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Capitolo 6

Era raro, se non quasi improbabile, che il Sergente Ramsey si scomodasse ad alzare la cornetta del telefono del proprio studio. In special modo al riguardo di chiamate importanti come quella che stava per fare e che, ne era certo, gli sarebbe costata molto cara.

Quando squillò il centralino della Terza Armata, la voce di accoglienza parve calma, pacata. Ma si trattava solo di un disco preregistrato, dopotutto. E avrebbe potuto ingannare solo uno sprovveduto, non un membro dell'SRF.

Perciò attese, deglutì a vuoto, aspettò che qualcuno rispondesse con fare svogliato e autoritario per dire: «Sede Centrale della Terza Armata.»

«Sono il Sergente Ramsey, Aldon Ramsey. Chiamo dal Campo di Addestramento del Settimo Distretto...» E prese una piccola pausa, si umettò le labbra che sapevano di tabacco bruciato. L'amarezza nelle vene e il mal di testa che, prominente, gli martellava le tempie. «Vorrei parlare con il Comandante della Terza Armata, se non le dispiace.»

«Il Comandante Jackson è occupato» dichiarò la voce dell'addetto al centralino. «Può riferire a me, se vuole.»

«Non ci siamo capiti» scandì irritato, passandosi i polpastrelli sulle sopracciglia folte. «Io devo parlare con il Comandante Jackson in questo preciso momento» ripeté, calcando sulla parola devo. Forse s'impose con più irritazione del previsto, perché in risposta udì solo il silenzio.

«Il Comandante è occupato.» Meccanicamente, la frase che uscì dalle labbra dell'addetto fu la medesima di poco prima. «Posso riferirgli il suo messaggio non appena sarà disponibile...»

«Una recluta è in condizioni critiche» disse. Vuotò il sacco senza pensarci due volte e quasi ringhiò nel battere il gomito contro la scrivania. «Devo parlare con il Comandante Jackson in questo preciso momento, necessito del permesso per procedere al suo trasferimento nel Dipartimento Medico dell'SRF.»

«Che tipo di condizioni critiche?» Incolore, la voce dell'addetto tentò di recuperare informazioni.

Il Sergente Ramsey udì il ticchettare dei tasti di un computer, così chiuse le palpebre e inspirò a fondo. «Si tratta di Jeremy Hunt, la recluta che il Comandante Jackson ha individuato nel Settimo Distretto durante l'ultima operazione di ripulitura.»

«Jeremy Hunt...» echeggiò. Il tempo di premere i tasti sul computer, d'individuare il file in questione, e poi ancora il silenzio.

Il Sergente Ramsey poté giurare di sentir deglutire l'addetto al centralino. «Posso parlare con il Comandante?» Chiese, dando sfogo alla sua esasperazione con uno sbuffo.

«È stato prelevato dal Dipartimento Medico dell'SRF prima del tempo, forse?» Indagò.

«Temo di sì.» Una risposta vaga, volta a nascondere la propria ostinazione e il polso rigido con il quale aveva deciso di punire la sfuriata di mezzogiorno. «E i volontari del Campo di Addestramento non hanno i mezzi per fermare l'emorragia, né per mettere in opera una trasfusione.»

«Capisco» disse l'addetto. «In tal caso ha l'autorizzazione a procedere con il trasferimento.» Poi prese una pausa che sembrò interminabile e aggiunse: «Credo che il Comandante Jackson non sarà molto felice di apprendere questa notizia, Sergente Ramsey.»

«Immagino» borbottò.

«Manderemo al più presto un'ambulanza diretta» concluse. «Buona giornata.»

«A lei...» Schioccò la lingua, udendo solo il suono della chiamata interrotta. Poi spense la sigaretta nel posacenere e allungò la mano verso la bottiglia di Whiskey. Dopo averne tracannato la metà, infine, si lasciò cadere con le spalle contro la sedia e sbuffò sonoramente. «Questa volta l'ho fatta grossa» si disse.

«Decisamente!» Ezekiel Jenkins si scostò dal muro vicino e storse il naso con una punta di fastidio. «Non faranno uscire Jeremy Hunt prima di un paio di mesi e il suo addestramento verrà posposto ancora e ancora...» Schioccò la lingua, restrinse perfino lo sguardo. «Lei sa cosa significa, vero?»

In altre circostanze, forse, il Sergente Ramsey non avrebbe mai permesso a nessuno di rivolgersi a lui in quel modo. Tuttavia era di Ezekiel Jenkins che si stava parlando, perciò poté solo serrare i denti e indurire i muscoli del viso.

«Significa che anche io dovrò rimandare il mio ingresso nella Terza Armata e che continuerò a ristagnare in questo Campo di Addestramento fino a nuovo ordine.»

«Lo so» sbottò in un grugnito. «Ma ne ho piene le palle delle tue lamentele, Jenkins... Perché non ti fai un goccetto e chiudi quella boccaccia?» Sollevò la bottiglia di Whiskey, indirizzandola verso Ezekiel, e lo sentì ridacchiare.

«Vuole farmi ubriacare, Sergente Ramsey?» Incrociò le braccia al petto e scosse la testa. «Spiacente, ma non bevo alcolici.»

«Te lo chiede un superiore» scandì.

«E io me ne frego» lo contraddisse. «Se il superiore in questione è un maniaco omicida con manie di grandezza e perversioni sadomaso nascoste sotto il materasso, beh...»

«Chiudi la bocca, Jenkins.»

«Agli ordini!» Sorrise, mostrò i denti bianchi e sollevò perfino le mani in segno di resa. «Sia mai che mi legasse come una di quelle puttane delle riviste...»

«Jenkins!» Il tono alto e lo sguardo furioso.

«Detesto i sadici maiali come lei, Sergente Ramsey.» Non disse altro, restrinse semplicemente lo sguardo e si diresse fuori dall'ufficio per poi osservare il container adibito a infermeria. «Due mesi senza vederlo, che tortura...» borbottò. «Mi annoierò a morte!» Poi, però, batté le palpebre e spalancò la bocca con fare perplesso.

Jeremy Hunt uscì dalla porta principale del container e lo fece a testa alta, con le spalle ritte e lo sguardo fisso.

«Incredibile» soffiò. Un sorriso sinistro e malizioso gli si dipinse in faccia, tanto che Ezekiel non riuscì a trattenersi dal muovere qualche passo nella sua direzione. «Jeremy Hunt, ti facevo moribondo...» accennò sornione.

«Col cazzo» sibilò questi. «Ho solo perso i sensi, mi sono sforzato troppo» minimizzò. E sotto lo sguardo perplesso di Ezekiel, disse: «Erano saltati dei punti laddove non avrebbero dovuto. Non ho bisogno né di trasfusioni né di trattamenti di favore.» Storse il naso, ricordando le parole di Clave Thorpe.

«E dove stai andando adesso?» Lo squadrò da capo a piedi, camminando all'incontrario per guardarlo in faccia: era pallido, forse troppo, ma pareva non badarci. E zoppicava un po', sì, cosa che Ezekiel trovò quasi deliziosa.

«A riposare.» Breve e conciso, non lasciò che Ezekiel potesse intromettersi nel suo discorso. «Ti dispiacerebbe lasciarmi stare per un po'?» Lo guardò di sguincio, ma poi dovette fermarsi. Vide il palmo aperto di Ezekiel di fronte a sé e digrignò i denti con rabbia. «Non la voglio quella merda!» Esclamò, riferendosi alla pillola di Trazodone.

«È gratis.»

«Bugiardo» sibilò, sorpassandolo.

«Ti ho detto che è gratis, coglione.»

Era la prima volta che lo sentiva tanto irritato, perciò Jeremy non poté fare altro che frenare la propria avanzata e sollevare un sopracciglio. «Come mi hai chiamato?»

«Ti ho chiamato coglione, perché solo un coglione non accetterebbe un regalo del genere da parte mia.» Stizzito, Ezekiel gli si avvicinò per lasciagli il Trazodone direttamente in mano. «Sei uno straccio, fai schifo solo a guardarti, eppure continui a dire di non volere il mio aiuto... Cosa c'è che non va nel tuo cervello?»

«Lo hai detto tu, no?» Schioccò provocatorio. «DPTS, probabilmente.»

«E nel mio?» Ezekiel sollevò il mento, restrinse lo sguardo e fissò Jeremy negli occhi. «Sai cosa c'è che non va nel mio, Jeremy Hunt?»

«No, ma non me ne frega un cazzo.» Distolse lo sguardo, strinse il pugno con la pasticca di Trazodone e fece sorridere appena Ezekiel. Tornò a zoppicare per la sua strada, incrociò perfino lo sguardo del Sergente Ramsey e disse: «Sto bene.»

«L'ambulanza del Dipartimento Medico dell'SRF sta venendo qui per te» lo corresse. «Non stai affatto bene, Hunt.» E gli si avvicinò, fece per fermarlo.

Con l'odore di Whiskey nel naso, Jeremy socchiuse le palpebre e disse: «Voglio continuare l'allenamento, voglio entrare nella Terza Armata e ripulire il Settimo Distretto.» Poi si fermò, vide schiudersi le labbra del Sergente Ramsey come per replicare. Tuttavia non gli diede il tempo di aggiungere altro, perché lo interruppe sul nascere. «Disdica l'ambulanza.»

«Hai bisogno di una trasfusione» lo contraddisse. «E di cure mediche adeguate.» Aggrottò le sopracciglia, seguendo Jeremy con lo sguardo. Gli sembrava impossibile che quel ragazzo stesse ancora in piedi, che camminasse sulle proprie gambe e che si ostinasse tanto nel non volere l'aiuto di nessuno. Eppure dovette tacere quando gli sentì dire:

«Se è per i punti, Sergente, ci ho pensato da solo.»

L'interpellato spalancò gli occhi e altrettanto fece Ezekiel. «Da solo?» Echeggiò. «È impossibile, Hunt.»

«Forse» ammise in un soffio. «Ma l'emorragia si è fermata, perciò non c'è alcun pericolo...»

«Potrebbe essere interna, potresti tirare le cuoia mentre dormi!» Il Sergente Ramsey alzò la voce, gli corse perfino dietro.

Era la prima volta che Ezekiel lo vedeva tanto sconvolto – perché sì, la parola sconvolto era quella più adatta. Perciò rimase immobile, a debita distanza, per godersi quello spettacolo più unico che raro.

«Se così fosse, lei avrà un problema in meno al Campo di Addestramento e...» Non disse altro, si sentì trattenere per una spalla e dovette frenare la propria avanzata.

«Se crepassi qui avrei più problemi di quanto credi, Hunt» disse. «Perciò non opporre resistenza e fatti prelevare dall'ambulanza senza fare storie.»

«Per un controllo» stabilì allora. «Solo per un controllo.» Lo vide deglutire a vuoto e fece altrettanto. «Per non tirare le cuoia mentre dormo e per non farle passare dei guai, Sergente.»

«Ma se tornassi qui nello stesso stato di prima saresti comunque inutile» lo rimbeccò.

«Allora faccia in modo che la mia permanenza non sia inutile» sibilò. «Mi faccia studiare un po' di strategia militare, Sergente...»

«Strategia militare?» Quasi trattenne una risatina. «Questo è il Campo di Addestramento, non una scuola per pivelli. Creiamo soldati, non geni.»

«Non ho intenzione di essere una pedina.»

Lo sguardo vacuo di Jeremy gli riportò alla mente quello di Daniel Begum e lo fece deglutire a vuoto. Perfino quelle parole sembrarono le stesse – simili, quantomeno – e riuscirono a farlo fremere sul posto. «Vuoi fare carriera?» Chiese. Non c'era più l'ombra del divertimento nella sua voce, solo l'onestà di una domanda legittima.

«Voglio ripulire lo Stato, non solo il Settimo Distretto.» Detto questo, Jeremy diede le spalle al Sergente Ramsey e si diresse verso il container delle camerate. Si fermò sulla soglia, posò una mano contro lo stipite di ferro e si sorresse. Per un attimo gli si appannò la vista, ma poi tornò lucida. Allora ingoiò la pillola di Trazodone senza pensarci due volte ed entrò.

A distanza, Ezekiel si lasciò sfuggire una risatina divertita. «Cazzo, mi piace» si disse. «Mi piace un casino...»

Nel silenzio della camerata, Jeremy si lasciò cadere sulla propria branda e chiuse gli occhi con la faccia sul cuscino. Prima, però, si tolse i pantaloni sporchi di sangue e li aggomitolò sotto le coperte. Restò immobile, rannicchiato come un gatto, con lo sguardo fisso, le palpebre pesanti e il respiro lento.

Era la seconda volta che ingoiava il Trazodone, la prima per propria volontà, e dopo appena mezz'ora si sentì come mancare. Non seppe decifrarne il motivo, tantomeno comprendere se fosse dovuto alla perdita di sangue o al medicinale che Ezekiel aveva trafugato dallo studio del Sergente Ramsey.

Ciò che poté dirsi, tuttavia, fu qualcosa come: «Finalmente...» Un suono farfugliato a metà tra il sonno e la veglia, lo stesso che si perse nell'etere quando gli addetti dell'ambulanza del Dipartimento Medico dell'SRF lo trasportarono fuori dalla camerata su una barella.

E la cosa più importante fu che non sognò affatto: non c'erano scarafaggi, non c'erano blatte, non c'era lo sguardo del Colosso o il suo fetido alito sul collo. Le fogne non erano neppure un ricordo, parevano inesistenti su quella dimensione parallela.

Una nuvola, così avrebbe voluto definirla. E se avesse avuto voce, se fosse stato cosciente, avrebbe cercato di spiegarlo a tutti – perché sì: tutti dovevano sapere quanto miracoloso fosse quel cazzo di regalo!

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