157 -Onda su Onda
Chiara accelerò il passo quando la prima goccia le carezzò la guancia, unendosi alle sue lacrime.
Si asciugò gli occhi. Si sentiva fastidiosamente immobile. Non poteva andare da nessun parte, si rigirava quella chiave tra le dita, la sua porta.
Non era certa, non lo era mai stata che la sua porta l'avrebbe condotta nel mondo di Kia.
Quello era Lùi... Lei sapeva dove voleva andare. Invece era immobilizzata in quel mondo, così simile al suo eppure infinitamente diverso.
Se chiudeva gli occhi la vedeva quella piaggia, quel mare il burrasca e quelle nuvole grigie che premevano sopra le loro teste. Garvin seduto nella sabbia, le scarpe poggiate da una parte mentre i piedi affondavano e lasciavano solchi attorno a sé.
Poteva sentire la sua voce che la chiamava e le faceva cenno di avvicinarsi.
Gli piaceva così tanto quel posto, era isolato, tranquillo. Tutti credevano che Garvin amasse il caos ma invece era un amante del silenzio, di Chopin, del suono delle onde e della solitudine.
Poteva stare un'infinità di tempo a fissare l'orizzonte. Chissà dove viaggiava con la mente, a cosa pensasse? Una volta le disse che si chiedeva che fise avrebbe fatto la sua vita se avesse preso decisioni diverse. Come scegliere non ritirarsi prima del tempo. Come credere a Ben... e molte altre cose... Tanti se.
Chiara gli ripeteva che di se non si poteva vivere, che la sola cosa saggia era accettare il passato e guardare al futuro. Ma in fondo lo capiva. Non riusciva a chiudere perché semplicemente, nonostante tutto, amava ancore quelle cose e in fondo al cuore sperava di ritrovarle.
Ben, il Rink... Forse non le gare ma gli spettacoli.
Chiara si riscosse, perché continuava a pensarci? Era un capitolo chiuso, Garvin, quel Garvin era Morto. E lei non lo avrebbe riavuto indietro. La sua porta non l'avrebbe più ricondotta a cssa dal suo amico.
Camminò verso casa di Jason e riuscì ad entrare in tempo, poco dopo scoppiò un violento temporale. Garvin stava dormendo alla scrivania, aveva scritto moltissimi fogli.
Lo prese sottobraccio, era così leggero, sembrava inconsistente tra le sue braccia.
Era molto più esile del suo Garvin.
Lo adagiò sul letto e lo coprì con una coperta. Pareva molto più giovane immerso nel sonno.
Un ragazzo delicato e fragile.
Quella era la sua realtà, quello il Garvin che doveva e voleva proteggere.
Ma le mancava la Scozia, le onde del mare, i rimpianti ... era bloccata in un luogo che non sentiva suo.
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NOTE dell'AUTORE:
Tutti stanno tirando le fila, tutti si sentono sospesi nel tempo.
Ma mai nessuno come Chiara.
In un mondo non suo, lontana da chi ama, senza quasi speranza di tornare la dove batte il suo cuore.
Di lì la sensazione di stallo.....
Grazie mia Chiara, mia speciale Chiara!
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