6 - I carry on through stormy skies
Aveva la febbre alta e vaneggiava. Chiara lo guardò con apprensione, se solo Lùi si fosse fatto vivo, avrebbe potuto aiutarlo e invece... La porta non si palesava e Garvin si era graffiato con la punta di una freccia, e se fosse stata avvelenata?
il segno era arrossato, il ragazzo vaneggiava ma prima di perdere i sensi le aveva anche chiesto scusa.
"Scusami per averti bocciato... Scusa per averti deluso... Deludo sempre tutti,.. Ho deluso Charles quando non gli sono stato vicino negli ultimi momenti, mia madre... non ho concluso niente nella breve vita e lei crede in me... Ho deluso Ben, diamine se ho deluso Ben e ... Ho deluso te... Scusami...". Chiara voleva dirgli qualcosa ma lui si era addormentato.
Se solo non si fosse scordata il telefono... se solo sapesse non avesse perso di vista la porta.
si era tolta la giacca e aveva cercato di coprirlo.
Gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte saggiando quanto la sua fronte scottasse.
Con un fazzoletto cercò di tamponargli la fronte e sorrise, ricordava quanto lo trovava buffo quando lo faceva. Odiava davvero tanto sudare. E amava ballare e ridere e cantare, gli era mancata la sua luce.
voleva ritrarlo, voleva imprimere il suo profilo a fuoco nella sua mente. Forse nessuno avrebbe mai compreso quella sensazione.
Un rumore al di fuori della rotta dove avevano trovato riposo attirò la sua attenzione.
si accostò a Garvin e cercò di svegliarlo. Doveva fare in fretta, Quegli uomini che li avevano inseguiti non avevano affatto un'aria affabile.
Garvin aprì a fatica gli occhi e le sorrise debolmente.
«Tesoro, dobbiamo fuggire!».
Lui scosse la testa sconsolato «Scappa tu,io non ce la faccio».
«Scordatelo, o vieni con me, o restiamo entrambi» esclamò la ragazza con tono deciso.
«Kia... io..» ma la ragazza non lo fece finire e lo strinse a se. «Scusa se me ne sono andata via senza dirti niente, scusa se non ti ho mai chiamato... Non ho smesso un solo giorno di pensarti... Non riesco a scrivere senza di te, non riesco a sognare... Se mi riprenderai con te, giuro... io...».
I rumori si avvicinarono e chiara si mise di fronte all'amico. Non aveva niente se non la sua determinazione, non lo avrebbero toccato, dovevano passare su di lei, e vedersela con la sua piccola furia fiammeggiante.
«Kia...». sussurrò il ragazzo.
"Pensa che un tempo le mie valevano un sacco... hai sul telefono un piccolo patrimonio". Le aveva detto una sera davanti a una birra con la sigaretta in mano. Se solo avessero visto che aveva iniziato a fumare... Avrebbero fatto a botte per scriverlo in tutti i giornali.
"Per me... Per me non hanno prezzo..." aveva risposto lei "Tutto questo, è nostro e di nessun altro e sono gelosa di queste sensazioni, non potrei mai condividerle con qualcun'altro".
"E il tuo libro?" le aveva chiesto stuzzicandola.
"Quello è diverso, quello è frutto della mia fantasia, non è reale...".
"Per me le tue parole ... Sono reali, mi trasportano in posti meravigliosi". La aveva fatta arrossire le era mancata. La sua determinazione, il suo modo di farfugliare quando si emozionava e il suo modo di guardarlo con quello sguardo trasognato. E adesso se ne stava dritta davanti a lui e non si sarebbe spostata, lo sapeva per certo.
La vista gli si offuscò e l'oscurità l'avvolse.
Sentiva solo il silenzio ora che le sue emozioni si stavano calmando.
Perché Ben era di nuovo accanto a lui, con i suoi capelli biondo cenere i suoi occhi azzurro grigi, la sua espressione seria.
"Ti odio e spero di non vederti mai più".
Perché Ben? Perché?
Ricordava quando lo aveva baciato carezzandogli la barbetta di un giorno, il suo modo di guardarlo nel sonno dicendogli che era bellissimo. Nel portafogli aveva l'anello che gli aveva donato, tre cerchi di oro bianco, rosa e giallo. Si era innamorato di una persona bellissima e poi tutto era andato in pezzi. Non capiva, Mi avevi fatto credere di amarmi...
«La febbre sta calando, per fortuna vi ho trovato prima di loro, solo che... ho perso la chiave che riporta al mio negozio... Siamo bloccati qua...».
La voce del ragazzo era gentile, pacata e calda.
«Ti ringrazio Lúi, non sapevo che fare... Ero così preoccupata».
Era la voce di Chiara, c'era vibrante emozione in essa.
«Ti mancava molto non è vero?».
Il silenzio calò poi la ragazza riprese parola «Immensamente... Quando l'ho visto su quella spiaggia... Quella porta doveva proprio essere la mia. Stavo pensando al mio libro, mi sentivo così triste e quella porta mi ha portato magicamente portato da lui...».
«Ti ha portato lì perché quella è anche la sua porta... Era destino che affrotaste questo viaggio assieme».
Lentamente Garin aprì gli occhi, una nuvola rossa gli gettò addosso.
«Sto bene sto bene, grazie di aver vegliato su di me...» sussurrò Garvin.
La voce che Chiara aveva identificato come Lúi lo stava fissando con gli occhiali sul naso e dolci occhi marroni.
«Il veleno ti sta abbandonando, dovresti sentirti meglio». gli disse con voce pacata Lúi. Aveva un volto giovane ma i suoi occhi mostravano uno sguardo molto antico.
«Il dolore non durerà per sempre, te lo assicuro». Garvin annuì, non stava parlando del veleno, era come se riuscisse a leggergli dentro. Ben, malgrado sentisse ancora la sua anima spezzata piangere, il dolore, lentamente diminuiva.
«Ma dove siamo?» chiese incerto e l'antiquario sorrise. «Più dove siamo è importante chiedersi QUANDO siamo... TERRA, SCOZIA... forse 2199... Ma non della vostra Terra... una delle tante Terre che esistono nei vari universi, grazie alle mie chiavi potremo trovare la giusta porta... solo che prima... devo ritrovare la chiave per il mio negozio... che ho perso scappando per salvare voi...».
Aveva detto tutto con straordinaria calma a di quelle parole Garvin non ne aveva detto nemmeno una.
Grazie Miryel... grazie del sostegno, di "istigarmi" e di essere mia amica!
(PS quanto è bello quesro Aestetic che ha fatto per me!!!! GRAZIE MILLE!!!!! Sei un'angelo!!!!! )
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