Chiara allungò la mano e gl mostrò l'anello di giada, il ciondolo che conservava a ricordo del loro primo incontro.
Aveva acquistato quel mobile di pietra a ricordo dello scintillio dei suoi occhi.
«Sei sempre stato la nostra guida, anche se eri così lontano e intangibile. Potevamo vedere oltre la nebbia, vedere te... Abbiamo bisogno della tua voce, del tuo sorriso... Abbiamo bisogno che ti svegli e inizi a vederti nel modo in cui ti abbiamo sempre visto... che io ti ho visto... Non nasconderti in un sogno rifuggendo la realtà. Si é vero può essere terribile. Le persone ci possono ferire e non capire le nostre emozioni. Ma la fuga non può essere la soluzione per non rinunciare a noi stessi.»
Jon l'aveva guardata con i suoi grandi occhi di giada per tutto il tempo.
Le aveva chiesto chi era e lei non aveva trovato altro che le sue emozioni.
«Non posso svegliarmi » fu la risposta.
Chiara gli pose il ciondolo tra in mano.
«Siamo noi che facciamo il nostro destino, solo tu puoi dare potere alla maledizione, se smetti di credere di essere prigioniero, ti sveglierai... »
Jon chiuse gli occhi, era bloccato in quel luogo da così tanto. Ricordava il bacio di Koas, poi l'oblio. Ricordava di aver sognato in quel luogo. Percepiva la realtà al di fuori del sogno, il corpo di Koas a contatto con il suo. Sentiva la sua voce, i suoi gemiti ma poi si svegliava in quella stanza avvolta dalle tenebre. Che cosa lo attendeva al di fuori di essa?
«Sei la mia principessa?» chiese Jon timoroso sollevando lo sguardo su Chiara.
La ragazza gli strinse la mano.
«No, Tu lo sei! Ti ho atteso così a lungo, non nasconderti ancora, non lasciarci al buio lontano dal nostro sole...»
«Non posso essere il Re che mio padre voleva che fossi» sospirò Jon.
«Sarai molto di più se ti libererai dalla maschera che voleva importi, non sarai un re, sarai la nostra Regina, una guida, una luce un'ispirazione, per sempre libero»
Una folata di vento spalancò la finestra, qualcosa si stava muovendo, la realtà attorno a loro si sbriciolava.
Jon sorrise tra le lacrime «Ti ringrazio, io...»
Un ruggito li fece sobbalzare e Chiara imprecò, si era dimenticata di quel dannato drago.