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142 - Spezzato

Il respiro gli si spezzò in gola quando urtando contro il ghiaccio la fitta alle costole spezzate gli ricordò perché non avrebbe dovuto essere là. Garvin sbiancò e sentì il proprio corpo scivolare su quella sottile lastra di ghiaccio.
Quanto urtò le barriere arrestando quell'interminabile caduta rimase lì immobile, cercando di ignorare le urla di Lysa.
No no, stai sbagliando tutto... No no sei un disastro... No no sei ridicolo...
No, solamente no...
Sarebbe voluto rimanere li disteso per sempre, fino a perdere completamente percezione di sé, fino a dimenticare quel corpo e quel cuore, entrambi spezzati.
Ma le grida della sua allenatrice si facevano sempre più assordanti ricordandogli a quale realtà ormai apparteneva, una realtà dove la sua magia doveva imparare coesistere con un mondo che ne era privo. Un mondo senza Freddie...
Si girò sul fianco e ignorando le fitte si rialzò. I lividi si espandevano sulla sua pelle bianca, ma che importava, nessuno lo avrebbe consolato, non lui...
Lysa gli urlò e lui le mandò un sorriso di rimando, finto, doloroso e riprese l'allenamento.
Ogni salto era una fitta, ogni atterraggio una pugnalata. Era maledettamente stupido, non avrebbe mai dovuto ma non gli importava, il dolore lo teneva sveglio. Gli ricordava le sue debolezze. Gli ricordava perché la sua umana debolezza. Gli ricordava perché Maël lo aveva allontanato, la sua debolezza che gli impediva di volare, di divenire chi tutti si aspettavano, che Freddie si aspettava.
Il ricordo di Freddie lo colpì alle spalle mandandolo a sbattere con violenza contro le barriere strappandogli un gemito e mozzandogli il respiro. Persino Lysa non proferì parola quando le comunicò di dover andare a casa.
Uscì dalla pista, a fatica posizionò le protezioni per le lame dorate, mentre la fame d'aria si faceva sempre più insostenibile. Riuscì a fare due passi poi la mancanza prima di oscillare e cadere a terra.




La prima cosa che Garvin vide aprendo gli occhi fu Charles, il suo sguardo preoccupato lo addolorava.
L'uomo gli si avvicinò per una carezza, era felice di vederlo sveglio, lo avevano operato d'urgenza per uno pneumotorace, le costole rotte, il polmone collassato... I medici lo avevano sopraffatto di parole mentre il suo dolce cucciolo lottava per rimanere con lui. Era cambiato improvvidamente, era sparito per un giorno appena, ma da quando era tornato pareva essere divenuto un'altra persona. Non capiva la tristezza dei suoi occhi perché non gli parlava, non gli confidava più niente. Sua madre aveva liquidato la cosa come sempre, non lo capiva e non gli voleva nemmeno bene. Era difficile ammetterlo, ma non lo aveva mai accettato per quello che era. Un conto era un amico, ma no suo figlio non doveva.
L'uomo gli carezzò i capelli, vedeva i tubi uscire dal suo corpo, era così fragile.
«Piccolo mio cosa hai combinato? Perché non mi hai detto che stavi tanto male? Se non volevi dirlo a tua madre, perché non lo hai detto a me... Non ti sei mai comportato così... che ti succede?»
«Niente... Non mi succede niente... Non volevo deluderti... Non volevo ritirarmi dalle gare, non volevo arrendermi...»
Stava mentendo, cosa poteva dirgli? Che non dormiva da notti per paura della tenebra, per l'angoscia della lotta che stava avvenendo ad anni luce da lì? Che non sopportava che nessuno ricordasse più Freddie, come se non fosse più esistito?
Charles si allontanò e Garvin seppe di averlo ferito, odiava mentirgli ma non vedeva la via.
Rimase in silenzio, mentre la sua mente si svuotava da ogni pensiero. Voleva dare un senso alla sua esistenza, ci aveva provato ed aveva fallito miseramente.
Prima percepì la presenza di Chiara, poi quella di Jason, ma non disse nulla.
«Stai bene? Sono giorni che non ci parli, eravamo preoccupatissimi... Lùi è rimasto a controllare il negozio, ma tutte le porte sono silenti, di Maël e della triade oscura non si sa nulla...»
Garvin rimase in silenzio, non sollevò nemmeno lo sguardo ma quando Jason cercò di prendergli la mano si ritrasse.
«Vorrei solo alleviare il tuo dolore...» sussurrò Jason con dolcezza.
Garvin sollevò finalmente lo sguardo su di lui «Non puoi, non voglio stare meglio... Sono debole, ogni giorno che vivo me lo dimostra. Non sono in grado di fare niente... Freddie è morto invano e La triade mi avrebbe schiacciato se non fosse stato per Maël... Voi lo avete lasciato solo a combattere per la nostra vita, per il nostro mondo. Perché? Adesso sorvegliate delle porte sigillate, mentre lui in una bolla al di fuori del tempo cerca di scacciare la tenebra. Mi serve questo dolore, mi ricorda la mia colpa...»


______
NOTE dell'AUTORE:
Maël che si è isolato assieme alla Triade Oscura al di fuori del tempo e dello spazio, Lùi che sorveglia delle porte sigillate e Chiara e Jason che vigilano un Garvin affranto.
Speranza per il futuro?


Grazie a chi legge
Grazie Myriel di sopportare i miei scleri
Grazie mia Chiara

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