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46 - Ciò che non ti ho detto...

          

Crollò a terra al primo passo e imprecò. Garvin si guardò attorno. Si era strappato il catetere che lo stregone gli aveva messo e tutte le varie cannule, il che aveva portato a un copioso sanguinamento, anche dalle sue parti intime.

Si era trovato libero e aveva voluto provare.

Doveva lasciare quel posto, Chiara era in pericolo, non riusciva a raggiungerla con il pensiero e Jim non lo avrebbe mai liberato.

Doveva fuggire finché era lucido, finché lo stregone era lontano.

Gli aveva detto molte cose, credendolo incosciente, stordito dal dolore.

La verità è che aveva imparato fin troppo presto a non soccombervi.

Allungò le mani e cercò di trascinarsi, se non poteva camminare avrebbe comunque trovato un modo per muoversi. Non aveva moltissimo tempo, presto sarebbe tornato e avrebbe trovato nuovi sistemi per stimolare i suoi sensi. Aveva detto di non essere interessato al suo corpo ma non poi le sue azioni avevano mostrato tutt'altro.

I sui erano esperimenti, non giaceva con lui per piacere, sovra stimolare il suo cervello per liberare il suo potenziale, così diceva. Garvin sapeva solo che non ne poteva più.

Immergersi nella vita di persone così simili a lui eppure così distanti senza mai sfiorare le persone che sentiva, stargli davvero a cuore.

Aveva visto Chiara in una realtà alternativa serena con Lùi, forse era stato soltanto un sogno ma se non l'avesse aiutata a lasciare quel pianeta fatto di ricordi quell'immagine non si sarebbe mai avverata. Ma non era stato quello a spronarlo.

L'ultima visione lo aveva proiettato nella sua Pennsylvania, nella sua città... Aveva visto molte persone, a un funerale. Aveva pensato di trattasse di quello di Charles, quello che aveva perso, ma poi aveva visto la data... un anno dopo la morte di Charles, un anno dopo la sua scomparsa su quell'aereo.

E poi aveva visto la lapide, Benedict Mc Grady 31 marzo 1978 – 24 novembre 2020

«Non posso credere che non si siano rivisti nemmeno una volta». A parlare era stata sua madre, Garvin l'aveva vista piangere di fronte alla tomba di Ben. «Non ha avuto il tempo di spiegargli perché lo aveva allontanato in modo così brusco. Quando cercò di raggiungerlo in Scozia gli dissero che era appena partito, ma Garvin qua non è mai arrivato, il mio bambino... Io temo che il dolore lo abbia ucciso. Ben non ha avuto che dolore, la chemio, la radio e nonostante tutto non ha mai smesso di cercarlo finché le gambe non hano ceduto. Le sue ultime parole sono state per mio figlio ci pensate? Io spero che almeno nella morte abbia trovato pace... E che un giorno posano rivedersi». Quando avevano chiesto alla donna se avesse creduto morto pure Garvin lei era scoppiata in un pianto disperato.

A quel punto lo stregone lo aveva strappato al ricordo. Lui si era svegliato urlando a sua madre di non essere morto di essere li dietro di lei.

"Lo vedi.. sei perduto per sempre... Lasciati Ben alle spalle... è morto e tu sei svanito da un anno. Arrenditi a me..." gli aveva detto lo stregone oscuro.

Mai! Avrebbe lottato con le unghie e con i denti perché... stava ricordando!

Il dolore della perdita, come un fulmine a ciel sereno lo aveva colpito al cuore e i ricordi erano rifioriti in lui.

Non vi avrebbe rinunciato, ai ricordi, a Ben a Chiara, alla sua vita. Mai più sarebbe fuggito da se stesso.

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