16 - it's a hit, Is the root of all evil today
Avevano litigato perché lo aveva venduto per soldi, o meglio, perché Garvin lo aveva accusato di averlo fatto. Forse era tutta una grossa menzogna, come poteva saperlo, quello era solo un sogno o era memoria?
Dopo essere riemerso dal lago era svenuto, così gli avevano detto e allora aveva fatto quell'incubo.
Ben aveva una scatola di pillole in mano, aveva cercato di strappargliele e a quel punto lo aveva colpito. Era stata così dolorosa quella sorpresa, evidentemente non era mai successo.
Si erano urlati contro di tutto.
Rivoleva la gioia, rivoleva quella sensazione di pura calma che aveva percepito sotto la neve.
Aveva involontariamente cercato Chiara con il pensiero e quel silenzio lo aveva spaventato a morte.
«Mi hai venduto? Perché?» gli aveva urlato contro. «Valgo così poco per te?».
Ben lo aveva guardato con orrore. «Non posso credere che tu lo abbia detto... Non posso davvero credere che tu abbia creduto a quello che ti hanno detto... ».
Per un attimo aveva vacillato. Che cos'erano quelle pillole?
Era solo un sogno? Oppure era un ricordo che aveva ritrovato assieme a quel fiore?
Chi era davvero prima di incontrare Chiara?
Lei ricordava solo di averlo visto danzare ma prima?
«Volevi chiudere con quel mondo, ti sei fidato di me, perché avrei dovuto tradire la tua fiducia? Perché avrei dovuto vendere il nostro rapporto? Sei solo un bambino! Ti odio, vattene! Porta via quelle! Sono stufo di distruggermi per te, di assorbire tutta la tue paure... Solo poche parole e tutto è svanito, non è vero?».
Garvin era indietreggiato, lo sguardo furente di Ben lo aveva terrorizzato.
«Non farmi ancora male» lo aveva supplicato.
«Non volevo farti soffrire, non credevo che sarebbe bastata una notte per farmi legare a te. Non è molto ma ti restituisco ciò che ti ho preso».
La voce di Freddie fu l'ultima cosa che Garvin undì.
Quando si svegliò Lùi e Chiara lo stavano guardando, sei bellissimi fiori splendenti brillavano accanto a lui, Freddie dopo averlo salvato gli aveva restituito i ricordi presi.
Garvin li sfiorò.
Era bambino e cavalcava su un piccolo pony. Vide due grandi occhi chiari, una barba bianca.
e sentì una voce gentile chiamare il suo nome. Nonno Charles.
Era un piccolo batuffolo di pelo e gli leccava le dita della mano. «Ti amo tanto... mi manchi ogni giorno...».
Garvin chiuse gli occhi e si gustò quei meravigliosi momenti felici.
Chiara si sedette e iniziò a disegnare con un carboncino che Lùi aveva estratto da quel suo incredibile borsone, assieme a un taccuino.
Parole e linee, quando lo vedeva sentiva un forte bisogno di esprimerle entrambe.
«Mi manca il sole...» disse improvvisamente la ragazza. Quanto tempo erano la sotto? Non lo ricordava.
«Andremo verso il ventre, il centro di questo luogo, la troveremo una porta e se tutto va bene, i ricordi di Garvin». O almeno così sperava.
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