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CAPITOLO 77

Eccovi l'ultimo capitolo di Burn. Ci sarà un colpo di scena, dopo questo ci sarà un epilogo e poi inizierò a scrivere il sequel. Buona lettura :)

《Sono stanca》sbuffo tenendo per mano Jonathan. Ormai siamo quasi rientrati a Boston ed è calata la sera. Mi stringo nel cappotto, sono ancora umida ma fortunatamente non piove più.

《Anche io.》

Mi concedo poi un attimo per ammirare il suo viso. Le sue guance paffute sono arrosate, ha le occhiaie poco calcate e gli occhi verdi che brillano. È ancora più bello con i ricci bagnati. Inoltre ad un certo punto si morde il labbro inferiore ed io trattengo un sorriso malizioso.

《Sai Jon》inizio il discorso:《qualche giorno fa Mike mi ha parlato e mi ha detto che c'è dell'altro che dovrei sapere sul tuo passato.》

Fisso i miei piedi che arrancano su una lieve salita.

《Aspetta perché hai parlato con Mike?》mi guarda lui perplesso.

《L'ho incontrato alla veranda, ma non è questo il punto. Ha detto che questa cosa riguarda vostro, ehm suo padre e che non poteva dirmela.》

Jonathan dunque esita rallentando il passo. Apre la bocca per parlare ma la richiude all'istante, sembra che non sappia cosa dire.

《Oh, è abbastanza complicato e preferirei non parlarne adesso...》

《Così mi preoccupi》catturo il suo sguardo ma lui lo distoglie subito mentre una folata di vento mi spettina i capelli già arruffati.

《Non preoccuparti amore》sfoggia un sorriso falso. Ho risvegliato qualcosa in lui, un ricordo da dimenticare. Ora però sono curiosa e al tempo stesso in ansia.

《A me puoi dire tutto,  io voglio sapere》insisto.

《Non ora...non è una cosa molto facile da raccontare e nemmeno bella da sentire. Stai soffrendo già abbastanza.》

Cerca di nascondermi qualcosa di grande, me lo sento, ma decido di tralasciare.

《Come vuoi...oh e poi Mike mi ha confessato anche un'altra cosa》affermo sostenuta.

《Cioè?》

《Ha detto di amarmi ancora.》
Il mio ragazzo alza gli occhi al cielo ed io sorrido sperando di farlo ingelosire.

《Tu sei mia, ed anch'io ti amo ancora nonostante tutto, ti amerò per molto tempo》sussurra nel mio orecchio prima di baciarmi a stampo.

Ecco ciò che mi serve per sentirmi completa.

In seguito riprendiamo a vagabondare per le strade trafficate fino ad arrivare nel centro della città. In questo punto vi sono molte più zone pedonali e negozi. Affaticati poi ci sediamo sui gradini di un bar, stanchi dalla giornata pesante. Nonostante tutto però Jonathan è riuscito a farmi distrarre.

《Sai Rebecca, stavo pensando ad una cosa...ma devo avere il tuo consenso.》

《Okay dimmi.》

《Ecco potrebbe aiutarti a superare la perdita dei tuoi genitori, una specie di terapia del dolore. Al liceo studiavo psicologia e ad alcuni è servito...》

Socchiudo gli occhi lasciando che la solita fitta di sofferenza mi trafigga.

《Scusami...》

《No tranquillo, ormai ci sono abituata》alzo le spalle.

Jonathan posa una mano sul mio ginocchio e con l'altra fa ruotare il mio viso verso il suo.
Inspiro il suo buon profumo che è ormai diventato la mia fragranza preferita.

《Non sei obbligata a farlo, ma se invece ti interessa dovrai farti coraggio e fidarti di me.》
Il suo sguardo è serio e penetrante.
Deglutisco.

《In cosa consiste?》

《Dovrai tornare nel luogo dove sono morti i tuoi, davanti a ciò che resta della tua vecchia casa. E poi rivivrai le vicende di quella sera, so che farà male ma dopo starai meglio. È come se affrontassi la tua paura più grande, dopo non ti spaventerà più o quasi.》

Io distolgo lo sguardo dal suo volto, già sento gli occhi bruciare. Non credo di essere pronta a tornare in quel luogo.

《Sono confusa, non lo so.》

《Devi volerlo solo tu.》
La sua mano mi accarezza la gamba come per incoraggiarmi. Ho paura, sto male alla sola idea di rivivere quegli attimi. Però forse è arrivato il momento di smetterla di soffrire. Voglio stare bene, voglio essere serena e magari questa cosa potrebbe aiutarmi.

《Ci provo》mi trema la voce.

《Mmh non mi sembri convinta...》

《Non lo so, però voglio stare meglio, voglio fidarmi.》

Lui mi sorride.

《Brava, vedrai che funzionerà. L'ho visto fare diverse volte. Ora però Rebecca devi portarmi lì.》

Inspiro con il cuore in gola. Per me è difficile riscavare nelle ferite, riaprirle.

《Stammi vicino.》

《Sono qui》Jonathan mi prende la mano. Il suo tocco dolce mi scalda il cuore mentre riniziamo a vagare per le strade di Boston.
Ho la testa leggera ed avverto dei piccoli brividi sulle mani.
Mentre ci avviciniamo al quartiere dove abitavo prima ho l'angoscia.

Stringo Jonathan guidandolo in mezzo alle vie contorte e nel frattempo dei flash di quella sera ruotano nella mia mente.

Ormai riconosco queste strade, le avrò percorse milioni di volte.
In questa zona di periferia le case sono tutte identiche, quasi confondibili fra loro. Poi passiamo davanti alla panchina sulla quale ho dato il mio primo bacio. Per un attimo mi sembra di rivivere quel momento però mi concentro a proseguire a testa bassa, in silenzio.

《Manca poco》sussurro dopo qualche minuto. Il rosso dei miei capelli mi ricorda le fiamme.

《Andrà tutto bene vedrai.》

La strada del mio vecchio quartiere è poco trafficata, non c'è quasi nessuno a piedi.
In seguito affianchiamo anche la casa di Marta, quanti ricordi ho là dentro...
La conosco da sempre ed è l'unica persona ad essere rimasta.

Improvvisamente alzo lo sguardo dai miei piedi. L'ultima curva, la mia vecchia casa è proprio lì dietro.
Inspiro.

《Ci siamo.》
Le urla, le grida, i pompieri.
Scuoto la testa. Posso farcela.
L'ansia mi divora.

Senza dire una parola mi stacco dalla presa di Jon sorpassando la curva.
Tutto d'un tratto smetto di respirare non appena vedo ciò che è rimasto della mia precedente abitazione. Noto subito che però è stata ristrutturata e nel giardino c'è un cartello con scritto "in vendita".
Eccomi qui, dopo diversi mesi, nel luogo in cui ho perso tutto.

Le lacrime calde inziano a scorrere sul mio viso, mi sento male.
Rivedo il fumo, la piccola folla che grida, Marta terrorizzata.
Ho come un nodo alla gola che mi impedisce di respirare.

《Oddio》sussurro tappandomi la bocca. È tutto così strano, così triste e silenzioso. Invece i ricordi sono sempre troppo rumorosi, troppo vivi e dolorosi.
La mia casa.
Non sono abbastanza forte.
Mi sento così piccola e ferita ripensando a quella dannata sera.

Presa dall'agitazione mi giro a cercare Jonathan. Eccolo lì, sul ciglio della strada. All'istante però vedo che lui è immobile e spaventato.

《Jon?》

È in piedi a pochi metri da me, con gli occhi sgranati ed il viso pallido. Cosa diamine sta succedendo?
Allarmata mi ci avvicino, ma lui rimane impassibile.

《Stai bene?》gli sfioro la guancia incerta.
Lui inspira.

《Non può essere, non può essere...》scuote la testa.

《Cosa?》

《Non è vero...》

《Cosa? Parlami ti prego.》

Il cuore mi batte più forte.
Dopodichè gli prendo il viso fra le mie mani studiandolo. Il suo sguardo fa paura e lui continua a mordersi le labbra.

《Non era questa la tua vec-chia casa...vero?》balbetta.

Io deglutisco più confusa che mai mentre l'ansia sta rimpiazzando il dolore.

《Si che lo era, perché?》

《Cazzo!》Jonathan si allontana si colpo da me.

《Che succede?!》incalzo.

Lui cammina nervoso avanti e indietro sul marciapiede.

《Ascoltami Rebecca》mi prende poi la mano di scatto. Io lo guardo negli occhi, sono cupi e brillano sotto la luce della luna.

《Io ti amo ricordatelo, e perdonami ti prego. È tutto così complicato...》
Intanto il mio respiro accellera.
Ho davvero paura.

《Vedi, io quella notte...》

《Tu cosa...》mi trema la voce. Inizio a fremere, non capisco più niente.

《Ero presente, io ero qui.》
Una lacrima amara mi cola sulla guancia. Per un secondo il mio cuore si blocca, come se per un attimo fossi morta. Non avverto più niente.

《C-come?》

《Io e Mike eravamo tornati a Boston a cercare nostro padre e credevamo abitasse ancora qui, non sapevamo che avesse venduto la casa.》
Gli occhi di entrambi sono rossi. Io mi sento come drogata, mi gira la testa. Non può essere vero.

《Poi non lo abbiamo trovato, le luci della casa erano spente e ce ne siamo andati arrabbiati. Ma prima...》

《Prima?》chiedo.

《Prima mio fratello ha lanciato la sigaretta ancora accesa sulla legna appoggiata al muro della casa ed io ho visto qualche scintilla, ma non credevo che il legno prendesse fuoco...》

Io non respiro più, le ginocchia mi cedono, la testa si fa pesante.

《Non è vero...》biascico singhiozzando.
No no no.
Jonathan sta piangendo, assieme a me.

《Io non ho fermato il fuoco, credevo si spegnesse ma poi le scintille aumentavano e il fuoco si espandeva. Ti giuro che ho provato a fare qualcosa ma è successo tutto così in fretta...》

Ogni parola in più pare una pugnalata al cuore già spaccato. Ormai non mi reggo più sulle mie gambe, non riesco a parlare. Tutto il mio stomaco si sta contorcendo ed io sono distrutta.

《No...》

《Allora siamo scappati, ma non credevamo ci fosse qualcuno dentro, devi credermi.》
Mi scosto da lui, spingendolo via.

《Tu hai ucciso la mia famiglia!?》
Lo guardo inferocita.

《Io non avrei mai voluto, mai》mormora.

《Ti odio!》
Disperata avanzo coprendomi il viso, sono incredula. Questa volta la sofferenza è davvero immensa.

《Rebecca aspetta, per favore, non sai quanto mi dispiace!》mi insegue Jonathan.

Il dolore è davvero forte, non riesco a realizzare un pensiero. Mi pulsa la testa ed ho la gola asciutta.

《Io non lo sapevo...》

《Lasciami stare!》incomincio a correre sul marciapiede però Jonathan tenta di raggiungermi. Lo odio così tanto, tutto ciò non può essere reale. Vedo tutto ofuscato, non distinguo bene le macchine così mi butto in mezzo alla strada per sfuggire da lui. Provo solo disgusto e dolore.

《Rebecca ferma!》

Queste sono le ultime parole che riesco ad udire prima di essere urtata da un'auto. Avverto una botta forte sul fianco e sento la schiena innarcarsi. Mi pare di sognare, sento tutto così ovattato e di colpo mi ritrovo sdraiata sull'asfalto.

D'un tratto il vuoto, il nulla.
Accade tutto in un attimo, l' attimo in cui sfioro la morte, in cui tutto si ferma.
Non avverto più né i suoni né le sensazioni, vedo soltanto il cielo nero e le stelle sopra di me. Sono intorpidita, non posso muovermi ed improvvisamente non riconosco più il posto in cui mi trovo. Riconosco solo il mio respiro pesante. Mi sforzo anche di tenere gli occhi aperti ma poi le palpebre diventano pesantissime.
L'unico volto che distinguo prima di perdere i sensi è quello della persona che nel bene e nel male ha rivoluzionato la mia vita: Jonathan.

Ecco l'ultimo capitolo di BURN.
A breve incomincerò a scrivere il sequel ma prima ci sarà ancora un piccolo epilogo. Grazie davvero per il vostro supporto, dopo 1 anno finalmente siamo arrivati alla fine del primo libro. Non avrei mai pensato di raggiungere tutte queste letture e di coinvolgere tante persone. Spero davvero che l'ultimo capitolo vi abbia soddisfatto, se avete ancora dei consigli da darmi li accetto volentieri. 💓💓

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