Garvin ripose la penna e una lacrima cadde sul foglio, doveva esternare quelle emozioni, direzionarle altrove. Scrivere quelle parole per Jason lo avevano stancato più del previsto.
Si sentiva improvvisamente così tanti anni addosso.
Si guardava il ventre, e poi vedeva il giovane Garvin e sentiva gli anni gravare sulle sue spalle.
I segni del tempo sulla sua pelle.
Non era più un ragazzino da molto tempo, le sue forme erano diverse e non sempre le gradiva davanti, per questo si copriva, tratteneva il fiato fino a esplodere.
Lo osannavano, dicevano di apprezzarlo eppure si sentiva terribilmente solo.
Ripensò alle parole di Chiara.
"Parla di due amici..."
Improvvisamente sentiva il bisogno di scrivere anche lui una storia simile, voleva capire chi lo guardava, immedesimarsi nei loro sguardi.
Prese la penna e le parole vennero da sole....




Apri gli occhi e il soffitto bianco ti saluta. Sei in una stanza spoglia, un carrello, un armadio.
Un luogo dove lavori e basta non metti nessuna parte di te.
Il tuo telefono squilla, è l'ora di ripartire e la sua immagine ti accoglie sorridente.
È il tuo idolo, la tua ispirazione.
Mirio ha insinuato che tu ne sia innamorata ma non sai come spiegargli che sì, lo ami, ma non nel modo che lui intende.
Quando gli hai spiegato che è gay ti ha risposto con un ridente "Ora capisco perché balla così bene".
Se non fosse tanto anziano non gli avresti perdonato quelle parole.
Ma che ci puoi fare? Le persone vivono di luoghi comuni.
Che puoi dire, lui è così... Meraviglioso eppure non tutti riescono a vedere... capire...
Non lo conosci davvero secondo loro, non puoi sentire quel legame eppure esiste, eppure è reale...
Ti squilla il cellulare e ti ritrovi a fissare un numero sconosciuto.
Rispondi e il sangue ti si gela nelle vene...
"PRONTO, MI SCUSI, AVREI BISOGNO DI UN'INFORMAZIONE..."
La sua voce...


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NOTE dell'AUTORE:
inizia il racconto di Garvin...