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188 - Not Alone

Pensava che Trudy lo avrebbe seguito, non si sapeva spiegare perché, ma ne era assolutamente certo. Invece lo aveva
piantato in asso. Era tutta un'illusione, quel senso di familiarità e confidenza, non lo aveva mai reputato, un amico?
Per Garvin le notti stavano diventando un problema, soprattutto in quel bosco ricolmo di spettri, un'impossibile impresa. Riuscire a convincersi a chiudere gli occhi, a non temere la tenebra. i suoi compagni di viaggio avevano compreso e si alternavano per aiutarlo, non sapevano esattamente cosa fare... dopotutto non potevano promettergli che gli incubi non sarebbero giunti a tormentarlo una volta chiusi gli occhi.
Lo stregone era il solo a tenere le distanze, lo osservava da lontano, scrutandolo con occhio clinico mettendo Garvin a disagio.

Era quasi sicuro di aver sentito il suo sguardo in ogni momento.
Avanzavano verso il folto della foresta dove lo stregone affermava esserci una fontana magica, in cui il guardiano conservava i ricordi di ogni singolo individuo vissuto, la avrebbero trovato quello che serviva loro.
Damien era il solo a diffidare delle parole dello stregone, cercò più volte di farsi raccontare la storia del suo mondo, per comprendere come potessero dei ricordi perduti aiutarli contro una creatura potente e malvagia quanto lo era Victor ma lo stregone non aveva aggiunto altro, mal tollerava la presenza di Freddie, ma aveva comprese ed accettato che Garvin non lo avrebbe lasciato indietro.
Ma sopportarlo non voleva dire accettarne la presenza difatti lo stregone non gli rivolgeva la parola.
I sentimenti di disprezzo erano reciproci, anche Freddie mal tollerava lo stregone.
Sapeva che per i suoi amici era importante ricordare il passato, ma doverlo fare grazie all'inconsistente piano di quel misterioso stregone era difficile da digerire.
Avanzavano alla cieca a parer suo.

Per l'ennesima volta si dovettero accampare per "scongiurare gli attacchi dei draghi" e Garvin si auto incaricò di trovare acqua. Freddie lo raggiunse poco dopo.
Trovò Garvin vicino a un piccolo corso d'acqua, fissava il suo riflesso con aria assorta, Freddie vide Leonard celato all'ombra della foresta fissare il suo amico. Quando lo stregone capì di essere stato scoperto svanì nella tenebra con una smorfia di rabbia.
Freddie sbuffò e Garvin sollevò lo sguardo su di lui.
«Non mi piace quel tipo...» borbottò Freddie.
«Lo so, lo hai detto solo un miliardo di volte con infinite sfumature di toni di voce diversi... Ti assicuro che hai chiarito il concetto» sospirò Garvin sfinito.tornando a fissare il proprio volto.
Aveva cercato dell'acqua, si era appena destato da un'orribile incubo e toccandosi un orecchio aveva sentito qualcosa e si era ritrovato uno strano liquido fluorescente sulle dita. Si era fermato al ruscello per sciacquarsi e si era ritrovato a fissare la propria immagine. Ogni volta che osservava la stella sul suo collo sentiva una fitta al cuore, come se qualcosa cercasse di emergere...
Anche l'uomo con un occhio solo aveva una voglia, ma sul petto. Sembrava un marchio, una condanna. Quell'uomo aveva uno sguardo cupo... e quell'orribile cicatrice gli deformava tutto il lato destro del volto. Poi la voce di Freddie lo aveva richiamato alla realtà e aveva fatto svanire nel nulla ogni immagine e ogni pensiero.
«Sai spesso lo vedo mentre ti osserva, famelico, come se stesse assaporando il momento in cui potrà divorarti...»
Garvin fissò Freddie basito «Freddie, non sono un tramezzino e di certo lo stregone non vuole mangiarmi, è assurdo...» rise Garvin tra sé e sé... cercava di convincersi di quello che aveva detto ma anche lui percepiva al di la del profondo sguardo dello stregone quella brama repressa qual desiderio che lo metteva profondamente a disagio.
Garvin spiegava la cosa pensando che lo stregone non si fidasse di lui, che lo studiasse per capirne i punti di forza e le debolezze, come un'arma...
Freddie aveva ragione, c'era un profondo intenso desiderio in quello sguardo, un desiderio che portava Garvin a tenere le distanze a non avvicinarsi troppo a quell'oscuro individuo che aveva deciso di seguire.
«Pensi che sia stato stupido seguirlo non è vero?» chiese improvvisamente Garvin.
Freddie gli posò una mano sulla spalla e su di essa vi fluttuò la mano di Lùi.
«Credo che ti staremo vicino, qualunque scelta tu prenda» concluse Freddie.
«E credo anche che dovresti riposare, hai dormito solo pochi minuti, credevi non lo avessimo notato?»
«Non posso... l'ultima volta...» Garvin chiuse gli occhi e deglutì.
Quegli occhi plumbei, quel corpo gelido sul suo, doveva averlo creduto addormentato perché lo aveva carezzato bramoso, certo che la sua preda non potesse sentirlo.
Garvin aveva sentito quel liquido gelatinoso penetrargli nelle orecchie.
«Ricorda...» aveva sussurrato la creatura. Aveva sentito qualcosa di viscido corrergli lungo il collo e Garvin aveva pregato con tutto se stresso di non ricordare mai, ma non poteva fermare la sua mente, e le immagini lo avevano colpito con violenza. Aveva visto il ragazzino, il sé stesso più giovane ferito, sanguinante, solo, lottare furiosamente in un'arena aveva vinto, ma non era stato sufficiente, la regina nera aveva battuto le mani e per un attimo Garvin aveva sperato, ma poi la frusta aveva schioccato e la creatura lo aveva ghermito e trascinato nelle segrete.
Lo aveva frustato fino a fargli perderei sensi e aveva atteso...
Garvin cercò di reprimere la nausea che lo colpì quando ricordò il contatto della pelle viscida dell'essere con la propria, i suoi gemiti che si mescolavano alle sue grida di dolore.
Garvin scosse la testa, non poteva dormire, non voleva.
Era solo un ragazzino, giovane ed innocente e quell'essere gli aveva strappato via tutto, la pelle dal corpo, l'anima... lasciando solo un'atroce dolore e una rabbia infinita...
«DEvi riposare...» insistette Freddie- quando Garvin sollevò lo sguardo vide la preoccupazione dipinto sul volto dell'amico. Si sfiorò il volto e lo sentì umido, delle lacrime erano scese, Garvin le asciugò con rabbia, non voleva che lo vedessero così inerme e indifeso.
«Alle volte non sono certo di voler proseguire, alle volte vorrei solo tornare indietro e scappare...» sussurrò Garvin «Ma poi mi ripeto che se andrò fino in fondo tutto questo avrà fine, gli incubi svaniranno e finalmente potrò riposare senza timore... Ma è solo una tenue speranza...»
Freddie rimase un attimo in silenzio, osservando Garvin chiuso nei suoi pensieri, doveva condividere qualcosa, glielo doveva...
«Sai alle volte vorrei poter dimenticare come te il mio passato, ma non posso... e forse non dovrei... La prima volta che ti ho visto, per un attimo, solamente un attimo ho pensato di riconoscere una persona che ho amato... Ma che odio perché non iredco a dimenticare. Non riesco a lasciarla andare... Non riesco a desiderare la sua felicità lontano da me e questo è sbaglaito» iniziò Freddie. «Ma tu sei cosi diverso da lui... per quanto il tuo volto sia così simile al suo...» concluse Freddie, Garvin per un attimo percepì su di sé lo sguardo di Freddie.
Garvin chiuse gli occhi e davanti a se vide l'immagine dell'uomo con un occhio solo, con l'occhio di pietra, lo sguardo gelido, quel volto... E se lui... Ma Garvin scacciò violentemente ogni pensiero che riguardasse quella visione, era solo un sogno e lo avrebbe scacciato con tutte le sue forze.
«Se dovessi trovartelo davanti che faresti?"» Garvin non sapeva perché glielo aveva chiesto, Freddie sorrise enigmatico.

Credo che lo bacerei e mi ucciderei assieme a lui per tenerlo legato a me per sempre...
«Temo non lo sapremo mai, lui appartiene a ul passato ormai...».
Lùi improvvisamente saltò loro addosso e strinse l'amico con tutte le sue forze «Smettila di crucciarti...»
«...Lùi allenta, mi stai stritolando...» cercò di divincolarsi Garvin senza fiato, ma il folletto non lasciò la presa.
«No, non ti lascio solo...»
Garvin tentò di protestare ma alla fine dovette arrendersi mentre il folletto lo coccolava Garvin sentì l'ansia che se ne andava, il battito rallentava, il respiro si regolarizzava. Freddie poggiò la mano sulla spalla di Garvin.
«Non temere il passato, lo hai detto tu stesso, ci ha condotto fin qua, non credevo che avrei mai potuto dirlo, ma sono davvero grato al mio passato di avermi portato dove sono, qua, assieme a voi...»
Garvin si sentiva rilassato come non mai così afferrò Freddie e lo tirò dentro l'abbraccio di Lùi.
Freddie rimase spiazzato, voleva divincolarsi ma non si mosse, sorprendendo persino sé stesso.
«Sapete che è davvero strano tutto questo vero? » borbottò solamente alla fine ma Garvin si assopì rannicchiato in un angolo e non ci furono mostri a popolare i suoi sogni, vagava nel bosco degli spettri ed un uomo lo attendeva.

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