33 - No Rush...
Perché devo venire anche io?
Chiara cercò di non trasmettere nulla, non voleva che Garvin percepisse le sue paure, ma il ragazzo comprese ugualmente.
Lùi era stato davvero esaustivo ma adesso che erano davanti a quel palazzo grigio e austero riusciva a percepire le incertezze dell'amico.
Erano aumentate quando Arthur si era unito a loro.
Freddie lo aveva appena sfiorato.
«Siamo qui per incontrare Jim, lui è... ecco... una persona molto particolare... Vi ho chiesto di portare Garvin perché deve vederlo, altrimenti non ci aiuterà...».
Garvin evitava di fissare il pirata che invece lo scrutava con fare guardingo.
«Smettila di fissarlo!» esclamò Chiara, il pirata incrociò lo sguardo con quello della ragazza. Povera, se solo avesse saputo cosa aveva pianificato per lei...
Non avrebbe detto loro molto di Jim, lo avrebbero scoperto a loro spese, li avrebbe aiutati ma fino a un certo punto. Jim avrebbe potuto aiutare solo lui ad avere ciò che voleva.
E come tutti i piani, si sarebbe impossessato lui del tesoro.
Un uomo alto e magro aprì l'oro la porta. Fu subito chiaro he l'uomo si muoveva in modo strano perché era cieco. Doveva muoversi seguendo uno schema mentale.
La casa era cupa e mal illuminata, Chiara sentiva l'ansia di Garvin crescere sempre più.
Era talmente pressante che persino Chiara iniziava a sentire vacillare le proprie certezze.
La mano dell'antiquario sfiorò quella della ragazza.
«Jim è in casa?». Chiara si morse la lingua, che domanda aveva fatto?
L'uomo che li stava accompagnato scosse la testa.
Perché non parla?
Fu il pirata a rispondere «Jim ha strappato la lingua ai suoi domestici e a molti di loro anche gli occhi».
Chiara avrebbe voluto colpire il pirata con qualcosa di molto pesante, per aver spaventato ulteriormente il suo Garvin.
Non sono preoccupato.
Garvin cercava di celare l'ansia ma come poteva? In una dimora di qualcuno che si rifiutava di mostrare il proprio volto e che accecava e mutilava i propri sottoposti.
Garvin non riusciva a togliersi la sensazione di essere osservato.
Vennero fatti accomodare in giardino nei presi si una piscina. Garvin si strinse tra le braccia.
Un uomo avanzò verso di loro facendo cenno al cameriere di andare.
Aveva capelli grigi e occhi chiari, un'aria affabile. Poteva davvero essere lui il misterioso Jim?
«Sono curioso Arthur, pensi davvero di allettarmi con questo curioso oggetto?».
Oggetto? Garvin impiegò diverso tempo a capire che l'oggetto in questione era lui e che Arthur lo aveva voluto li per mostrarlo, voleva che questo fantomatico Jim lo desiderasse?
Ecco cos'era quel senso di disagio crescente. Lo stavano valutando.
«Non tratto con i tuoi burattini Jim, se vuoi trattare mostra il tuo volto».
Chiara vuole vendermi... Chiara?
Garvin si voltò e con orrore si accorse che i suoi compagni erano a terra. Corse da loro colmo di paura, ma percepiva i pensieri di Chiara anche se flebili.
Non preoccuparti piccolo tesoro, non sono morti, volevo solo valutare il tesoro senza disturbo alcuno I pensieri degli altri... possono essere molto fastidiosi.
Quella voce gli penetrò la mente causandogli dolore.
Sollevò lo sguardo in fondo da una porta stava emergendo una figura.
Curioso, c'è così tanto. Potrei banchettare con te per ere e mi avanzerebbe nutrimento da buttare.
Perché gli parlava nella mente? Poteva vedere altro oltre che ai suoi pensieri?
La risata che echeggiò gli gelò il sangue nelle vene.
«Mio caro Arthur, se mi avessi mentito ti avrei scuoiato per farmi un paio di scarpe e invece... Vedo qualcosa di molto interessante... Lasciamelo e ti sarà concesso il passaggio».
Garvin si strinse con forza, sentiva la mente dell'uomo frugare dentro di lui senza riguardo.
L'uomo in lontananza rimaneva nella penombra, Garvin riusciva solo a pensare di essere di nuovo in trappola. Era stanco di essere visto come un oggetto.
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