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Sarò sempre qui

Riccardo

"No no devi metterle sul tavolo"
"Ma a che cosa servono tutte queste candele si può sapere?" Sbuffa Ivan pel di carota nel porgermi la sua domanda.
"Te l'ho detto,.dobbiamo fare una sorpresa ad Isabella e poi hai chiesto tu di aiutarmi"
"Sì, ma pensavo a qualcosa di più divertente invece sono tre ore che mi fai mettere candele dappertutto"
Mi avvicino mentre Ivan posa una candela sul tavolino.
"È vero, ti sto facendo sfacchinare parecchio ma dai, pensa che è il tuo ultimo giorno qui" e gli dò una spintarella sorridendo.
"È questo sarebbe il premio? Lavorare tutto il giorno?" E va nello scatolone messo a terra dove ci sono altre candele per prenderne una.
"Dai su potevo farlo solo oggi che sono tutti andati in gita in montagna"
"Tutti tranne me,  per colpa tua"
"Ma come? Tu sei stato tutta la mattina con me e Vanessa oggi"
"Già e lo sai che ti dico? Lei è molto più simpatica di te, meno male che anche lei diventerà mia sorella"
"Ooh ma grazie pel di carota, guarda che facciamo sempre in tempo a ripensarci eh"
Lo prendo in giro, perché non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare all'affidamento.
"Impossibile, Eleonora ed Adriano mi adorano. Più di te" e si mette a ridere tutto tronfio. Però ha ragione, quando mio padre e mia madre lo hanno conosciuto si sono completamente innamorati di lui.
È stata Arianna a parlarne a loro poco prima di andarsene, credeva che Ivan sarebbe stato bene con noi. Lui aveva bisogno di ricominciare, di ripartire con una famiglia che gli volesse bene,  così come noi e poi si era molto affezionato a me e ha convinto papà che fosse il regalo più bello che potevamo farci.
Per ora verrà a stare da noi per un po' in affidamento e se tutto dovesse andare per il verso giusto i miei potrebbero adottarlo.
In realtà quando papà e mamma mi hanno detto che volevano provarci sul serio a prendersi cura di Ivan non ci avrei scommesso un euro che sarebbero riusciti ad ottenere l'affidamento visto il nostro passato ancora troppo presente. Ma se devo essere onesto mia madre si è impegnata davvero tanto e se già dall'estate aveva iniziato a non bere più, ora sono mesi che non tocca una goccia di alcool e credo che Ivan le faccia bene. Sì illumina ogni volta che lo vede, lui rappresenta quella possibilità che con me e Vanessa non ha avuto, perché anche se ora ci siamo ritrovati ogni tanto lo vedo come ci guarda, i suoi occhi sono malinconici, sanno di tutti i momenti che si è persa e che nessuno potrà ridarle più.

"Ehi! Ti sei incantato per caso? Questa dove la devo mettere?" Ed eccola la vocina del mio fratellino che ritorna a farsi sentire.
"Qui a terra, vicino al tavolino"

"Ehi ragazzi queste invece dove le devo mettere?"
La voce di Vanessa mi fa voltare e finalmente ho tutto quello che mi serve per preparare il ricordo che voglio Isa porti sempre con sé.
"Vanessa che bello che sei venuta finalmente, a lui non lo sopporto più" e pel di carota mi indica tutto scocciato.
"Peccato, perché questo sarà solo l'inizio" gli rispondo prendendolo ancora in giro.
"Uffa!!! Stavo tanto bene prima solo soletto" sbuffa ancora.
Vanessa ride ed una volta posato l'ultimo scatolo si avvicina a noi.
"Lascialo stare Ivan, purtroppo Riccardo è affetto da innamoramento acuto" 
"Innamoramento cosa?"
"Innamoramento acuto"
"Acuto che vuol dire?"
"Quando perdi la testa per qualcuno e non riesci a stargli lontano e lo vorresti vicino sempre anche quando non c'è"
"Ho capito, allora è grave"
"Nel suo caso tantissimo" e ridono tutti e due.
"Voi due già non mi piacete insieme" lì sfottò un po'.
"Peccato, perché questo sarà solo l'inizio" e Ivan mi prende in giro usando le mie stesse parole.

"Dai ora andatevene che Isabella tra poco sarà qui"
"Ehi! Guarda che io vivo ancora qui alla casa famiglia dove dovrei andare?"
"Ivan tu andrai con Vanessa che ti porterà a casa nostra. Dormirai lì, è quella casa tua ora, qui è occupato"
"Sì Ivan, che dici di anticipare di un giorno il tuo trasferimento?"
Mi fa eco Vanessa.
"Volete dire che posso già trasferirmi oggi in quella casa super enorme?"
"Sì caro il mio pel di carota, la casa super enorme che ti piace tanto ti sta aspettando. Dai andate"
"Vado a prendere le mie cose" e scappa via in un attimo.

"Sono felice per lui, è così contento di avere una casa finalmente"
"Ivan è riuscito a strapparmi un sorriso quando io non ne avevo abbastanza da dare. Mi ricordava così tanto me e mi auguravo che potesse trovare davvero qualcuno che lo amasse"
"Lo ha trovato" e Vanessa mi sorride.
"Certo, mamma e papà lo adorano"
"Io parlavo di te"
Ed è vero, io voglio bene ad Ivan e l'idea di trovarmelo tra i piedi ogni volta che tornerò a casa mi strappa i sorrisi che ora ho imparato a fare di nuovo.

Ed eccolo che arriva con le poche cose che ancora erano rimaste qui, il resto è già a casa.
"Ecco fatto. Andiamo?" Chiede tutto felice.
"Andiamo. E tu ricordati di venire dove sai domani mattina" e Vanessa raggiunge la porta.
"Non potrei mai scordarlo" le rispondo.
"Mi raccomando non ti divertire troppo però" mi spara Ivan sulla porta prima di andarsene.
Ma lui non può sapere che questa serata è nata con l'intento di non essere dimenticata più.

Isabella

Arrivo alla casa famiglia e un po' di paura mi accompagna. Ormai non dovrei più averne, Riccardo è qui e le sue ombre non lo perseguitano più.
Ha ricominciato a vivere.
Non vuole fermarsi più adesso.
Ha perso fin troppo tempo pensando non ne valesse la pena e ora corre, corre e ho paura che questa sua corsa lo possa portare lontano.
Da me.
Da noi.
E non dovrei neanche pensarle queste cose, perché io sono felice per lui, la sua corsa è tutto quello che avrei voluto per lui. È sempre stato convinto che non ne sarebbe stato in grado, non voleva vedersi come lo vedevo io ed ora che lo ha fatto i miei occhi sono pieni di emozione per lui, per quello che ha fatto e che farà.
Ma adesso, qui, dove tutto è iniziato, ho paura possa anche finire.

"Ti sto aspettando" è il messaggio che mi arriva mentre scendo dall'auto.
E quando apro il cancello della casa famiglia mi si para davanti un tappeto illuminato dal fuoco di piccole candele.
"Segui il loro percorso" dice un altro messaggio.
E lo noto che sono state messe lì per guidarmi in questo percorso che lui ha deciso io debba percorrere e inizio a camminare seguendo la loro luce.

Arrivo al garage, quello dove l'ho visto la prima volta in estate e leggo il biglietto che ha lasciato per me:

"È iniziato tutto così. Tu eri ferma esattamente qui quando mi sono girato e ti ho vista. Eri sorpresa, poi arrabbiata, quasi spaventata da me. Ma io, io ero più spaventato di te. Tu sei stata l'unica che ha rifiutato la mia apparenza, l'unica che avuto il coraggio di cercare Riccardo, quello vero, quello che nascondevo, quello che nessuno aveva visto mai"

Poi arrivo al parcheggio interno delle auto e posizionato all'interno di un quadrato illuminato trovo un porta dischi a forma di pallone. Lo apro:

"Questo porta CD è stata la mia fortuna. Me lo ricordo ancora quando mi hai raggiunto alla macchina di Arianna. Era qui, dove sei tu adesso ed è lì che tu hai deciso che io ne valevo la pena. Mi hai portato un panino, che ora te lo posso dire, era orrendo e poi ci hai parlato davvero con me.
Hai riso, scherzato e alla fine hai anche cantato.
L'eternità.
Quella è stata la canzone che ci ha unito.
Lei ha assistito al nostro primo imbarazzo, al nostro primo sguardo, al nostro primo tocco.

"È eterna ogni cosa che ti dà un'emozione quando la tocchi"

Tu Isa sei stata la mia"

E anche io lo ricordo quel tocco, è stato il primo che ho sentito davvero.

Arrivo vicino al portone di ingresso e le candele illuminano due foto. Le nostre prime foto.
Sorrido mentre le guardo:

"Te le ricordi vero? Perché io non credo le dimenticherò mai. Queste foto qui immortalano due momenti che porterò con me sempre.
Noi che addentiamo la pizza è il mio primo attimo di normalità.
Noi che ci sfioriamo le labbra il mio primo attimo di felicità.
Non si possono dimenticare momenti così.
E chi se lo immaginava che avrei dovuto ringraziare anche Albano e Romina per questo"

E sorrido, sorrido ricordando quel momento dove ho capito che io lui non lo avrei lasciato andare più.

Continuo a muovermi tra le candele e sulla porta aperta c'è una bottiglia d'acqua, stacco il biglietto e ancora leggo:

"Qui è successo quello che io non mi sono mai aspettato.
Tu mi hai sentito.
Eri così arrabbiata con me per come ti avevo trattata a casa mia che mi hai sputato addosso tutto ciò che ero e dicevo di non voler essere più.
E allora io, senza neanche pensarci, ti ho baciato, perché tu quello che sono lo dovevi conoscere.
Volevo che lo facessi.
E tu Isa lo hai fatto.
Stretta tra le mie braccia mi hai permesso di mostrarti chi ero e ti sei presa tutto di me. Anche il dolore. E anche se non te l'ho mai detto è stato qui che ho capito che io senza te non potevo starci più"

E mi sfioro le braccia a questo ricordo, perché io la pioggia di quel giorno me la sento ancora addosso, quello che lui mi ha mostrato non se ne è mai andato.

Entro dentro e la strada illuminata mi porta verso una coperta rossa. Su di lei le sue parole:

"Questa ci ha avvolto la notte in cui ci siamo amati davvero.
Sei stata tu a venire da me.
Sei stata tu ad avere il coraggio che a me mancava.
Sei stata tu a credere in un noi che mi terrorizzava.
Non mi sono mai sentito all'altezza di nessuno ma tu mi hai detto di guardarmi con i tuoi occhi e quella notte io i miei non li ho staccati mai dai tuoi. E loro mi hanno detto che tu, questo ragazzo che aveva paura di stare al mondo, lo avresti amato, non solo per quella notte ma per tutti i giorni che ancora ci aspettavano.
E ora te lo posso dire che amarti, toccarti, sentirti mi ha ridato una vita che credevo persa"

Ed io quella notte non la dimenticherò. Il suo tocco su di me la sensazione più dolce abbia mai provato, la sua pelle sulla mia il desiderio che non smetterò di volere mai.

Cammino ancora e arrivo vicino ad un tavolo, cartoline e lettere sparse mi aspettano:

"Queste sono di Adriano, mio padre. Lui ci ha diviso ma poi anche unito e tu queste lettere le hai lette per me.
Sei stata la voce Isa.
Quella del cuore.
Quella che mi ha riportato a casa.
Da un affetto che non ricordavo di volere.
Hai permesso al bambino che ero di incontrare l'uomo che avrei voluto essere ma non ero stato in grado di essere mai"

E lui non lo sa che invece lo è sempre stato.

È il turno di una sdraio, come quelle che erano su un terrazzo che nessuno di noi ha mai scordato:

"Eravamo abbracciati qui sopra insieme a guardare il sole sparire nel mare.
Solo io e te.
Ed è stato lì che mi hai detto che noi eravamo come la linea oltre l'orizzonte.

"Il mondo oltre quella linea. Questo siamo io e te insieme."

E le tue parole mi sono rimaste attaccate addosso, come te.
Te che hai creduto in un futuro che come la linea oltre l'orizzonte non si può vedere ma solo immaginare.
Ed io ora, là, ci vedo te e me insieme.
Perché noi siamo l'inizio lì dove tutto sembra finire"

Lo stringevo tra le dita il mio mondo quel giorno.

Poche candele ancora e arrivo di fronte ad un muro pieno di luci con delle piccole mollettine appese. Lì mi attende il mio ultimo biglietto:

"C'è stato un giorno in cui ho creduto che tutto fosse finito per me. Un giorno in cui mi sentivo sospeso su un filo indeciso se cadere o resistere e tu non eri con me. Io ho voluto così, perché ero ferito, ma in realtà avevo solo paura di essere io quello a ferire te e alla fine l'ho fatto davvero. Quel giorno ti ho lasciato un graffio indelebile sul cuore che nessuno di noi due ha mai dimenticato.
Ma poi tu sei venuta da me, di nuovo. 
Sei stata tu ad avere il coraggio che a me mancava.
Sei stata tu a credere in un noi che io non vedevo più.
Sei stata tu.
Sempre tu.
Mi hai insegnato a vivere come non credevo possibile e non solo quel giorno in cui sei tornata ma ogni giorno che decidi di passare con me. 
Sei il respiro che mi mancava.
L'unica aria che vorrei respirare.
E ti amo non basterà mai a dirti quello che tu sei per me e non solo oggi ma in tutti i giorni che ancora aspettano di essere vissuti da un noi di cui io non voglio privarmi più"

E piango di fronte alla bellezza di un sentimento così grande che noi due abbiamo costruito insieme.

"Non piangere Isabella" e la sua voce è un soffio sui miei capelli.
"Tu sei qui" mi abbraccia da dietro. Mi stringe forte e con il suo cuore che batte sulla mia schiena mi sento al sicuro ora.
"Sarò sempre qui"
"Anche quando andrai lontano?" E la mia paura di perderlo ora guida le mie parole.
Le vedi tutte quelle mollettine sulle luci Isabella?"
Annuisco con la testa mentre lui indica le luci di fronte a me con le dita.
"Quelle sono lì in attesa di accogliere i nostri momenti più belli, quelli che io non vorrò dimenticare mai"
E mi gira per guardarmi negli occhi.
"Come questa notte"

E piano mi spinge verso il muro pieno di luci.
Piano si avvicina alle mie labbra fino a che il suo respiro non entra nel mio.
Piano le sue mani mi tolgono tutto quello che separa la mia pelle dalla sua.
Piano le sue dita toccano quello che di me è suo soltanto.
Piano la sua lingua attraversa il mio corpo ora nudo davanti a lui.
Piano i suoi pantaloni cadono giù e le mie gambe si legano alla sua vita.
Lento è il movimento che porta con sè l'amore di cui ci stiamo riempiendo.
Lento il piacere che sento dentro.
Lento il nostro respiro che cresce rompendo il silenzio che ci avvolge.
E quando le fiamme di quello che siamo insieme si fanno più intense la mia testa si lascia cadere indietro.
Le mie mani stringono un corpo che è mio soltanto.
E la mia paura di perderlo si perde nella magia che nasce da questo nostro momento.
Ed ora lo so che io lui non vorrò dimenticarlo mai.
È il mio momento più bello.

"È eterno un ragazzo che sogna con gli occhi bagnati
La tua voce al mattino che azzera gli incubi e gli anni passati
È eterno tutto questo se tu riesci a dargli un senso
Ti prego adesso aspetta

Aspetta qui per un minuto
E stringi le mie mani fino all’infinito
Che se ti guardo io non ci credo
Che da domani sarà tutto cambiato
E non ci vedremo più
Quando infondo l’eternità per me sei tu"

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