Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

06. "Possiedo un fucile. Anzi, più di uno, ok?"

▶️ She's kinda hot, 5 Sos

Adone

«Io non capisco», esordisco disperatamente verso il mio amico Freddie. «Perché Nikita non cade ai miei piedi? A parte il fatto che non ci crede che sono un dio, e questo posso accettarlo dato che è umana e sappiamo tutti che gli umani a volte sono stupidi, però guardami», indico il mio fisico scolpito. «Questo non è invisibile», poi muovo la mano verso la mia faccia.

«Adone, amico mio», Freddie appoggia una mano sulla mia spalla e sorride, cercando di essere il più gentile e pacato possibile. «Devi sapere che la bellezza non sempre conta».

«Vallo a dire ad Afrodite. Collasserebbe dopo due secondi», rispondo, scoppiando a ridere. In realtà sto per collassare anche io.

«Noi, dei, abbiamo un fascino che non passa inosservato, ma, sebbene sia una bellezza ammaliante, non sempre le persone cadranno ai nostri piedi. A volte ci innamoriamo dell'anima di qualcuno, della sua bellezza interiore, della mente».

Sbuffo, il viso viene deformato da una smorfia di disgusto, come se mi avesse appena confessato di aver mangiato una larva. «Stai parlando come un umano», gli faccio presente.

Vedo un muscolo guizzare sulla sua mascella, poi stringe i pugni lungo i fianchi. «Sono un semidio», mi ricorda.

«Eh be', lascia da parte il "semi" e prendi un po' di più in considerazione la parola "dio", grazie», bofonchio, sedendomi su uno di questi pouf stra moderni, che Freddie mi ha procurato nella mia nuova casa. Pensavo che mi avrebbe fatto trovare davanti una villa, come quella in cui ho soggiornato quando mio padre per punizione mi mandò a vivere tra gli umani, e invece no. All'interno è più che accettabile, all'esterno invece sembra un appartamento in un quartiere squallido di Bronx. Sì, ci sono finito anche lì per sbaglio, però mai più!

«Adone», mi riprende Freddie. «So che sei parecchio modesto e mirifico, a detta tua, e alle volte va bene esserlo», inizia a dire, ma lo fermo prima che possa continuare.

«Arriva dritto al punto».

Lui spalanca le braccia e affonda nell'altro pouf, esasperato. «Bene, non puoi andare in giro a dire che sei un dio, lo capisci? La gente studia mitologia greca a scuola, e pensa che si tratti, appunto, di mitologia. Non esiste».

Corrugo la fronte, confuso. «Ma noi esistiamo».

«Ma gli umani non lo sanno ed è meglio così. Succederebbe la fine del mondo se scoprissero che gli dei esistono sul serio. Per ogni disgrazia nel mondo, si metterebbero ad inveire contro di noi».

«Come Nikita», suggerisco. Il suo solo nome sulla mia lingua mi fa alzare gli occhi al cielo.

«Come Nikita», mi dà ragione.

«Quella ragazza è imbranata di natura, mi dispiace per lei. Non è sempre colpa mia», alzo le mani, giustificandomi candidamente.

«Ovviamente», borbotta Freddie con aria torva.

«Ammetto che l'ultima volta che sono stato qui non ho avuto nemmeno il tempo di sperimentare questi nuovi aggeggi che hanno inventato gli umani», dico cercando in qualche modo di cambiare argomento. Mi alzo e mi sposto in cucina per fargli vedere il frullatore. Lo accendo, ma fa un suono talmente assordante che inizio a colpirlo per farlo smettere.

«Forse perché eri troppo impegnato a rimorchiare in giro o a ridere delle disgrazie altrui». Freddie sembra un blocco note. È come se si appuntasse tutto quello che faccio per poi rinfacciarmelo, ed è inquietante.

«Non sono un vecchio, cosa avrei dovuto fare?», spalanco le braccia, tentando di scagionarmi.

Mi appoggio con la schiena al frigorifero e incrocio le braccia al petto. Nonostante sia un piccolo appartamento, non è malaccio. È quasi tutto in stile rustico e moderno, la commistione perfetta. Mi ha procurato perfino una TV enorme, come quella che ha Persephone, e adesso sì che mi sento anche io aggiornato. Non ho mai dato peso a queste cose; le considero stupide minuzie. O forse le consideravo... Perché adesso, vivere in un mondo che non mi appartiene, mi fa sentire strano... Come se avessi una mia piccola dimora per una volta nella vita e non dipendessi più dagli altri.

Freddie mi lancia un'occhiata eloquente e poi scuote il capo. «Non so nemmeno perché sto qui a spiegarti cosa c'è che non va in quello che stai facendo».

Ora sto per perdere la pazienza. «Bene, allora tornatene da tuo padre».

«Questo atteggiamento puerile non ti si addice, quindi smettila», mi intima, leggermente arrabbiato.

«Perché mezzo Olimpo ce l'ha con me!», gli ricordo, furioso. «Sono abituato, ma è esasperante».

Freddie muove un dito davanti al viso. «No, no, no. Non ti giocherai la carta dell'innocentino con me. Io ti conosco. Tu combini un disastro dopo l'altro!».

«Non è vero!», sollevo le mani per tirarmi fuori.

Freddie mi guarda a lungo e poi inarca lentamente le sopracciglia. «Ah, no?».

Mi passo la lingua sui denti e guardo uno dei quadri appesi al muro, che raffigura una sirena, e dico: «No, per niente».

«Hai offeso Zeus davanti ai suoi fratelli», mi ricorda, di nuovo.

«Non è colpa mia se non è un padre esemplare. Ade mi aveva dato ragione, comunque», faccio spallucce, cercando di serbare l'espressione serafica che ho sul volto.

«Ade odia Zeus».

«E dagli torto», rido.

«Hai corrotto il figlio di Poseidone soltanto perché volevi farti un giro su un Ippocampo», questa volta il suo sguardo sembra voglia incenerirmi.

«Volevo divertirmi», peroro la mia causa.

«Sei stato rinchiuso sull'Olimpo! E nessuno, che non sia un grande, può andare lì», sbuffa sonoramente, buttando le braccia all'aria.

«E chiamami privilegiato, allora», sorrido a trentadue denti.

«Io ci rinuncio! Senti, parlerò io con mio padre e gli dirò di discutere con gli altri. Magari chiuderanno un occhio anche questa volta e potrai tornare indietro», si alza e viene verso di me, guardandomi con aria speranzosa.

«A forza di chiudere gli occhi per me, diventeranno ciechi. E comunque, non posso andarmene così. Ora quella umana mi ha incuriosito», mi gratto il mento, impensierito.

«Non ti permetterò di renderle la vita un disastro», Freddie mi punta il dito contro.

«Non intendevo questo! Ma perché avete questa brutta considerazione di me? Tutti quanti!», domando, anche se so già la risposta.

«Davvero te lo devo ricordare?», dietro al suo sorriso probabilmente si sta nascondendo la voglia di farmi fuori.

«Va bene, mi darò un contegno», mormoro rassegnato, rilassando i muscoli e guardando il soffitto.

«Andiamo a farci un giro. Devi imparare un paio di cose, e per amor di Zeus, devi fare shopping».

«Smettila di nominare mio padre anche qui, grazie. Potresti nominare il tuo, se tanto ci tieni».

«È il padre degli dei», mi fa presente.

«Ti sembra che me ne importi qualcosa?», alzo un sopracciglio. Freddie resta in silenzio e poi mi indica la porta, cercando di non dare di matto.

Prendo il cappotto e usciamo fuori, ma il mio amico grida alle mie spalle: «La vuoi chiudere quella dannata porta?».

Tiro fuori dalla tasca le chiavi e le scuoto in aria facendole tintinnare. «Mi sono dimenticato».

Dopo aver chiuso la porta, Freddie cammina accanto a me, osservando il paesaggio intorno e fischiando di tanto in tanto. Adesso sembra proprio di buonumore. Non potrei dire la stessa cosa di me.

Da quando sono nato, mi hanno considerato una maledizione. Sì, mio padre voleva direttamente farmi uccidere. Ma si può? Certo che si può! Mia madre non aveva molto in contrario, a dire il vero.

Ancora oggi mi chiedo: perché io? Forse se Zeus imparasse per una buona volta a tenerlo nei pantaloni, non si ritroverebbe in mezzo ai piedi figli indesiderati.

Mia madre, poi, era talmente arrabbiata quando mi ha messo al mondo, che ha fatto litigare Zeus e Ade e per poco non è scoppiata una guerra.
Ares, d'altra parte, per poco non faceva i salti di gioia e si stava preparando per un banchetto.

Apollo, invece, mi ha raccontato di come se ne stava in disparte a canticchiare una canzone dei Queen mentre sull'Olimpo si stava per scatenare l'ira di Zeus. Ecco, perché non poteva procreare lui insieme a mia madre? Mica mi sarebbe dispiaciuto! È l'unico che mi sopporta e mi offre aiuto, sempre.

Freddie mi afferra per il braccio e mi fa entrare in un negozio. «Vai e cerca qualcosa», suggerisce, gesticolando con una mano.

«Una mano non mi dispiacerebbe», dico burbero mentre inizio a dare un'occhiata.

«Hai ragione, perché tu saresti capace di andare in giro mezzo nudo», mi incenerisce con lo sguardo e poi va a cercare qualche maglione e felpe che potrebbero fare a caso mio.

Torna da me e me le mette tra le mani, abulico, poi mi spinge verso il camerino. «Provali, ti cerco dei pantaloni».

Alzo gli occhi al cielo e vado nel camerino, iniziando a provarmi alcuni dei maglioni. Una volta che vedo come mi sta il primo e notando che gli altri sono della stessa taglia e anche belli, decido di non provarli più. Cosa cambierebbe? Io me li vedo già addosso e mi stanno bene.

Dopo cinque minuti circa esco dal camerino ed esclamo: «Li prendo tutti!»

Freddie strizza gli occhi e dice: «Li hai provati davvero?»

«Certo!», sorrido.

Lui mi guarda con diffidenza e poi mi passa dei jeans e dei pantaloni sportivi. «Vai. E questi provali davvero. Tutti», mi intima.

Farò questo sforzo immane. Non voglio andare in giro ad elemosinare vestiti, come sono stato costretto a fare in precedenza. Un atto umiliante per me. Non sono niente male, comunque. Freddie ha dei bei gusti in fatto di abbigliamento.
Sposto la tenda e gli faccio vedere come mi stanno, lui alza il pollice in su.

Dopo che finisco di provarli, esco e li ridò a Freddie.
«Non sono il tuo servo», mi dice.

«No, certo che no», lo rassicuro, appoggiando la mano sulla sua spalla. Dietro di lui vedo una chioma riccia e un corpo slanciato avvolto da un giubbotto lungo e imbottito.

«Oh, mio Zeus», dico con stupore, guardando lei che è ancora girata di spalle. Talmente sconvolto, che ho pure nominato mio padre! Orribile.

«C'è tuo padre?», chiede preoccupato Freddie. Metto anche l'altra mano sulla sua spalla e poi lo faccio girare verso di lei.

«Nikita», dico con un ghigno.

«Nikita è con Zeus?», chiede Freddie, sgranando gli occhi sempre di più, poi capisce. «Che cosa ci fa in un negozio di abbigliamento maschile?», mi chiede confuso.

La osservo mentre cerca un paio di pantaloni sportivi, guardandoli dubbiosa.
«Probabilmente sono per suo fratello», dico pensieroso.

Nel momento in cui Freddie sta per aprire bocca, Nikita si gira verso di noi. Mi guarda, io alzo la mano per salutarla e lei in cambio grida: «Aiuto!»

«Posso aiutarti io», si intromette Freddie, girandosi verso di me per piazzarmi i vestiti tra le mani. Va verso di lei e aggiunge: «Ti serve un consiglio per un regalo?», all'improvviso si finge pure commesso, questo qui.

Nikita stringe i pantaloni tra le mani e lo guarda male, indietreggiando piano. «Sì. Quello lì è con te?», punta l'indice verso di me.

«Oh, sì. È il mio migliore amico», afferma Freddie con un grande sorriso.

«Bene, puoi dirgli di smetterla di seguirmi? Possiedo un fucile. Anzi, più di uno, ok?», il suo sguardo di fuoco mi intimorisce. Sta davvero cercando di sembrare minacciosa?

«Ehm... Noi siamo venuti qui a fare shopping, quello che stai facendo anche tu, d'altronde», le fa presente il mio amico, mantenendo una certa lucidità. Beato lui! A me questa ragazza fa venire voglia di mandarla a giocare ai videogiochi con Persephone; Ade non le fa mancare nulla. Una volta mi ha costretto a giocare una partita con lei: un fallimento totale.

«Quello», grida Nikita, guardando ancora me, «mi sta rovinando le giornate con la sua esistenza! Mi sta seguendo ovunque».

Freddie mi guarda talmente male che ci manca soltanto che la terra si apra e io finisca seriamente tra le braccia di Persephone. A quanto pare ha un debole per i più giovani.

«Non ho fatto niente di male. La smetti di guardarmi in quel modo sinistro?», cerco di difendermi. Tutto l'universo sembra contro di me.

«Ragazzi», dice timidamente la commessa, come se avesse paura di intromettersi nella nostra discussione.

«Ci scusi. Ora paghiamo e ce ne andiamo», dice Freddie educatamente.

«Pagatemi anche questi, già che ci siete. Sono in debito con mio fratello e quello lì ha preso in prestito i suoi pantaloni preferiti», si intromette Nikita. Alza il mento all'insù e quando mi passa accanto, mi dà una spallata.

Freddie guarda prima lei e poi me, in cerca di spiegazioni. «Pago io», mi dice, trattenendo l'ennesimo rabbuffo.

«Di certo non avevo intenzione di pagare io», dopo aver pronunciato la frase, esco fuori, dove Nikita aspetta a braccia incrociate.

«A furia di fare il broncio, le tue labbra assumeranno la forma di due cannoni. Magari ti farai fare anche tu delle lavorazioni in faccia», le dico, schiarendomi la gola. Mantengo una certa distanza da lei, per l'incolumità di entrambi.

«Stai parlando come se la mia faccia fosse un cantiere. Si dice chirurgia plastica, tanto per cambiare», spiega, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.

«Mettono della plastica nel corpo? Ma è orrendo!», dico indignato, toccandomi la faccia subito dopo per assicurarmi che sia al suo posto.

«Tranquillo, la tua magnifica faccia non ha subito alcun mutamento inaspettato», mi rassicura, perché probabilmente ha notato la mia preoccupazione. Non è colpa mia se ci tengo al mio aspetto. Chi è che non ci tiene?

«Mi trovi magnifico?», le domando, avvicinandomi di più a lei.

Lei fa un passo indietro. «Sei un bel ragazzo, va bene? Non sono una dispensatrice di complimenti, quindi piantala, perché in realtà sembri più un troglodita».

«Tua madre ti avrà allattata con del latte acido, da piccola», commento con una risata denigratoria.

Lei sorride in modo forzato e poi mi afferra per il collo del cappotto e mi attira a sé. Be', questa improvvisa vicinanza non mi dispiace.

«Senti qui, razza di gallina montata», mi sta insultando di nuovo? «La devi smettere di importunarmi, va bene?». Non penso di aver mai visto un essere umano più rozzo di lei, e non è per niente un complimento. La sua finezza inesistente mi irrita.

Appoggio le mani sulle sue con l'intento di spostarle, ma le lascio ancora un po'. Le sue sembrano due ghiaccioli, quindi gliele stringo un po' per riscaldargliele, ma la sua faccia diventa di colpo più rossa del normale. D'istinto sposto le mani sulle sue guance per vedere se sta bene, ma diventa ancora più rossa, quindi inizio a scuoterla per le spalle, sperando mi dia qualche segno di vita, ma l'unica cosa che esce dalla sua bocca è un suono acuto strano, incomprensibile e anche spaventoso.

Si tappa la bocca e si allontana, toccandosi le guance tinte di rosso e mormorando: «Madre divina».

«Stai parlando di Rea?», le chiedo, inclinando il capo.

Lei fa scena muta. Penso si senta male.
Freddie esce dal negozio con un sorriso smagliante sul viso e allunga una busta verso di lei, ma poi le chiede: «Cos'è successo alla tua faccia?».

Nikita, ancora più arrabbiata di prima, inizia a ciondolare e a borbottare qualche frase senza senso; anzi, penso si stia insultando da sola questa volta.

«Ti offro una cioccolata calda. Sembri davvero demoralizzata», Freddie Il Salvatore entra in azione.

«No, voi due siete strani», asserisce lei, facendo vacillare lo sguardo tra me e il mio amico.

«Lui sì, io no. Sono innocuo», Freddie alza una mano in alto con fare innocente.

«Anche io», farfuglio mentre osservo una donna correre con un bicchiere tra le mani verso l'autobus, che ormai è già partito. Un secondo dopo inciampa e il bicchiere le vola dalle mani; io scoppio a ridere.

Qualcuno mi tira uno scappellotto e grido: «Ahi! Ma che ti prende?».

Freddie mi lancia un'occhiata intimidatoria. Nikita, invece, si gira verso la donna e la vedo sorridere sotto i baffi. «Vedete, non sono l'unica sfigata».

Freddie ride nervosamente. «Sì, che strano...», poi mi guarda in modo truce.

«Sì, che strano, proprio con me nei paraggi. Molto strano», commento ridendo a mia volta, solo che la mia risata mi fa sembrare quasi un disperato.
Davvero sto cercando di farle capire che sono una divinità? Forse ha ragione il mio amico. E se Nikita ci credesse davvero e poi iniziasse a propalare la notizia? Avrei mezza popolazione mondiale contro, non che sia così importante per me.

«Cioccolata calda?», insiste Freddie con fare gentile.

«Accetto solo perché è gratis», dice lei, iniziando già ad incamminarsi.

«Non va bene», provo a dire, ma Freddie alza un dito e mi mette a tacere. Io so che tutto questo non va per niente bene. 

Ecco il nuovo capitolo. Primo incontro molto ravvicinato tra Nikita e Adone🥺😂 secondo voi cosa combineranno quando lui frequenterà la sua scuola? Ho già un paio di scene pronte e moooolto buffe lol non vedo l'ora di scriverle 😂 spero vi piaccia come si svolge la storia 😍❤️ alla prossima

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro