Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 21

Jeremy continuava a deglutire a vuoto, a digrignare i denti, a serrare i pugni lungo i fianchi. Ricordava a stento di aver lasciato la Sala Comune per ritirarsi al quinto piano e troncare cavi elettrici da ogni dove, ma sapeva di averlo fatto. Perché sì, lui aveva un fottuto piano! E se Sergej aveva intenzione di liberarsene con la scusa della capra, certamente non ci sarebbe riuscito. Continuava a ripeterselo come un mantra, a dirselo ogni qualvolta spostava lo sguardo sull'orologio del salone. E tagliava la plastica di protezione, esponeva il rame, attorcigliava il metallo con cattiveria, con ferocia, fino a tagliarsi i palmi.

Pensare di chiudere occhio era una follia, stesso dicasi per l'assunzione del Trazodone. Tuttavia non voleva mandare a puttane il sangue di Garner, né darla vinta a Sergej.

Così, dopo essersi disinfettato le mani e aver provveduto da sé con delle fasciature strette fino ai polsi, aveva testato la propria resistenza. E lo aveva fatto con sguardo vacuo, con l'animo di un condannato a morte: lontano dal mondo, distante dalla realtà.

Aveva avuto ben poche ore per prepararsi, forse troppo poche per capire davvero il ruolo che avrebbe giocato nella retata. Ma non aveva obbiettato quando gli erano stati rifilati dei vestiti cenciosi al posto della divisa standard del Poligono, no. Aveva semplicemente storto il naso e indurito lo sguardo.

«Tutto qui?» Aveva chiesto in un grugnito, rivolgendo a Sergej un'occhiata di sfida. «Mi mandate nelle fogne senza nemmeno una protezione addosso?»

L'interpellato annuì, disse: «Tutto qui.» Non aggiunse altro, anzi. Sorrise, si lasciò sfuggire un piccolo moto di soddisfazione e finì con l'umettarsi le labbra per non schioccare la lingua.

«Immagino che l'illuminazione sia pessima, ma non possiamo rischiare che ti vedano con addosso qualcosa di compromettente» intervenne Moore. Se fosse stato per lui, in fondo, avrebbe lasciato a Jeremy almeno la Phoenix per nasconderla nel retro dei pantaloni.

«Immagino» borbottò. Mancò di guardare Daniel, lo fece per l'ennesima volta ed ebbe come la sensazione che, presto o tardi, si sarebbe portato dietro il suo segreto nella tomba – ma no, non voleva affatto che la sua tomba fosse fatta di muffa, sterco e scarafaggi. Poi, con la consapevolezza di un misero coltello infilato nell'anfibio destro, si ammutolì.

«Pronto?» A fare quella domanda fu Sergej. Lo sguardo serio, sprezzante, quasi divertito. Lo vide annuire, perciò sollevò il braccio per controllare l'orario sull'orologio da polso. «Bene: hai cinque minuti per attirare l'attenzione dei cannibali, poi ti troverai con le spalle coperte dall'URC» disse.

«Cinque minuti» echeggiò, scuotendo appena la testa. Si strinse nelle spalle, infine schioccò la lingua. Osservò il tombino dischiuso a qualche metro di distanza e si mosse alla svelta per raggiungerlo non appena udì il finto segnale degli altoparlanti della Vecchia Washington:

«La Terza Armata procederà al rastrellamento della superficie. I civili sono pregati di trovare riparo immediatamente!»

«Cinque minuti» si ripeté piano, senza la possibilità di controllare il tempo – non aveva un orologio, e anche se lo avesse avuto avrebbe dovuto affidarsi al suo ticchettio, perché non c'era abbastanza luce per consultarlo. «Devo solo sopravvivere» borbottò. Deglutì a vuoto, serrò perfino le palpebre, sentì gli anfibi affondare nella melma delle fognature e aggrottò le sopracciglia di rimando. «Sopravvivere» soffiò piano. Si sforzò di aprire gli occhi e trattenne un conato.

Nuovamente nel suo incubo, mentre correva nei vicoli delle fognature, Jeremy cercava di creare il caos vero e proprio: gridava, annaspava, batteva forte le suole nella poltiglia di merda. Tuttavia non lo faceva per la retata, no, ma per qualcosa di ancora più abbietto, di più viscerale.

Aveva bisogno di vederlo di nuovo, sì. Voleva incontrare il Colosso, voleva farlo fuori con le sue stesse mani e prima ancora che a incrociarlo fosse una delle Squadre d'Assalto della Terza Armata.

Una domanda ruggita: «Chi sei?»

Jeremy si voltò verso il cunicolo di sinistra, sgranò gli occhi e cercò d'intravedere la figura che aveva davanti. Non ci riuscì, non del tutto, ma fu sufficiente sapere che alle sue spalle ve ne erano un paio per avvicinarla a mani alzate. «Nessuno, non sono nessuno» soffiò. Un ghigno sinistro gli si dipinse in faccia, ma poi svanì nel momento in cui vide da vicino l'espressione dei tre ceffi – nessuno di loro era il Colosso. «Voi chi siete?» Lo chiese velocemente, lapidario.

«Non deve interessarti» sputò il capogruppo. «Vieni dalla superficie?» Aggiunse. Ghignò, gli si avvicinò con fare poco rassicurante. Lo vide annuire, così fece un cenno con la mano agli altri due. «È carne fresca, prendetelo» stabilì.

«Col cazzo...» Jeremy storse il naso, si chinò per recuperare il pugnale dall'anfibio destro e tagliò di netto la gola del primo. Vide sgranare gli occhi agli altri due, ma riuscì a inseguirli e, dopo aver lanciato il pugnale alle spalle di uno, si avventò sull'altro per immobilizzarlo con la stessa, incosciente presa che aveva adottato al Campo di Addestramento: il braccio premuto attorno al collo, le ginocchia strette sulle costole. «Tu lo conosci?» Chiese piano, raggiungendo il suo orecchio.

«Chi?» Bofonchiò questi. Poi rantolò, si sentì mancare il fiato.

«Il Colosso, quello con la faccia sfregiata» si limitò a dire. Rinserrò la presa con gli occhi iniettati di sangue e le narici piene del disgustoso odore delle fogne. «Dov'è?»

«Non lo so!» Tentò di gridare, ma la sua voce sembrò stridula, fastidiosa.

Jeremy restrinse lo sguardo, lo spinse con la faccia nella melma fin quando non fu certo di averlo soffocato e infine si alzò. Recuperato il coltello, si guardò attorno con fare spaesato. Il respiro ansante, il cuore in gola.

Non sapeva quanto tempo fosse passato dalla sua discesa nelle fogne della Vecchia Washington, ma ciò che più lo preoccupava era la vendetta – non l'arrivo dell'URC o il suo armamentario, no!

«'Fanculo» grugnì. Vide il tipo colpito alle spalle che, con la faccia sporca di merda, rantolava in cerca d'aria. Così, dopo aver premuto la suola sul suo cranio, prese un grosso respiro per gridare: «Aiuto!»

Ed era un modo stupido, forse addirittura infantile, per attirare l'attenzione. Tuttavia lo fece un paio di volte. Poi tornò a correre lungo il condotto principale ed ebbe come l'impressione di riconoscere il posto, l'odore stantio, la muffa – ma tutto era così dannatamente uguale là sotto!

«Stai cercando aiuto?» Un'altra domanda lieve raggiunse le orecchie ovattate di Jeremy, facendolo voltare con gli occhi ridotti a due fessure pericolose e taglienti.

«Sì» soffiò. Si avvicinò alla donna che aveva appena aperto bocca, la guardò in faccia e provò quasi un moto di pietà nei suoi riguardi. Ma non indugiò nell'afferrarla per un braccio e fissarla malamente. «Tu lo conosci quello con la faccia sfregiata?»

«Come?» Questa batté le palpebre, tentò quasi di fingersi innocente, ma furono i suoi denti sporchi di sangue a far fremere Jeremy di rabbia. Era inequivocabilmente una cannibale.

«Lo conosci?» Chiese ancora, minacciandola con la lama sotto il mento. La vide annuire appena, forse timorosa di essere sgozzata senza pietà, perciò incalzò con un: «Dove si trova adesso?»

«A due condotti da qui» soffiò. «Non si muove mai, di solito sono gli altri a raggiungerlo quando hanno qualcosa da condividere...»

E Jeremy la interrompe con uno schiocco di lingua seccato. Sapeva che con quella frase intendeva riferirsi a dei civili innocenti – persone come lui, persone che erano state prese di mira e poi divorate senza pietà. «Mi stai dicendo che quella merda è il capo, forse?» La vide annuire ancora, poi la sentì deglutire a vuoto. Ghignò, scosse la testa, infine disse: «Portami da lui e non fiatare.»

Si mosse lentamente, tenendola sotto tiro con la lama ben premuta contro la sua schiena. Infine, raggiunto l'imbocco del vicolo, la sentì tentennare. «Adesso?»

«Adesso vai a cercare tutti gli altri» borbottò nel suo orecchio, cercando d'inventarsi una scusa plausibile e sputandola subito dopo: «Di' loro che il Signor Nessuno vuole il posto del capo e che a breve ci sarà una sfida per detronizzarlo.» La sentì deglutire, così la lasciò andare. Non aggiunse altro, ma la seguì con lo sguardo per vederla sparire in un cunicolo poco distante. E solo allora imboccò il vicolo cui era certo di poter incontrare il Colosso. Sfoderò perfino un sorriso, il suo miglior sorriso, per presentarsi a gran voce con un: «Sei ancora, vivo, feccia?»

Questi scattò in piedi, aggrottò le sopracciglia e puntò lo sguardo in direzione di Jeremy. Sembrava essersi quasi dimenticato di lui, ma di colpo lo riconobbe e trattenne una risata. «Oh, la mia carne...» ridacchiò. «Sei tornato per arrenderti? Vuoi farti mangiare? Oppure ti è soltanto piaciuta la farcitura?» Non riuscì più a trattenersi, sbottò a ridere con un sadismo tale che fece accapponare la pelle di Jeremy.

Trattenne un conato a quella pessima battuta, ricordando i giorni di agonia e quelli di addestramento. «Cinque minuti» si ripeté piano, muovendo un passo nella sua direzione. «Non so quanti ne siano trascorsi, ma tu per quanti pensi di poter sopravvivere?» Gli vide battere le palpebre, poi sentì il suono dei passi svelti alle proprie spalle e digrignò i denti, sfoderando dalla cintura la propria arma segreta.

«Che cazzo succede?» Il Colosso strabuzzò gli occhi, udendo le grida lontane che si affannavano lungo i cunicoli delle fognature. Poi puntò lo sguardo su quello assetato di sangue di Jeremy e lo vide ghignare. «Che diavolo hai fatto?»

Questi non rispose, si mosse prima ancora di essere raggiunto dall'URC e tirò bene i fili di rame dopo averli serrati attorno alle fasciature delle mani. Infine, gettatosi contro il Colosso, lo fece capitolare spalle al muro e lo sentì scivolare lungo il muro concavo. «Non ne hai idea» scandì. «Non lo immagini neppure, pezzo di merda!» Gli ringhiò a un palmo dal naso.

«Hunt!» La voce di Garner lo raggiunse appena, ma si mozzò in gola nello stesso momento in cui vide Jeremy affondare il rame nel collo del Colosso.

«Porca puttana» biascicò Moore, battendo le palpebre.

Con il sangue che gli sporcava le bende e gli occhi ossidiana del Colosso che si sgranavano sempre di più, Jeremy si sentì quasi su un altro pianeta. Non aveva quasi idea di essere presente, di essere se stesso, di affondare e segare con rabbia. E più la carotide schizzava, più le urla dei cannibali risuonavano ovattate nella sua coscienza. «Non ridi più, pezzo di merda?» Chiese. La voce alta, il tono fuori controllo. «Non dici più che sono la tua carne, pezzo di merda?» Insistette. «Sei solo feccia, solo feccia!»

Il Colosso tentò di toglierselo di dosso, ma le ginocchia di Jeremy premevano direttamente sotto le sue ascelle e lo rendevano una preda facile. Così tentò di bloccare il sangue, di allungare le mani verso la ferita sempre più profonda. Non ci riuscì, no. E vide un polpastrello – forse un intero mignolo – saltargli nel magro tentativo di sopravvivenza, mentre qualcuno allontanava Jeremy.

«Basta!» Daniel scattò in avanti, tentò di strattonarlo via. Le sopracciglia corrugate e la preoccupazione lampante. Deglutì a vuoto, poi, sentendosi colpire allo stomaco.

«Basta un cazzo!» Sbottò. Non si rese conto neppure di chi fosse alle sue spalle, si avventò ancora sul Colosso in fuga e questa volta lo fece da dietro, troncandogli la testa di netto con il rame teso. Allora annaspò, vide il suo corpo cadere nella melma e rimase impietrito, senza parole. Gli occhi lucidi, le lacrime lungo le guance arrossate.

«Hunt!» A chiamarlo fu il Comandante Jackson. Gli diede giusto il tempo di voltarsi con il viso imbrattato di sangue, poi lo colpì con un pugno e lo fece capitolare a un passo dal cadavere del Colosso. «Colpire un tuo superiore è considerata insubordinazione» scandì furioso.

Jeremy si guardò attorno, poi sentì Daniel biascicare un:

«Non importa, Comandante.»

E provò a dire qualcosa, qualsiasi cosa, solo che non ci riuscì. Si morse le labbra, chinò lo sguardo, rabbrividì sul posto e quasi non vomitò su se stesso – sarebbe stata la seconda volta in quelle dannate fogne. «Non volevo» soffiò dopo qualche istante.

«Torna in superficie» ordinò Sergej.

«No!» Daniel aggrottò le sopracciglia e deglutì, frapponendosi fra Sergej e Jeremy. «È normale che abbia perso il controllo, Comandante! Se solo lei non gli avesse assegnato il ruolo della capra...»

E questi lo interruppe tuonando un: «Capitano Begum, vuole forse salire anche lei in superficie?»

«Voglio solo equità» sbottò. «Nessuno di noi è stato usato come capra per il proprio incubo, è normale che Hunt abbia reagito a modo suo...» E prese una piccola pausa, deglutì a vuoto. Si sentì uno sciocco a difenderlo, forse addirittura indifeso – e perché diamine lo stava facendo, poi? «Chiunque avrebbe perso la testa, non crede?»

«Non credo» sancì.

«Non ho riportato danni» aggiunse Daniel, ignorando l'ordine di Sergej e porgendo una mano a Jeremy. «Quindi non reputo il suo gesto come insubordinazione, bensì come un lieve incidente di percorso» spiegò, rivolgendo a Sergej un'occhiataccia. «La retata, dopotutto, non è stata intaccata.»

«Ma Hunt si è comportato come un membro delle mie Squadre d'Assalto» schioccò l'interpellato. «Forse dovrei riconsiderare la sua posizione nell'URC...»

«O forse dovrebbe dargli una seconda opportunità» obbiettò. Fece un gesto a Garner, lasciando che questi gli passasse il giubbotto antiproiettile di Jeremy e l'AK-47 per armarlo a dovere. «Dal momento che la missione non può considerarsi conclusa, Comandante, io procederei» aggiunse.

Jeremy deglutì a vuoto, notando l'aria truce di Sergej. Allora riuscì a trovare la voce e, prima d'imbracciare il Kalashnikov, disse: «Quello era il Capo dei cannibali, Comandante.» Gli vide battere le palpebre una sola volta, così aggiunse: «Spero che questo possa discolparmi almeno in parte.» Poi gli diede le spalle, serrò bene i ganci del giubbotto antiproiettile e si lanciò all'inseguimento lungo i cunicoli illuminati dalle torce di Garner e Moore.

«Ha fatto fuori il Capo» schioccò irritato Sergej. Osservò il cadavere del Colosso, l'incubo di Jeremy Hunt, e digrignò i denti. «E adesso quale sarà il suo incubo?» Si chiese piano. «Avrei voluto che qualche Squadra d'Assalto lo raggiungesse prima di lui, dannazione!»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro