322 - Solitude
Percepiva il mondo percepiuva le loro mani, le loro voci.
«Adoro poterti farti mio ogni volta che voglio... tu riposi nel tuo letto... mia sorella regna in tua vece e tu sei mio...»
La voce di Koas raggiunse Jon nel suo limbo.
Il suo corpo addormentato in balia dei suoi carcerieri.
Koas soddisfaceva la sua lussuria, ma anche sua sorella non era da meno.
Jon voleva urlare, ma non poteva fare nulla.
Era forse quello l'amore? Essere imprigionato dai desideri delle altre persone?
La maledizione era forse infrangibile? La persona che credeva di amare doveva liberarlo, chi poteva mostrargli un gesto d'amore?
Era davvero possibile o anche quella era una vana illusione?
L'emaciato corpo del principe era esposto quasi tutto il tempo nella grande sala, perché il popolo credesse che la sua consorte cercasse di risvegliarlo.
Nel popolo si trovava una ragazza, aveva il cuore a pezzi per ciò che il destino crudele aveva riservato al suo principe, vedeva la principessa che albergava nel cuore di Jon e giungeva ogni giorno per dirgli parole di conforto. Lei non lo sapeva ma Jon udiva le sue parole ed erano il solo conforto che gli permettevano di andare avanti.
Ma anche i suoi carcerieri avevano notato quanto la voce della ragazza giovasse al bell'addormentato così la incarcerarono.
Quando videro gli effetti che aveva sul ragazzo gioirono, la mancanza dell'affetto della ragazza stava uccidendo il povero Jon che aveva perso il solo affetto sincero che gli era stato concesso
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