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129 - I try...

Jason si affacciò, di fronte a lui solo la tenebra. Non poteva negare a se stesso di provare un certa inquietudine davanti a tutto quel buio. Un tempo non temeva la notte, ma un tempo non vi si annidava in essa cupe creature fatte di incubi. Gli mancava la sua Londra si, ma soprattutto gli mancava il rapporto che si era andato creando in quel luogo tra lui e Garvin. Nonostante non potesse parlare, riuscivano a comunicare come non pareva, non riuscissero più.
Gli mancava quel Garvin maturo, spaventato sì ma caparbio e sempre più consapevole di se stesso.
Adesso più che mai, dato che questo ragazzo tremante e spaventato prima. Furente e distante dopo, lo destabilizzava più che mai. Cosa c'era di peggio di stare a un passo da ciò che si desidera e non poterlo afferrare? Non arrivare mai nemmeno a vederlo con i propri occhi?
Aveva passato una vita intera in una città cupa, ma adesso gli appariva luminosissima.
Una vita circondato da persone che gli sventolavano sotto al naso ciò che non poteva afferrare, ciò che a lui era precluso. Si era sempre chiesto se provassero una certa perverse gioia nel mostrargli tutto ciò che bramava in altre mani e mai nelle sue.
Vorrei, vorrei, vorrei... Sapevano solo chiedere per se stessi, mai dare, mai provare a capire.
Poi aveva incontrato Garvin, il suo disperato bisogno, il suo sconfinato potere. E lo aveva amato.
E poi lo aveva perduto, ritrovato e perduto di nuovo.
Forse il destino non giocava ai dadi ma tutto portava a una unica conseguenza favorevole. E lui non aveva alcun dubbio che quella fosse l'unica via, ma era una strada ardua e tortuosa. E adesso probabilmente avrebbe dovuto dirgli addio, rinunciare a lui dopo tante lotte.
Non si fidava, non faceva affidamento su di lui, non più... Lo avrebbe visto andarsene con un altro  avrebbe dovuto accettare la sua scelta e dirgli addio?
Arrivare così vicino a realizzare un sogno solo per perderlo.
Le tenebre lo spaventavano ancora di più vista quanto aveva da perdere. Non sapeva come avvicinarglisi, era il suo Garvin, eppure era un estraneo, stretto tra le braccia i Freddie, un'ombra. Un ombra di cui si fidava in modo quasi assoluto.
L'attesa era peggio persino di quell'eclisse che stava allontanando la luce, come la gioia e la speranza.
Attendere che lo Stregone e l'oscurità dentro di lui  facesse la sua mossa.
In quel mondo, in quel palazzo... Aveva creduto, per un breve momento che avessero un futuro, che era servito compiere quei sacrifici.
Jason fissò di nuovo la notte e il cielo senza alcuna luce e l'oscurità gli sorrise beffarda.



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