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Capitolo 8

Stordito dal Trazodone, Jeremy Hunt non si era praticamente accorto di nulla: né dell'ingresso scortato al Dipartimento Medico dell'SRF né dell'epidurale che aveva ordinato l'anestesista. Ma a distanza di dodici ore dalla sua operazione era pressoché certo che qualcuno gli avesse infilato un tizzone ardente su per il culo. Non riusciva a stare fermo, supino, e più tentava di mettersi su un fianco più la voce del Soldato Moore lo ammoniva.

«Cosa sei, un'anguilla?» Era indisponente, sarcastico, stranamente letale. «Devi stare a riposo, Hunt.» La voce giovane e lo sguardo vacuo, non dissimile da quello di Daniel Begum. «Non vorrai mica fare incazzare il Dottor Howard...»

Ma Jeremy non riusciva ad ascoltarlo, lo sentiva ovattato, distante. E anche se fosse stato diversamente, in fondo, non avrebbe potuto controllare il proprio istinto.

Gli faceva male, dannatamente male!

I punti freschi continuavano a bruciare, a tirare, mentre quelli che aveva improvvisato nell'infermeria del Campo di Addestramento erano stati rimossi e suturati al meglio dall'equipe dell'SRF.

Il dolore lo assillava, il fastidio lo asfissiava. Tuttavia era la posizione impostata a farlo sentire una cavia da laboratorio, un animale in gabbia. «Non riesco a riposare» si lamentò. «L'altra volta mi hanno riempito di Morfina, cazzo! Dov'è adesso quel fottuto pulsante?» L'esasperazione negli occhi e la smania di alzarsi per cercare qualcuno di più competente, qualcuno più affidabile – magari il Dottor Howard o il suo piccolo assistente lentigginoso.

Ma non doveva muoversi, no, tantomeno poteva farlo. Moore lo sapeva, lo sapeva perfino Garner. E quest'ultimo non si fece alcuno scrupolo nell'avvicinarsi al lettino di Jeremy per ributtarlo con le spalle contro il materasso. «Vuoi farti legare, Hunt?» Sillabò irritato.

Questi deglutì a vuoto, poi scosse la testa. Sentirsi braccato, sopraffatto, lo imbestialiva tanto quanto quello stramaledetto catetere che i medici gli avevano infilato su per il cazzo. «No» disse.

«Bene, un problema in meno» soffiò Garner, allontanandosi dal lettino di Jeremy per lanciare un'occhiata a Moore.

«A cosa devo tanto interesse?» Sbottò d'un tratto, attirando l'attenzione dei due soldati su di sé. Li vide voltarsi, percepì perfino un briciolo di perplessità aleggiare nell'aria. Eppure continuò, disse: «La volta scorsa non c'era nessuno qui...»

«Sei una recluta» minimizzò Moore, facendo spallucce.

«E prima ero solo un fottuto civile» bofonchiò. «Ma lo sarei diventato comunque» aggiunse, alzando di poco la voce per contraddirlo.

«Non se il Comandante della Terza Armata ti avesse ignorato» sputò Garner. «Avrebbe potuto lasciarti morire dissanguato fuori dal tombino cui eri uscito – la, immerso nelle feci del Settimo distretto.» Gli vide indurire i muscoli del viso, socchiudere le labbra come per parlare, perciò lo interruppe subito e continuò laconico: «Ma non lo ha fatto, no. E ha voglia di vederti in azione il prima possibile.» Ignorò l'occhiataccia di Moore e la perplessità di Jeremy. Ormai era un fiume in piena, non faceva che sproloquiare! «Sai, ha chiesto al Dottor Howard quanti giorni sarai costretto a restare qui in spedale e si è fatto fare perfino una stima per la riabilitazione...»

«Garner!» Moore lo rimproverò con un cipiglio crucciato. Aveva sempre pensato che fosse un chiacchierone, ma non immaginava la portata della sua lingua lunga. Così sospirò, si massaggiò una tempia e distolse lo sguardo da entrambi. Preferì passare a Garner la patata bollente – perché sì, era certo che Jeremy Hunt avrebbe continuato a parlare, parlare, parlare.

«Quanti giorni?» Spicciolo, Jeremy s'informò al riguardo e deglutì a vuoto.

«Due giorni dal termine dell'operazione» disse. Poi controllò l'orologio da polso e aggiunse: «Quindi altre trentasei ore.»

«Oh...» Jeremy non disse altro, si umettò semplicemente le labbra. Pensò che fosse impossibile tornare sul campo di Addestramento in così poco tempo, tuttavia non obbiettò.

Ma il cruccio era fin troppo visibile sulla sua fronte, tanto che Garner s'intromise nel rimuginare di Jeremy con un: «Non tornerai al Campo di Addestramento.»

«No?» L'interpellato sollevò un sopracciglio, sentendo sbuffare Moore in lontananza. Una nuova fitta lo percorse dal basso verso l'alto e gli fece serrare i denti. Così, il seguito della sua frase assunse un suono più rabbioso e più stridulo: «Se il Comandante ha voglia di vedermi in azione non dovrebbe rispedirmi nel Settimo Distretto...»

«Al Poligono» intervenne Moore con fare svogliato. «Non vuole perdere tempo, vuole farti diventare una perfetta macchina da guerra...» Prese una piccola pausa, sentendo ridacchiare Garner, poi chiese: «Hai mai tenuto in mano una pistola, Hunt?»

Vide il suo sguardo di ghiaccio farsi più vicino, così trattenne il fiato e non riuscì a fare altro che balbettare un: «No.»

«E un fucile?» Lo vide negare ancora una volta, questa volta con il capo sul cuscino. «E un mitra?» Quando fu certo del suo sconcerto, ghignò. «Sono tutte armi che devi imparare a usare prima di passare all'azione, Hunt.»

«Ma l'addestramento...»

E venne subito interrotto dal parlottare di Garner: «Il Capitano Begum dice che il Sergente Ramsey ti considera un asso nella manica.»

«Stai parafrasando» lo corresse Moore.

«Insomma, una mezza specie» minimizzò.

«Niente Campo di Addestramento?» Domandò Jeremy, più per sicurezza che per confusione. E in un attimo gli balenarono dinanzi gli occhi di Ezekiel, la promessa di un sonno normale, privo di incubi, pieno di Trazodone. Deglutì.

«No, niente Campo di Addestramento.» Moore sbuffò, chiese: «Sei sordo, per caso? Oppure ti hanno ricucito male l'orecchio?»

Istintivamente, Jeremy serrò la mandibola. «Mi sta bene anche il Poligono» sibilò. «Voglio entrare nell'SRF...»

«Sei già nell'SRF, idiota di un Hunt!» Garner si lasciò sfuggire una risatina divertita. «O non ti troveresti nel Dipartimento Medico dell'SRF, no?» Gli vide battere le palpebre, così continuò a incalzare: «Ma forse non sai proprio un accidente di come funzionano certe cose.»

Ammetterlo gli costava caro, ma Garner aveva ragione: non ne sapeva niente. Perciò restò in silenzio, si costrinse alla postura supina e immobile che gli era stata consigliata – o, per meglio dire, ordinata – e ascoltò quelli che poté considerare i rudimentali del proprio ruolo:

«I civili sono in pericolo, Hunt. Noi dell'SRF abbiamo il compito di trovarli, proteggerli e assicurarci che possano continuare a vivere senza il rischio di essere rapiti, venduti, stuprati e uccisi dalle svariate associazioni a delinquere che sono sparse nei distretti.»

Le parole di Garner gli rimbombarono nella testa, sembrarono affiancare quelle che aveva sempre sentito dire in giro fino al punto di non ritorno, la rotta di collisione:

«Ti chiederai come sia possibile, giusto?» Non lo vide annuire, ma percepì dell'interesse nel suo battere di ciglia, così continuò: «Attraverso un rigido controllo della superficie, un monitoraggio interno delle attività criminali, un addestramento degno del più spietato serial killer...»

«Garner!» Moore lo interruppe di nuovo, storse perfino il naso. Le braccia incrociate e le gambe accavallate, sedeva sulla sedia di metallo accanto al monitor con i battiti accelerati di Jeremy Hunt. «Non è il momento» disse.

«Prima o poi dovrà pur saperlo, Moore» fece questi, ignorandolo con un'alzata di spalle e tornando a guardare Jeremy. Si prese perfino la briga di sedere sul materasso accanto a lui e lo fece gemere di dolore per il piccolo dislivello. «Ops...» si lasciò sfuggire con una punta di divertimento. «Noi scoviamo la feccia e la facciamo fuori.»

«Come?» Non era perplessità, quella, bensì curiosità. Lo sguardo di Jeremy si accese un attimo, palesando tutto il suo odio represso. Poi la voce si alzò appena e ripeté: «Come vi liberate della feccia?»

«Corpo a corpo, armi da taglio o armi da fuoco» iniziò a dire Garner. «Principalmente ci muoviamo in piccoli gruppi organizzati, è raro che un membro dell'SRF vada per conto proprio nella tana del lupo...» E si fermò, vide lo sguardo sgranato di Jeremy, si trattenne dal chiedere ulteriori spiegazioni. Deglutì, sorvolando, e spiegò il resto con nonchalance: «Siamo divisi in Armate, Truppe d'Assalto e informatori.»

«E io di cosa farò parte?» Nessun tentennamento, ancora la curiosità.

«Questa decisione spetta al Comandante Jackson» sibilò Moore, evitando che Garner spifferasse tutto – e dopotutto non sbagliò a farlo, perché si sarebbe trattata solo di una supposizione.

«Voglio parlare con lui» soffiò Jeremy. «Devo parlare con lui al più presto, voglio sapere tutto ciò che mi riguarda.»

«Probabilmente lo incontrerai al Poligono – se non lui, quantomeno il Capitano Begum.»

«Conosco già il Capitano Begum» obbiettò, storcendo la punta del naso in un'espressione di fastidio. «Parla poco, è detestabile...» E si trattenne, avrebbe voluto perfino raccontare l'accaduto del suo primo incontro, della minaccia. Deglutì a vuoto. Il solo pensarci gli fece salire un groppo in gola.

«Nessuno di noi dovrebbe tenerti compagnia» borbottò Moore. «Se il Capitano Begum ha evitato di dilungarsi troppo in spiegazioni inutili, forse, aveva le sue buone ragioni...»

«Talmente buone che sono ancora qui» schioccò acidamente. «Aveva solo fretta di fare bella figura, immagino» borbottò. «Ha l'aria di chi farebbe di tutto per attirare l'attenzione di qualcuno d'importante.»

Garner trattenne a stento una risata, poi guardò Moore con la coda dell'occhio. «Fingeremo di non averlo sentito, che dici?» Lo vide annuire, ma non lo sentì rispondere, perciò tornò a guardare Jeremy e si schiarì la voce per l'unica domanda che avrebbe dovuto fare sin dall'inizio: «Chi ti ha dato il Trazodone?»

«Non so di cosa stai parlando.» La risposta di Jeremy fece storcere le labbra a Moore e ghignare Garner di rimando. Era ovvio che stesse mentendo, se ne rendeva conto da solo. Ma era troppo scosso, troppo frustrato e troppo dolorante per trattenere un segreto in virtù di un maniaco sessuale. Così sbottò, disse: «Ezekiel Jenkins, una recluta del Campo di Addestramento del Settimo Distretto.»

Garner sollevò entrambe le sopracciglia, si lasciò andare a un fischio esageratamente eloquente. Non disse niente, scattò semplicemente in piedi e abbandonò la pressoché comoda seduta sul bordo del letto di Jeremy per sentirlo mugolare ancora. «Una recluta del campo di Addestramento del Settimo Distretto» echeggiò, fulminato dall'occhiataccia di Moore. «No, dico, ti rendi conto?» Continuò noncurante. «Una recluta, cazzo!»

«Chiudi il becco, pezzo d'idiota!»

Jeremy aggrottò le sopracciglia, poi schioccò la lingua e spostò lo sguardo sulla flebo. Era la seconda volta che la vedeva lì appesa alla sua sinistra ed era l'ennesima che aveva voglia di staccarsela per correre via, chissà dove, mandando a fanculo medici e soldati troppo riservati. «Voglio la Morfina» gracchiò. Non venne ascoltato, così indurì il tono e riprovò con più veemenza: «Voglio la fottuta Morfina!» Ma non la voleva davvero, non aveva intenzione di addormentarsi senza l'effetto del Trazodone. Sapeva che gl'incubi sarebbero tornati, che il brulicare delle blatte gli avrebbe risalito la schiena, che gli occhi ossidiana del Colosso lo avrebbero puntato a ogni fitta fino a farlo annaspare.

«Il Comandante ha proibito l'uso di farmaci non strettamente necessari alla riabilitazione fisica.»

«E la Morfina cosa diavolo sarebbe?» Disinteressato, quasi privo di forze, Jeremy socchiuse gli occhi. «Mi è stato chiesto di riposare, no? La Morfina aiuta a farlo.»

«È un oppiaceo.» Moore sbuffò. Poi ripeté le parole che aveva origliato attraverso la porta dello studio del Dottor Howard: «Niente psicofarmaci, nessuna sostanza psicoattiva.»

«Immagino che la Morfina sia una sostanza psicoattiva» concluse Jeremy. «Ma se devo tenermi questo dolore infernale, come cazzo faccio a non pensare?»

«Dormi e basta» fece Moore con tono lapidario. «Chiudi gli occhi, respira profondamente e dormi, così Garner la smetterà di rompere le palle.»

«Ehi, Moore...» Il tono di Garner s'increspò di finto rammarico, si mostrò quasi dispiaciuto. «Piano con le parole, così mi ferisci.»

«Sai che me ne frega» schioccò acido.

Jeremy si morse il labbro superiore, poi quello inferiore. Sentì la ferita quasi rimarginata sotto la punta della lingua e ricordò il fastidioso sapore della fanghiglia del percorso a ostacoli del Campo di Addestramento del Settimo Distretto. Allora rimpianse il Trazodone, sì, e arrivò perfino a chiedersi come quei due soldati sapessero che lo aveva assunto prima di essere trasportato al Dipartimento Medico dell'SRF. Ma non aprì bocca, non indagò affatto. Il solo nome di Ezekiel Jenkins pareva aver scosso l'atmosfera più del necessario, più di quanto avrebbe voluto. E dal momento che le acque parevano essersi calmate, preferì restare sul vago.

D'un tratto, però, Garner disse: «Se non vuoi dormire, Hunt, prova a contare.» Un ghigno sardonico, quasi mellifluo, e gli occhi arzilli che lo puntavano.

«Ho smesso di contare le pecore all'età di dieci anni» sputò. «E poi quel trucco è sciocco, serve a far addormentare i bambini irrequieti.» Serrò i denti, ricordando a stento i polpastrelli caldi di sua madre sul viso. Per un attimo ebbe come l'impressione di poter viaggiare nel tempo, di sentire le sue labbra sulla fronte e quel Buonanotte sussurrato vicino l'orecchio. Poi andò tutto in fumo: spalancò gli occhi, si riscosse, sentì ridacchiare Garner.

«Conta da mille in giù, a sette a sette, e di i numeri ad alta voce» citò divertito. «Il Sergente Ramsey te lo avrà ripetuto un milione di volte, no?»

«No.» Quella fu la secca risposta di Jeremy, la stessa che, accompagnata da un tremolio lungo le gambe, gli fece credere di essere tornato nelle fogne – sì, le allucinazioni erano tornate a fargli visita sotto le coperte azzurrine del Dipartimento Medico dell'SRF.

«Non sei mai stato punito?» Indagò Garner, sollevando un sopracciglio con fare perplesso. «Eppure sei uno straccio, Hunt...»

Questi lo interruppe bruscamente, gli lanciò un'occhiata gelida e, retorico, chiese: «Avrei dovuto?»

«Direi di sì, visto il caratterino che ti ritrovi.»

Jeremy accennò un ghigno sagace, ricordando i risultati delle proprie punizioni. E maledì mentalmente Ramsey per averlo fatto finire di nuovo al Dipartimento Medico dell'SRF con il culo in fiamme, sì. «Non ho mai contato» disse. «Faccio schifo con i numeri, non sono un matematico...»

«E come killer?» Moore s'intromise nella discussione, non riuscendo più a trattenere la curiosità. «Se il Comandante Jackson ha deciso di spostarti al Poligono significa che ha fretta di vederti in azione e che le tue capacità corpo a corpo sono notevoli...» Prese una piccola pausa, giurò di veder brillare una strana sorta di soddisfazione nello sguardo di Jeremy, infine mormorò un: «Di la verità: Ezekiel Jenkins ti ha dato il Trazodone per farti dormire, ma non la Sertalina – no, con quella avresti smesso di spargere sangue.»

«Chissà...» soffiò l'interpellato. Tuttavia il suo sorriso irritato parve rispondere al posto suo. «Se vuoi scoprirlo, però, ti basterà continuare a tenermi lontano dagli antidolorifici per le prossime due ore.»

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