Capitolo 8
-Sentite la musica? Ci siamo quasi ragazze.-
-Finalmente- tiro un sospiro di sollievo dopo aver camminato per una ventina di minuti in mezzo a depravati che ci fischiavano qua e là. Le grandi città non sono affatto un bel posto di sera per un gruppo di ragazze come noi.
Marta fa scivolare la mano sulla mia spalla.
-Non pensare a prima, ti divertirai e poi ci sono io qui con te adesso.-
Io le sorrido per rassicurarla, ma continuo a ripensarci.
-Stasera dobbiamo bere così tanto da non ricordarci neanche il nostro nome- esclama Cat che ci sta guidando tutte verso il locale. Mi ha letto nel pensiero. Beh in realtà non ho mai bevuto a tal punto, non so che cosa si provi ma dev'essere una figata. Voglio solo sentirmi leggera, non voglio pensare più a niente per qualche ora. Voglio zittire la tempesta che si è creata nella mia testa. Voglio solo dimenticare tutto quanto.
-Hey bella- interviene Isabelle:- Chi è che è maggiorenne qui? Io! E quindi sarò io a decidere quanto potrete bere, dato che sarò proprio io a comprarvi l'alcol.-
-Isabelle ha ragione, non esagereremo Cat.-
-Ah sta' tranquilla Marta, qui non si può neanche più scherzare.-
-Mettiamoci in coda piuttosto- dice la ragazza con il vestito fucsia accanto a me. Nemmeno lei è una tipa a cui piace parlare molto, e ho potuto constatarlo durante il tragitto. Ci saremmo dette due frasi in croce. Mi piace già.
All'ingresso della discoteca, ammassata addosso ad altre persone, inizio a sentirmi a disagio. Non mi fanno impazzire le feste. E poi il buttafuori davanti a noi mi fa quasi paura. È enorme.
-Secondo me quello neanche se scopa sorride- bisbiglia la ragazza dal vestito fucsia vicino al mio orecchio. Io trattengo la risata.
-Effettivamente è un po' serio.-
-Solo un po'? Sembra che ci odi tutti.-
-Shh zitte- ci interrompe Marta:- Se non ci fa entrare perché vi ha sentite vi ammazzo.-
-Rilassati almeno stasera!- sbuffa Isabelle. È la più simpatica del gruppo, almeno per me.
Dopo dieci minuti entriamo nel locale, la musica mi rimbomba dentro al petto e l'unica cosa che vedo sono sagome nella penombra che saltano e cantano. Prendo per mano la mia migliore amica per non perderla e piano piano ci facciamo spazio nella folla. Il bancone è sommerso dalla gente, ed io mi sento disorientata, non sono mai stata in mezzo a tante persone. Come ho fatto a pensare che venire qui fosse una buona idea? Poi le ragazze si fermano in una zona più tranquilla e iniziano a ballare. Ancheggiano e fanno ondeggiare i capelli in un unico movimento sinuoso, colpite dai colori delle luci.
-Io non so ballare!- urlo per sovrastare la musica, senza successo.
-Cosa?- mi si avvicina Sara.
Allora mi sporgo e appoggio la bocca sul suo orecchio.
-Io non ballo!-
Lei fa cenno di "no" con la testa e mi prende i polsi, facendomi dondolare come una stupida. La guardo perplessa ma d'improvviso lei ride e allora scoppio in una risata anche io.
-Sciogliti un po' Rebecca!-
-In realtà prima preferisco bere ancora!-
-Vai da Isabelle allora, è già al bancone!- mi risponde.
Senza farmelo ripetere due volte mi giro e mi stringo nelle spalle mentre struscio in mezzo alle persone che ballano e alle coppiette che limonano. L'unico odore che sento è quello di sudore misto a vodka. Le discoteche non fanno decisamente per me.
-Ah!- d'improvviso vengo urtata da qualcuno e mi appoggio alla schiena di un ragazzo per non cadere. Lui si gira di scatto.
-Scusa!-
-Tranquilla!-
Mi ricompongo e intanto intravedo con la coda dell'occhio la chioma riccia di Isabelle appena più avanti di me.
-Ehy!- delle dita mi picchiettano la spalla.
-Si?- rispondo alzando di nuovo la testa verso di lui.
-Ti offro da bere! Sono maggiorenne-
-No grazie, ce li ho i soldi!-
-Eddai, nessuno rifiuta di ubriacarsi gratis, e tu hai l'aria di una che ha tanta voglia di bere.-
-Va bene- quando mi giro ho già perso di vista la mia amica, se così si può chiamare.
Il tizio dietro di me mi prende la mano e mi segue, per evitare di perderci in mezzo a tutto questo casino.
Poi mi aggrappo al bancone per evitare di essere sballottata tra la gente e urlo al cameriere di portarci due shot.
"Originale" penso soffermandomi sul suo grembiule che raffigura una tipa nuda.
-Portacene otto!- urla il ragazzo di cui ancora non so il nome, sporgendosi vicino a me.
-Otto?- nascondo un ghigno soddisfatto.
Lui si piega e mi dice all'orecchio:- Pago io no?-
-Grazie. Piacere,io sono Rebecca- gli tendo la mano.
-Samuel- risponde aggrottando le sopracciglia. In quest'istante le luci colpiscono il suo viso facendogli luccicare gli occhi scuri.
-È bello il tuo sguardo- sorrido.
-Tu sei bella.-
Non so cosa ribattere, non me l'aspettavo.
-Ehm Samuel, niente conversazioni banali.-
-Ti sembro banale?- alza le spalle.
-No intendevo dire che preferisco parlare di qualcosa di interessante, invece che farci complimenti a vicenda. Potrei dirti che hai dei lineamenti bellissimi, e che mi piacciono i jeans che indossi, ma queste cose le sai già.-
Samuel ride alla mia risposta:-Sei diretta, mi piaci. Allora niente frasi dolci o discorsi stupidi del tipo "quanti anni hai" o "che cosa fai nella vita".-
-Vedo che ci capiamo noi due.-
-Ragazzi!- il barista richiama la nostra attenzione indicando i bicchierini appoggiati davanti a noi.
Spero che la tequila dentro agli shot mi faccia effetto il prima possibile.
Samuel prende il primo bicchierino e me ne porge uno.
-Un brindisi a questa rossa vicino a me- mi indica:-e ai suoi discorsi interessanti!-
Scuoto la testa, chiudo gli occhi e butto giù tutto in un sorso.
Poi faccio la stessa cosa con gli altri tre bicchierini, intenta a spegnere le fiamme che continuano ad incendiarmi il petto.
Samuel mi guarda sbalordito grattandosi i riccioli neri che gli cadono sulla fronte. Ora che lo guardo bene, è carino.
-Allora- si asciuga le labbra con la mano- cosa mi dici di te, Rebecca?-
-Cosa ti aspetti che dica?- lo sfido.
-Non lo so.-
-Prova a studiarmi dai.-
In realtà nemmeno io stessa so rispondere a questa domanda, non mi sono mai capita del tutto.
-Di sicuro- mi sfiora la guancia- non sei come le altre stupide ragazzine.-
Ah, sapesse quanto vorrei esserlo.
-Questo è vero, ma comunque ora ho bisogno di un altro drink.-
Sento ancora troppo.
-Poi mi spieghi anche tutto questo bisogno irrefrenabile di bere che hai, alla tua età.-
Subito le sue parole mi offendono però stasera voglio solo rilassarmi, quindi lascio perdere. Infondo lui non sa niente di me.
-Cerco solo un po' di tranquillità.-
Lui non mi risponde e ordina altri due drink, senza dirmi che cosa c'è dentro. So solo che contengono parecchio alcol.
-E tu che tipo sei?-
-Più complicato di ciò che sembro.-
-Beh interessante- annuisco.
Io finisco il mio bicchiere con dei lunghi sorsi e finalmente inizio a sentire la testa leggera. Mi si annebbiano anche gli occhi e devo strizzarli per mettere a fuoco le persone.
Poi Samuel mi prende la mano trascinandomi tra la folla ed è così che finiamo strizzati tra i corpi in movimento. La musica mi rimbomba nelle orecchie, e le dannate luci verdi e rosse mi fanno girare la testa. Ma sto così bene cazzo. Non sto pensando a niente. Nella mia mente regna il nulla assoluto.
Mi muovo addosso al ragazzo appoggiato a me, sorrido, e tengo gli occhi chiusi. Il mondo ora è lontano. Dentro di me tutto è calmo. Sento che nessuno riuscirebbe a ferirmi ora.
-Come stai?-
-Bene!- gli rispondo. Lui abbozza un sorriso e piega la testa sulla mia baciandomi la guancia, fino a spostarsi agli angoli della mia bocca. Ha un tocco morbido, delicato.
Il suo sguardo mi penetra e lascio che le nostre labbra si scontrino ed inizino a danzare. Non appena chiudo gli occhi però sento la testa ronzare fortissimo e così mi aggrappo a lui.
"Ha un buon profumo" penso.
Qui, adesso, non mi importa di niente. E se questo ragazzo deve essere il modo per dimenticarmi di tutto e per lasciarmi andare, va bene.
Lui mi tiene stretta, stringendomi i fianchi con le mani mentre la sua lingua umida scivola sulla mia, eppure non sono abbastanza lucida da percepirla. È strano, so che ci stiamo baciando, ma sembra tutto così distante da me in questo momento. Il mondo è in pausa, ed è bellissimo. La mia testa si è svuotata ed ora riesco a concentrarmi solo sulla musica altissima. Ballo come una scema, con i capelli davanti agli occhi e le sue mani che mi cercano.
Dopo qualche minuto Samuel mi propone di uscire da lì ed io ne sono contenta perché le mie gambe sono stanche e non riesco a respirare in mezzo a tutte queste persone.
Lui allora mi conduce fuori, nell'aria fredda di questa notte d'inverno.
Non mollo la sua presa però perché altrimenti inciamperei.
-Stai bene?- mi chiede.
-Si è solo un po'...fresco.-
-Dove vuoi che ti porti Rebecca?-
-E io che ne so- rido in modo isterico:-ll marciapiede non sta fermo.-
Lui rivolge gli occhi verso il cielo e ridacchia.
-Tipo casa mia?-
Ho la mente annebbiata e mi fischiano le orecchie ma cerco comunque di concentrarmi per dirgli ciò che è giusto.
-Non voglio scopare con te Samuel!- rido di nuovo, eppure non me ne accorgo neanche. Sto ridendo per ogni cosa.
-Non sei obbligata infatti.-
-Uhm non mi fido di te- ammetto scuotendo un dito.
Lui allora si ferma e mi guarda negli occhi :- Ma di cosa hai paura ragazzina?-
Questa domanda mi riscuote.
-Paura? Io?-
-Si!- apre le braccia. Sembra quasi infastidito dal mio rifiuto.
-Innanzitutto io non sono una stupida ragazzina, Samuel. E se lo vuoi sapere, io non ho paura di niente. No io non ho più paura da quando la mia vita è finita. Letteralmente finita. In una sola sera , tutto distrutto.-
Samuel rimane in piedi con le mani in tasca, indifferente. Però i suoi occhi cambiano.
-Io ho perso tutto. Tutto. E non appena pensavo di aver trovato un briciolo di felicità nella mia vita del cazzo, è finito tutto di nuovo. Stavo riniziando a vivere, a fidarmi di qualcuno quando quella persona mi ha ammazzata un'altra volta. Ed ora Samuel, sono vuota. Quindi non posso più avere paura perché la paura è un'emozione, ed io non provo più nessun tipo di emozione.-
-Mi dispiace.. non so cosa ti sia successo ma-
-Non importa. Ciò che volevo dirti in realtà è che io non ho paura di scopare con uno sconosciuto, né che tu mi faccia del male. Semplicemente non voglio scopare con te perché a me non serve.-
È proprio vero che gli ubriachi dicono la verità.
-Bene lo capisco. Ed ora quindi cosa vuoi fare?-
Mi tocco la fronte e strizzo gli occhi.
-Credo sia meglio che io vada a casa, ma è troppo lontana.-
-Se vuoi...ti do' un passaggio.-
AUTRICE:
Come promesso ho aggiornato in fretta, spero vi sia piaciuto il capitolo, altrimenti accetto volentieri tutte le critiche costruttive e i consigli che avete da darmi❤
Grazie per il vostro supporto!
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