88 - Drama Queens
Pattinava da solo, la musica si era interrotta e si sentiva solo il rumore delle sue lame sul ghiaccio.
Solo silenzio, gli mancava quella voce nella sua testa, anche se non era una vera amicizia, anche se era solamente un sogno, gli mancava.
Il custode gli passò accanto con la macchina per il rifacimento del ghiaccio della pista, Garvin ci si appoggiò e si lasciò trascinare. Fuggiva sempre lì quando sentiva di dover calmare la mente e ne aveva davvero bisogno.
Era tornato tardi aveva bevuto qualche drink. Aveva baciato un amico di Freddie, solo un bacio, niente di che. Si era fumato una sigaretta e era quasi soffocato nel farlo ma si era sentito bene.
Non riusciva a spazzare via la sensazione di quelle labbra sulle proprie. Aveva anche confessato a Freddie di la parte erotica del suo sogno che lo coinvolgeva. E quando gli aveva detto che nel suo sogno era l'ombra di un morto l'altro aveva alzato il calice "Mi hai allungato la vita di una anno bello mio". Tipico di Freddie, lui prendeva tutto in ridere, magari ci fosse riuscito anche lui. Era patetico, sentiva la mancanza di legami fittizi e inesistenti aveva quelli veri da coltivare e non gli importava. Era rientrato ratto, ratto ma mamma Laura l'aveva stanato subito.
Avevano litigato, urlato e le aveva detto cose di cui si era amaramente pentito facendola piangere, era un figlio degenere, peccato che fosse il solo che avesse e anche questo gli aveva rinfacciato.
Era uscito sbattendo la porta e era rimasto chiuso nel palazzetto finché non aveva aperto. Liam, il vecchio custode lo aveva guardato con tenerezza e lo aveva lasciato entrare.
Era stato davvero un idiota, sua madre si preoccupava per lui anche se aveva il vizio di cambiare repentinamente argomento saltando di palo in frasca senza preavviso. Non poteva limitarsi a criticare la sua stupidità di quella sera, doveva passare anche a tutto il resto?
Il suo mangiare in modo sregolato, il fatto che avesse iniziato a fumare, che potesse mandare tutto in malora, che avrebbero potuto obbligarlo al ritiro per quello che stava facendo.
Lo sapeva, ne era terrorizzato eppure non riusciva a fermarsi, non riusciva a dire di no a Freddie quando gli proponeva di uscire, la sua Regina melodrammatica, sempre pronta all'eccesso e a trascinarlo giù con lui.
"Non farò mai sesso con te, sei come un fratello, ti conosco da troppo tempo, sarebbe davvero strano... Ma se così non fosse certe volte vorrei davvero piegarti e prendermi quel bel culetto che ti ritrovi...". Garvin rise, anche lui non ci sarebbe mai stato, Freddie era la prima persona gay con cui aveva legato, non gli aveva mai fatto pesare il suo modo di vivere la sua sessualità, forse per questo andavano tanto d'accordo.
Liam fermò la macchina, scese e si fermò a fissare il ragazzo.
«Ti ho mai parlato del mio libro?»
La domanda lo lasciò senza parole, non sapeva niente dell'anziano custode benché lo incontrasse tutti i giorni.
«Vuoi che te lo racconti? È una fiaba... E parla di un bellissimo ragazzo, che si sente molto solo, esattamente come te.»
Garvin gli si sedette accanto «raccontami».
L'uomo gli sorrise dolcemente e cominciò a raccontare...
C'era una volta un ragazzo felice, che aveva tutto quello che poteva desiderare. Ma non é così che inizia la storia, questa è la sua fine.
C'era una volta un'altissima torre, da cui si affacciava un bellissimo fanciullo.
Egli era una bellissima principessa, senza corona e senza scettro.
La torre in cui viveva era inaccessibile, poiché priva di una porta, preclusa al mondo esterno, esattamente come il suo inafferrabile cuore.
C'era una volta un bellissimo pattinatore, l'amore della sua vita era il ghiaccio, quella pista sottile dura e inscalfibile, come la sua fiducia. E come essa fu infranta.
Il suo cuore fu spezzato, lui l'amava ancora ma la sua anima e il suo cuore ormai erano inarrivabili. Celati e protetti in quella torre inespugnabile.
Credeva che se vi avesse negato l'accesso a tutti, si sarebbe risparmiato nuove sofferenze.
Non sapeva che così si sarebbe lentamente spento. Divenendo sempre più grigio ed evanescente.
C'era una volta un sognatore.... Un cantastorie, un povero pazzo. O almeno così tutti lo ritenevano. Egli era l'unico ad affermare che quella torre impenetrabile possedesse una porta...
Thanks to be my Muse
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