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CAPITOLO 68

Mille pensieri mi tormentavano nel silenzioso tragitto in taxi, mi sentivo in imbarazzo perché Jonathan restava muto. Era distaccato. Ed io non osavo incontrare il suo sguardo per indovinare i suoi chissà quali pensieri.

《Beh, anche questa volta non ci hanno beccati》dice lui richiudendosi la porta della mia stanza alle spalle.

《So che non è il posto migliore del mondo...》

《Va benissimo Rebecca.》
Lancio un'occhiata al mio riflesso sullo specchio e per poco non sussulto. Mi ero dimenticata della nuova tinta dei miei capelli.
Jonathan mi raggiunge all'istante abbracciandomi da dietro, attorniandomi con le sue possenti braccia. Mi scalda il cuore ogni volta.

I nostri visi allo specchio sono diversi. I nostri sentimenti lo sono, siamo cambiati in questi pochi mesi, le nostre vite ci hanno cambiati. Ma comunque siamo ancora qui, insieme.

Assorbo il calore del suo corpo, della sua felpa grigia.
Osservo attraverso lo specchio vecchio la sua pelle pallida, le chiazze rosse sulle guance che lo rendono quasi innocente. Abbasso lo sguardo e poi mi lecco le labbra fissando le sue.

《Siamo bellissimi》scherza Jonathan.

《Sì okay, ora però mangiamo!》

Ci sediamo sul pavimento improvvisando una cena a base di sushi. A dire il vero non ne sono mai andata matta, però Jonathan al contrario si nutrirebbe solo di questo.

《La stanza non è molto cambiata dall'ultima volta.》
Faccio un cenno del capo addentando il pesce.
Effettivamente è ancora spoglia, le pareti neutre sono vuote, e non ho tolto ancora nulla dagli scatoloni.
Tutti i miei libri sono chiusi nell'armadio, assieme ai ricordi dei miei genitori. In questo modo non sono urtata dalla loro vista, proteggo me stessa dalle mie paure.

《Non ho avuto tempo.》

Parliamo del più e del meno sulle note delle canzoni di Ed Sheeran trasmesse dal mio Mp3.
Improvvisamente mi sento completa, dopo molto tempo. Non mi ero mai sentita libera anche solo di mangiare del cibo d'asporto sdraiata per terra, ridendo fino alle lacrime per una qualche stupida battuta.

Soprattutto sono assieme all'unico ragazzo che mi serve per sopravvivere.
È la persona migliore che io conosca, non riesco ad immaginare di stare senza di lui. È assolutamente tutto, ogni cosa della mia vita è intrecciata con la sua. Jonathan mi ha rafforzata, mi ha risollevata ed è anche per questo che me ne sono innamorata.

Dapprima m'innamorai del suo modo di fare, dei piccoli sorrisini che mi sfuggivano pensando a lui, della sua voglia di essere ascoltato. Ascoltato da un mondo troppo conformista per lui, incapace di capirlo. Così era ed è ancora costretto ad indossare una maschera dura e fredda.

M'innamorai della sua mente, dei suoi discorsi profondi. Dopodiché iniziai a notare il suo aspetto. Lo sguardo trasparente, la pelle che pareva essere incipriata e dal colorito uniforme. Apprezzavo i suoi sorrisi, m'incantavo osservando le piccole curve che gli si creavano sugli angoli della bocca quando increspava le labbra.

Osservavo sempre la linea perfetta del naso e la piega spessa della morbida bocca. Adoravo il suo modo di arricciare la lingua quasi triangolare sulle labbra.
Mi piacevano sempre di più i biondi ricci arruffati, talvolta imprigionati in un cappellino.

M'innamorai di molto altro ancora, del suo corpo, della sua voce. Ma soprattutto delle sue piccole imperfezioni, delle sue debolezze, imparai a farne tesoro.
E poi ammattivo per il suo profumo, per il suo tocco passionale e per il modo in cui riusciva a farmi sentire amata.

《Sai...credo che dovrei confessarti una cosa.》

Scuoto leggermente la testa per scacciare via i miei pensieri.

《Certo, ti ascolto》lo incito finendo di masticare.

I suoi occhi si rabbuiano un po'.

《A proposito di mio padr...di quello che credevo essere mio padre. Si era appunto trasferito a Boston, noi...io  e Mike volevamo cercarlo ma non lo abbiamo mai trovato così lui decise...è difficile da raccontare, non ne vado fiero...》

《Non sei obbligato a parlarmene ora, so che soffri》sorrido cordialmente.
Jonathan riapre la bocca per parlare ma la richiude all'istante.

《Lasciamo stare...》

《Ma i tuoi genitori adottivi erano sposati?》
Che cazzo fai Rebecca?

《Ehm...no, ti prego scusa sono stupida, non so perché...》

《Tranquilla, è solo una curiosità no?》
Lui posa il piatto sul comodino e mi si avvicina.

《Si certo ma non dob...》

《Non importa. Loro non si sono mai sposati, ma sono stati una coppia di merda nonostante tutto, hanno creato una finta famiglia! Questo per sfatare il mito che è il matrimonio a rovinare le persone. Cazzate...》

《Lo credo anche io. Il matrimonio è una scusa per giustificare il...fallimento》annuisco.

Jonathan gioca con i lacci delle scarpe rovinate. Sembra nervoso. Io invece stringo le maniche della mia felpa.

《I tuoi erano sposati invece?》
La sua voce trema, incerta.
Il gusto amaro delle ferite ritorna qui con me. Dentro di me.

《Sì, eppure erano una coppia quasi perfetta...mi mancano tanto...》

《Scusa.》

Give a little time to me, or burn this out. We'll play hide and seek to turn this around, all I want is the taste that yours lips allow...My, my, my, my oh give me love...

La voce di Sheeran intona le note della canzone Give me love.

《Non preoccuparti, comunque io non credo nel matrimonio, anche se per i miei era importante. Io li rispetto, ma comunque secondo me è sempre stato un modo per...ah non saprei, una scusa appunto.》

Jonathan smuove il ciuffo con la mano.

《Strano, a me non dispiace come idea quella di sposarsi. La gente lo fa per religione, per soldi o per amore, per coronare la loro unione con la persona che amano, è perfino una bella cosa. Ma la fregatura arriva quando fai la fatidica promessa, quando firmi dei pezzi di carta. Che senso ha? Ti senti solo vincolato...》

《Intendi dire che non ha senso sposarsi quindi.》

《No...beh, forse sì. Che bisogno c'è di giurarsi qualcosa di troppo grande, davanti a tutti, sembra un po' egocentrico》alza le spalle.
La sua espressione è seria.

《Egocentrico? No, però hai ragione, per l'amore non serve una data di scadenza, un per sempre. Quello arriva da sé, sarebbe figo invece celebrare la propria unione senza nessuna cerimonia, ognuno come vuole.》

Lui innarca le sopracciglia chiare.

《Come?》

《Per esempio attraverso una festa o...un viaggio!》

《Davvero? Ma non è un po' strano? È banale...》

《Era un'idea.》

Jonathan sorride appena e poi si siede sul letto.

《Sarebbe lui il famoso Sheeran?》ridacchia ascoltando la canzone.

《Eh già, scrive poesie》alzo gli occhi al cielo.
Quel ragazzo, Ed, lo considero la voce della mia mente, canta esattamente tutto ciò che io vorrei urlare al mondo.

《Bravino...》
Guardo di storto Jonathan che è sdraiato adesso con i piedi incrociati.
Poi inizio a canticchiare le ultime frasi della canzone.
Mi sento in qualche modo capita da queste parole. Mi lascio cullare dalle note dolci socchiudendo gli occhi.

《Dài vieni qui.》
Jonathan scuote la testa allargando le braccia.
Finalmente mi stendo accanto a lui e rimaniamo così, stretti l'uno all'altra ad ascoltare i nostri respiri. Osservo di nascosto ancora una volta il suo profilo, è perfetto. La linea del naso termina rivolta appena verso l'alto, le labbra schiuse sono simmetriche, il ciuffo ricade sul cuscino e la pelle è liscia, suppongo che si faccia la barba ogni giorno.

Il cuore mi batte più forte, il fiato mi si mozza. 

《Sai, è molto bella l'idea del viaggio, solo io e te, lontani da tutti senza dimostrare niente a nessuno.》

Sorrido.

《Senza una meta, verso un nuovo inizio...》
Lui sospira.

《Sarebbe bello》sussurro.

SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutti :) Sono riuscita ad aggiornare prima del solito hahah. Devo ringraziarvi perché anche mentre sono inattiva voi continuate sempre a sfogliare la mia storia, a supportarmi. Vi voglio bene, se avete consigli o critiche costruttive da fare non esitate, sono sempre qui💟

BACI😊

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