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CAPITOLO 1

Fisso assonnata il sacchetto di biscotti di fronte a me mentre siedo a tavola per fare colazione.
Ad attirare la mia attenzione è il quadro appeso alla parete grigiastra. Ritrae un paesaggio biancastro, le onde alte ed il cielo piangente.

Mi mette sempre ansia quella foto, prima o poi chiederò a mio fratello di toglierla. Ma alla fine è sempre meglio che guardare il disordine di questa piccola cucina. I piatti sporchi di ieri sera sono ancora nel lavandino, le sedie sono aggredite da libri e giacche e perfino la luce fioca sembra rifiutarsi di penetrare nella stanza.

《Come stai oggi Rebecca?》
Improvvisamente irrompe Daniel.
Io distolgo quindi lo sguardo posandolo su di lui. Mi chiedo come faccia a mostrarsi sempre così gentile di primo mattino.

"Come stai Rebecca? " domando mentalmente a me stessa.
Già, come sto? Non lo so neanche io, giorno dopo giorno è la stessa storia, faccio sempre le stesse cose tormentata dai medesimi pensieri.
Sono sempre più insensibile.

《Sto bene》annuisco attorcigliandomi i capelli. Lui si rabbuia sembrando cogliere la bugia, però mi tiene il gioco.

《Menomale, mangia mi raccomando eh.》

Mio fratello posa lo sguardo sul mio piatto vuoto. Da quando sono uscita dall'ospedale ho perso cinque chili, sto diventanto troppo magra ma non mi interessa.

《Tranquillo.》

Lui beve di fretta una tazza di caffè e poi si sistema il colletto della camicia. Ormai si veste tutti i giorni in giacca e cravatta passandosi perfino il gel sui capelli mori per avere un'aria più "professionale", secondo lui. Sono felice però che sia riuscito a trovare un impiego di alto livello, almeno lui sta facendo qualcosa di buono.

Ricomincio a bere la tazza di tè ormai fredda mentre guardo fuori dalla finestra. Mi piace questa zona di Boston, nel centro. Oggi è una classica giornata piovosa primaverile, ideale per restare in casa.

《Rebecca io devo scappare, fai la brava oggi》mi sorride appena.
I suoi occhi azzurri sono fuggenti.

《Certo, buon lavoro》ridacchio udendo la porta d'ingresso sbattersi.
Eccomi qui, nel silenzio dell'appartamento di Daniel, a fissare le pareti argentate e spoglie.
È così carino ad ospitarmi, beh è anche vero che io sono la sua famiglia. Soltanto io e la sua ragazza lo siamo. È così triste pensarvi.

Velocemente poi sistemo la cucina e scrivo a Marta. Adesso lei è a scuola, ma spero che questo pomeriggio possa farmi compagnia.
Dopodiché mi vesto preparandomi ad uscire. Non rimango mai a casa perché non sopporto la solitudine e il silenzio. Evocano troppi ricordi, mi conducono a lui.

Inspiro. Basta pensarci, devo andare oltre. Me lo sono promessa, ed infatti non ci sto più male.

Dieci minuti dopo sto già camminando per i marciapiedi affollati della città, senza una meta precisa. Anzi, so già dove andrò nonostante mi ripeta ogni volta che io non sono come quella gente. Ma lo sono diventata.

Stamattina è piuttosto freddo, ed il cielo grigio domina sugli edifici. Con la mente vuota osservo la moltitudine di persone sui marciapiedi immaginando come sia la vita di ognuna. L'odore di smog sovrasta gli altri, ma riesco comunque a distinguere il profumo del pane sfornato da poco.

Dopo non molta strada arrivo infine al solito vicolo cieco pieno di nullafacenti. Ci vengo spesso per scroccare delle sigarette e magari bere una birra.

《È arrivata la rossa》urla Mitchell dal fondo. Lui è il leader, fortunatamente gli sto simpatica. Cammino fino a raggiungere la fine del vicolo sporco.

《Ciao ragazzi》dico seria.
Poi mi siedo a terra accanto a Marie. È una ragazza molto dolce, non come tutti i suoi amici. Lei è una brava ragazza, non so perché frequenti certe persone.

Senza nemmeno che io chieda Razvan mi porge una sigaretta. Lui è molto carino, ha la carnagione scura che risalta gli occhi verdi spiccanti. Come i suoi...
Accanto a lui ci sono anche Allison e Marco.
Di solito sto sempre con loro cinque, ma alle volte arrivano altri loro amici e devo sopportarli.

In realtà non ho molte cose in comune con questi ragazzi, mi sono abituata a frequentarli. Fumo per ribellarmi alla vecchia Rebecca, per "punire" il lato buono di me che ha sofferto troppo. Magari cercando di essere qualcuno che in realtà non sono, riesco a dimenticare un po' il passato. È come se fosse una corazza, una maschera. Se soltanto Jonathan mi vedesse qui... Basta.

Aspiro il fumo. Ormai sono abituata al sapore della nicotina.
Nonostante queste cattive "amicizie" però so badare a me stessa, so cosa è giusto e cosa è sbagliato per me.
È solo che non mi interessa più molto della mia salute. A volte poi quando sto troppo male, o quando la sensazione di vuoto mi assale, bevo fino ad ubriacarmi solo per riempirlo. Ma nessuno qui sa molto sul mio conto, credono io sia la solita ragazza in cerca di attenzioni. Sinceramente ciò che loro pensano non mi tocca.

Mi fermo a parlare con i ragazzi  ancora un po' prima di tornare a casa. Nel tragitto rifletto sulla vita che sto vivendo. Sono passati già due mesi da quando questa è cambiata, ancora.
Ho subito troppi sbalzi nell'ultimo anno ed ora non so più chi sono.

Intanto osservo la via caotica, l'ingorgo di macchine, i negozi aperti. Qui la vita continua, è tutto stabile mentre invece la mia è bloccata da quella sera. Di certo non sono orgogliosa di me stessa.
Dovrei trovare anche io uno scopo. Ho deciso, già da un po' di tempo, che mi serve un lavoro, perché non posso continuare a vivere da mio fratello, lui dovrebbe abitare con la sua ragazza. Quindi da domani mi impegnerò di più, anche perché sono consapevole che così facendo, sto sprecando la mia vita. Come se mi importasse.

《Rebecca?》

AUTRICE

Eccovi il primo capitolo della storia. Insomma, ora abbiamo il quadro generale delle vite di Jonathan e Rebecca. Chissà cosa riserverà il destino per loro due.

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, bacii🍑
-Sara

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