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5 - Natale

Tornare a casa e rivedere la propria famiglia dava sempre quel tepore che per quanto Hogwarts fosse simile ad una casa, non poteva dare. Sentire di nuovo le voci squillanti dei fratellini e poter raccontare i propri progressi scolastici ai genitori dava modo di aumentare l'autostima, incoraggiare il proprio spirito e trovare i propri alleati che presto avrebbero seguito lo stesso cammino. La famiglia era l'unica cerchia che dava quella spinta in più che a scuola non c'era, dava coraggio dove di solito bisognava cavarsela da soli.

La tana, una casa su più piani che pareva essere il risultato di innumerevoli pezzi di tante abitazioni diverse, accolse i padroni di casa con il calore che il caminetto sprigionava con brio. William respirò l'aria familiare con gioia, incanalando quanti più profumi possibili nei polmoni. Charlie lo superò correndo verso la madre abbracciandola con forza, facendole sentire tutta la mancanza che aveva sentito.

Il resto dei fratelli accorse appena sentirono la porta chiudersi e Arthur chiamarli a gran voce. L'intera famiglia Weasley era riunita nel salotto ad abbracciarsi e salutarsi calorosamente, mentre le posate e le stoviglie stavano apparecchi andò la tavola volando dalla credenza alla tavola autonomamente.

Il Natale stava arrivando, Molly avrebbe sicuramente fatto un maglione per ogni figlio che aveva partorito e anche se non era molto, il pensiero eterno contava più di qualsiasi altra cosa. William raggiunse la madre, che gli diede un buffet sulla guancia e spettinandogli i capelli rossi. William rise imbarazzato, odiava quando mamma Molly lo trattava come Ron, lui non aveva più quattro anni e ci teneva ad essere presentabile, anche se era una cena di famiglia.

"Bill! Bill!" lo chiamò Fred saltellando insieme a George e girandogli intorno "Hai le api frizzole che ti avevamo chiesto?"

"No! Io voglio vedere una caccabomba! L'hai trovata? Lo sai che se la lanci a qualcuno esplode e puzza tantissimo?"

"Adesso basta, voi due!" li rimproverò Molly staccandoli dal fratello maggiore "Guardate che Bill ha altre cose, molto più importanti, a cui pensare"

"Tranquilla mamma, ho potuto prendere i regali che mi hanno chiesto" sorrise William portando davanti al naso dei gemelli due pacchetti i con le loro iniziali. Fred e George li presero velocemente e sparirono in cucina. Molly scosse la testa sorridendo, i suoi figli facevano sempre l'impossibile l'uno per l'altro e tutti erano praticamente al pieno servizio di Ginny, manco l'arrivo do u a sorellina a fosse stato il desiderio primario di tutta la famiglia. William porse un pacchetti no rosa alla piccola e le accarezzò la testa augurando le buon natale, ottenendo un abbraccio affettuoso dalla sorellina.

Si avviarono tutti verso la cucina che già aveva in tavola cibo di ogni genere per u a cena in famiglia, anche se pareva per un reggimento. Non era ai livelli di una famiglia di alta nobiltà, aveva detto Charlie come una frecciatina verso qualcuno, ma aveva intorno tutta la bellezza della vita familiare, il calore dei parenti che ti coccolavano faceva sentire più felici di un re.

Ed aveva ragione: loro non sguazzavano nel lusso, ma potevano ugualmente vantare di avere una famiglia che li attendeva a casa aspettando a volte lettere e regali o spedendoli per loro. Potevano essere frati che un tetto sulla testa lo avevano e che avevano modo di potersi misurare con altri maghi grazie ai sacrifici di mamma Molly e papà Arthur.

Si sedettero ai loro posti e un cucchiaio incantato servì le pietanze nei loro piatti ed iniziarono a mangiare. Ogni tanto Charlie esponeva quanto fossero belle le squadre di quidditch, quanto volesse provare e quanto i draghi fossero creature meravigliose. William gli dava man forte su l'ultima nozione studiando Cura delle Creature Magiche, poteva confermare ed eventualmente discutere su quale fosse l'approccio migliore.

Un argomento in particolare veniva sorvolato sistematicamente: non c'era spazio per chiedere come andare con i compagni, non era il momento per fare ramanzine inutili, specie ad un ragazzo di quattordici anni che era perfettamente in grado di regolarsi da solo.

"Insomma siete dei fenomeni a scuola, e ditemi ci sono tanti figli di babbani?"

"Nel mio anno siamo pieni papà!" intervenne Charlie "A volte paragonano il materiale di Hogwarts con il loro, non usano piume per scrivere ma penne, dicono che l'inchiostro sta dentro e non devono in finger la nel calamaio"

"Le vedi le smorfie dei fanatici del sanguepuro? Ma cos'è questa stregoneria?" fece il verso Fred incrociando gli occhi e assumendo un tono gracchiante e squillante nella voce. Risero tutti i fratelli ignorando le occhiate di rimprovero di Molly, era troppo divertente per non ridere.

"Tra i Grifondoro non si trovano male, sono le serpi il problema" disse William mettendo in bocca un pezzo di pane inzuppato nel brodo. Aveva spesso notato come i Serpeverde denigrassero i nati babbani e i mezzosangue, e senza dare una spiegazione che fosse lontanamente giustificabile e plausibile, parevano solo dei palloni gonfiati.

I Tassorosso e i Corvonero avevano meno problemi, in fondo erano spesso stati imparziali in entrambi i giudizi, che tu fossi mago puro o no non cambiava niente. Ma aveva anche notato come una Corvonero in particolare paresse avere degli atteggiamenti molto tendenti a dare corda alle serpi, come se lei stessa stesse dalla loro parte.

"Noi abbiano dei parenti babbani in giro per il mondo?" chiese poi guardando la mamma e il papà. I loro sguardi si incuriositi no, non ci avevano mai pensato ma ne dubitavano fortemente. Erano comunque una delle ventotto sacre famiglie magiche sanguepuro e non avevano mai contemplato parentesi con i babbani, almeno non si erano mai posti il problema.

"Come mai questa domanda?"

"Nella casa di Corvonero ci sono due ragazzi che hanno delle caratteristiche simili alle nostre. Tutti dicono che sono figli di babbani"

"Vuoi dire i due che arrivano da quella famiglia babbana ricchissima?" chiese Charlie e William confermò con un cenno del capo.

"Ogni membro Weasley è sempre stato smistato a Grifondoro e non ci sono prove che fosse stato un nato babbano o altro, ma questo non toglie che possano essere nostri lontani parenti"


"Se sono trattati male dalle serpi può essere"

"Una ragazza è tormentata da Lestrange, ma lui non si comporta come al solito"

"Possiamo evitare l'argomento almeno a Natale ragazzi?" chiese Molly quando come una supplica. Effettivamente l'argomento Lestrange non era ben voluto dentro la tana, preferivano tutti evitare il discorso per non infierire nell'umore dei grandi e per non spaventare i piccoli. Lui non sarebbe più stato a scuola quando avrebbero iniziato loro, ma era meglio essere previdenti.

Era da quando William era entrato ad Hogwarts che quel dettaglio tormentava le loro tranquille chiacchierate, ed era impossibile non prendere parti e preferenze, in fondo William era parte della famiglia, anche se poteva cadere nel torto. Percy dal canto suo aveva da ridire su tutti e due per il carattere infantile che dimostravano.

"E a te invece come sembrano?" chiese George poi, mentre addentava una pagnotta fino a metà. William guardò in basso pensieroso, effettivamente non aveva avuto molte occasioni per attaccare bottone, li aveva visto di sfuggita a Pozioni o al campo di Volo.


"Diciamo che mi ricordano voi due, sono gemelli uguali come voi, un maschio e una femmina però, e sono più tranquilli. Lui pare molto diffidente" disse poi sorridendo scherzoso verso i fratellini e sentendosi proteggere con un sonoro ehi, giustificandosi dicendo che aveva solo detto la verità.

Finirono la cena e si ritrovarono nel salotto più grande con il caminetto acceso. I gemelli erano intenti a giocare con la caccabomba, Percy leggeva un libro, Ron e Ginny giocavano sul tappeto insieme a Charlie. William era seduto sul divano con gli occhi chiusi, e venne raggiunto da Arthur che gli si sedette accanto.

"Sai Bill, voglio dirti che a dispetto di come è iniziato l'anno, stai proprio andando bene, ti stai impegnando e questo per me e tua madre significa davvero molto. Io comprendo che non è tutto facile e che molto spesso vieni messo alla prova, ma ricordati sempre che devi per prima cosa essere corretto verso te stesso e verso gli altri. Non sarà un giudizio inutile sul sangue o una bilancia del patrimonio a fare di te un mago abile o meno, e sappi che tutti coloro che ti giudicano prima o poi se ne pentiranno"

"Grazie papà, ma non devi preoccuparti, sono perfettamente in grado di gestire la situazione. Siamo arrivato ad un punto di incontro e spero che le cose possano migliorare" disse William sentendosi la mano del padre sulla spalla che gliela massaggiava. Aveva ragione: lui doveva prima di tutto essere corretto verso sé stesso e verso tutti, e le persone giuste avrebbero certamente riconosciuto il suo valore.

******

Con tutti i giorni che potevano correre, Antheo sperava davvero con tutte le sue forze che quello in particolare non arrivasse mai. Non se la sentiva di festeggiare il suo compleanno in quelle condizioni, senza sua madre che lo coccola va, senza suo padre che elencava tutti i pregi di suo figlio, del suo erede. Domani sarebbe stato il ventotto dicembre, il suo compleanno, e lui non aveva alcuna voglia di svegliarsi al mattino.

Era davanti alla vetrina di Zonko, zia Narcissa lo aveva accompagnato rispettando il rituale che Rodolphus era solito fare in procinto del nuovo anno del figlio. I regali di Natale si mischiavano a quelli del compleanno avendo i giorni molto vicini, e lei aveva pensato che così facendo sarebbe quanto meno riuscita a tirare su di morale il nipote.

Era ancora troppo fresca quella ferita, vedere tutte quelle belle famiglie felici che accompagnavano i figli ovunque tenendoli per mano era una tagliola intorno alle caviglie. Antheo non poteva più godere di quella bellezza per chissà quanto tempo. Ad Hogsmeade era tutto addobbato per le feste e i negozi erano pieni a si mi, e lui era fisso davanti alla vetrina senza nemmeno guardare realmente la merce esposta. Si ricordava quando suo padre e zio Rabastan lo poetavano dentro per scegliere un regalo a testa.

Draco era accanto a lui e slittava da tutte le vetrine tornando sempre sui suoi passi e talvolta gli tirava la mano per guidarlo verso un negozio in particolare, ma Antheo non era dell'umore. Normalmente gli dava corda, lo seguiva e a volte gli comprava qualcosa all'insaputa degli zii che gli raccomandavano di non accontentare il cuginetto in tutto. In loro presenza era sempre un po' impassibile a volte infastidito dai continui atteggiamenti morbosi di Draco, ma quando erano da soli diventavano una cosa sola.

Durante le estati precedenti e le feste, quando si ritrovavano in una stanza da soli giocavano con tutto quello che gli capitava a tiro: impilavano libri formando u a fortezza, accartocciavano pergamene simulando rovine, lanciavano palline di carbone prese dal camino o draghi giocattolo interpretando la guerra. Nel momento in cui erano in compagnia degli adulti, ad Antheo infastidiva il comportamento appiccicoso di Draco, non si sapeva se fosse per facciata verso gli adulti e se il loro fosse un legame esclusivo che non doveva essere scoperto da altri.

"E dai Antheo! Vieni di lì, io voglio vedere le scoperte!" insistette Draco con la sua vocetta petulante. Antheo si staccò da lui con uno scossone del braccio emettendo un verso scocciato, e il bambino presenta e tirargli lievito calcio sulle.caviglie per attirare la sua attenzione.

"Piantala!" ringhiò Antheo acido "Non ho voglia va bene?!" e fece per restituirgli il calcio ricevuto. Narcissa li scosse tornando dalla piazzetta verso di loro e li raggiunse prendendo il braccio del figlio e rimproverandolo.

Non sopportava vederli litigare o picchiarsi, e in condizioni normali avrebbe dato la colpa maggiore al più grande, ma in quel momento sapeva che Antheo uno non avrebbe ascoltato, due stava soffrendo tanto e la frustrazione e era sempre stata la sta nemica numero uno.

"Ora calmatevi, non si risponde male Antheo, e non si danno i calci Draco. Capito?" chiese guardandoli storti entrambi. Draco emise un verso lagno so, Antheo sospirò e tornò a guardare il nulla dentro alla vetrina.

A Narcissa si stringeva il cuore. Sapeva cosa significasse quella vetrina per suo nipote e odiava il fatto di non poter fare niente per tirarlo su di morale. Approfittò del fatto che Draco fosse corso dal padre per chiedergli qualcosa e si avvicinò di più ad Antheo stringendolo a sé, l'unica cosa che gli era venuta in mente guardandolo in quello stato.

L'arresto di sua sorella aveva creato un vuoto terribile dentro Antheo, non vedere più sua madre dalla sera alla mattina quando era andato a letto convinto che il giorno dopo sarebbe stato uguale agli altri era stato un trauma troppo grande, e peggio ancora quando lo aveva costretto a subire le malelingue davanti al processo. Aveva creduto che la vista del figlio avrebbe potuto addolcire il Wizengamot, dando almeno una possibilità di abbracciarlo e di averlo accanto ma nulla, non avevano avuto pietà nemmeno davanti alla sua disperazione.

"Lasciami zia" sussurrò Antheo scrollando leggermente le spalle, senza fare male.

"Non voglio vederti in questo stato proprio in questo periodo. Non essere triste Antheo, la zia è qui per te e tu non sei solo. Anche io sto soffrendo per questo, ho visto mia sorella venire processata, ho visto la mia stessa famiglia spaccarsi come l'hai vista tu, ti capisco" Narcissa gli accarezzò i capelli scomposti e neri, infilando le dita dentro a quei ricci che tanto le ricordavano quelli lunghi e morbidi di Bellatrix.

Antheo inclinò la testa di lato incontrando quella di sua zia, era poco più alto di lei e non aveva nemmeno quindici anni, si era alzato parecchio e pian piano stava prendendo i lineamenti di Rodolphus. Non voleva offender la, né tanto meno sminuire i suoi sforzi, ma sentiva che niente poteva renderlo felice, a parte qualcosa.

Non qualcosa, qualcuno. Una ragazza. L'aveva vista l'anno scorso in biblioteca di notte, mentre un suo compagno era intento a commettere atti di bullismo nei suoi confronti. Capelli rossi, gli veniva in mente il fuoco ardere fiero, il vino rosso che suo nonno beveva sempre a cena, il tramonto che vedeva dal Wiltshire; occhio verdi come gli smeraldi della collana di zia Narcissa, gli occhi di pietra del bastone do zio Lucius. Era di Corvonero, e il suo amico Cedric gli aveva dato modo di vederla di nuovo. Quella sera avrebbe potuto ucciderla, per non lasciare testimoni, ma non oo aveva fatto, non aveva voluto. Non una creatura bella come quella.

E l'aveva rivista anche a Incantesimi, bella come il sole nella sua timidezza ma ogni volta che voleva parlargli gli uscivano solo frasi acide, per colpa del marcio sangue che portava dentro.

"Non preoccuparti piccolo mio, vedrai che si sistemerà tutto, il tempo aiuta sempre. Non devi a batter ti, devi essere forte, per loro, per te stesso"

"E se... non dovesse mai cambiare niente?"

"Allora fai in modo che sia così. Reagisci. Come avrebbero fatto loro. Fallo per te stesso" Narcissa gli massaggiò le spalle sorridendo. Aveva piena fiducia in suo nipote, era stato il mago più abile che avesse mai visto bella sua età, e sapeva che niente lo avrebbe buttato a terra. Lui si sarebbe rialzato più forte di prima, e certamente aveva anche del sostegno che lo avrebbe aiutato.

Lo aveva visto sorridere lievemente quando era perso nei suoi pensieri, non era sicura di chi stessa pensando, ma era certa che lo avrebbe aiutato in quel periodo tanto difficile.

Portò una mano dietro al collo, alla base, e iniziò a massaggia e la leggermente, come faceva Bellatrix per coccolare il figlio. Designava il loro momento intimo, che mai nessuno avrebbe dovuto interrompere finché non avrebbero decretato la fine della coccola. Era un momento in cui Bellatrix smetteva di essere guerriera e mostrava il lato eterno che aveva. Protettiva e gelosa verso l'unica creatura che aveva partorito, e non avevamo dato a nessuno il privilegio di emulare tali momenti.

"Ascolta Antheo, voglie che tu sappia che nel mondo vedrai gente peggiore e subirà i trattamenti molto più crudeli di questi. Ma tu sii sempre forte e affronta tutto a testa alta. Un giorno tutti si pentiranno di averti sottovalutato e tremeranno al tuo passaggio. Lo hanno fatto con Bella, lo faranno con te; perché tu porti il suo sangue e la sua mente. Tu sei il portatore di ciò che loro hanno lasciato in sospeso ed hai il compito di continuarlo"


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