Verità (seconda parte)
"Riccardo ascoltami" mia madre mi raggiunge e ferma il mio andare avanti ed indietro.
"Tuo nonno non ha mai avuto un buon rapporto con i Girardi per via della concorrenza con i loro ristoranti. Ma il suo odio per loro, perché di questo si tratta, si è acuito con la morte della mamma. Lei era l'unica che gli consentiva di non superare il limite, la sua morte lo ha portato ad agire senza alcun freno. Ha fatto di tutto e continua a fare di tutto per farla pagare a chi lui ritiene sia il vero responsabile della sua morte. Mia madre, Viviana, era molto amica della madre di Giorgio, Anna, fin da quando erano giovani, lei conosceva bene anche Ian, l'aveva visto crescere e per questo che mi aiutava con lui contro papà. E nonostante poi Anna si sposò con un Girardi e mamma con un Visconti la loro amicizia rimase intatta negli anni.
Papà ha sempre cercato di allontanare mamma da loro, le diceva che erano dei falliti, dei rozzi, delle persone che non c'entravano nulla con lei, con la sua eleganza, la sua raffinatezza e che stargli troppo
vicino avrebbe rovinato lei e noi. Ma la mamma aveva la testa dura, proprio come la tua"
Sì ferma un momento per accarezzarmi il volto con il dorso della mano e mentre sorride al ricordo non smette mai di piangere.
"Continuava a frequentare Anna e i Girardi, a volte si faceva vedere apposta nel loro ristorante per indispettire papà e fargli capire che il suo astio era futile. Ma non sai quante litigate hanno fatto per questo. Mamma aveva rinunciato a tutto per papà, si occupava di me e basta. Lui però non apprezzava mai niente, le rimproverava sempre tutto, l'ha allontanata da tutti e voleva farlo anche con Anna ed i Girardi ma lei questo non glielo lasciò fare. Purtroppo però una sera la mamma e Anna ebbero un incidente. Furono ricoverate entrambe in gravi condizioni ma mentre la mamma riuscì a salvarsi la madre di Giorgio morì in ospedale. Da quel momento in poi la vita della mamma cambiò, lei cambiò. Sì sentiva in colpa perché era lei alla guida, era lei che con la pioggia non aveva visto una curva, era lei che era sopravvissuta.
Smise di parlare, smise di uscire, smise di frequentare i Girardi. E anche se loro non ce l'avevano con lei, la mamma non riusciva più a guardarli. Papà invece di prendersi cura di lei era solo contento di non doversi più preoccupare delle frequentazioni "scomode" di sua moglie. Io cercavo di starle vicino come potevo ma mamma aveva bisogno di un aiuto vero ed io non ero in grado di darglielo. L'ho vista spegnersi piano piano fino al giorno in cui l'ho trovata nella vasca con le vene tagliate e senza vita"
Gli occhi di mia madre ora sono pieni di quel dolore mai superato che le sue parole le stanno costringendo a ricordare. E un po' la capisco ora, io lo so che cosa vuol dire vedere tua madre spegnersi un giorno dopo l'altro senza essere in grado di aiutarla, senza sentirsi abbastanza per poterlo fare. In tutti questi anni ho sempre vissuto il terrore che un giorno aprendo la porta anche io l'avrei trovata senza vita. Ma non è successo, lei è qui e mi sta raccontando una vita che sembra molto simile alla mia.
"Mi dispiace mamma, mi dispiace per la nonna, ma il nonno è in grado di rovinare tutto ciò che tocca" le dico stringendo la sua mano che è ferma sul mio braccio.
"Lo so e purtroppo ho lasciato che rovinasse anche noi. La morte della mamma lo ha reso se possibile ancora più duro ed invece di domandarsi cosa lui avrebbe potuto fare diede tutta la colpa ai Girardi. Era colpa loro se sua moglie si era tolta la vita, colpa loro e della loro amicizia. Diceva sempre che se mamma non li avesse mai incontrati non si sarebbe mai uccisa, che loro gliel'avevano portata via. Da quel momento fece ogni cosa possibile per rovinarli ed io sono stata così ingenua da non capire prima che ha usato il mio matrimonio per farlo. Quando Ian lavorava per lui fece di tutto per non fare andare nessuno al ristorante, anzi fece addirittura scrivere un articolo dove si parlava delle condizioni pessime in cui il cuoco teneva la cucina, dei piatti che preparava con cibi non freschi. Arrivò a diffondere la notizia che qualcuno era finito in ospedale. Quella fu la fine della reputazione di Ian che ormai a casa la sera non tornava più e quando lo faceva litigavamo a più non posso perché lui riteneva me responsabile della rovina della sua carriera. E aveva ragione, era stata colpa mia. I Girardi gli offrirono di nuovo il posto da loro, ma purtroppo la presenza di Ian gli fece perdere numerosi clienti, rischiavano di chiudere, che era esattamente quello che voleva mio padre. Così Ian, nonostante il parere contrario di Giorgio, decise di non lavorare più per loro e mi chiese se volevo andare via con lui in un altro paese per ricominciare, perché qui ci stavamo distruggendo. Io volevo andare via, ma all'epoca non sapevo tutto quello che so adesso e per mio padre fu facile influenzarmi. Mi fece credere che Ian avesse un'altra. Mi portò delle foto di lui in un bar mentre baciava un'altra donna e mi disse che mentre io ero a casa con te lui mi tradiva da fallito quale era. Alla vista di quelle foto non potei credere ai miei occhi e litigai con Ian. Gli dissi di non farsi più vedere, di stare lontano da me e da te. Lui cercò di scusarsi, di dirmi che era stato solo un bacio, un momento di debolezza dovuto a tutto quello che era successo, ma io non volli sentire ragioni"
Mio padre ha tradito mia madre, per questo si sono lasciati. La mia famiglia si è distrutta per un tradimento e a tenere i fili di tutto questo è stato mio nonno. Li ha messi uno contro l'altro. Ha distrutto la vita a mio padre e poi senza alcuna remora ha fatto lo stesso con la mia e quella di sua figlia. È tutto questo solo per vendicarsi dei Girardi che di colpa non ne hanno mai avuta.
Ma nonostante tutta questa verità che mi sta arrivando addosso, io la rabbia contro mio padre e contro mia madre per avermi lasciato solo continuo a provarla lo stesso. E mentre mi allontano di nuovo da lei di qualche passo decido che voglio mi dica tutto fino in fondo.
"Odio quello che vi ha fatto il nonno mamma, ma perché tu e papà mi avete lasciato crescere da solo? La fine di un matrimonio non vuol dire smettere anche di essere genitori. Per cui perché voi lo avete fatto? Perché avete smesso?"
Mamma mi guarda, si dirige verso il letto, si siede, e mi sembra quasi non si regga più in piedi. Questa verità deve pesare su di lei molto più di quanto immagino.
"È stata colpa mia se tu non hai avuto tuo padre vicino. Lui cercò in tutti i modi di recuperare, ma io non glielo permisi e quando trovò lavoro all'estero venne a dirmelo, voleva che trovassimo un modo per fare i genitori anche se a distanza, per il tuo bene. Mi parlò di affidamento congiunto, divorzio, ma io ero troppo arrabbiata anche solo per ascoltarlo e lasciai che si occupasse di tutto mio padre. Lui fece valere la sua influenza e ottenemmo l'affidamento esclusivo. Tuo padre anche se da lontano ha lottato per te, con l'aiuto dei Girardi, ma contro i Visconti era una battaglia persa in partenza. Tuo nonno riuscì a sfruttare il fatto che tuo padre fosse lontano e con il suo avvocato ottennero la decadenza dalla responsabilità genitoriale per Ian prima ed il cambiamento del tuo nome dopo. Ed io Riccardo, io gliel'ho lasciato fare. Ero molto giovane e arrabbiata e non mi sono resa conto di ciò che stavo facendo. Tuo nonno mi diceva che era la cosa giusta per te, che Ian mi aveva tradita, che tu meritavi di meglio. Sono stata così stupida ed ingenua, pensavo che così facendo saremmo stati meglio, ma non fu così. Io mi sentivo persa e sola, non avevo più nessuno, avevo perso tutto. La mamma, Ian, Giorgio e Martina, tutti. Ero così giovane ed il nonno mi disse che da quel momento lui si sarebbe preso cura di te, che io non dovevo preoccuparmi più di nulla. Ma io mi iniziai a sentire inutile, vuota, senza uno scopo, senza una meta e bere mi sembrò l'unico modo per non sentire più nulla. Così chiesi ad Arianna di starti vicino, di fare tutto quello che io non avrei fatto mai, di essere una madre per te perché io non ne ero in grado. Mi stavo distruggendo nel mio vuoto ed il senso di colpa era troppo grande da sopportare. Sono stata maledettamente ingiusta con tuo padre. Il nonno gli aveva tolto tutto ed io gli ho permesso di togliergli anche te. Ma la cosa che non sono riuscita a perdonarmi mai è il fatto che io abbia tolto a te la famiglia che meritavi. Ti ho tolto l'amore di tuo padre e poi non sono riuscita a darti il mio. E mi dispiace Riccardo, mi dispiace tanto"
Ora sono fermo immobile.
Guardo mia madre seduta con il volto pieno di lacrime e cerco di non ascoltare il cuore che mi sta martellando nel petto, cerco di stare calmo, di non mettermi ad urlare, di non distruggere a calci tutta questa stanza come vorrei fare.
È stata mia madre. Lei mi ha privato della mia famiglia, lei ha impedito a mio padre di esserlo, lei mi ha tolto l'identità. Mi ha lasciato essere un Visconti quando neanche lei voleva esserlo. Si è fatta manipolare da mio nonno che ha agito come un grande regista. Ha girato il suo film e poi ha guardato soddisfatto il risultato. Ha giocato con le nostre vite e si è divertito a farlo ne sono certo. Ma mia madre, lei doveva fermarlo, doveva farlo per me. Io non c'entravo con la vendetta del nonno ma lei si è fatta usare, è stata uno strumento nelle sue mani e ha lasciato che mio nonno usasse anche me.
"Come hai potuto farmi questo mamma? Tu hai detto che mi amavi e poi hai aiutato il nonno in questa sua folle vendetta? Come hai potuto togliermi mio padre? Perché hai lasciato che facesse tutto questo alla nostra famiglia? Perché lo hai fatto a te? Guardati" la indico: "Tutto questo ti ha distrutto e ha distrutto anche me"
Mia madre continua a piangere sempre più forte: "Ho fatto una cosa orribile e non esistono scuse che tengano, lo so. Mi sono sentita morire ogni volta che ti guardavo crescere e diventare grande perché tuo padre non era qui, io non ero qui, non davvero almeno ed invece tu avevi bisogno di noi. Ma io sono stata una vigliacca ed una debole, mi sono fidata di mio padre e non ho avuto la forza di lottare per la nostra famiglia. Mi sono pentita di questo tutti i giorni della mia vita"
Mia madre si alza dal letto e mi si avvicina, tenta di toccarmi ma io l'allontano con rabbia.
Non la posso guardare adesso e soprattutto non la voglio vicino.
"Dovevi dirmelo prima, hai avuto diciannove anni per dirmi la verità. Anche distrutta, ubriaca, persa e vuota, tu dovevi dirmelo, io avevo il diritto di saperlo. Avevo il diritto di sapere che mio padre è andato via perché lo avete costretto, invece mi hai fatto crescere pensando che non mi avesse voluto, che non mi avesse amato, che entrambi mi avevate abbandonato"
Urlo forte per farmi sentire e mia madre ha un sussulto. È spaventata dalla mia rabbia.
"Hai ragione, hai tutto il diritto di essere arrabbiato e di odiarmi. Ma non ho avuto mai il coraggio di farlo e più passava il tempo più è diventato difficile, quasi impossibile. Bevevo e volevo solo dimenticare il senso di colpa che mi tormentava"
Un egoista. Ecco che cosa sei mamma.
"Hai pensato solo a te, al tuo senso di colpa, a quanto stavi male ma a me non ci hai pensato mai. E ora? Che cosa è cambiato ora? Dove lo hai trovato il coraggio ora?"
Mi guarda ma non risponde.
Piange, non smette, ma non risponde.
Tenta di nuovo di toccarmi ma non risponde.
"Dimmelo mamma" mi avvicino al suo viso bagnato e urlo mentre lei trema.
Chiude e gli occhi e finalmente mi dice quello che voglio sapere:
"Grazie a tuo padre ho trovato il coraggio"
Mio padre? Lei sa dov'è mio padre! Anche questo non mi ha detto.
"È qui? Lo vedi? Lo senti? Dov'è? Anche questo non mi hai detto! Mio padre è qui e tu non me lo hai detto?!"
L'afferro dalle braccia e senza più un briciolo di calma aspetto la sua risposta.
"È tornato da un po' di anni credo ma io l'ho saputo da poco, è stato lui a venire da me. Voleva sapere di te, aveva saputo tutto quello che era successo e voleva vederti, voleva parlarti, voleva conoscerti. Voleva spiegarti, dirti la verità e..."
Non la lascio terminare, ora c'è solo una cosa che voglio sapere:
"Chi è mio padre? Dimmelo mamma! Chi è?"
Lei esita un istante e poi finalmente lo dice: "Ian è il diminutivo che gli piaceva usare, ma tuo padre si chiama Adriano Milani e lavora dai Girardi"
Ascolto mia madre dire il nome di mio padre e la testa inizia a girarmi.
Adriano.
Lavora dai Girardi.
Adriano.
Ed io so di averlo già incontrato.
Adriano.
Ci ho fatto a pugni ieri sera.
Adriano.
Che conosce Isabella.
Adriano.
Milani Adriano.
È un cognome che conosco questo.
L'ho già sentito.
Milani.
Io l'ho già sentito.
Arianna.
Lei si chiama così.
Arianna che mi ha cresciuto.
Arianna che è stata con me sempre.
Arianna che mi ha voluto bene come una mamma.
Arianna.
Milani Arianna.
Mi ha mentito.
Mi ha cresciuto, ma mi ha mentito.
Tutti mi hanno mentito.
"Riccardo...." neanche la sento mia madre che mi chiama.
Non la vedo che si avvicina ma il suo tocco mi fa scattare.
Io devo uscire.
Non la posso più ascoltare.
Non la voglio più ascoltare.
E mentre lei continua a chiamarmi io esco di corsa.
Devo andare.
Ora so anche dove.
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