143 - Alone again?
Il cucchiaio cadde nella ciotola con uno stonfo e Garvin si lasciò cadere spossato sul cuscino.
Avevano tolto i drenaggi e il suo corpo cercava sempre più di reagire e guarire.
Ma c'erano ferite che nessuna medicina poteva guarire.
L'infermiere si accostò al letto e guardò sconsolato il piatto ancora pieno. «Non mangi niente nemmeno oggi?»
A quelle parole Garvin scosse la testa. Non mangiava da giorni, si sentiva sempre più stanco, persino sollevare il cucchiaio era divenuta un'impresa. Aveva chiesto a Charles di non tornare e continuava a tentare di allontanare anche chiara e Jason ma i due non desistevano.
Il ragazzo chiuse gli occhi, vedeva Freddie nella sua mente che, seduto al suo pianoforte gli sorrideva. "Ho voglia di cantare per te principessa..."
La musica echeggiava nella sua mente...
...I can dim the lights and sing you songs full of sad things
We can do the tango just for two
I can serenade and gently play on your heart strings
Be your Valentino just for you
Ooh love ooh loverboy
What're you doin' tonight, hey boy
Set my alarm, turn on my charm
That's because I'm a good old-fashioned lover boy...
Una lacrima rigò il volto. C'era sempre stato... Solo lui lo seguiva a ogni gara, quando nemmeno Charles poteva. Non biasimava l'anziano che aveva sempre chiamato nonno. Dopotutto per lui era alquanto difficile seguirlo in paesi troppo lontani. Ma Freddie... Lui no. E come poteva scordare le sue ultime parole?
"Ti amo, ogni mia parola, è sempre stata per te... Per la tua felicità..." Felicità, come poteva? Cosa gli era rimasto? Falsità e solitudine. Non poteva più credere alle loro parole... Lo avevano abbandonato in passato, per loro esisteva solo l'altro Garvin. E se mai fosse riapparso lo avrebbero abbandonato ancora. Jason adesso viveva nella sua realtà, si allenava assieme a lui ma era tutta una crudele menzogna. "Per cui ti prego, non smettere di amare..."
Perché continua va a sognare Alex? Perché continuava a ricordare quel giorno. Al posto di Alex spesso apparivano le spire di Leonard che lo stritolavano facendolo svegliare urlante. Era stato a quel punto che avevano iniziato a dargli dei farmaci per dormire. La cosa aveva solo peggiorato i suoi incubi. Il pensiero di Alex lo veniva a trovare sempre più spesso e lo violava di notte in notte ridendogli in faccia e ricordandogli che non era che quello un oggetto, che sua madre diceva il vero, che era stata colpa sua, che era uno schifoso. Un corpo da cui si poteva solo trarre piacere.
"Appartieni alla tenebra, e ad essa tornerai"
Garvin si svegliò percependo delle calde mani su di sé. Jason gli sorrise mite. «Lascia che ti aiuti, per favore, lasciami fare...» lo supplicò pacato. «Non voglio perderti, mi spiace di non aver potuto far niente per Freddie, sono un guaritore, io aiuto le persone e ho dovuto vederlo morire davanti ai miei occhi... Ora non voglio perdere anche te. So che non mi credi, so che ti senti tradito e solo, riesco a leggerti dentro lo sai bene eppure fingi che non sia così. Sì, sono andato dall'altro te, perché mi era intollerabile sapere di averlo lasciato soffrire e di essermi fatto raggirare da Leonard. Ma le sue menzogne mi hanno portato da te. E il fatto che non riesca a capirti completamente mi terrorizza e mi ammalia al tempo stesso. Credo che sia questo che mi ha fatto innamorare di te. Questo che mi ha spinto tra le tue braccia. Forse non mi crederai mai, ma... Vorrei davvero prendermi cura di te. Anche Chiara vuole avvicinarsi a te. Siamo stati tutti feriti dalla triade oscura, facciamoci forza tra noi...»
Garvin ascoltò in silenzio mentre l'energia di Jason fluiva dentro di lui.
«Non me lo merito...» sussurrò tra le lacrime.
Note dell'autore:
Canzone citata:
Volevo ringraziare la mia Musa, spero che tu sia sempre libero di volare, al di sopra di tutto e tutti.
Che mai nessun vincolo possa frenare la tua incontenibile anima
Un'aquila al di sopra delle nuvole.
Una stella splendente
Grazie mia Musa
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