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153 - Parole...

Garvin si sedette ad osservare Jason profondamente addormentato, voleva rimanere in quella bolla di serenità per sempre, avvolto da quel dolce amore. Ma le parole lo stravano già strappando dalle braccia dell'amato. La Principessa lo stava chiamando.
Y'hohanan lo stava aspettando, come se avesse percepito i suoi pensieri.
Chiara dormiva sul divano, erano rimasti a casa di Jason, nonostante quanto successo Garvin si sentiva al sicuro in quel posto, perché aveva scacciato la paura dalla sua mente.
La Principessa se ne stava seduta, aveva un aspetto così simile a Maël, ma capelli corti e scuri, gli occhi erano ciò che inquietavano Garvin maggiormente. Non aveva mai visto degli occhi così simili ai propri. Come poteva essere reale, aveva letto di Y'hohanan in un racconto che poi aveva deciso di continuare, era solamente una storia. Eppure adesso era davanti a lui.
Garvin si sedette al tavolo e la Principessa gli sorrise.
«Sei davvero reale?»
Y'hohanan scosse lentamente la testa. Quanti anni aveva, Garvin non sapeva dirlo. Quanto tempo aveva passato segregato in una torre prigioniero di Orlando? Come poteva averlo dimenticato?
«Se tu non sei reale vuol dire che la storia che ho letto, che tutto quello che ho scritto...»
«Mi ha dato vita, mi hai dato un'anima, una storia... »
Garvin ai strinse cercando di darsi conforto in quel momento così confuso. Aveva davvero creato Y'hohanan, Orlando... Creato quella realtà.
La Principessa lo fissava per niente sorpreso. «Puoi dirmi perché lo hai scritto? Perché hai scritto di mio fratello, perché hai scritto di Orlando, perché hai scritto della torre e di tutte quelle notti di dolore? »
Non c'era rabbia nella sua voce, accettava il suo passato, eppure voleva comprendere quanto il suo autore aveva decretato per lui.
Garvin non era certo di cosa potesse rispondergli, la verità però gli parve la strada migliore.
«Vorrei dirti che era solo uno sfogo. Voler strappare da me tutto quel dolore. Che volevo solo dare sfogo ai miei torbidi desideri. La verità è che le parole sono venute da me, non so perché. So solo che dovevo scrivere. Così sei nato, e mi dispiace di averti fatto soffrire, non era mia intenzione. Le parole sono solo venute da me e io le ho solo trascritte. Da qualche parte esiste una musa che intesse pensieri e parole. Magari è identica a te e me... Magari sta ispirando un'altra mano... »
Magari siamo tutti creature di pura immaginazione.
La Principessa era serena, conosceva quelle parole perché erano sempre state dentro di lui.
«Senti parole in questo momento?»
Garvin annuì. Le sentiva sempre, incessante brusio nella sua mente. Gli narravano di mondi inimmaginabili, di ghiaccio, di fuoco, di tenebra e di luce. E quelle parole premevano costantemente per uscire.
«Allora le devi scrivere, non le reprimere... Scrivi, può darsi che ci salverai tutti, può darsi che sia sempre stato sempre questo il tuo destino. »
Garvin si ritrovò davanti al foglio bianco. Doveva tornare all'inizio di tutto, doveva tornare da Immanouel e Jaan, quanto tutto era iniziato...

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