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CAPITOLO 3

Ogni tanto ripenso a lui che ho amato con tutta me stessa, o almeno che credo di aver amato. Una volta la mia migliore amica mi ha detto che c'è differenza tra amare qualcuno ed esserne innamorata. Innamorarsi significa perdere la testa, significa desiderare una persona e pensare continuamente solo a lei. Mentre amarla è molto di più ed implica  più tempo. Per lo meno così è come crede Marta e non ha tutti i torti.

Non so cosa pensarne, ma so che per lui ho pianto tanto e che ancora forse non l'ho dimenticato. Alla fine nemmeno so se quando ci siamo lasciati, ho perso lui o ho perso me stessa.
Perché da allora è tutto diverso. Sono diversa.

Ma dopotutto posso affermare di averlo amato e di amarlo ancora, perché io per lui ho provato quel "molto di più" di cui parla Marta. Anche se appena lo ammetto getto via questo pensiero e mi impongo di odiarlo.
Dovrei solo smetterla di pensarci, ma il suo ricordo ce l'ho scolpito nella mente e non posso farne a meno.

A volte in un momento inaspettato ecco che mi si richiude la bocca dello stomaco. Quasi non respiro, come se il dolore che avevo annegato riemergesse di colpo ed io vorrei solo piangere ma non posso.
Ora è uno di quei momenti.

Infatti mentre cammino trascinando il mio corpo debole mi sento quasi mancare. Non sto veramente male, è solo il mio dolore che si manifesta a livello fisico. Come se fosse così parte di me che ormai è dentro al mio organismo, che lo posso sentire per davvero come una cosa concreta.

《Sta bene?》parla una voce estranea. Ma io ho gli occhi chiusi e non mi sforzo di aprirli per riconoscerne il viso.

《Si si mi ero solo seduta un attimo》boffonchio.
Dopodiché i passi di questa persona si allontanano ed io mi rialzo aprendo gli occhi. Ho catturato l'attenzione di alcuni passanti mentre cadevo per terra, però ora che evidentemente sono ancora viva si allontanano tutti.

Continuo a percorrere il marciapiede, sono stanca di questi continui episodi, stanca di questo cielo sempre cupo e degli sguardi strani. Io sto bene.
Piuttosto oggi dovrò dare il meglio al King's Pub.
Sorrido distratta, ripensando alla reazione di Daniel riguardo la notizia.

《Sono contento Rebecca, mi rendi sempre più orgoglioso.》
Mi abbraccia.

《Ma io non ho fatto niente...》

《Ti voglio bene.》

Forse è arrivato il momento in cui devo essergli riconoscente e prendere in mano la mia vita.

Apro la porta di vetro e il campanello suona attirando l'attenzione di Kirsty e di un altro ragazzo dietro al bancone.
Lei sorride subito.

《Rebecca benvenuta.》

Mi sento osservata dai pochi clienti che sono seduti ai tavoli, così spiaccico un mezzo sorriso guardandomi intorno. Noto ad esempio che sulla parete rossa dietro al camino vi è appeso un grande orologio ovale e che, accanto alla grande vetrata ora c'è uno scaffale beige con molti libri. Il proprietario deve aver aggiunto un po' di cose al locale durante l'ultima settimana in cui non ci ho praticamente messo piede. Di solito mi siedo al tavolo nell'angolo in fondo alla sala ed osservo semplicemente le persone fuori, il colore del cielo, il tempo che passa. Tutto questo accompagnata da una tazza di thé.

Inoltre non avevo mai visto neppure il ragazzo in divisa dietro a Kirsty, evidentemente è nuovo anche lui. Io mi avvicino al bancone rettangolare un po' impacciata, chiedendomi se sarò in grado di cavarmela. 

《Sei pronta ad iniziare?》

Gli occhi di Kirsty sono strizzati ed ha un grande sorriso sul volto che, in  risalto con la sua carnagione scura, pare essere bianchissimo.

《Si, credo.》

Ci stringiamo le mani e poi mi presenta al ragazzo che fino ad ora non ha ancora aperto bocca.

《Rebecca, lui è Jason ed ha iniziato da pochi giorni. Penso che andrete d'accordo voi due, anzi, noi tre》dice lei arricciando il naso.

Muovo lo sguardo sul viso di Jason, i suoi lineamenti sono in alcuni tratti simili a quelli di lui. Però gli occhi neri sono ben lontani da quelli verdi di Jonathan e, andandogli vicino, constato che è anche più basso. Il ciuffo scuro di capelli gli nasconde le sopracciglia.
Poi scendo con gli occhi dal suo naso alle labbra sottili sino alle spalle robuste. 

《Piacere》mi tende la mano e, non appena la stringo la sento calda e un po' sudaticcia.

《Il piacere è mio》mi limito ad un cenno del capo. 

Veniamo subito interrotti dai ragazzi che prima sedevano ad un tavolo accanto al caminetto.

《Possiamo avere il conto?》

Kirsty fa' segno a Jason di servirli dopodiché mi prende con delicatezza il braccio.

《Vieni con me, devi cambiarti e poi devo spiegarti alcune cose》 sussurra.

Ci dirigiamo nella stanzetta accanto alle toilettes. E' un ambiente senza finestre, un po' clausofobico a dire il vero. E' disordinato; c'è un frigo, una piccola cucina vecchia e molti oggetti inutili come sedie e libri. 

《Questo è il nostro backstage.》

Kirsty apre le braccia in modo teatrale.

《Si beh, non fare caso al...disordine.》

《Oh no, al contrario apprezzo che questa stanza sia messa meglio di casa mia》scherzo.

《Bene, qui ci cambiamo ogni giorno, e per cambiarsi intendo solo indossare la divisa rossa che ora ti darò. Poi qui dentro》Kirsty apre il frigo:《c'è tutto il cibo a disposizione per questa settimana che prepareremo e riscalderemo su questi fornelli.》

《Non sembra così difficile.》

Nel frattempo accatasto la borsa in un angolo e mi lego i capelli.

《No infatti, poi vedo che ti stai già portando avanti ragazza.》

Io innarco un sopracciglio e la guardo perplessa con le braccia tese dietro alla testa, intenta a far roteare l'elastico attorno ai capelli.

《Farsi la coda è di regola.》

《Ah immaginavo.》

Kirsty abbozza un sorrisetto e mi guarda apprensiva come una maestra fa con i suoi allievi.

Poi d'un tratto dei passi lenti si avvicinano e io e la mia collega ci guardiamo interrogative. 

Quasi sussulto quando nello stanzino irrompe un uomo calvo, basso e piazzato. Indossa degli occhiali da vista neri ed è vestito in maniera molto elegante.

《Buongiorno》esclama Kirsty e poi, vedendomi titubante, mi sussurra all'orecchio:《 È il direttore.》

《Oh》mi ricompongo:《 buongiorno, io sono Rebecca.》

Lui mi sorride cordialmente, evidenziando le rughe attorno alla bocca. Suppongo sia un uomo di mezza età viste le parecchie pieghe sul volto, in particolare sulla fronte. 

《Piacere Rebecca, io sono il Signor Stuart.》

Non appena sento "Stuart" esito e con i pensieri viaggio verso di lui, ancora. Hanno lo stesso cognome e non va affatto bene, quel ragazzo sembra essere ovunque. Il mio cuore balbetta ma cerco di ignorarlo.

《Certo》afferro la mano tesa del mio superiore. 

《Mi dispiace non poterti ricevere nel mio ufficio, perché sì ho un ufficio, anche se suona strano dato che possiedo un bar. Ma vedi, non molti lo sanno, il "King's" è una catena di locali famosa in tutti gli Stati Uniti ormai, quindi io in realtà possiedo tanti bar. Per gestirli tutti senza dovermi spostare allora ho creato una sede qui a Boston, nella quale lavoro ogni giorno.》

Oh wow, ho davanti un personaggio "importante", spero solo di non fare figure.

《Wow non lo sapevo.》

《Si a dire il vero questo fu il primo pub che aprii, dopodiché una serie di persone mi proposero di collaborare con loro e di portare il King's anche in altri Stati per affari che ora non sto a spiegarti. È accaduto tutto nel giro di una decina d'anni ed ora eccomi qui.》
Il signor Stuart sfoggia un sorriso fiero ed io mi complimento con lui.

《Comunque Kirsty ti spiegherà tutto. Io passo per di qua un paio di volte alla settimana e se avrai bisogno potrai interpellarmi.》
Io faccio cenno di sì col capo tenendo le mani in grembo.

《Non preoccuparti se non sei pratica in questo campo, so che non hai esperienza. Mi sembri affidabile e sicuramente imparerai in fretta.》

《Grazie mille, mi impegnerò》prometto grata.

《Bene ragazze, ora mi dileguo, vado di fretta. Sono passato soltanto per darti il benvenuto Rebecca, anche se forse non è il modo migliore di presentarmi.》

《Oh si figuri.》

Dopo aver concluso il breve discorso il nostro superiore ci sorride ed esce dalla stanza a passo svelto.

《E' un tipo di poche parole, ma è un uomo generoso》 sussurra Kirsty piegandosi verso di me.

《Ho notato.》

《Comunque oggi Rebecca dovrai solo osservare me e Jason, così magari ti fai un'idea concreta del lavoro e da domani sarai una di noi a tutti gli effetti.》

《Spero solo di essere all'altezza》sorrido nervosa e lei mi tira una pacca amichevole sulla spalla.

Infine mi infilo il grembiule e torno dietro al bancone, accompagnata dalla mia collega. Osservo un po' il suo fare esperto, e lo sguardo mi ricade più volte sulle sue mani, ha delle unghie molto lunghe e le dita piene di anelli.
Poi i miei occhi si spostano sulle mani di Jason, studio i movimenti delle dita spesse e del polso. Dicono che le mani siano una parte sensuale del corpo, sinceramente non mi ci sono mai soffermata, ma le sue sono davvero delle belle mani. Risalgo allora l'avambraccio nudo e seguo la traiettoria delle vene accentuate che termina appena sopra la piega del gomito. Mi concentro sul bicipite poco accennato ed infine sulle spalle coperte dalle maniche della t-shirt. Ha senz'altro una bella corporatura.

"Che l'avventura abbia inizio" penso tra me e me distogliendo lo sguardo.

Autrice
Forse la vita di Rebecca inizia a prendere una piega positiva? Chissà..
Grazie per aver letto anche questo capitolo❤


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