182 - Ombre nel bosco
«Garvin... Mi chiamo Garvin... Ma mi dispiace non poterti dire altro.»
Dal profondo della sua anima sentì emergere quelle parole distinte... GARVIN, il suo nome era sicuramente quello.
Lùi sorrise gioviale «Fa niente, lo scopriremo immagino» concluse con una serie di capriole in aria e canticchiando tra sé e sé un allegro motivetto.
«Se te lo stai chiedendo, si... è sempre così fastidiosamente allegro» asserì una voce borbottante alle loro spalle. Garvin si voltò, dal bosco erano spuntati i due ragazzi descritti da Lùi, a quanto pareva anche il secondo si era svegliato, da poco visto l'aria assonnata.
Era stato Freddie a parlare, e anche a Garvin parve un tipo piuttosto scostante. Fu lui a presentare l'ultimo arrivato con il nome Lucien.
Nonostante l'apparente disorientamento a Garvin apparve un tipo forte e sicuro di sé, era come se fingesse molto bene il disorientamento mentre il suo sguardo determinato pareva dire tutt'altro, quando Lucien posò gli occhi su Garvin il suo sguardo quasi assente, a Garvin corse un brivido lungo la schiena, si sentiva scansionato, analizzato ed era come se avesse capito più̀ cose su di lui quell'estraneo con un solo fugace sguardo di quante invece riuscisse ricordarsene Garvin stesso e ciò̀ lo metteva a disagio non poco.
Ma quello che lo disturbava maggiormente era non riuscire a ricordare nulla. Per quanto si sforzasse nella sua mente non accennava riemergere alcunché́, vuoto totale.
Freddie propose a Lùi di sorvolare la zona per avere un'idea di dove potessero essere. Nonostante Garvin la ritenesse un'eccellente idea sospettava che Freddie l'avesse proposta più̀ per liberarsi temporaneamente dell'esuberante folletto che per avere informazioni.
Non era sicuro che Lùi fosse un folletto, e non aveva idea del perché́ lo ritenesse tale ma era la parola che ritenesse descriverlo meglio. Era strano fare associazioni di pensieri non capendo da dove essi venissero. Lùi era stravagante, alle volte sembrava tangibile come una persona qualsiasi, altre volte invece era rarefatto ed evanescente quasi fosse fatto di fumo pronto a essere soffiato via.
Ed i colori, il suo aspetto rifletteva un'aura coloratissima che sembrava riflettere il suo stato d'animo: era brillante quasi accecante quando era felice e parlava con una voce acuta e cinguettante per diventare invece grigio spento con una voce bassa ridotta quasi ad un sussurro quando si rattristava, cosa che accadeva davvero di raro.
Decisero di avanzare nella foresta verso una meta casuale, tanto da qualche parte dovevano pur andare aveva sentenziato spazientito Freddie. Avanzavano nella vegetazione a fatica, non erano vestiti per una scarpinata. Forse Garvin era il più̀ adatto con i suoi scarponi robusti e dei vestiti leggeri che gli agevolavano i movimenti, ma al calar della notte ciò̀ gli avrebbe creato non pochi problemi se non avessero trovato un riparo, erano abiti comodi ma di certo non caldi.
Garvin osservò i suoi compagni di viaggio cercando di capire con chi avrebbe avuto a che fare. Freddie era un tipo che avanzava, tenendosi a distanza dai suoi compagni di viaggio, ingobbito e chiuso a riccio su sé stesso. Anche la sua voce era sempre brusca e graffiante, scostante.
Lucien non riusciva a proprio a inquadrarlo, era come se mandasse messaggi ambivalenti: da una parte era disorientato e confuso quanto lo era lui, dall'altra si muoveva sicuro e impettito.
Garvin non lo conosceva ma sentiva una fastidiosa sensazione, che tentava di insinuarsi nella sua mente, ogni volta che l'altro apriva la bocca percepiva la voce come melliflua e ingannevole, non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione, non si fidava, temeva che non si sarebbe mai fidato di quell'individuo.
Garvin era profondamente immerso dei suoi pensieri quando si ritrovò a fissare un ragazzo.
Non era altissimo, capelli scuri e arruffati, aveva chiari, con un colore molto simile alla giada. Qualcuno un tempo li aveva definiti mutevoli, avrebbe voluto ricordare chi, di certo era una persona molto importante. Lineamenti ben definiti, quasi fossero scolpiti, dimostrava circa trentacinque anni. Una ciocca di capelli grigi gli cadeva sulla fronte e risaltava tra le altre ciocche così scure, ed anche la barbetta incolta era leggermente ingrigita. Indossava una semplice maglia grigia tutta stropicciata, dei pantaloni e stivali neri, anonimi, senza alcun segno distintivo.
Garvin rimase a fissarsi, perché́ quello era il suo riflesso e ci aveva messo un po' a riconoscerlo, ma poi lentamente nella sua mente il sospetto era sorto, qualcosa dentro di sé si era riconosciuto.
«Se hai finito di rimirarti proseguiremmo» la voce gracchiante di Freddie lo fece sobbalzare, Garvin sorrise tra sé e sé, era assurdo non riconoscere nemmeno la propria immagine in uno specchio.
Uno sbuffo colorato discese dal cielo e annunciando l'arrivo di Lùi, il suo sorriso fu la prima cosa che apparve, strano a Garvin questo ricordava qualcosa.... Ma non ne era sicuro «Visto niente di interessante?» gli chiese il folletto con la sua solita aria gioviale.
«Che diavolo hai scorto da lassù̀, non perdiamoci in smanceria, sono già̀ sufficientemente irritato» sbottò Freddie. Garvin lo osservò, era incredibilmente chiuso in sé stesso, le braccia serrate, la schiena ingobbita, non sapeva se avesse mai visto qualcuno più̀ chiuso di lui al mondo, ma ci avrebbe senz'altro scommesso.
Lùi spiegò loro di aver visto la foresta che si estendeva per miglia e miglia, ma in lontananza era quasi sicuro di aver visto una piccola casa gialla, al confine della foresta, in una radura. La casa gialla pareva emergere dal nulla, immersa nella nebbia che pareva inghiottire il termine della foresta.
Avanzarono per ore e quando Lùi si involò nuovamente verso l'alto si accorse che la casa gialla si trovava sempre alla medesima distanza.
Pareva chiara l'unica direzione che potesse portare alla casa gialla, ne convennero tutti, eppure non pareva che facessero progressi.
«Chiaramente qualcosa ci tiene lontani» concluse Lucien «Una forza magica ci impedisce di avvicinarci, lo percepisco».
Gli altri lo osservarono increduli, Freddie sollevò le sopracciglia sorpreso
Lucien era stranamente silenzioso e quando si decideva a parlare dimostrava di saper molte più cose di tutti loro messi assieme, non era solo Garvin a diffidare di lui, forse persino Lùi sospettava che nascondesse loro qualcosa.
Alla fine, si arresero e si accamparono.
Freddie accese un fuoco e si chiuse silenzioso in sé stesso, Lùi fluttuava attorno a Garvin che tentava di resistere al desiderio di chiudere gli occhi, era così stanco, avevano marciato senza sosta tutto il giorno.
Una folata di vento spense il fuoco e la tenebra calò sul piccolo accampamento.
Il piccolo gruppo si era incautamente assopito, ignaro del pericolo che si celava nella tenebra, anche in quel non luogo.
Freddie era l'unico che aveva tentato di rimanere vigile mentre Lùi fluttuava a mezz'aria e Garvin si era sdraiato nei pressi del fuoco assopendosi poco dopo.
Freddie aveva lottato con tutte le sue forze contro la stanchezza, percepiva una calma surreale in quel bosco e questo lo innervosiva.
Non riusciva a concepire come quei due idioti potessero rilassarsi tanto, Garvin si era addormentato così velocemente da sembrare che cercasse di fuggire attraverso il sogno da quel luogo, Freddie lo comprendeva, ma da cosa avrebbe mai dovuto fuggire uno smemorato... Almeno lui aveva il dono dell'oblio... non era tormentato da voci, volti, luoghi ormai molto lontani...
Nonostante tutto alla fine anche Freddie si era arreso, era così spossato, trattenere la sua natura era la cosa che lo aveva stancato di più̀, ma non poteva rivelarla, sapeva come andava a finire ogni volta...
Garvin percepì̀ il gelo penetrarli lentamente nelle ossa, voleva stringersi, ma si accorsi quasi subito di non riuscire a muoversi.
«Guardami» la voce gli penetrò nella mente come una stilettata, aprì gli occhi e la prima cosa che notò furono due occhi neri, due pozze oscure che lo fissavano, il volto dell'altro era così vicino al suo che avrebbe dovuto sentire il respiro dell'altro... invece percepiva solo freddo.
Era terrorizzato, era prigioniero del suo corpo, in balia di questo viscido individuo che lo annusava e lo scrutava con aria famelica. «NONONO... Cos'è quello sguardo... cos'è questa paura... tu non mi riconosci vero?» urlò improvvisamente «Dovrò̀ aspettare...» c'era disappunto nella sua voce.
Poi la figura iniziò a svanire divorato dalle fiamme... e inesorabile calò l'oscurità e dalle tenebre emersero incubi, incubi con lunga dita viscide e fredde, denti aguzzi, lingue schioccanti, un uomo con un occhio solo lo afferrò «Svegliati» gli urlò contro con una voce cupa ma stranamente familiare.
Garvin fu svegliato di una violenta folata di vento e un rombo come d'uragano, sentì la vocina di Lùi gridare terrorizzata così Garvin allungò la mano verso il folletto e lo tirò a sé, tremava. Qualcosa volteggiava sopra le loro teste, qualcosa di enorme e molto forte e veloce.
Garvin vide Freddie fissare il cielo con aria cupa e pensierosa, sapeva cosa stava per ghermirli dal cielo?
Garvin cercò Lucien con lo sguardo ma non riuscì a scorgerlo, dove si era nascosto, era fuggito al primo cenno di pericolo? Era caduto già vittima del misterioso assalitore, Garvin stentava a crederlo.
Poi dall'oscurità̀ e dal fumo prese forma un'enorme e oscura creatura alata, Garvin non ne poteva essere sicuro, ma aveva enormi denti affilati ma non era sicuro di volerlo vedere da vicino. Era una creatura coperta di scaglie nero argentate e si avvicinava verso di loro a velocità impressionante.
«Oh mio Dio quello è un drago» squittì̀ Lùi e nella sua vice si poteva percepire un misto tra panico ed eccitazione «Anche se non saprei, potrebbe essere una viverna, dopotutto pare abbia solo due zampe...» continuava sul sovreccitato andante.
Non se nera accorto ma stava fluttuando sempre più̀ verso l'alto per fortuna Freddie lo afferrò trascinandolo giù̀ «Sta giù̀ pazzo di un folletto, chi se ne frega se è un drago o una qualsiasi bestia alata e zannuta non resterò̀ certo qui a chiederglielo, scappiamo!»
Senza lasciare la presa da Lùi sia Freddie che Garvin iniziarono a correre verso il folto della foresta, mentre la creatura si avvicinava.
Freddie non vide la fossa finché non inciampò, si aggrappò alla prima cosa a portata di mano, il braccio di Garvin, trascinandolo nella profonda fossa.
Crollarono l'uno sull'altro tranne Lùi che leggero come un palloncino fluttuava ancorato dalla salda stretta di Garvin.
Freddie imprecò spintonando Garvin lontano.
«Ehi sei tu che mi hai trascinato giù, non ti sono certo saltato addosso» irruppe Garvin furioso, perché quel ragazzo era così maldisposto nei suoi confronti, non gli aveva dato motivo, per quel che poteva ricordare.
Freddie però non rispose, gli premette una mano sulla bocca e gli intimò di tacere.
La creatura era sopra di loro, ma non riusciva a vederli.
La sentirono atterrare con un tonfo mentre una nuvola di povere si sollevava.
Garvin non ebbe il tempo di protestare, rapido come un gatto Freddie si arrampicò sulle sue spalle e si affacciò fuori dalla fossa e scorse nella tenebra, non un drago, o una viverna... forse era stata tutta un'illusione, la polvere si stava depositando a terra rivelando la figura di un uomo... emergeva dalle tenebre come se ne facesse parte.
Gli occhi emanavano una luce spettrale, rivelando l'inconfondibile volto del loro compagno perduto, Lucien.
«Garvin, è stato Lucien ad attaccarci, non è stato divorato dal mostro... lui...» squittì Lùi
Freddie imprecò in una lingua che Garvin non comprese, ma non doveva trattarsi di complimenti di certo.
Dei tentacoli neri come la pece, si avventarono su di loro e li ghermirono trascinandoli fuori dalla fossa, scaraventandoli con violenza al suolo.
Garvin tentò di rialzarsi ma fu colto da un giramento e inciampò ma Lùi lo afferrò al volo. Garvin si sentiva così pesante, distaccato dal suo corpo... quelle spire, le aveva già viste, una fitta alla testa lo paralizzò, qualcosa nella sua mente tentava di emergere, ricordi incatenati nel profondo che lottavano per rivelarsi dilaniandolo nel profondo.
Sentiva le voci lontane di Freddie e Lùi, Freddie ringhiava in modo strano, sentiva la minaccia, c'era qualcosa attorno a loro, ombre... molte ombre.
Doveva aiutarli in qualche modo, ma il suo corpo non intendeva di reagire.
Chi era quella creatura? Garvin non riusciva più a distinguere la realtà dalle allucinazioni, la testa gli pulsava dolorosamente, cercava di reagire, percepiva l'ansia del folletto vicino a sé ma non riusciva a muoversi... il dolore era atroce.
«Lascialo andare» gli disse una voce dentro di sé «Non sei pronto, lascia che i ricordi se ne vadano... lasciali andare... Va ad es, raggiungi la casa al limite del bosco delle anime perdute, la troverai la custode, lei potrà aiutarti... va...» furono le ultime parole che Garvin udì, la voce era così simile alla sua... ma più profonda, roca... di nuovo l'uomo con un occhio solo gli apparve dal nulla poi l'oblio.
Garvin svenne e Lùi cercò di sostenerlo, ma era troppo pesante per lui, che era uno spiritello quasi incorporeo. Lùi era così agitato e preoccupato, cercava di sostenere il peso del corpo di Garvin lo stringeva con forza, non voleva lasciarlo, si erano trovati accerchiati, quelle creature orribili fatte d'ombra gli erano piombati addosso improvvisamente, al comando di Lucien, Lùi aveva urlato e sforzandosi molto era riuscito a creare delle fiamme illusorie tutte attorno a Garvin, non avevano possibilità̀ di ferire le creature d'ombra richiamate da Lucien ma le aveva fatte allontanare.
Freddie era balzato verso di loro con un'incredibile forza, aveva il corpo teso dallo sforzo, non poteva rivelare la sua vera natura, cosa sarebbe accaduto... Sentì il grido di Lùi, che più̀ che un grido gli era parso uno squittio molto acuto, di Lùi e aveva cercato di raggiungerlo attraverso le fiamme magiche che il folletto aveva creato.
Adesso che era vicino a Garvin notò il pallore del volto del ragazzo che il folletto tentava disperatamente di sostenere... Per una creatura fatta di immaginazione e fumo era quasi impossibile, Freddie osservò il panico nello sguardo di Lùi, poi il corpo esangue di Garvin e nonostante la ritenesse una scelta davvero stupida lo afferrò e finalmente si lasciò andare. Lùi fu scaraventato via da un lampo improvviso e quando si riprese vide che Freddie si era trasformato in una gigantesca pantera alata, aveva zampe artigliate una di esse stringeva il corpo di Garvin. Lùi poté percepire nitidamente nella sua mente la voce di Freddie che gli intimava di seguirlo dopodiché́ la creatura, che era veramente Freddie spiccò il volo.
Dovevano allontanarsi da Lucien e dalle sue creature oscure, non sapeva perché li aveva attaccati, ma non si era fidato di lui sin dal primo momento, qualcosa gli diceva che la casa gialla sarebbe stata sicura, una voce che lo aveva guidato nella nebbia via dal suo mondo morente verso una nuova vita e quella voce gli urlava di fuggire verso la casa gialla, al sicuro così Freddie strinse Garvin e si diresse verso la casa, sperando di riuscire a raggiungerla, sperando che non fosse solamente una mera illusione.
Garvin si mosse e Lùi gli volò vicino preoccupato «Ad est, dobbiamo andare verso est» sussurrò, anche Freddie lo sentì così virò iniziò a volare verso est, verso la casa gialla sperò.
Volarono per ore, ma la casa gialla non si avvicinava, Lùi era stremato dallo sforzo di star dietro alla gigantesca creatura alata che era Freddie ma anch'essa accusava lo sforzo di stare in volo così quando fu chiaro che la casa gialla non si sarebbe mai avvicinata la creatura planò e lentamente lasciò a terra Garvin.
Finalmente Garvin si risvegliò, Freddie era ancora sotto forma di pantera alata e girava furente su sé stesso.
Garvin si sollevò da terra e Lùi lo abbracciò, era come sprofondare in una nuvola colorata molto densa. Il folletto parlava velocemente, in modo forsennato... Garvin afferrò solo il succo di quel tornado di parole... Erano stati attaccati da dei mostri fatti di ombre, ringhianti e striscianti, comandati da Lucien che si era rivelato uno stregone in grado di evocare mostri e tentacoli oscuri e che mentre era stato privo di sensi Freddie si era trasformato in una gigantesca pantera alta almeno il doppio di uomo, con delle possenti ali nere come quelle di un corvo e dalle zampe anteriori di rapace con le quali lo aveva afferrato e salvato da morte certa.
Garvin si districò dal soffocante abbraccio di Lùi e si diresse verso la creatura, era strano, poteva percepire Damine in essa, per questo non provò timore nell'appoggiare la mano su di essa sussurrandogli un «Grazie».
A Freddie servì del tempo per tornare in forma umana e quando accadde si rannicchiò e si addormentò profondamente.
Garvin e Lùi si sedettero vicino a lui ma non osarono chiudere gli occhi anche loro, dovevano essere lontani da Lucien ma non potevano esserne certi, in quel bosco le distanze parevano incalcolabili così vegliarono sull'amico.
Freddie dormì per diverso tempo, a Garvin parve un eternità̀ ma rimase vigile al suo fianco. Adesso gli era parso così stupido addormentarsi spensierato, era certamente un luogo pericoloso, dovevano essere vigili... Chi sa quali altre oscure creature poteva celare quel luogo misterioso...
Cosa gli era capitato? Era successo tutto in modo così strano, era come se una forza esterna lo avesse plagiato, che fosse tutta opera di Lucien? Cosa voleva da loro? O forse c'erano altre forze in gioco, molto più gradi di quello che potesse immaginare? forse quell'uomo con un occhio solo? forse la sua era solo paranoia, aveva fatto solo uno strano sogno, e aveva dato corpo alle sue ansie con quella strana inquietante creatura umanoide, doveva essere così, voleva crederci, il suo sguardo, la sua vicinanza... Non respirava... Era gelido come una pietra... Garvin scosse la testa tentando di allontanare il pensiero, era solamente un incubo.
«Cosa fai? Scacci le mosche con quella testa?» Garvin si voltò e notò che Freddie si era svegliato.
Freddie sorrideva, ma il suo sorriso era triste era come se temesse qualcosa ma Garvin sorrise a sua volta e si appoggiò all'altro «Se hai finito di poltrire potremo riprendere il cammino» esordì Garvin «Appena riesco a riagguantare Lùi, è salito per controllare la distanza dalla casa... anche se non so quanto sia affidabile... non riusciamo a capire la distanza... riusciamo a vederla, ma non raggiungerla ... forse in questo non luogo... ci deve essere un rituale per potervi accedere... Nel sonno ho visto un uomo con un occhio solo... ha solo detto di andare li , che in quel luogo saremo al sicuro... mi ha detto di procedere verso est, ma non mi ha detto quanto distava o come avremo potuto raggiungerlo... So che è una follia... ma dobbiamo fidarci...» si interruppe perché́ Freddie lo stava fissando. «Che c'è?» chiese Garvin, Freddie fece spallucce e si appoggiò di nuovo alla schiena dell'altro «Dammi altri cinque minuti e riprendiamo il cammino...» borbottò chiudendo gli occhi.
Sentiva la schiena salda di Garvin appoggiata alla sua, i muscoli erano rilassati, lo aveva visto nella sua seconda forma, ma si era avvicinato senza timore e adesso si comportava come niente fosse, come se fosse il solito Freddie, il ragazzo burbero che aveva conosciuto pochi giorni prima... Non gli era mai capitato prima...
Si rimisero in cammino non appena Lùi discese, cercava di guidarli verso est, ma non erano sicuri che il folletto sapesse la giusta direzione, sulla foresta sorse uno strano sole, la luce era fredda, azzurra... non riscaldava molto rendeva il bosco sempre più spettrale.
Garvin fu quasi certo di aver intravisto delle evanescenti presenze nell'ombra del bosco, forme umane che si celavano timorose alla loro vista, spettri silenti che seguivano il loro cammino.
Fu Lùi a rompere il silenzio.
«Freddie perché́ volevi scappare dal drago?» chiese improvvisamente il folletto «Non volevi mostrarci la tua natura magica vero?» Garvin si bloccò «Temevi la nostra reazione?» concluse Lùi osservando Freddie.
Il ragazzo gli dava le spalle «Da dove provengo, gli umani temevano la mia natura... Sono dovuto fuggire, per sopravvivere... Scusate se vi ho mentito... Mio fratello mi ha concesso un passaggio, questo prima di morire e risvegliarmi in questo luogo. Avevo imparato a controllarmi, ma da quando sono diventato un'ombra... Tutto si è complicato permesso di accedere a questo luogo... Devo solo raggiungere la casa della custode delle anime perse...»
«La casa gialla?»
Freddie annuì
«Beh almeno ora sappiamo dove siamo e dove stiamo andando» sospirò Lùi sorridente.
Garvin poggiò una mano sulla spalla di Freddie «Ti ringrazio di esserti fidato».
«Perché non ti fidavi di me?»
Freddie si aspettava quella domanda e scelse la sincerità. Il tuo volto, sei così somigliante a una persona molto importante per me... Sono morto per salvarlo. Lo amavo... Non è colpa tua, ma vederti mi fa dannatamente male... Ricordare la sola notte che abbiamo avuto assieme. Ma soprattutto ricordare tutte le menzogne che gli ho detto. Non merito di rivederlo, deve viverere la sua vita in un mondo sicuro... Ma mi manca... Mi manca moltissimo...»
Garvin sospirò, «Vorrei poter ricordare qualcosa...»
I due si osservarono «Mi spiace di non sapere altro, ma sono certo che se l'uomo della tua visione ti ha indicato la casa della custode, troverai le tue risposte... Solo le anime smarrite giungono in questo bosco... E solo la custode può aiutarci a trovare la giusta via» concluse Freddie.
Ripresero il cammino pieni di nuova forza, il bosco delle anime perdute, Freddie non aveva detto molto altro, era chiaro che non guardava con piacere al passato, Garvin non poteva dire di capirlo davvero, lui non conosceva il suo passato e forse neanche Lùi, ma se Freddie aveva un passato da cui voleva fuggire, forse proprio da quel bosco avrebbe davvero potuto ricominciare e chissà, forse Garvin avrebbe potuto lentamente ritrovare sé stesso.
Il ricordo dello stregone pareva essersi allontanato quando lo spettrale sole freddo sparì di nuovo dietro l'orizzonte e l'oscurità calò di nuovo si di loro inesorabile e con essa dal profondo del bosco le ferine grida delle creature d'ombra li raggiunsero.
«Non mi sfuggirete, ora lo so, non potete raggiungere la casa della custode, ho aspettato con voi... beh non molto, ma non ho potuto resistere a lungo... Siete anime perse, questo posto mi appartiene, voi mi appartenete» disse Lucien emergendo dalle tenebre.
Garvin strinse la mano a pugno, non li avrebbe catturati.
Un boato assordante e la terra si spaccò, Freddie perse l'equilibrio ma Garvin lo afferrò.
«Non mi lasciare...» gli gridò
«Non ci pensavo proprio» rispose Freddie aggrappandosi con forza al braccio di Garvin.
Le spire si avvilupparono sulle gambe di Freddie e lo strattonarono via ma Garvin non mollò la presa così vennero sbalzati assieme.
«Garvin non riesco a trasformarmi, mi mancano le forze... quei maledetti tentacoli, mi stanno strappando via le forze...» la voce di Freddie era incrinata, anche parlare era uno sforzo immane. Garvin protese il braccio a proteggere Freddie e si accorse di avere una spada, una daga di cristallo, trasparente he splendeva nella sua mano... Non riusciva a ricordare come fosse finita li, era improvvisamente apparsa... Come la voragine... Era come se l'avesse invocata lui... Ma come era possibile?
Garvin afferrò Freddie e lo sostenne e le spire si ritrassero.
Lucien si avvicinò trionfante, era chiaro che pregustava la vittoria, forse li avrebbe catturati e trasformati in spettri, come le anime smarrite del bosco e Garvin rabbrividì
Lùi volava sopra di loro in modo frenetico, Garvin strinse Freddie, non si era davvero ripreso dal lungo volo e dove le spire lo avevano stretto avevano lacerato la cerne profondamente, stava in piedi a malapena come diamine avrebbero fatto stavolta?
Improvvisamente una luce si accese, e una forma umana vi emerse... La luce proveniva da una stanza... non riusciva a vedere altro... la figura gli fece cenno di avvicinarsi.
«Da questa parte» la voce che li raggiunse era femminile.
Garvin ricordò poche cose, di aver trascinato con tutte le sue forze Freddie verso la luce di aver sentito Lùi aggrappato con forza alla sua spalla.
La spada gli doveva esser sfuggita di mano, non importava, doveva solo raggiungere la porta, doveva raggiungere la loro unica fonte di salvezza.
Quel lieve chiarore pareva aver allontanato le creature, Garvin sentiva solo di dover avanzare, di restare sveglio e di continuare ad avanzare.
Quando si sfiorò il naso vide che del sangue vi fuoriusciva, forse era per quello che si sentiva sempre più debole.
«Aiuta Freddie Lùi, non riesco a sostenerlo...» sussurrò Garvin prima di crollare a terra.
L'ultima cosa che ricordò fu una piccola scia rossa e strani bagliori che gli ricordarono la neve.
______________
NOTE dell'AUTORE:
Chi sarà la Custode?
Sarà ....
Vedremo...
Freddie, ammette di aver mentito al suo giovane Garvin...
E ha mentito anche a questo Garvin... Lui sa molto di lui...
E.... Intanto l'Oscurità è ancora parzialmente libera e libracca...
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