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86- Just only silent

Silenzio, c'era soltanto silenzio nella sua mente e così sarebbe stato per il resto dei suoi giorni.

Garvin era morto.

Il silenzio era glaciale davanti a quel corpo, quasi fosse quello di un estraneo.

Lùi era crollato a terra incredulo, era colpa sua, ancora una volta aveva fallito, era stanco di fallire.

Freddie se ne stava ad occhi chiusi seduto sulla riva del fiume in cui Garvin era affogato.

Jason se ne stava riverso sul corpo del ragazzo, Chiara aveva quasi impressione di percepire la forza del suo dolore, si confondeva con il proprio.

Era la maledizione di Morpheus, aveva colpito di nuovo e Lùi sapeva di essere il solo responsabile.

Aveva scatenato lui quella piaga sugli universi, condannando i suoi principi a quell'eterno cicli di rinascita e morte. Aveva studiato, aveva agito, aveva fatto cose orripilanti e altre bellissime eppure era stato tutto vano. Era morto ancora.

Solo che stavolta anche una parte della sua adorata Kia se ne stava andando con lui.

Il legame era stato spezzato in modo così crudele.

Poteva solo rimettersi in cerca, ancora e ancora. Finché non avesse potuto spezzare la maledizione di Morpheus o lo stregone non lo avesse ucciso.

Jason farfugliava si una creatura degli abissi che gli aveva trascinati in acqua. Garvin lo aveva salvato grazie ai suoi poteri ma non era riuscito a salvare stesso. Era davvero morto, il suo corpo immobile fissava con sguardo vitreo il silenzio dinnanzi a se, ormai ridotto a un freddo guscio vuoto. Incredulità e dolore, solo quello era palpabile nell'aria.







Garvin aprì gli occhi la sveglia suonava da ore. Si portò la mano al petto.

Il cuore gli batteva all'impazzata. Aveva l'impressione di aver dormito anni.

Il ricordo svaniva nella sua mente rapido come il vento. Nomi che fino a poco prima gli erano parsi tanto familiari perdevano significato.

Sentì bussare alla porta e suo nonno gli sorrise serafico «Svegliati principessa o farai tardi, tua madre è già pronta che freme. Mi farei prendere una bella strigliata, ti ho lasciato dormire troppo... Ma paravi averne proprio bisogno».

Garvin bofonchiò un «Arrivo...» e l'uomo si allontanò ridacchiando.

Garvin si sedette sul bordo del letto, faticava a mettere un pensiero davanti altro, si sentiva ancora troppo assonnato e coinvolto dal sogno fatto.

Porte, viaggi spaziali, poteri magici... che sogno assurdo... Guardò il cellulare, l'ultimo messaggio di Freddie gli comunicava che il concerto degli Smile si sarebbe tenuto venerdì e di non mancare. Avrebbe dovuto driblare sua madre e Nonno Charles per uscire di casa.

La voce di suo madre lo destò dai suoi pensieri. Sì, doveva muoversi. Non vedeva l'ora di trasferirsi a casa di Freddie, più vicino al palazzetto del ghiaccio e soprattutto, senza continui controlli su quello che faceva,sarebbe stato finalmente libero.







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NOTE dell'AUTORE

Era tutto un sogno?

Non lo era?

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