26 - Disorder
Garvin rideva e non ne sapeva il motivo. Rideva così vicino al suo carceriere. Rideva e lo trovava anche attraente.
Garvin si maledì per quel pensiero.
Arthur allungò la mano e gli scostò i capelli dal volto, quando vedeva quella forza indomabile non riusciva a non rimanerne ammaliato.
La stessa che aveva visto sulla nave di Hector, la stessa che lo aveva portato ad ammutinarsi.
Era quella bellissima forza che aveva visto tornato al giardino di pietra.
Stava per agire contro quell'impudente che voleva soffiargli senza ritegno la sua preziosa preda di sotto al naso ma poi era successo qualcosa di incredibile.
Garvin si era difeso.
In modo goffo e impacciato di chi non ha mai combattuto fisicamente con un altro uomo. Ma con grinta e determinazione. Mosso dalla forza della disperazione.
Il pirata era dovuto intervenire solo all'ultimo.
Perché nonostante la buona volontà non sarebbe stato in grado di battere quel l'infido mago dalla barba a punta. E invece, non solo non aveva avuto bisogno di lui, ma lo aveva aiutato quando l'infido mago aveva cercato di colpirlo alle spalle.
Le sue labbra avevano lo stesso colore delle rose e quando il pirata si chinò su di lui per baciarlo, Garvin non vi si sottrasse.
Forse stava impazzendo, era certo di poter sentire il dolce profumo delle rose.
La luna era salita in alto nel cielo, piena, immensa e dal pallido roseo riflesso.
Il corpo nudo di Garvin tremava appena per il freddo, la sua pelle candida e liscissima lo strinse con delicatezza. Lo voleva per sé, non importava che si stesse concedendo grazie all'effetto di quel magico giardino.
Non voleva separarsene.
A ogni bacio catturava il suo respiro, a ogni fremito lo stringeva a se E quando alla fine si sdraiarono l'uno accanto all'altro rimase ore a osservarlo dormire.
Aveva scelto quella vita per non avere legami si, ma anche regole. E adesso aveva appena deciso di infrangere la legge che si era imposto.
Non avrebbe venduto Garvin, sarebbe stato suo compagno, che lo volesse o no ormai era suo.
Prima doveva sbarazzarsi del guardiano e dei suoi compagni.
E quello spettro, lui sapeva cose che mai avrebbe dovuto conoscere.
E quella ragazza Terrestre, se non si fosse sbarazzato di lei Garvin non sarebbe mai stato davvero suo. Adesso si credeva solo e sperduto ma se avesse saputo che la ragazza era così tanto vicina di certo non lo avrebbe più seguito, quindi doveva sbarazzarsi di tutti loro.
Non era mai stato così delicato con il proprio compagno, era una stranissima sensazione, doveva averlo altre volte per comprenderla appieno.
C'era qualcosa in quell'anima spezzata in quel colore, in quel doloroso vuoto, che la rendeva molto più che speciale.
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