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48 - I don't want the moon

Chiara sorrideva, di nuovo seduta a quel tavolo, e Lùi le sfiorava la mano sinistra al cui anulare spendeva un diamante.
Garvin tentava di dirle che, nonostante tutto era davvero felice, ma la sua voce non voleva saperne di tornare.
Allora era tutto vero? Lo stregone gli aveva mostrato che nei sogni poteva parlare, quindi quello era vero? Stava accadendo? In quel momento?
«Il venticinque gennaio allora?» chiese l'antiquario lei sorrise estasiata. «È perfetto...».
Garvin chiuse gli occhi e quando li riaprì la tomba di Ben era davanti ai suoi occhi.
Il ragazzo sentì le lacrime bruciargli gli occhi.
Perché? Perché non mi hai voluto accanto a te? Perché non mi hai detto di stare male?
Volevo starti vicino.
«Si è lasciato morire» la voce di sua madre lo raggiunse «Mi spezza il cuore sapere che entrambi abbiano sofferto tanto. Garvin doveva saperlo, ne aveva il diritto... Che non era stato lui a vedere informazioni, a rovinargli la carriera. Ma non ho avuto il cuore di dirgli che era stato suo padre...».
Garvin vacillò, il silenzio, lo stava logorando. Mamma... ti prego...
Voleva sapere, perché tutti gli nascondevano qualcosa? Perché lo trattavano in quel modo?
Una donna si avvicinò alla tomba, era sua madre, Garvin si lasciò cadere a terra singhiozzando.
Sua madre poggiò dei fiori sulla tomba di Ben, sentiva la tristezza della donna travolgerlo.
Stava pensando a lui, immaginava che quella fosse la sua tomba, lo aveva dato per morto.
Mamma... Mi dispiace... Prima papà, poi Charles... adesso credi che ti abbia lasciato anche io... Penserai che io sia un mostro. La verità è che non dovevo partire... non dovevo lasciarti sola...
Nessuno lo stava cercando quindi... Era così orribile desiderare che almeno non lo dimenticassero?



Il sogno finì tra le lacrime, Garvin singhiozzava si coprì il volto con le mani. Per nascondersi, il suo corpo tornò con violenza, fitte ovunque.
Percepì la presenza di Jason, discretamente vicino.
« È tutto a posto?». Garvin scosse la testa a quella domanda. Voelva dirgli che si sentiva un maledetto egoista, che desiderava sparire. Adesso vedeva le sue scelte ed erano state tutte così sbagliate... Il suo corpo scosso dai singhiozzi. Improvvisamente percepì le braccia di Jason avvolgersi attorno a lui, si abbandonò a quell'abbraccio.
«Sono qua... ». La sua presenza, quella stretta, era un balsamo.
Voglio tornare a casa... Rivoglio vedere mia madre... I campi di grano che vedevo dalla veranda, vedere Panny che corre verso di me... Non dovevo lasciarti... Te ne sei andata anche tu quell'inverno dopo papà... Voglio tornare indietro.





NOTE dell'AUTORE:La gioia è realtà o soltanto un sogno?

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