134 - Concrete and Gold
«Era solamente un incubo, indotto dal potere oscuro che dilaga, nulla di più» tagliò corto Lùi.
Maël si girò nelle coperte e Chiara sussultò, non voleva svegliarlo, non era il momento per affrontare la discussione che ne sarebbe seguita. Prima di quel sogno non si sarebbe fatta problemi, ma quel che aveva visto l'aveva sconvolta.
Aveva visto il suo Garvin, era vivo, ne era certa. A era il presente, il passato o il futuro che aveva visto? Non poteva esserne certa. M sentiva che era vivo, i suoi pensieri, la stava cercando, poteva ancora sentire le sue grida nella sua mente. Non poteva essere solo un sogno, quel dolore nella sua mente era reale. «Garvin, il mio Garvin è vivo, Leonard in qualche modo ci ha fatto credere di averlo visto morto, e se lo avesse catturato? E se...»
Lùi scosse di nuovo la testa «NO» quella affermazione troncava il discorso.
Chiara lo guardò e comprese. Ammettere che quel Garvin non fosse morto andava oltre prevaricava la sua capacità di accettare. Il suo sguardo glielo diceva Non posso averlo abbandonato, non posso averlo condannato a questo.
Chiara comprese che il discorso era concluso, Lùi non avrebbe detto altro, non avrebbe fatto altro. Alla fine, la sua scelta era sempre la stessa, chiudersi in se stesso. Era accecato dal terrore, voleva solo chiudersi nel suo mondo e impedire loro di fare qualsiasi mossa. Lo vedeva nello sguardo terrorizzato che rivolgeva a Maël, e dal fatto che il terrore di vederlo svanire oscurasse tutto il resto. Fingeva, che non fosse accaduto nulla, che avessero superato ogni dialogo.
Scusa Lùi, adesso devo ritrovare Garvin, devo capire cos gli sta succedendo.
Non disse nulla, lasciò la stanza. Se Lùi non voleva agire avrebbe trovato qualcun'altro. Jason avrebbe potuta aiutarla, le sue doti, avrebbe letto nella sua mente e nelle sue emozioni e avrebbe compreso se quei ricordi sarebbero stati veri.
Era così sconvolta da quell'orribile incubo che non riusciva a focalizzarsi un secondo su se stessa, sulle sue emozioni.
Sentiva solamente il dolore di Garvin, la sua disperazione. Doveva trovare un modo di farlo tacere.
Quel maledetto palazzo era troppo, troppo grande, i corridoi troppo lunghi.
Entrò con cautela nella stanza e per un attimo esitò. Perché sentiva di tradire quel Garvin, perché aveva l'impressione che lo stesse rifiutando? Voleva che Jason cercasse qualcuno che stava iniziando a dimenticare, che rinunciasse alla gioia a cui stava cercando di aggrapparsi con forza, non sapeva se fosse la scelta giusta ma non aveva tempo se non per il dolore provato.
Jason aprì gli occhi e baciò la spalla di quel giovane Garvin, sentiva il turbamento di Chiara, il suo animo gentile gli imponeva di agire.
Chiara esitò per un attimo mentre Jason scendeva dal letto per allontanarsi dal suo piccolo gioiello dormiente.
Chiara poteva sentire i suoi gemiti, i suoi occhi piangenti, il suo dolore, doveva capire, il suo Garvin era davvero reale?
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NOTE dell'AUTORE:
Chiara è di nuovo al centro della scena.
Lùi è di nuovo bloccato dalla paura come in passato...
E l'alto Garvin era davvero vivo?
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