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7 - Vittoria

2 settembre 1985

"Weasley!!" la voce di Lestrange echeggiò in tutto il corridoio dove tuti gli studenti fermarono le loro attività per spostarsi il prima possibile.

William sospirò, l'estate era andata così bene, non aveva avuto problemi, non aveva sentito né incrociato i compagni che gli stavano antipatici, aveva anche passato dei piacevoli giorni anche se aveva dovuto liberare il giardino dagli gnomi.

Ma ora che un altro anno era iniziato, erano tornati anche i tormenti delle lezioni, l'ansia dei compiti in classe, il peso dei compiti e la frustrazione di doversi ancora confrontare con una persona in particolare, che lo aveva chiamato a gran voce prima.

Lestrange si avvicinò con passo pesante, quasi volesse far esplodere mine inesistenti sotto i piedi. Possibile che fosse già arrabbiato quando il quarto anno era iniziato da cinque dannatissimi giorni? Non aveva niente di meglio da fare?

"Cosa vuoi Lestrange?" chiese William in tono scocciato e girandosi. Non aveva nessuna voglia di litigare e aveva iniziato a pensare per quale motivo il rivale fosse tanto arrabbiato. Un'idea gli stava balenando in testa.

Verso la fine del terzo anno, in biblioteca William aveva iniziato a legare con i gemelli Lorén, due Corvonero; e la ragazza da un po' di temp oaveva iniziato ad attirare l'attenzione di Lestrange. Probabilmente lui non aveva ancora digerito il palese affronto che William gli aveva tirato.

"Lo sai benissimo che cosa voglio" sibilò Lestrange venendolgi così vicino da poter sentire il respiro sulla pelle. I loro volti dovevano essere a solo mezzo centimetro di distanza.

William non si scompose, non gli avrebbe dato un'altra vittoria solo perché era più grosso di statura e perché impauriva gli altri, ora era lui ad avere il coltello dalla parte del manico e non lo avrebbe ceduto facilmente.
Osservò i movimenti del viso del Serpeverde: gli angoli della bocca si muovrvsno con leggeri scatti e le.palpedre emettevano piccoli movimenti nervosi. Lo avega visto in quegli anni come la abbia scatenasse in quel ragazzo reazioni... pericolose, ma non voleva tirarsi indietro, non avrebbe avuto paura in quel momento, erano tutti dalla sua parte.

Dietro Lestrange, la sua combriccola con la compagnia di Adreo stavano a buona distanza, ma comunque pronti ad intervenire.

"Mmh" fece William iniziando a sorridere "Non sapevo che l'infatuazione ti facesse questo effetto. Come ci si sente? A vedere la propria fiamma non degnarti di uno sguardo?"

"Vedi di non provocarmi ancora in questo modo o sta volta ti faccio finire al San Mungo, altro che l'infermeria" ringhiò Lestrange prendendogli il colletto dell'uniforme e puntandofli il dito contro.

Ma William sapeva che non avrebbe reagito, non avrebbe continuato la sua azione, non co ndavanti così tante peesone e, sopartutto, con la.ragazza di cui era innamorato a pochi passi da lui che stava osservando la scena.

Questa situazione lo rendeva sicuro e con tutte le carte vincenti, perché Lestrange si era bloccato guardandosi intorno: "Io non farei il duro Lestrange, potrebbe essere controproducente" sentì l'avversario lasciare il colletto con uno strattone e guardarlo in csgnesco. Lo superò dandogli una spallata potente, e lo stessero lo fecero gli altri Serpeverde.
Ma William non aveva nulla di cui avere paura, aveva vinto quel round senza sputare sangue, si era dimostrato il migliore.

Charlie lo raggiunse mentre riprese la sua strada, e mentre tutti gli altri studenti si erano rianimati. Era eccitatisdimo per quello che era successo: suo frstello era rimasto illeso ed aveva tenuto testa a Lestrange in modo impeccabile, ma come aveva fatto?

Si diressero alla Sala Grande per il pranzo, e tutti gli altri studenti del suo anno e quelli più giovani lo acclamarono come un eroe, mentre quelli più grandi alzarono gli occhi al cielo, o sospirarono, o scossero la testa penaando che non era possibile che quei due si punzecchiassero sempre.

"Bill è stato grandissimo! Quello là e scappato con la coda tra le gambe" esultò Charlie dando una pacca sulla spalla a Joshua.

In quel frangente William era diventato l'idolo dei piccoli: il primo Grifondoro che aveva tenuto testa al più temibile dei Serpeverde reastando perfettamente composto, e anche quanso lo videro entrare in Sala Grande, livido in volto, non poterono non fargli la linguaccia come segno di superiorità.

Un Grifondoro del sesto anno interruppe il momento di estasi: "Quell'idiota di Lestrange sicuramente ha avuto una lezione, ma voi non dovreste dargli corda in questo modo" disse richiamando l'attenzione. Spiegò inoltre che conosceva William abbastanza bene da sapere che lui era meglio di così, che non era il tipo da accettare ogni provocazione solo per uno stupido orgoglio che avrebbe dimostrato nella vita in futuro.

William era d'accordo con lui, sapeva che reagire a cere provocazioni era da immaturi e rischiava sempre di finire nei guai, in fondo se lo era ripetuto tabte volte: se Lestrange voleva avere guai seri, li avrebbe cercati da solo; eppure lui non riusciva a stare tranquillo quando quel Mangiamorte lo provocava o faceva il prepotente.

A volte, in realtà, William voleva provare a seppellire l'ascia di guerra, in fondo erano due dei pochi sanguepuro che ancora frequentavano la scuola e non era sicuro che questa condizione sarebbe persistita, in fondo erano due maghi puri al cento per cento e dovessi fare sempre la guerra era solo controproducente.

Ma Lestrange non aveva mai voluto collaborare. Pareva che la situazione lo divertisse a tal punto da non voler avere nessun compagno al suo fianco al di fuori di chi si fidava realmente, come Adreo, un suo parente.

"Non fraintendermi Weasley, sei stato bravo prima, ma il modo migliore per darlo smettere è ignorarlo. Vedrai che prima o poi si stancherà" disse ancora il ragazzo delcsesto anno, vedendo sicuramente il volto pensieroso di William.

Charlie in cuor suo, sentendo quel discorso, sperò che il fratello riuscisse seriamente ad ignorare Lestrange fino a non avrelo più tra i piedi, anche se più di una volta aveva fisto William cedere alle continue provocazioni.
Guardò il tavolo di Serpeverde con il gruppetto delle serpi confabulare stando chini, e temette che la vendetta di Lestrange sarebbe presto arrivata.

******

"Perché non lo hai colpito? Sai che lezione gli avresti dato"

"Quando ci sono troppi spettatori è meglio tenersi a freno, poteebbero esserci spie e non voglio tornare da Silente" Antheo aveva un diavolo per capello, lo si capiva dal modo in cui rispondeva alle domande.

Weasley gli aveva fatto fare la figura del debole e di quello che scatta troppo presto dirante le provocazioni, quando era sempre stato lui a restare lucido e a manipolare la situazione.

Quando era diventato tanto furbo? Come si permetteva di rubargli il trono? Era Antheo la persona che tutto dovevano temere, colui che avrebbe fatto pagare al mondo intero l'affronto subito al Wizengamot e che avrebbe presto riportato agli antichi splendosi l'era dell'Oscurità.

Nathan e Ismael lo guardarono preoccupati, nei suoi occhi vi era l'odio più velenoso che potessero leggere in un serpente o, peggio ancora, in una Mantinea. Erano certi che avrebbe fatto vedere i sorci verdi a quel Grifondoro.

"Sybil, lascia che il nostro capo pensi alla sua vendetta, detto tra noi: voglio assistere allo smacco totale di quella carotina, chissà che risate"

"No" disse secco Antheo senza guardare il destinatario.

Come aveva giurato l'anno scorso, era una questione tra lui e Weasley, nessuno doveva essere coinvolto al di fuori di loro due. Niente favoritismi o alleati troppo vicini, non avrebbero reso equo lo scontro.

Sospirò rumorosamente e lasciò cadere il cucchiaio nel piatto, quella sotuazione, insieme a quello che stava vivendo, controbuiva a togliergli l'appetito, il sonno era già abolito di suo.

"Io ho una teoria" disse poi Nathan attirando a sé l'attenzione di tutti gli altri "Può darsi che Wealey abbia una spia e che gli abbia detto come prenderti alla sprovvista"

Ismael ridacchiò: "Se parli della ragazza, nessuna spia. È palese che ad Antheo piaccia"

Nathan emise un verso scocciato, odiva l'intelligenza di Zabini, sempre così sicuro e ul pezzo, altro che Serpeverde, doveva essere smistato a Corvonero. Ismael era sempre in grado di smentirgli qualsiasi pensiero, dalle supposizioni alle ipotesi certe, secondo Nathan.

Sybil alzò gli occhi al cielo a vedere quei due punzecchiarsi su chi avesse ragione e su chi stesse dicendo cazzate. Preferì concentraesi su Antheo e sul suo malumore: "Non ci pensare dai, come le altre volte, sono sicura che gli darai il ben servito. Ora mangia, ti servono energie per Difesa contro le Arti Oscure" disse indicando il piatto davanti al ragazzo.

Il gruppetto si sposto in massa verso l'aula di Difesa, a testa alta e a passi pesanti si facevano strada spintonando qualche povero ragazzino che capitava per sbaglio in mezzo al loro cammino. Le loro vittime preferite erano i mezzosanfue o i nati babbani, inutili esseri che si credecano allo stesso livello dei maghi puri.

Antheo invece non li poteva soffrire, e per questo era combattuto dall'accettare o meno i sentimenti verso quella Corvonero. Nata babbana, se i suoi genitori lo avessero saputo avrebbero certamente fatto in modo di eliminare il problema alla radice.

Sybil gli piaceva come ragazza: era sempre disponibile e condivideva le sue stesse idee, ma non riusciva a vederla in altri modi al di fuori di un'amica, in fondo aveva anche un altro pretendente che, seppur lo avesse sempre attaccato, non lo dava a vedere per niente.

Apprezzava comunque il fatto che, per quanto lei sicuramente lo vedesse più di un amico, non ostacolava i suoo sentimenti, pareva invece spingerlo a farsi avanti come faceva Adreo e come facsva anche Ninfadora, anche se con più arroganza.

Laula di Difesa era ancora vuota, non era arrivato nessuno e loro poterono occipare i posti migliori per poter parlare e distrasi quanto volevano, tanto avrebbero letto quattro cose dell'argomento e avrebbero imparato subito. Questo era il vantaggio di essere discendenti di chi prediligeva le Arti Oscure.

"Visto che non é ancora arrivato nessuno, ho un'idea su come tu possa farla pagare a quello" disse Nathan sfregandosi le mani. Tirò fuoro dalla tasca una caccabomba non ancora innescata. Spiegò come attivarla e pregò il suo amico di poter almeno assistere da lontano all'umiliazione.

Antheo apprezzò il pensiero di volerlo aiutare, ma aveva fatto un patto - e non uno qualunque - e rifiutò cortesemente.

"Spero che almeno tu abbia qualche idea, voglio vederlo cagarsi sotto dalla paura"

"Mi verrà in mente qualcosa. Adesso lo lascio godersi la vittoria, ma la prossima volta nln riderà così tanto" Mormorò Antheo mordicchiando una matita.

Osservarono gli altri studenti prendere posto e il professore ignorare del tutto la loro posizione. Paradossalmente, la loro passione per le arti oscure non era ben vista dall'insegnante, ma erano certi che fosse così solo perché le loro origini erano quanto più discutibili e per il fatto che quella materia pareva essere l'unica che non doveva piacere. Sembrava che tutti gli insegnanti vivessero con una gabbia mentale.

Ogni volta che qualcuno mostrava più interesse del necessario su certi argomenti, erano davvero pochi gli insegnanti che se ne congratulavano. A Trasfigurazioni non succedeva questo, talmente era difficile, era più logico che qualcuno mollasse. A Pozioni era già più probabile in caso di argomenti pricolosi come preparare un Distillato di Morte Vivente piuttosto che un filtro velenoso che si potesse confondere con le bevande comuni. L'unica cosa che rendeva quei sospetti meno pesanti era Piton e la sua palese preferenza per i Serpeverde, essendone il direttore.

Come detto prima, i quattro Serpeverde non prestarono particolare attenzione alle spiegazioni e agli esempi. Talvolta si appuntavano qualche nome o qualche frase nella pergamena, oppure guardavano di sfuggita il libro disegnando sulle figure. Non erano affatto degli studenti che prediligevano l'attenzione, a meno che non fosse stato l'Oscuro Signore in persona a parlare.

A fine lezione, Sybil, Nathan e Ismael seguirono Antheo fino alla Sala Comune, ma rimasero leggermente più indietro rispetto all'amico. Volevano aiutarlo comunque, se lui ne fosse stato fuori non vi sarebbe stato pericolo che potesse succedergli qualcosa, non stava violando le regole del patto in fondo.

"Ma se ci scopre?" chiese piano Ismael alla ragazza.

"Non succederà. E se dovesse succedere, ci faremo perdonare" ridacchiò Sybil perfettamente sicura che il suo piano avrebbe funzionato.

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