Poggiò la mano sulla sua fronte, il suo corpo emanava troppo calore, la Principessa gli scostò i capelli dal volto. Il giovane parve trarre sollievo da quel contatto.
Era così diversa quella sensazione da qualsiasi altra mai provata prima. Che significato aveva quel calore nel petto? La Principessa sospirò, che poteva fare per lui? 
Aveva vegliato su di lui tutta la notte assieme al piccolo unicorno, aveva sussurrato nel sonno, aveva chiamato una persona... Doveva essere una persona molto importante, l'aveva nominata con così tanta intensità da scaturire nella giovano Principessa amore e al tempo stesso dolore.

Quando il giovane si destò, non ricordava cosa fosse accaduto, il sole sorgeva all'orizzonte e al suo fianco, avvolto in un candido manto la persona che stava cercando.
Adorava i suoi grandi occhi chiari, quel suo sguardo apprensivo, ricolmo di aspettativa, lo avrebbe riconosciuto ovunque, in qualunque realtà si fosse trovato.
«Come ti senti?»
La voce della Principessa era inaspettatamente profonda e pacata, il giovane annuì guardando quei grandi occhi incredulo, come se stentasse a credere ai propri occhi.
«Il mio nome è Y'hohanan... » proseguì la principessa e a quelle parole il ragazzo parve rattristarsi, come se le sue aspettative fossero state disattese.
«Tu mi conosci?»
A quella domanda la Principessa scosse la testa, avrebbe voluto mentire, e dirgli di essere lui quella persona che animava i suoi sogni.
«Vengo da un altro mondo...» proseguì il ragazzo «Sto cercando il mio... un mio amico... Si perduto tra le pieghe del tempo... ».
La Principessa sentiva il cuore battergli sempre più forte in petto, tanto che temeva gli potesse esplodere. Sicuramente il ragazzo lo aveva percepito, sicuramente aveva compreso.
«Grazie di esserti preso cura di me, non volevo arrecarti tanto disturbo...» il giovane cercò di sollevarsi da terra ma ebbe un mancamento, rischiando di cadere. La Principessa fu al suo fianco, era così strano, non aveva mai cercato il contatto con un'altra persona, forse non lo aveva mai fatto. Erano sempre stato gli altri ad avvicinarglisi, che lo volesse o no. Come quella notte e la mattina seguente. Adesso lo vedeva con chiarezza, ora che la magia dell'unicorno gli aveva liberato la mente. Non aveva mai desiderato, né amato... Non prima di quel momento. Era necessario del vero amore per svelare l'inganno.
«Sta attento... perdonami, non conosco il tuo nome, non so coem dovrei comportarmi con te, non volevo essere... ».
Il giovane ricambiò la stretta «Jason, puoi chiamarmi Jason».

Si era addormentato di nuovo, la Principessa nascose il volto tra le mani, era terrorizzata.
Dalle reazioni del proprio corpo, che stentava a comprendere, dai propri sentimenti.Il suo cuore batteva all'impazzata, solo che adesso sapeva. Sapeva cosa aveva veramente provato in quella torre, ogni notte della sua vita. Quel fremito sotto ogni bacio, non era amore ma paura.
Le stelle erano rimaste a guardare, come tutti glia altri, quella notte quando era venuto nella sua stanza. Aveva sentito il suo corpo prende
Su di lui. Gli aveva messo una mano sulla bocca per impedirgli di urlare e aveva consumato la sua cupidigia ignorando le sue lacrime. Come potevano non aver udito il suo grido spezzato, come potevano non aver udito il suo dolore. Era solo un ragazzo.
"Non piangere piccolo mio, domani ti porterò la rosa più bella" gli aveva sussurrato per quietare il suo spirito.
Di era convinto di averlo voluto, si era convinto persino che fosse stato piacevole.
Invece aveva sempre avuto paura, come poteva essere certo che quella sensazione fosse diversa, che quella persona non lo avrebbe ferito a sua volta.
Poteva solo fuggire ancora, fuggire lontano. Ma non poteva fuggire dal suo cuore, non poteva fuggire dalla sua paura. Non poteva fuggire dal suo passato. Non poteva fuggire dalla gelosia per quel nome... GARVIN.

Garvin sussultò, non solo Jason, il nome del ragazzo dei suoi sogni, adesso nel racconto era apparso anche lui? Cosa cercava di dirgli Liam?
Povera Principessa, voleva dirgli che la capiva, ma anche di non fuggire. Come poteva però, anche lui lo faceva continuamente. Si chiudeva in se stesso per paura di soffrire, anche il suo cuore era chiuso al mondo da tempo.