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80 - Come Back...

Non esisteva nient'altro che Jason, il suo respiro in quell'oscurità opprimente ma confortevole.
«Come sei arrivato...» sussurrò Garvin quasi con timore. Vedendo Jason per un attimo aveva dimenticato lo stregone, la sua magia oscura.
La solitudine, il desiderio anche in quel momento faticava a concentrarsi.
«Mi hai portato tu, ho sentito la tua voce, l'ho seguita fino al varco... Sei molto più potente di prima non lo senti? Potresti riportarci indietro... Potresti annullare quanto successo...».
Una piccola luce illuminò il volto di Jason che lo osservò sorpreso, Garvin aveva acceso il telefono e lo osservava a metà tra l'incredulo e lo speranzoso.
«Avevo bisogno di vederti»
Portava i capelli corti, aveva perso quei tratti che ancora ricordavano l'infanzia, era un uomo adesso, era invecchiato tanto in un anno? Lo sentiva più vicino a se, più affine al suo spirito.
Che intendeva che era stato lui? Perché non riusciva a concentrarsi su altro se non sul suo viso?
Jason gli accompagnò i capelli indietro «Sembri diverso... »
Il bacio non fu inaspettato, Garvin era cauto, timoroso, come se temesse che l'altro potesse sparire improvvisamente sotto la sua presa.
Jason ricambiò con enfasi, percepiva i loro corpi aderire quasi alla perfezione, distesi in quell'angusto spazio, illuminati ha una luce gialla.
Garvin sapeva di doversi districare da quell'abbraccio, lo stregone stava arrivando e lui doveva dirgli qualcosa, solo che si era sentito tanto solo e quel contatto lo aveva bramato così tanto da quel bacio mancato. Voleva andare oltre, varcare quella soglia eliminare ogni barriera. Voleva dimenticare tutto e perdersi in Jason. Il mondo glielo doveva, un breve momento di sicurezza, un po' di protezione... Non chiedeva tanto, solo un po' di tempo per sentirsi di nuovo appagato.



«Mi stai dicendo che Lùi afferma che io possa viaggiare attraverso le dimensioni? » Esclamò Garvin con voce incredula «E perché sono bloccato qua, ad archiviare spazzatura proveniente dall'universo da un anno? A lottare con le unghie non i denti per non farmi sopraffare da queste bestie? Dov'era il Guardiano?».
Jason  cercò di riavvicinarsi al compagno sfiorò il suo fianco.
«Garvin, se riuscirai a portarci indietro, sarà tutto dimenticato, niente sarà accaduto e questo mondo dimenticato da Dio sarà solo un incubo sbiadito...».
Garvin si strinse a Jason, gli bastava non dimenticare la loro prima volta assieme, anche se questo voleva dire trascinarsi dietro anche tutti gli incubi che questo comportava.
Quella mano, quel ringhio, quella presenza opprimente.
Si rivestirono  e uscirono con cautela dalla porta, Jason gli prese la mano e la baciò felice. Non voleva pensare a niente, era tutto finito, si sarebbe riunito ai suoi amici e quel luogo sarebbe stato solo un ricordo lontano.
Chiuse gli occhi, la sua mentre era potente abbastanza, lo sentiva, sentiva la presa di Jason e traeva forza da quel contatto. Doveva crederci.


Garvin
La voce di Chiara fu la prima cosa che percepì, poi aprì gli occhi e si accorse di essere di nuovo sdraiato accanto alla ragazza.
Davvero non vuoi dirmi nulla? Sono sicura che sai cosa Lùi provi per Maël...
Garvin sbattè le palpebre, quel nome risuonava nella mente come un vago ricordo lontano.
Quando cercò di sfiorare la ragazza vide le zampe, era di nuovo un gattino, era tornato troppo indietro.
Jason era seduto lontano e quando Garvin cercò di sondare la sua mente percepì un muro e non la dolce emozione percepita in quella stanza. Era il solo a ricordare quel tempo perduto? Era il solo a ricordare quanto era stato tra di loro.

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