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160 - Broken Bones

Garvin si sedette a bordo pista e si rannicchiò su se stesso.
Aveva detto a Jason di stare bene, ma gli aveva mentito e Jason aveva finto di credergli.
Era tornato a casa e le reazioni erano state prevedibili.
Sua madre non lo aveva degnato di uno sguardo, ma poi gli aveva comunicato che avrebbe dovuto trovarsi un alloggio quella sera stessa e che non voleva più saperne di lui e di quelle che definiva le sue "perversioni".
Nonno Charles aveva cercato di indorare la pillola ma Garvin lo aveva fermato, dicendogli che sarebbe andato a stare da un amico.
Charles lo aveva seguito, aveva voluto sapere come stava ma Garvin era stato vago e aveva lasciato l'edificio ricacciando le lacrime a forza.
Era quella la sua meravigliosa realtà. Aveva trovato le sue cose (quel poco che la donna non aveva buttato) in una scatola malmessa. La sua camera era già stata sgomberata in fretta e furia.
Sua madre lo aveva sempre considerato un peso ma Garvin non pensava che potesse arrivare a dire che per lei era come morto. Aveva sempre visto troppe parti del padre in lui e non aveva mai finto di volergli bene. Ma tutte quelle parole scagliate contro di lui erano dolorose.
Con la sua scatola si era recata al palazzetto del ghiaccio e li aveva scoperto che stavano pensando di mandarlo via anche da li. A quel punto il mondo gli crollò addosso.
Gli mancava l'aria, gli cadde tutto di mano e per un attimo desiderò essere divorato dalla tenebra che aveva scacciato. Jason era corso in suo soccorso e alla fine nello spogliatoio stringendolo con gentilezza gli aveva assicurato che nessuno lo avrebbe mandato via.
«Devo andare via, questo posto... Questa città... È legato ai mei peggiori incubi... Là... in quel punto.. .» Garvin si bloccò e gli indicò il bagno dello spogliatoio. «Là Alex mi ha mostrato la sola cosa che voleva da me... Questa è la città dove mia madre non mi ha mai creduto, Freddie non tornerà mai... E io devo andare oltre.»
«Ricominceremo, te lo prometto... Troveremo una strada...» gli sussurrò Jason baciandogli la fronte.
Voleva credergli e per questo gli aveva detto che poteva tornare a casa mentre lui si allenava. Aveva pattinato da solo e poi Si era voltato verso la pista. Poteva vedere l'ombra di Freddie un po' ovunque in quel luogo. Ma anche ombre di Alex. Gli pareva impossibile pensare di averlo amato prima di quella fatidica sera. Se non avesse chiuso quell'avvenimento lo avrebbe perseguitato per sempre.
Chiara era andata via da tempo, ma nel multi verso poteva essere passato un giorno, un anno o un minuto.
Non voleva credere di averla delusa, ma non riusciva ad affrontare la sua nemesi.
Voleva ricominciare, doveva... Eppure aveva paura.
Vide Alex in lontananza e pregò che non lo vedesse. Ma il giocatore di Hockey non solo gli sorrise ma si diresse pure verso di lui.
«Mi hanno detto che ti vogliono scaricare e non solo... Che sei un povero senza tetto... Se mi saprai ripagare... Potrei concederti di dormire sul mio divano... Ma se oltre a qualche lavoretto di bocca ti dovessi concedere completamente, potrei concederti il mio letto... Pensaci stellina, se mi darai quello che voglio vedrai che non verrai cacciato dalla tua allenatrice. Diventeresti il mio giocattolo preferito...»
Garvin maledì il suo dono, poteva vedere il suo corpo, lividi, una magrezza preoccupante, ossa che si spezzavano e notti d'incubo mentre quel mostro lo schiacciava sempre più fino a distruggerlo.

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