116 - Losing My Religion
Le sue labbra erano rosse come il sangue, sorrideva distaccandosi dalla sua preda. Afferrò la veste e si coprì. L'Oscurità, era una perfetta compagna, era come se la sua anima non aspettasse altro, si capivano, si compensavano. Come quelle pallide ombre non avrebbero mai potuto.
Immanouel si avviò a testa alta, lo percepiva, la sua vittoria era imminente.
Morpheus lo attendeva, pronto a compiacerlo come anche lo stregone. Era il loro Re, lo era anche quando non ne erano consapevoli. La luce della fata si stava spegnendo, poteva vederlo attraverso l'occhio che il suo potere aveva corrotto. Il dolore lo avrebbe schiacciato e quando la luce più forte mai esistita si fosse spenta, allora la tenebra avrebbe regnato sovrana, lui avrebbe regnato in eterno.
Leonard si inchinò, aveva vissuto nella sua ombra per così tanto, confinato in un non luogo, in compagnia del suo assassino e adesso, tutto gli era chiaro. Morpheus era giunto a lui non per ucciderlo ma per mostrargli la via.
Aveva dovuto strapparsi il cuore per capirlo, l'amore era davvero una maledizione. L'amore per suo fratello l'amore per Leonard, l'amore per Lùi... Era tutto finito nel momento in cui era tornato tangibile per morire di nuovo e rinascere come Re delle tenebre.
Di chi era quella voce?
Lùi? Non era possibile, il Guardiano non poteva essere lì.
«Maël guardami, sono qui, sono tornato... Non sei solo.»
La fata aprì gli occhi e il mondo lentamente apparve davanti ai suoi occhi. Il guardiano era davvero lì, gli occhiali sulla punta del naso, i suoi occhi nocciola colmi di preoccupazione.
Avevi detto che non avresti interferito, che era troppo pericoloso... E poi mi hai salvato. Più e più volte...
«Ho fallito, non... non sono riuscito a fare niente... L'Oscurità vincerà ed io...»
Lùi lo zittì posandogli una mano sulla bocca «Tu sei la luce, lo sei sempre stato. La più splendente del creato, ricorda.»
«Cosa? Cosa dovrei ricordare...»
Lùi gli sorrise «Te stesso, la tua vera natura, la tua essenza mia fata impossibile.»
Chiara scosse la testa e sollevò lo sguardo, il sole si stava oscurando e non era nemmeno mezzo dì, se il potere Oscuro avesse contaminato anche quella realtà voleva dire che nessun luogo sarebbe più stato al sicuro, tutto era perduto?
Davvero bastava che la Fata perdesse la fede in se stessa perché il male spadroneggiasse.
«Lui è nato dal sole, per questo la sua magia è così forte, è nato per contrastare gli emissari della tenebra»
Chiara sussultò nell'udire Garvin, lo guardò, era così giovane e ogni volta lo sorprendeva.
«Dovresti parlare con Jason, non con me. Si sente molto in colpa e non ne ha motivo. Ha agito per il tuo bene, non dovresti trattarlo così.»
Garvin distolse lo sguardo «Dovrei perdonarlo perché presto potremmo venire spazzati via dalla magia dello stregone?»
«Sì, anche per quello, ma anche perché ti stai comportando da idiota, lui ti ama, tu lo ami. Se anche ha sbagliato lo ha fatto in buona fede.»
Chiara rimase un attimo in silenzio e poi realizzò quanto fosse appena successo.
Garv, mi hai letto nel pensiero prima? Per questo mi hai parlato della fata? Per questo sei qui con me? Volevi dirmi questo?
Chiara attese guardandolo negli occhi, i suoi, gli stessi occhi di sempre così grandi, specchi di un'anima indecifrabile.
Si, cercavo di dirti questo.
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NOTE dell'AUTORE:
Quanto contano i legami per tenerci ancorati alla realtà? Per tenere il nostro vero io ben presente.
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