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37 - Red Heart Black

          

I loro pensieri erano così forti da lasciarlo stordito.

Jim lo aveva gettato in quel luogo, doveva testare la sua resistenza e lo stare con tante persone tute assieme, con tante menti era devastante.

Era abituato ad essere osservato, era abituato a sentirsi un oggetto.

Ma percepirlo in modo così maledettamente diretto era diverso.

Era così spaesato dalle sensazioni che riusciva a leggere negli altri da non aver visto che Jim possedeva delle chiavi e aveva accesso alle porte tra le dimensioni come l'Antiquario.

Non aveva mai visto un empatico con un potere così grande.

Il suo modo di leggere l'animo degli altri era incredibile. Voleva vederlo sottoposto a stress, voleva che provasse l'eccitazione massima e il dolore più cupo.

Certo il ragazzo avrebbe potuto perdere il senno ma e fosse sopravvissuto a quel tornado emotivo sarebbe stato l'antenna più potente dell'universo completamente sua.

Tanto i suoi compagni si erano andati a infilare in una trappola. Nessuno tornava vivo dall'isola del ricordi, Quel pianeta non archiviava solo i ricordi perduti, divorava le anime e loro erano stato così carini da recarvicisi spontaneamente.

Aveva lasciato Garvin a vagare per una strada di quella strana Londra e adesso il ragazzo si era chiuso a riccio cercando di scacciare tutte le emozioni.

Prima lo aveva portato bendato a ritroso lungo il suo percorso di vita. Percepire le emozioni degli altri a Garvin non pareva un dono ma una maledizione.

C'era chi si convinceva di poter avere tutto grazie al proprio potere.

Aveva percepito cupidigia nella loro bramosia. Tutte quelle persone che desideravano giacere con lui senza sapere niente di chi fosse davvero.

Jim rise nel vedere la sua cavia tremare.

Altro che sesso, questo era maledettamente caldo e affascinante.

Attraverso quell'insulso ragazzino poteva mostrarsi al mondo. Avrebbe fatto a pezzi la sua identità e vivisezionando le sue emozioni sarebbe arrivato a un punto.

Era quel gioco la quinta essenza del tutto, sarebbe stato alla regia, avrebbe tirato i fili.

Era così da tempo. Chi aveva fatto incontrare a Chiara Garvin fin da principio? Chi gli suggerito di sfogare in Scozia? Chi lo aveva portato su quella spiaggia?

Aveva disseminato moltissimi pezzi di formaggio su quella pista,  Garvin non lo sapeva, ma giocava con lui una lunga infinita partita.

Garvin si rialzò, lo sguardo pieno di lacrime. Non riusciva a controllarlo, le emozioni lo travolgevano senza alcuna sosta. Voleva fuggire ma come poteva fuggire dalla sua mente?

«Garvin sei tu?».

Alle sue spalle, con i suoi occhi chiari e i capelli biodi acconciati con cura, c'era Ben.

Garvin vacillò e il mondo attorno a lui venne messo a fuoco... Sembrava Londra ma doveva essersi sbagliato.

Lo aveva scacciato per anni, rifiutandosi quasi di nominarlo ad alta voce.

«Che ci fai qua? è impossibile che tu sia qua.» annaspò Garvin portandosi le mani alla testa.

Ben rise sbalordito, non era il solo a vivere più realtà, doveva approfondire.

«Sono un viaggiatore, esattamente come te». Rispose Ben alla sua domanda silente. «cerco la mia porta».

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