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CAPITOLO 22

《Ciao ragazze》ci salutano gli amici di Sandy mentre ci sediamo al solito tavolo.
Come per magia stamattina il cielo è sereno.
Entrando nella veranda non ho nemmeno visto Jonathan, fortunatamente.

Questa notte non ho chiuso occhio a causa di Mike, Sandy e appunto Jonathan.
Continuo a pensare al da farsi mangiando svogliatamente dello yogurt.
Ho deciso che non voglio obbligarmi ad essere amica delle persone, se vorrò essere amica di Jonathan allora lo sarò, ma ne dubito.

Mi alzo per pagare assieme agli altri quando qualcuno mi picchietta la spalla. Girandomi ecco che vedo proprio lui, i suoi occhi verdi e il suo solito sorrisetto.
Continuo a controllare Sandy e i suoi amici sperando che non si voltino verso di me.

《Intanto scusami per ieri》si ferma un attimo:《e accetto l'invito.》

《Quale invito?》
Jonathan si avvicina a me e dice a bassa voce :《Accetto di concederti una passeggiata.》
La sua voce profonda mi fa rabbrividire.

《Cosa? Sono io a non volerlo e poi non dicevo sul serio. Adesso devo andare》mi sposto da lui.

《È questo che fa di te una ragazza interessante》ridacchia ed io vorrei mandarlo a fanculo.
Raggiungo Sandy che è già uscita dal bar.

《Hey, allora chi era quello?》
Mostra il suo bel sorriso sul suo stupendo volto.
Perfetto!

《Nessuno, è solo il fratello di Mike》sussurro in modo da non essere sentita dagli altri.
Sandy apre bocca con stupore e sorride socchiudendo gli occhi marroni.

《Wow, non lo sapevo.》
Poi veniamo interrotte da Emily e così non tocchiamo più l'argomento.

Entriamo nell'edificio scolastico strapieno di ragazzi che parlano ed io mi avvio verso l'aula di musica.

《Rebecca!》

《Ciao Mike》schivo un ragazzo per raggiungere il mio amico a pochi metri da me.

《Come stai?》

《Bene grazie per avermelo chiesto.》

《Allora hai pensato a quello che ti ho detto ieri?》abbassa gli occhi azzurri che si abbinano alla camicia celeste.

《Sì ed ecco...non ci riesco. Insomma una persona deve piacermi per essergli amica, ma magari può darsi che un giorno io cambi idea.》

《Certo capisco》sorride.
Vengo urtata da un ragazzo biondo, ma cos'hanno tutti stamattina!

La giornata trascorre come tutte le altre e nel pomeriggio parlo anche al telefono con Marta. Quanto mi manca, è dura stare qui da sola anche se conosco diverse persone e se ho Mike.

Il sole è calato ormai e la mia compagna di stanza è stesa sul letto ad ascoltare la musica. Avverto un senso di solitudine,
ho bisogno di prendere una boccata d'aria. Infilo una giacca e scendo le scale. L'aria è fresca a quest'ora e mi dirigo fino ai campi da basket camminando accanto alla siepe che circonda il campus.

Mi siedo sulla panchina dove ci eravamo seduti io e Mike e guardo il sole che si prepara a sparire sotto la retta linea dell'oceano. Questa vista è qualcosa di stupendo perché si vede la costa, la città e contemporaneamente l' oceano.

Sento dei passi dietro di me e mi volto.

《Ciao Rebecca.》

《Ma che vuoi da me?》

《Anche tu hai un bel caratterino eh.》

Jonathan si siede accanto a me incrociando le gambe. Indossa sempre dei jeans neri attilati e solo ora noto che porta un anello.
Il silenzio è pesante e sento i battiti del mio cuore farsi irregolari.

《Che ci fai qui?》gli domando.
Continuo a guardarmi le mani fredde e a sfregarle sui jeans.

《Ti ho vista venire in qua e così mi è venuto in mente che ti devo una passeggiata. Tu che ci fai qui?》
Guardo per un secondo il suo viso, i suoi occhi grandi e le sue labbra increspate e mi sento in soggezione.

《Sono qui per riflettere quindi lasciami da sola.》

《Ho solo voglia di parlare con qualcuno e non sono qui per te ma soltanto per parlare》replica serio.
Le sue parole mi feriscono un po' ma mi rendo conto che nemmeno io sono interessata a lui.

《Allora parla da solo》rispondo freddamente.

《Sei di Seattle?》

《No Jonathan.》
Guardo per terra oppure guardo il tramonto ma non posso guardare lui perché altrimenti mi scioglierei subito.

《Cosa ci fai qui? Intendo al campus.》

《Sono qui e basta, e tu invece?》

《Sono qui perché mi ci hanno mandato》alza le spalle.
Si alza il vento e trasporta il suo buon profumo verso di me.

《Quanti anni hai Rebecca?》

《Diciassette, tu ventuno giusto?》
Jonathan annuisce.

《È strana questa conversazione》ridacchia dopo un po' e al suono della sua risata rido anche io.

《Sei tu che vuoi conversare》rispondo sorridendo.

《Hai delle passioni?》
Ci penso un attimo.

《Sì disegnare, disegnavo sempre con mio padre...lui una volta faceva il pittore ma poi capì che non si può vivere solo di arte》pronunciare queste parole fa male.

《Io...non so neanche perché te ne sto parlando》rido imbarazzata.

《Non devi giustificarti, me ne stai parlando e basta.》

I nostri sguardi si incrociano e mi si mozza il fiato. Sento una strana sensazione ogni volta che lo guardo.

《Io una volta fotografavo, mi piaceva ma poi ho smesso. Però ho anche un'altra passione.》

《Quale?》

《La moto. Ho una moto, una Harley e ogni tanto la porto a spasso》sorride serrando le labbra carnose e rosee.

《Anche a me piacciono, cioè esteticamente》dico imbarazzata e Jonathan solleva gli angoli della bocca.

《Guarda com'è bello tutto questo》fa' un gesto teatrale della mano indicando il tramonto.

《Già》sussurro.

《Sai, per assaporare le cose belle bisogna osservarle》si avvicina a me lentamente.

Comincio a sentire il calore del suo corpo accanto al mio e subito avvampo.

《Poi inspirarne l'odore》Jonathan avvicina la bocca al mio orecchio mentre continuo a fissare il paesaggio davanti a me.

《Ed ora devi chiudere gli occhi》bisbiglia appoggiando le sue calde mani sui miei occhi.
Faccio un piccolo scatto, sento il cuore a mille.

《Ora ascolta i suoni e assapora i profumi... poi riapri gli occhi e guarda ancora.》
Rabbrividisco a causa della sua voce, ma dopo lui toglie le mani e tutto finisce.

《Ecco come si fa》dice ricomponendosi ed io sorrido.

《Immagino che Mike ti abbia raccontato il nostro passato.》

《Ehm, sì.》

《Lo sapevo, lo fa sempre》scuote la testa facendo muovere leggermente i capelli mossi.

《Che cosa?》
Perché faccio queste domande?!

《Dice sempre a tutti tutto. Il problema è che il padre era anche il mio e che io a differenza sua non sono così aperto》alza la voce.

《Jonathan non fa niente, io...》

《Tranquilla non è colpa tua...sai, non fidarti troppo di Mike.》

《Ma... che cosa intendi?》mi irrigidisco.

《Niente, a volte non è quello che sembra》alza le spalle.
Rimaniamo un attimo in silenzio, parlano solo i nostri respiri.

《Io devo andare, è stato un piacere signorina》scherza Jonathan porgendomi la mano.

《Smettila》ridacchio.

Lui mostra il suo solito sorrisetto e se ne va'.

《Ah Rebecca!》
Si volta verso di me.

《Cosa vuoi ancora?》

Me
Scusate l'assenza ma ho avuto dei problemi in questi giorni, fisici e familiari e quindi non potevo scrivere.

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