206 - Vecchi nuovi arrivi
«Nooooo...»
Garvin con le lacrime agli occhi si trattenne a stendo dal gettare l'apparecchio a terra.
Era bloccato, in mezzo al nulla, con il telefono scarico.
Tutto perché Cerberus gli aveva intimato di controllare una fabbrica abbandonata che aveva sognato quella notte. Solo perché la sirena gli era apparsa in sogno non voleva dire che lo avrebbero fatto pure le altre carte...
Aveva detto a Tomoyo di non preoccuparsi, non voleva approfittare della sua gentilezza e saltasse il corso di fotografia a cui teneva così tanto solo per lui. Faceva sempre scelte a favore suo e lui dispiaceva. Le voleva molto bene.
A che le serviva questa fantomatica Chiara?
Però adesso era a piedi da solo con il telefono scarico.
Per un folle momenti pensò di utilizzare la carta del volo, ma avrebbe potuto farlo solamente una volta calato il sole... Non voleva attirare l'attenzione su di sé... lo faceva già troppo.
Con il suo modo di essere, il suo stile di pattinaggio, di vestiario... Essere se stessi lo rendeva unico ma molto riconoscibile. Cerberus non apprezzava la cosa... Affatto...
Se solo fosse esistita la carta del teletrasporto...
«Serve aiuto?»
A quelle parole Garvin si voltò e rimase di stucco. A un passo, con gli occhiali sulla punta del naso, i capelli accuratamente arruffati e una felpa molto vecchia e logora, c'era il suo principe.
Quello era Lùi, ne era sicuro.
«Ehi Lùi hai trovato delle indicazioni per il centro città?»
Due ragazzi si affacciarono, li riconosceva bene, li aveva visti spesso nei suoi sogni.
Freddie e Leonard... Leonard sembrava decisamente più innocuo dell'oscuro crudele stregone, ma Garvin non poté impedirsi di tremare.
«Sei di queste parti?» chiese Lùi fissando l'esitante e reticente Garvin.
Il ragazzo in risposta a annuì. «Penso che potremo aiutarci entrambi, puoi indicarci la strada per la grande Villa e noi potremo risolvere il tuoi piccolo problema di comunicazione ricaricandoti il cellulare, ci stai?»
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