzione dai suoi meravigliosi occhi azzurri e mi concentro sugli scarabocchi che ci sono sul mio banco.
«Ehi, vuoi una dimostrazione?», sento il suo fiato sul mio collo e sto cercando di contenermi, ma mi sta rendendo le cose difficili.
«No, grazie», brontolo e fa cadere il braccio lungo il fianco; la sua mano sfiora la mia, ma nella fretta di spostarla colpisco con le nocche il banco e faccio una smorfia di dolore.
«Sei sempre così impacciata?», mi domanda.
«Eh, con la sfiga accanto a me...», lo prendo in giro.
«Ti assicuro che questa volta non è colpa mia. Ti ho per caso fulminata?», e mi afferra la mano per controllare.
«Cosa?! No», rispondo sconvolta.
«Bene. A volte mi sembra di aver ereditato un po' dell'elettricità di mio padre... spero niente fulmini», scuote la testa demoralizzato.
«Tuo padre fa l'elettricista?», gli chiedo, ma la sua risata attira nuovamente l'attenzione di tutti.
«Sì, e Ade fa il piromane», continua a ridere.
«Provo stima per i piromani», Dick si inserisce nuovamente nella nostra conversazione.
«Non mi interessa molto quello che esce dalla tua bocca», risponde Adone con un sorriso forzato.
«Potresti essere più gentile?», bofonchio guardandolo con la coda dell'occhio.
«Non è una mia grande qualità, se devo essere onesto», mi fa sapere, grattandosi la guancia.
«Non l'avevo capito, credimi», sorrido e lui abbassa la testa quasi fino a posarla sul banco e mi osserva con curiosità. Allunga la mano verso i miei capelli e tira un riccio, poi lo rilascia e sorride. «Che carini».
Sto per aprire bocca, ma Adone alza la mano e dice: «Ma lei che ne pensa degli dei Greci?».
«Oh figo, mitologia greca», risponde Dick con entusiasmo. Adone alza gli occhi al cielo e lo guarda con aria scocciata.
«Simpson, vuoi aggiungere altro?», la professoressa avanza tra i banchi e guarda prima Dick e poi Adone.
«Sì, che la mitologia è una tra le cose più fighe mai inventate dall'uomo! Oh, e adoro il film Scontro tra titani. È assolutamente fantastico», in questo momento parla come uno di quei nerd appassionati, ma sarei curiosa di sapere di più a riguardo. Magari potrebbe fornirmi qualche informazione in più lui...
Nel frattempo Adone accanto a me sembra una pentola a pressione. Batte così velocemente le dita sul banco, che ho paura che finisca col afferrarlo e gettarlo da qualche parte contro il muro. Contrae la mascella e il suo petto inizia a sollevarsi e abbassarsi velocemente. Qualcosa non va.
«Ehi», sussurro, ma lui afferra il bordo del banco e cerca di trattenere la rabbia. «Stai bene? Sembra tu sia sul punto di esplodere».
«Tu ti rendi conto», prende parola alzando la voce e guardando Dick «di quello che potrebbe succedere se i Titani si scontrassero seriamente? Intanto, voi non esistereste più».
«Amico, questa roba non esiste davvero, non ti agitare. Quel film è bello, dovresti guardarlo», Dick fa uscire fuori il suo lato spocchioso e penso abbia fatto incazzare ancora di più Adone.
«Oh davvero? Quindi gli dei non esistono per te?», digrigna i denti.
«Ragazzi, è soltanto un confronto», cerca di intervenire la professoressa.
«No, che non esistono! È pura roba inventata dagli umani. Gli dei esistono grazie a noi», Dick incrocia le braccia al petto e lancia uno sguardo di sfida ad Adone. Quest'ultimo getta la testa all'indietro e scoppia in una risata fragorosa. Ha davvero una bella risata... Ed è diversa dal solito. È come se all'improvviso il suo lato più virile fosse uscito fuori.
«Rimangiati le stronzate appena dette», dice, diventando di colpo serio.
«Non ho niente da rimangiarmi. Forse dovresti leggere invece qualcosa inerente alla mitologia greca. Magari smetteresti di prenderla così sul personale, sfigato», brontola Dick e mi giro subito verso Adone, strabuzzando gli occhi.
In mezzo a questi due, in questo momento, mi sento come se fossi una pallina che rimbalza da una parte all'altra.
Adone non dice nulla, anzi sorride maliziosamente e lo guarda senza distogliere lo sguardo. Percepisco proprio la perfidia che cela la sua espressione.
E quelle labbra che si sollevano di poco verso l'alto... Ecco, ogni volta che sorride i suoi occhi sembrano luminosi, come se ci fosse un sole a riversarsi su quella distesa di ghiaccio azzurro gelido. Un sole in inverno che non ti riscalda per niente. E nelle sue iridi adesso mi sembra di scorgere qualcosa di diverso... Una luce azzurra intensa, strana, come se ci fosse una tempesta all'interno di esse. Per un secondo mi sembra quasi di intravedere un fulmine, è per questo che mi avvicino per osservarlo meglio, ma le luci esplodono nell'aula e io sussulto così forte che mi scappa anche un grido di paura.
«Cosa diavolo è successo?», grida Dick, mentre tutti iniziano a lasciarsi prendere dal panico.
«È soltanto andata via la luce, ragazzi! Niente panico, uscite fuori uno alla volta, cercate di non creare confusione», la professoressa cerca inutilmente di mantenere l'ordine.
Quando l'aula inizia a svuotarsi, alla fine rimaniamo soltanto noi due. Adone sfrega le mani sul viso, sospirando profondamente, poi si gira verso di me e dice: «Stai bene?».
«Io sì. E tu?», deglutisco rumorosamente, ma lui non risponde.
«I tuoi occhi-», provo a dire.
«Mio padre fa l'elettricista, ricordi?», dice con un sorriso forzato mentre raccoglie le sue cose. «Metterà a posto questo casino».
«Sì, ma-».
«Non è successo niente, Nikita», pronuncia con aria severa.
«Io so quello che ho visto!», ribatto.
«Ma non mi dire! Quando diavolo capirai che sono-», si interrompe.
«Mi gira la testa», mormoro battendo velocemente le palpebre.
«A me le palle», dopo averlo detto si ferma a riflettere e sul volto prende vita un cipiglio. «Scusa, non volevo essere volgare».
Mi alzo leggermente delusa dall'affronto tra Dick e Adone e arranco verso la porta, ma prima di uscire mi giro a guardarlo. Ha lo sguardo basso, i lineamenti del viso sono rigidi e ha i pugni serrati lungo i fianchi. Quando solleva lo sguardo verso di me e incontro nuovamente i suoi occhi, dico: «Caffè?».
«È qualcosa che si ingoia? Non ricordo bene», mi chiede estremamente serio.
Faccio fatica a credere che non mi stia prendendo in giro. «Seguimi e basta», gli dico e intravedo l'ombra di un sorriso sul suo volto. Gli do le spalle e sorrido anche io, anche se una parte di me sta maledicendo tutto questo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro