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66 - in the flesh!

All'ombra dell'ultimo sole, si era assopita una piccola fata morente.

Quello doveva essere l'ultimo sole della sua vita...

Attendeva la morte e si era arresa a quell'amaro destino, l'ala recisa giaceva al suo fianco inerte.

Le lacrime avevano smesso di cadere il dolore era passato, ogni sensazione svaniva eccetto quel penetrante dolore. Dolore per le cose non dette, per i silenzi per le omissioni.

Era un assassino, ed era giusto che morisse in quel modo. Si disse la fata mentre i suoi sospiri di facevano sempre più flebili.

All'ombra di quell'ultimo sole e di quel bellissimo cielo un essere sperduto stava morendo e non era poi così male si disse Maël, quel cielo gli ricordava il sorriso di Mikhail...

Una mano lo sfiorò e si ritrasse con le poche forze che aveva a quel contatto ma non si aspettava di incontrare quegli occhi così gentili e saggi al tempo stesso.

Lùi lo aveva osservato. Due occhi enormi da bambino e pieni di paura, non vedeva quello che la fata voleva mostrare al mondo e quando ringhiando furente gli urlò di andarsene, che era un pericoloso assassino si sedette e si protese verso di lui, era ferito e sofferente, poteva aiutarlo. Avrebbe dovuto solamente osservare le creature del multiverso eppure quegli occhi, non poteva lasciarlo scivolare poteva vedere la sofferenza della sua anima.







Chiara sollevò gli occhi al cielo. Perché stavano vedendo proprio quel momento?

Jason sospirò. «Mi è successo lo stesso... Ho incontrato una creatura ferita e bellissima e non sono più riuscito ad allontanarmene... non posso lasciarlo andare senza sapere che la sua vita sta andando al meglio...».

Chiara sorrise perché sentì Garvin fremere tra le sue braccia e sforzarsi di allontanare ogni pensiero.

Starà sicuramente pensando ad un altra persona...

La voce mentale di micetto la raggiunse quando fu certa che nessuno la stesse ascoltando. Erano diventati bravi a direzionare i pensieri e a percepire la presenza di qualcun'altro.

Parla di te micetto... Ti ha seguito in un altro mondo, ti ha seguito nella mente di una fata, cos'altro deve fare per dimostrarti quello che prova?

Garvin si irrigidì, non voleva crederci semplicemente. Poteva sentire gli occhi del musicista, giocherellare con la pietra che Maël gli aveva consegnato prima di addormentarsi. Avrebbe vegliato sui loro sogni ripensando al passato perduto e alla sua realtà di spettro infelice.

Non capisco perché siamo qua...

Chiara non capiva, perché erano in quel posto? Perché Lùi aveva accettato?

Adesso doveva osservare l'immagine dell'Antiquario che incontrava Maël per la prima volta e con gli occhioni da cucciolo lo curava. In parte però vedeva e capiva. Era bellissima quella creatura ferita, come poteva lasciare che morisse, neanche lei avrebbe potuto permetterlo.

I ricordi erano svaniti come quell'ultimo sole e gli sguardi dell'antiquario e della fata.

Chiara si ritrovò al buio e Lùi apparve davanti a lei.

«Volevo avere un momento solo tu e io, prima di proseguire questo viaggio... Ci sono cose che non posso dirti, non ancora... Io non sono come voi ormai l'avrai capito. Credo che questo viaggio aiuterà tutti noi a capire dove trovare la nostra porta».

La ragazza gli sorrise «Se siamo così diversi come puoi... ».

«Non lo so, forse per questo non ho ancora trovato la mia porta, perché non sono riuscito a trovare un senso a certe emozioni...».

L'antiquario svanì e Chiara si ritrovò da sola. Mentre delle fiammelle apparivano attorno alle sue dita, come poteva odiarlo e amarlo al tempo stesso?

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